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ARADIA

Post n°286 pubblicato il 30 Novembre 2009 da zoeal
 

Le stragi medioevali portarono al rogo un'infinità di donne bollate come streghe o fattucchiere. La storiografia moderna sostiene fossero anonime persone di campagna, spesso rozze e ignoranti, vittime dell'Inquisizione. Dato però che moltissime di queste streghe furono perseguitate ed arse soprattutto in Toscana e nell'alto Lazio, forse percentualmente in misura molto più estesa che in altre parti di Italia, ha fatto pensare agli studiosi ad un'ipotesi ben diversa: le cosiddette streghe furono le ultime seguaci di un antico culto della madre terra di remote origini etrusco-italiche perpetuatosi per secoli sfidando preti, spie e sbirri papalini. Il culto fu così esteso, nelle zone esaminate che la Chiesa di Roma vi organizzò una spietata repressione che nella storia non trova precedenti in quanto a ferocia e determinazione (se non quelli ben più recenti della seconda guerra mondiale). Il culto di questa antica dea pre cristiana è stato studiato ed approfondito da autori come Margareth Murray, Charles Leland, Thomas Lethbridge, Carlo Ginzburg. Da questi studi risulta che il culto della dea derivò da quello di Diana, infatti secondo una tradizione orale raccontata al Leland da una strega fiorentina, da Diana e dal rapporto incestuoso con suo fratello Lucifero nacque una figlia che fu chiamata Aradia. Diana incaricò Aradia di discendere sulla terra per donare agli esseri umani i segreti della stregoneria per utilizzarli al fine di difendersi dai soprusi dei potenti per questo Aradia fu considerata patrona delle streghe.


Diana, dea della luce celeste e della fertilità fu venerata dai greci come Artemide Urania. Suo fratello e sposo Lucifero, antico dio della luce dal quale discese il dio celtico Lugh, lo scandinavo Loki e l'Apollo Liceo corrisponde al culto del fuoco e dei vulcani. Di Aradia si trovano inaspettate tracce in antiche iscrizioni etrusche in cui è stata definita come Arathia, Arath, Arathenas e da esso derivano nomi assai comuni in Etruria come
Arunthia, Arnthi, Arnthia e i maschili Arnth, Arunth, Arth, Arntiu, tutti accumunati dalla radice AR.
Quest'ultima sembra sia in relazione con le parole indicanti il fuoco e la luce. Non a caso Zacharie Mayani traduce l'etrusco Ar come fuoco e altare ritrovandone la radice nel latino "ARA". Secondo altri studiosi i nomi in "ar" delle derivazioni etrusche potrebbero indicare un titolo sacerdotale, in particolare quello del fulguratore o di colui che ha a che fare con il fuoco. In questo modo il significato di aruspice potrebbe essere quello di "sacerdote che scruta i segni impressi nel fegato dal fuoco celeste" dato che anticamente il fegato era associato al fuoco così come il cuore era associato al centro vitale che in quanto tale era "sacro e fiammeggiante". Una curiosità: avete notato che anche in italiano le parole che sono connesse con il fuoco come ardere, ardore, arsura, arrostire, arroventare.... hanno tutte la radice in AR?

liberamente tratto da "Miti, segni e simboli etruschi" di Giovanni Feo.

 
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POETA ESTEMPORANEO

In ricordo di Morbello Vergari, ultimo poeta Etrusco

Il reperto archeologico

Riuniti insieme, un gruppo di signori

stavano discutendo di un oggetto

un giorno appartenuto ai padri etruschi.

Il dottor Tizio disse ai suoi colleghi:

-La mia giovane eta', non mi consente

di pronunciarmi il primo e francamente

ammetto che non ci capisco molto.

Il dottor Caio esprime il suo parere

dicendo-Per me, questo è un utensile

che usavano gli etruschi,

per servire vivande sulla mensa

D'altro parere il professor Sempronio

e in questo modo dice il suo giudizio:

Questo per me, è un vaso da ornamento

che serviva su un mobile di lusso

a contenere fiori profumati.

Infine il professor Tal dei Tali:

Con questo afferma usavano gli antichi

nelle grandi e solenni cerimonie

offrire a gli dei superi d'Olimpo

e il loro sacerdote in pompa magna,

libava e alzava questo vaso al cielo;

quindi spruzzava santamente l'ara,

del vin pregiato in esso contenuto.

-Giusto-dicono tutti gli altri in coro-

la Sua tesi convince, professore.

Due etruschi ch'iabitaroni in quei luoghi

in permesso quassu' dai Campi Elisi.

Si fermarono ad osservar la scena.

-Tarcone-Aule chiese-cosa fanno

quelle persone riunite insieme?

-Non so',non saprei dirti veramente;

non riesco a comprendere il dialetto,ma

quel che sembra un tantinello strano

è, che stan discutendo con passione,

tenendo un nostro orinalaccio in mano.

 

 
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