Creato da: Raw_Outlaw il 27/02/2005

Il Giovin Raw
 
     
Episodi tragici di una vita comica

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   Messaggio N° 11 29-10-2006    
  

Madonna!

Solo oggi dopo quasi 4 litri di birra mi sono ricordato di avere un blog :|

Madonna!

E pensare che avevo disprezzato tutti i blogger per un anno!!!!!!!!!!!! (vedi il mio sito http://sevencapitalsins.altervista.org)


Dio mio, la mia reputazione è definitivamente rovinata.



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Inviato da Raw_Outlaw @ 07:12

   Messaggio N° 10 17-05-2005    
  

Ir Vernaòliere!

é una scoperta che ho fatto grazie a un mio amico toscano... Mi fa piegare in due dalle risate! Irriverente, tagliente, scurrile (ma di una scurrilità ben più elevata di quella dei soliti coglioni in chat, non serve neanche far nomi perchè ciascuno di voi miei amati -pochi, pochissimi, eterei direi- lettori avrà già in mente qualche nome. Io la mia mosca fastidiosa ce l'ho! Ma non riesce proprio a entrare nella mia vita, e disturbare la risata fragorosa con la quale accolgo ogni nuova copertina di questo capolavoro del dissacramento! Sia lode!



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Inviato da Raw_Outlaw @ 01:16

   Messaggio N° 9 30-04-2005    
  

Calipari

E' uscito il rapporto finale dell'inchiesta USA sulla morte di Calipari... Assolti tutti i soldati che hanno sparato al checkpoint perchè hanno "rispettato le regole d'ingaggio". Nessuno ha rilevato che allora le regole d'ingaggio andrebbero riviste, visto che il principio è del tipo "shoot first, then ask". Va detto che i soldati, bontà loro, hanno chiesto scusa ai sopravvissuti... Ah ho messo nella foto il rapporto USA consegnato alla stampa, si commenta da solo!



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Inviato da Raw_Outlaw @ 21:37

   Messaggio N° 8 08-04-2005    
  

In Memoria

Mau mi telefona e mi fa a bruciapelo: "E' morto Bruno, siamo stati invitati al funerale". Un attimo e le nebbie della memoria si diradano (forse nel mio caso è più giusto parlare di "fumi nella memoria").

Bruno è stato il mio maestro di tennis, negli anni delle medie e del liceo... Ero un giocatore abbastanza bravo, lo sport mi piaceva e mi dava l'occasione di tenermi allenato. Purtroppo con l'università non ho più potuto fare tennis, vuoi per mancanza di tempo, vuoi perchè non ho trovato nessuno che giocasse con me. Insomma, anno dopo anno il decadimento fisico ha la meglio...

Bruno è morto "stroncato da un infarto" (le frasi fatte ti soccorrono nei momenti drammatici) proprio lì nel campo di terra rossa dove giocavamo, è stata la figlia a trovarlo dopo chissà quanto tempo.

Bruno era un uomo biondo, con una folta barba, magro come un chiodo, così magro che ti meravigliavi ogni volta di non vederlo cadere a terra osso dopo osso dopo averti tirato un servizio di quelli che ti bucano la racchetta se va bene, le palle se va male. E non sto parlando delle palle da tennis. La cosa più notevole di lui era la sua altezza, che unita alla sua magrezza, ai suoi occhi azzurri e alla sua barba biondastra davano l'impressione di trovarsi, più che su un campo rosso da tennis, in mezzo ai verdi prati di Stonehenge nel corso di una riunione druidica.

Bruno è stato quello che mi ha insegnato l'etica dello sport. E' successo l'ultima volta che ho giocato con lui, in qualche modo sapevo che era l'ultima volta. Gli ho detto: "Bruno, invece delle solite cose oggi mi piacerebbe fare una partita vera con te" "Va bene, iniziamo: non avrò pietà."

Ci siamo squadrati a lungo prima di incominciare, lui come maestro sapeva tutti i miei punti deboli e i miei punti di forza. Sapeva che quando facevo il servizio il primo lo tiravo sempre al massimo della forza, e il 90% dei casi andava miseramente fuori. Sapeva che il secondo servizio lo tiravo sempre in un punto, nell'angolo più lontano dalla rete, per essere sicuro di farlo valido. Sapeva che non mollavo mai, neanche le palle che erano irrimediabilmente perse.E che qualche volta ciò riapriva la partita: mai distrarsi con me. Sapeva che non avendo la tattica cercavo di fare un gioco veloce e serrato, di corsa.

