Creato da zoeal il 05/02/2008

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IL PIOMBO DI MAGLIANO

Post n°248 pubblicato il 24 Luglio 2009 da zoeal
 

Si tratta di una piccola lamina di piombo colato (cm.8x7) recante un testo etrusco scritto a spirale dall'esterno all'interno e che si legge da destra a sinistra per un totale di 66 parole su entrambe le facciate. E' stata trovata a Magliano in Toscana, antico centro di origine etrusca (forse la Caletra etrusca? forse l'acropoli di Kalousion?) quella che divenne colonia romana sotto il nome di Heba.

E' uno dei pochissimi documenti scritti rimasti in lingua etrusca e come al solito non del tutto decifrata, anzi forse decifrata anche troppo, visto che ogni luminare in materia l'ha tradotta a modo suo e sempre parzialmente. Tutti gli studiosi concordano che sia un opuscolo con indicazioni rituali (e ti pareva!) alcuni ci leggono il nome di Tinia, altri di Maris, altri ancora di alcune divinità degli inferi. Insomma, come sempre una grande confusione che non aiuta la nostra curiosità.

Ma.... ad un certo punto della storia si inserisce nel branco di fameliche bestie accademiche un dilettante, per l'esattezza un architetto della prima metà del secolo scorso, che per passione studia la lingua etrusca e che ha tenuto sott'occhio l'iscrizione delle lamine per dieci anni! Pazzo o forse l'unico che ci ha capito qualcosa? naturalmente gli scienziati lo hanno sempre deriso, ma si sa loro pensano di detenere il lume assoluto della sapienza. Il nome dell'artefice è Antonio Cavallazzi il quale, senza ombra di dubbio, corredando la sua tesi da uno scritto in cui sotto ogni frase etrusca c'è la corrispondente in italiano, asserisce che si tratta di una specie di ricettario contro alcuni comuni malanni: la malaria, l'emicrania e il mal di gola.

Ecco la traduzione dell'architetto Cavallazzi:

 " Nell'infermità della febbre, fatte le sacre offerte, appartati per trenta giorni, stai coricato su una coltre di lana caprina; al mattino spremi attraverso un panno una manciata di cassia e di altea; sciogliendo di tanto in tanto il digiuno, tieni lontani i dolci vini e nutrisciti di farro. A guarigione avviata, rinforzati e quando lo scader della luna ti riconduce a casa al tuo giaciglio, di pelle ovina fai la tua sacra offerta insieme alla coltre di lana caprina e del panno con entro un pugno di cassia e di altea. Quando vuoi combattere il tormento che perturba il cervello, prendi un batuffolo di lana caprina e comprimendolo nel ricino salato ridotto in schiuma, avvolgiti delicatamente il capo, poi compi le sacre offerte spargendo profumi; l'umore tiepido coland fuori evapora per l'aria. Se il male ti tornasse, taglia come è d'uso con una falciuola il gichero e insieme con malva pesta, questa erba mortifera in un velo avvolgi e torcendolo con forza, alza e spremi contro la parte malata del capo; quando le stille espellono il male fai ancora le tue sacre offerte, sciogliendo il digiuno di tanto in tanto mangiando delle radici. Quando per lungo gridare cadi ammalato con la voce arrocata e lo spasimo del sibilo dentro, raccogli del mirto e della malva, getta il tutto in una pentola bollente e se ti senti la forza di propenderti sopra, il vapore ti allieverà l'oppressione; sentendoti ancora la forza di propenderti sopra potrai espellere completamente il male facendoti suffumigi con del nardo ridotto in schiuma"

Così è se vi pare...ma la verità non la sapremo MAI!

