ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi di Marzo 2015

GLI ANIMALI DIVINIZZATI. CARCERE PER CHI MANGIA CONIGLI SECONDO MICHELA BRAMBILLA

Post n°9328 pubblicato il 31 Marzo 2015 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Avevamo già constatato che l’onorevole Michela Vittoria Brambilla (Forza Italia) stesse pensando a introdurre un divieto di mangiare i conigli. Ebbene: non era solo una provocazione. Ieri la proposta di legge è stata veramente presentata.
Non è uno scherzo. I termini sanzionatori della norma proposta sono molto pesanti. Il testo della proposta Brambilla, infatti, prevede che “chiunque esporti, importi, sfrutti economicamente o detenga, trasporti, ceda o riceva a qualunque titolo conigli al fine della macellazione, o commercializzi le loro carni” rischia da quattro mesi a due anni di carcere e una multa da 1.000 a 5mila euro per ciascun animale. Le norme proposte da Brambilla si aggiungono a quelle previste dalla legge 189 contro il maltrattamento degli animali e la commercializzazione di pelli e pellicce di cani, gatti e foche. “Anche loro (i conigli, ndr) meritano le stesse tutele di tutti gli altri animali che vivono nelle nostre case o che comunque siano inseriti nel contesto familiare” – dichiarava la deputata animalista all’inizio della sua nuova campagna. Il documento della Brambilla prevede anche che il controllo demografico sulla popolazione dei conigli venga affidato a una anagrafe tenuta dalle aziende sanitarie locali in cui convogliare la “sigla di riconoscimento” di ogni coniglio domestico attraverso un microchip. Infine, si prevede anche un adeguato habitat: una gabbia di un metro per 70 centimetri, con nascondiglio, cassetta igienica, tubi per giocare. E ancora, il padrone dovrà garantirgli passeggiate e compagnia per almeno tre, quattro ore al giorno.
Si può solo immaginare la gioia di tutti gli allevatori di conigli, dei ristoratori che vedrebbero spazzar via, a colpi di norme, secolari tradizioni culinarie regionali. Ma la proposta di legge non è solo un prodotto della Brambilla, ha anche un suo seguito. E’ infatti partita da associazioni per i diritti degli animali, cioè la Federazione italiana diritti animali e l'Associazione Aaeconigli. Sul loro documento hanno raccolto ben 10mila firme. Contrariamente ad altre proposte di legge che finiscono direttamente in un cassetto e non vengono più discusse, il sostegno popolare alla proposta Brambilla fa presagire l'inizio di un dibattito vero. Perché si è diffusa una “coscienza animale” (come la chiama l’on. Brambilla), perché l’opinione pubblica umana riconosce sempre meno le distinzioni fra gli animali e gli uomini, specie se gli animali sono quelli da compagnia. E’ difficile farci caso, ma gradualmente, giorno dopo giorno, gli animali sono sempre più umanizzati nel discorso pubblico e per loro si chiedono gli stessi nostri diritti.
Per toccare con mano questo fenomeno sociale, basti leggere i toni della campagna animalista per la difesa degli agnelli, in questo periodo pre-pasquale. Nel sito Tv Animalista si trova un video molto crudo sulla macellazione degli agnelli. E … “Tutto questo, perché? - si legge nell'articolo di accompagnamento - Solo perché a molti piace mangiarli! Non potrebbe esistere un motivo più futile per sottoporre questi cuccioli a tanta sofferenza, e alla morte”. Futile? Da che mondo è mondo, gli uomini mangiano animali. Ma questa semplice constatazione sta diventando sempre più socialmente inaccettabile. Sempre a proposito di agnelli, l’umanizzazione degli animali è ancor più evidente nella campagna di LAV, Animal Equality e Thegreenplace: "A Pasqua fai un sacrificio. Non uccidermi". E lo slogan accompagna la foto dei volti (umani) dei testimonial: Daniela Poggi, Claudia Zanella, Alessandra Celletti, Nora Lux, Anna Ammirati, Giovanni Baglioni, Christian Stelluti e altri personaggi della cultura e dello spettacolo. In Piazza San Pietro, il flash mob dell’Associazione Animalisti Italiani ha usato, sui propri striscioni un motto che è sempre stato riferito alla sacralità della vita umana: “Chi salva la vita, salva il mondo”, seguito dal hashtag #SAVETHELAMB (salvate gli agnelli) giusto per essere chiari di quali vite si stesse parlando. Gli animalisti Fvg hanno invece preferito calcare la mano usando la Passione e la Resurrezione. “Immolato per il sacro business” si legge sulla gigantografia di un agnello nelle mani di un macellaio. L’hashtag segna un'altra scivolata di stile: #luinonresuscita (sì, avete capito bene: lui, l’agnello, non resuscita). Animali divinizzati, dopo che sono stati umanizzati: così si capisce perché la proposta Brambilla ha così tanto seguito.
Ed è ovvio che la mente delle persone comuni ne viene influenzata. Uno dei commenti più allucinanti in seguito all’attentato di Tunisi lo ha fatto un animalista: “Ora hanno provato (le vittime, ndr) la stessa esperienza delle loro ‘portate’, anche se non l'avranno di certo realizzato. L'onnivoro massacratore di innocenti senza alcun bisogno, quello pronto a giustificare la sua crudeltà con le scuse e le acrobazie retoriche più ridicole, quello che si crede di essere il dominatore della natura in cima alla catena alimentare, quello a cui piace paragonarsi al leone quando gli fai notare che non è necessario mangiare pezzi di neonati. Questa persona, alla fine dei conti, quando viene messo di fronte al reale pericolo, si comporta più come un vitello piuttosto che come un felino predatore di grossa taglia”. Uomini sterminati e animali macellati sono posti sullo stesso piano anche da un altro rappresentante del popolo italiano: il deputato del Movimento 5 Stelle Paolo Bernini. In occasione del settantesimo anniversario del Giorno della Memoria, con una foto su Facebook, accosta i cadaveri di Auschwitz ai maiali di un mattatoio. “Buona Giornata della Memoria”, scrive il deputato M5S di Bologna. In cima alla foto una frase: “Ciò che i nazisti hanno fatto agli ebrei, gli umani lo stanno facendo agli animali”. Reduci, sopravvissuti e parenti delle vittime, tutti equiparati ai maiali, sentitamente ringraziano. Chi si offende è un razzista e chi mangia un coniglio, un maiale o un agnello, è un cannibale?