Io di lui sapevo che il suo aspetto dimesso nascondeva un giocatore capace di punirti amaramente se tiravi una palla troppo piano e troppo vicino alla sua racchetta. Molto raramente sbagliava: la palla andava dove lui voleva che andasse, era un maestro di tennis che sapeva fare il suo lavoro molto bene. Implacabile. Ma sapevo anche che alla soglia dei 50 anni non avrebbe retto una partita troppo lunga come potevo reggerla io.

Dunque l'unico modo di vincere era di correre come un demonio e cercare di farlo correre il più possibile.

Il primo set, ovviamente, lo persi. Poi incredibilmente rimontai, e ci trovammo in parità. All'ultimo, la mia parte di campo era orribile a vedersi: cicatrici scure provocate da riprese impossibili e slittamento di scarpe coprivano ogni angolo, e le mie ginocchia avevano più di una sola abrasione. La metà di campo di Bruno era al confronto il vestito di una sposa: solo qua e là le sue impronte leggere, sembrava che quell'uomo fosse incorporeo, con tanta grazia correva se paragonato alle mie strisciate brutali! I punti in cui cadeva la sua pallina nella mia metà campo erano tutti o dentro o (pochissimi) fuori, mentre nella sua metà campo più d'una striscia era segnata dal bianco di una mia palla dubbia, imprecisa, che Bruno manco tentava di prendere per risparmiare le energie: era cosciente dei suoi limiti e preferiva darmi un punto dubbio piuttosto che la vittoria per sfinimento.

Nell'ultimo set ero in vantaggio, e se avessi vinto l'ultimo servizio avrei vinto tutto. Ho tirato il servizio, il sole negli occhi, il sudore che colava dal naso, i muscoli stanchi e tesi. Mi è riuscito bene al primo colpo, dritto verso il rettangolo e verso le palle di Bruno dopo il rimbalzo (il tennis è fatto anche di mira). La sua replica è stata per forza di cose goffa, racchetta davanti alle palle prima di tutto! Quindi la pallina è saltata in alto, un tiro alto e corto, roba da correre alla rete e ficcargli una schiacciata da scavargli un buco nel campo sino alle corna di Belzebù. E così è stato, solo che invece del buco (come succede sempre in quei cazzo di cartoni animati giapponesi, i manga di questo culo) la pallina è rimbalzata in verticale assoluta, e sul viso di Bruno un sorriso del tipo "Hai voluto fare lo sborone, ora ti fotto!" Così io ero alla rete, e lui ha fatto un pallonetto (er cucchiaio, direbbe quel demente a Roma). La palla passa sopra la mia testa e si dirige alla fine del campo, alla linea. Imprendibile. E invece no: scatto verso la fine del campo, arrivo quando la palla rimbalza (regolare), sono sotto di lei e tiro col mio colpo "della madonnina". E' un tiro che uso solo io, quando mi fanno un pallonetto come questo: se la palla rimbalza abbastanza alto corro sotto di lei, con la rete alle spalle, impugno la racchetta con due mani e dal basso colpisco verso l'alto, finendo con mani e racchetta in verticale sulla mia testa come in una preghiera alla Madonna perchè solo lei può sapere se è andata bene o male. (di solito lassù si ricordano che non vado mai in chiesa...)

Ma quella volta la palla tornò da Bruno. Sbilenca, lenta, alta, ma era bastato a meravigliare il mio maestro. "Che culo della Madonna" dixit, e si preparò a sferrare il colpo, lo vidi mettersi in posizione e tendere i muscoli, garanzia che stavolta se la prendevo potevo anche andare a comprare una racchetta nuova il giorno dopo. Immaginate la scena: io che corro verso la metà campo, la palla che rimbalza, il Fato che implacabile sta per prendere forma in un proiettile giallo fosforescente.

Merda! Provo questa...

"YAAAAAAAHHHH!"

Bruno si gira di scatto verso di me. Quando capisce, è troppo tardi: la pallina passa oltre la sua racchetta, e io sono steso a terra in uno scoppio di risata soffocata dall'ansimare pesante, sudore contro terra rossa... Avevo vinto, quando l'avrei raccontato in giro nessuno ci avrebbe creduto!

Ma lui mi guarda severo, con i suoi occhi di ghiaccio, e mi dice senza alcuna apparenza di stanchezza nella sua voce: "Non è stato un bel modo di vincere."