 

 

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Commenti al Post:
lennon927
lennon927 il 24/07/09 alle 16:12 via WEB
ciao zoe buon we
 
cateviola
cateviola il 24/07/09 alle 19:40 via WEB
Ciao Ale, ti lascio anch'io solo un saluto, sono rimasta indietro nella lettura dei post tra connessione ballerina e libero in tilt. Un bacio
 
zoeal
zoeal il 24/07/09 alle 19:45 via WEB
ciao Cate!
 
adamsmith76
adamsmith76 il 24/07/09 alle 21:32 via WEB
Ciao ZOE:)) Per la verità devo ancora terminare di leggere il post precedente... Intanto la verità assoluta non la conosce nessuno, per fortuna...certo sarebbe auspicabile una qualche identità di veduta circa la lingua etrusca. Aldilà di tutto stavo vendendo se per il mal di gola...chissà che Cavallazzi non ci abbia azzeccato nella traduzione...
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
emanuele il 26/07/09 alle 13:28 via WEB
Ciao! devo farti i complimenti per il blog e per la tua passione. Pure io sono appassionato di archeologia e di storia antica, in particolare degli etruschi che mi hanno sempre affascinato. Bravissima! Emanuele
 
zoeal
zoeal il 26/07/09 alle 21:41 via WEB
Grazie Emanuele!
 
Kappa_A
Kappa_A il 29/07/09 alle 19:11 via WEB
Che dici Zoe, proviamo la ricetta per l'emicrania? magari è il toccasana che può rimediare al nostro mal di cranio...
 
zoeal
zoeal il 30/07/09 alle 14:38 via WEB
il peggio è procurarsi la lana caprina... chissà se quella di pecora va bene lo stesso! ^_^ e il gichero (detta anche pianta dei serpi) deve essere colta quando è in fiore http://www.fungoceva.it/erbe_ceb/arum_maculatum.htm oppure quando ha fatto i pallini rossi? ^____^
 
 
Kappa_A
Kappa_A il 04/08/09 alle 18:07 via WEB
La lana caprina in qualche modo si rimedia... mi preoccupa di più la pianta... le specie velenose mi stanno un pò antipatiche... buona serata Zoe... ^___^
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
flora il 08/10/13 alle 17:45 via WEB
Tutto e falso la lingua e puro albanese https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=5So5l9iONkg
 
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"UNA GIORNATA NELL'ANTICA ROMA" di Alberto Angela (immaginiamo di fare un viaggio nel tempo e di ritrovarsi nella Roma del I secolo dopo Cristo)

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POETA ESTEMPORANEO

In ricordo di Morbello Vergari, ultimo poeta Etrusco

Il reperto archeologico

Riuniti insieme, un gruppo di signori

stavano discutendo di un oggetto

un giorno appartenuto ai padri etruschi.

Il dottor Tizio disse ai suoi colleghi:

-La mia giovane eta', non mi consente

di pronunciarmi il primo e francamente

ammetto che non ci capisco molto.

Il dottor Caio esprime il suo parere

dicendo-Per me, questo è un utensile

che usavano gli etruschi,

per servire vivande sulla mensa

D'altro parere il professor Sempronio

e in questo modo dice il suo giudizio:

Questo per me, è un vaso da ornamento

che serviva su un mobile di lusso

a contenere fiori profumati.

Infine il professor Tal dei Tali:

Con questo afferma usavano gli antichi

nelle grandi e solenni cerimonie

offrire a gli dei superi d'Olimpo

e il loro sacerdote in pompa magna,

libava e alzava questo vaso al cielo;

quindi spruzzava santamente l'ara,

del vin pregiato in esso contenuto.

-Giusto-dicono tutti gli altri in coro-

la Sua tesi convince, professore.

Due etruschi ch'iabitaroni in quei luoghi

in permesso quassu' dai Campi Elisi.

Si fermarono ad osservar la scena.

-Tarcone-Aule chiese-cosa fanno

quelle persone riunite insieme?

-Non so',non saprei dirti veramente;

non riesco a comprendere il dialetto,ma

quel che sembra un tantinello strano

è, che stan discutendo con passione,

tenendo un nostro orinalaccio in mano.

 

 
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