di Stefano Magni -La Nuova Bussola Quotidiana

 
 
 

LUCIANA LITTIZZETTO E LE SUORE, TUTTE VOCI FUORI POSTO. SENZA LA FEDE TUTTO E' CONSEGNATO ALL'IMPURITA'

Post n°9327 pubblicato il 30 Marzo 2015 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Forse a Gerusalemme, nel giorno dell’ingresso trionfale di Gesù, la folla che lo osannava esultante deve essere stata molto simile a quel gruppo di suore che, in Duomo a Napoli, ha reso omaggio calorosamente a Papa Francesco. Tuttavia quello che poteva essere semplicemente il gesto della fede è stato equivocato banalmente da certo personaggio televisivo che ha dimostrato solo la sua profonda immaturità.

Il caso è noto: si tratta di un commento assolutamente adolescenziale della Littizzetto sull’entusiasmo delle claustrali che hanno circondato il Santo Padre prima del tempo stabilito dal protocollo. Nel programma televisivo condotto da Fazio, infatti, la cabarettista avrebbe detto: «Il momento supremo della comicità è quando Francesco ha conosciuto le suore di clausura. Non si capisce se erano tutte intorno al Papa perché non avevano mai visto un Papa o non avevano mai visto un uomo».

Quel che più sorprende, però, è la risposta, arrivata puntuale dalle monache attraverso Facebook: «Ci dispiace che la signora Littizzetto abbia pensato che le ‘represse’ monache di clausura stessero aspettando il papa per abbracciare un uomo …probabilmente per fare questo avremmo scelto un altro luogo e ben altri uomini… se avessimo voluto…»

Il tutto mi ha profondamente amareggiato. Mi ha amareggiato la bassezza di livello della Littizzetto, ma tant’è; per quel che ho potuto capire (noi monache non guardiamo la TV e men che meno la trasmissione di Fazio) il tenore di quel programma non è certo culturalmente e stilisticamente alto. Ma ancora di più mi ha amareggiato la risposta perché si è abbassata al medesimo livello indugiando nell’equivoco.