Aveva ragione. Non avevo barato, non avevo infranto alcuna regola, ma non ero stato corretto verso il mio avversario. Uno qualunque se ne sarebbe altamente fottuto del fatto che io in quel momento potessi anche star crepando, che il mio grido soffocato potesse essere il mio ultimo respiro. Mi avrebbe finito con l'ultimo tiro e poi si sarebbe preoccupato delle mie condizioni, ma Bruno no. Per questo non è stato un bel modo di vincere, e quella volta ho imparato la differenza tra lo Sport e i giochi dell'asilo.

Quelli che si dopano non fanno Sport, fanno giochi d'asilo. Pantani faceva giochi d'asilo, anche se gli riuscivano maledettamente bene. I nostri calciatori, oltre a fare un gioco d'asilo superpagato, sono per la stragrande maggioranza bimbi d'asilo. La Formula 1 è più vicina al concetto di Sport: non puoi barare, sei spietato, inflessibile, l'unica droga ammessa è la benzina, sempre che tu riesca a berla. E l'unico idiota nella Formula 1 si chiama Flavio. Ma fa Sport.

Questo è il pensiero che voglio dedicargli, dato che non ho potuto andare al suo funerale. E' stato un buon maestro di tennis, ma la lezione più importante è stata questa lezione di vita.



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Inviato da Raw_Outlaw @ 03:41

   Messaggio N° 7 28-03-2005    
  

Inglisc Story-intermezzo comico

The very story of Cappuccett Red

One mattin Cappuccet Red's mamma dissed: "Dear Cappuccett,
take this cest to the nonn, but attention to the lup that is very ma
very kattiv! And torn prest! Good luck! And in bocc at
the lup!". Cappuccett didn't cap very well this ultim thing
but went away, da sol, with the cest.
Cammining cammining, in the cuor of the forest, at acert punt she
incontered the lup, who dissed: "Hi! Piccula piezz'egirl!
'Ndove do you go?". "To the nonn with this little cest,
which is little but it is full of a sacc of chocolate and biscots and
panettons and more and mirtills", she
dissed. "Ah, mannagg 'a Maruschella (maybe an expression com:
what a cul that had) dissed the lup, with a fium of saliv out of the
bocc. And so the lup dissed: "Beh, now I dev andar because the
telephonin is squilling, sorry." And the lup went away, but not
very away, but to the nonn's House. Cappuccett Red, who was very
ma very lent, lent un casin, continued for her sentier in the forest.
The lup arrived at the house, suoned the campanel, entered, and after
saluting the nonn, magned her in a boccon. Then, after sputing the
dentier, he indossed the ridicol night beret and
fikked himself in the let. When Cappuccett Red came to the fint
nonn's house, suoned and entered.
But when the little and stupid girl saw the nonn (non was the nonn, but
the lup, ricord?) dissed: "But nonn, why do you stay in
let?". And the nonn-lup: "Oh, I've stort my cavigl doing
aerobics!".
"Oh, poor nonn!", said Cappuccett (she was more than stupid,
I think, wasn't she?). Then she dissed: "But... what big okks
you have! Do you bisogn some collir?". "Oh, no! It's for
see you better, my dear (stupid) little girl", dissed the
nonn-lup. Then cappuccett, who was more dur than a block of marm:
"But what big oreks you have! Do you have the Orekkions?".
And the nonn-lup: "Oh, no! It is to ascolt you better". And
Cappuccett (that I think was now really rincoglionited)
said: "But what big dents you have!". And the lup, at this
point dissed: "It is to magn you
better!". And magned really tutt quant the poor little girl. But
(ta dah!) out of the house a simpatic, curious and innocent cacciator
of frod sented all and dissed: "Accident! A lup! Its pellicc vals
a sac of solds". And so, spinted only for the compassion for the
little girl,
butted a terr many kils of volps, fringuells and conigls that he had
ammazzed till that moment, imbracced the fucil, entered in the stanz
and killed the lup. Then squarced his panz (being attent not to rovin
the pellicc) and tired fora the nonn (still viv) and Cappuccett (still
rincoglionited). And so, at the end, the cacciator of frod vended the
pellicc and guadagned honestly a sacc of solds. The nonn magned tutt
the leccornies that were in the cest. And so, everybody lived felix
and content (maybe not the lup!).



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Inviato da Raw_Outlaw @ 22:39


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