Greatest Hits: Nadal

Dedicato al mio tennista preferito

Creato da Chattie il 26/08/2012

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Rafa Nadal: memories of the Olympic Games Rio 2016!

Post n°203 pubblicato il 03 Settembre 2016 da Chattie

Avevamo lasciato Rafael a Toronto, ora sono in corso gli Us Open, in mezzo le Olimpiadi di Rio. Non ho avuto il tempo di parlarne nel mentre, ma è doveroso dedicarci un poco di tempo, in un blog dedicato a lui, perchè anche lì Rafa Nadal ha lasciato il segno.

«Ci sarò, il polso mi dà fastidio ma non è peggiorato. Niente e nessuno potranno privarmi dell’entusiasmo di gareggiare in questa Olimpiade», così Rafael Nadal Parera prima di Rio 2016. Un infortunio al polso, ricordiamoci, lo ha costretto a ritirarsi dal suo amato torneo parigino e dalle altre competizioni quest'anno, così, mentre altri suoi colleghi invocavano la paura del virus Zika come scusa per ritirarsi da una manifestazione che non ti fa diventare ricco, non prevede premi, ma solo gloria, Rafa, nonostante una condizione fisica precaria, ha detto "ci sarò" e ha mantenuto la parola.
Lo abbiamo visto in prima fila all'inaugurazione, portabandiere orgoglioso della squadra spagnola:

            

E lo abbiamo "visto" vivere insieme agli altri atleti nel villaggio olimpico:
«E' un'esperienza che si può vivere solo ogni 4 anni, e mi fa piacere trascorrere due settimane diverse dalla solita routine, in compagnia di tanti altri atleti».

           

Non ha negato un sorriso e uno scatto a nessuno:

          

Del resto la rinuncia a partecipare a Rio 2016 per un infortunio lo aveva segnato:
«Gareggiare in un' Olimpiade è un'esperienza che si può vivere raramente nella vita di un atleta, speriamo quindi che tutto vada bene e non come a Londra».
Ed è andata bene, il polso pur dolorante non ha impedito a nostro campeon di portarsi a casa il secondo oro olimpico in carriera, questa nel doppio con Garcia Lopez, dopo quello nel singolo di Pechino. La strada nel torneo di singolo si è invece interrotta in semifinale, dove ha perso non senza lottare col ormai pienamente recuperato Juan Martin Del Potro, ma va bene così, ha ritrovato il sorriso e la gioia:

          

          

Con questa vittoria Nadal diventa il primo tennista della storia ad aver vinto 4 tornei del grande slam, la coppa Davis, l'oro nel singolo e ora nel doppio. C'è addirittura chi ha proposto di erigere una statua di Rafael accanto a quella di De Coubertin, per aver saputo interpretare il vero spirito olimpico. Così Marco Lombardo su Il Giornale:

E a Rio non ci sono in palio né soldi né punti per i divi del tennis, e proprio per questo Nadal è l'uomo che ha incarnato forse più di tutti lo spirito olimpico: ha voluto essere qui da portabandiera spagnolo, ha voluto vivere al Villaggio, ha voluto essere felice. Mentre i milionari dello sport fuggivano dai Giochi e dal suo spirito: perché chi non c'era ha trovato scuse improbabili, mentre chi c'è ha fatto di tutto per restarne fuori. Rafa no, Rafa è un ragazzo come tutti, come gli ha insegnato Zio Toni, il suo coach fisico e mentale, l'uomo che gli ha spiegato che la vita va oltre un campo da tennis. E infatti: mentre i divi del basket americano alloggiano su una portaerei al largo di Cobacabana, mentre colleghi tennisti hanno scelto il conforto di un hotel a 5 stelle, Rafa era lì in mensa, vassoietto alla mano, attorniato dall'ammirazione di chi esiste solo ogni quattro anni nelle cronache del mondo. «Non lo lasciano in pace un attimo raccontano i coinquilini del Villaggio - , anche mentre mangia c'è una continua processione per chiedergli un autografo o una fotografia. Eppure lui non si è mai tirato indietro, sempre sorridente, sempre sereno». Felice.
Rafa Nadal è questo, sacrifici e tranquillità, protetto da una famiglia che gli ha insegnato i valori per non restare un giorno senza una base a cui appoggiarsi. Perché il tennis, quello della ribalta, un giorno finisce, e ci vuole uno spirito olimpico per non trovarsi impreparati. Ed è per questo che Rafa ce l'ha messa tutta, prima di Rio, per tornare dall'infortunio al polso che gli ha fatto saltare ancora una volta la stagione più bella dell'anno: «E pensare che per 25 giorni non ho tirato neanche un dritto. Non ho potuto allenarmi, avevo davanti a me il vuoto. Quando sono sceso dall'aereo qui a Rio non sapevo neanche quante partite avrei potuto giocare. E invece sono arrivato sul podio, con l'oro al collo». E con le lacrime agli occhi, perché un dilettante conosce il valore del sacrificio.

      

                                     

     

 
 
 
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