Per quanto mi riguarda il rispetto del rapporto uomo donna m’impedirebbe di assurgere questo a paradigma di licenziosità e stupidità. E se questo è luogo comune nel mondo, non deve mai esserlo tra noi. Proprio noi monache siamo custodi di una verginità che vuole essere segno di una sponsalità più grande e non dovremmo mai stare al gioco delle banalità mondane, piene di doppiezza di sensi e di ambiguità. Sarebbe stato ben più saggio non rispondere affatto al fine di non dare peso o visibilità a parole così banali.

Io non condanno le monache che hanno esternato il loro entusiasmo per l’incontro con il Papa, conosco l’ambiente monastico e so che vi regna (contrariamente a quello che si possa immaginare) una semplicità di gesti e una spontaneità, a volte, di modi dal sapore fanciullesco. Mi rendo conto però che siamo sotto lo sguardo di occhi impuri i quali non possono comprendere la semplicità del cuore e, se la vedono, ne sono invidiosi. Certo è che lo scorrere delle immagini di quell’incontro ha fatto balzare agli occhi un dato di fatto che obbliga a meditare.

Il ’68 ha spazzato via non solo il senso dell’autorità e dell’Istituzione in generale, ma anche in particolare il senso dei doveri legati ad un ruolo. Quello che si potrebbe spontaneamente fare come persona non ci è lecito fare quando rappresentiamo un ruolo che ricopre, all’interno della comunità, un significato specifico. Il ruolo impone dei limiti che andrebbero osservati. Oggi sembrano applaudite solo le persone che travalicano il loro ruolo per esercitare un’autorità o vestire un abito in mondo anticonformista. E questo è deleterio per le giovani generazioni.

Alle cabarettiste di turno, come alle mie consorelle monache mi verrebbe fatto di dire: «Nel Papa abbiamo toccato la Presenza; nel Papa abbiamo toccato la fede, nel Papa abbiamo toccato il Sacramento di un Altro al quale apparteniamo! Altro amore non conosciamo, altro significato non sappiamo dare ai nostri gesti».

Del resto chissà cosa avrebbe detto la Littizzetto se le fosse toccato di fare la cronista della Synaxis in Bethania, di fronte al gesto di Maria di Betania che unge i piedi di Cristo con olio di nardo e li asciuga con i suoi capelli! Senza la fede tutto è consegnato all’impurità e alla vacuità. Senza Cristo niente può essere compreso delle verità profonde dell’uomo e dei suoi sentimenti più puri.

- Gloria Riva -  La Nuova Bussola Quotidiana -

 
 
 

LE CLARISSE DI NAPOLI, DIETRO LE GRATE E SU FACEBOOK RISPONDONO PER LE RIME ALLA LITTIZZETTO

Post n°9326 pubblicato il 28 Marzo 2015 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Parla madre Rosa Lupoli, la badessa delle Clarisse Cappuccine di Napoli che ha risposto per le rime a Luciana Littizzetto: «Siamo rimaste stupite dai suoi attacchi incolti e superficiali». E sulla scelta di usare i social network: «Serve per dare testimonianza della nostra vocazione monastica a tanti giovani».

«Lei non ha idea di quanta gente frequenti e sia in contatto con un monastero di clausura: ho conosciuto più gente stando qui dentro che non fuori in giro per il mondo». Il messaggio di madre Rosa Lupoli, la badessa delle Clarisse Cappuccine di Napoli che ha risposto per le rime a Luciana Littizzetto, arriva via chat, su Facebook, dopo l’ufficio dell’ora nona, ritmo orante che scandisce le giornate all’interno del Monastero delle Trentatré dove vivono in tutto quattordici religiose: 13 professe e una novizia.
Un mezzo modernissimo come il popolare social network, dunque, per scardinare la clausura e saperne di più sulle monache protagoniste dell’assalto affettuoso a papa Francesco, in visita sabato scorso a Napoli, criticate il giorno dopo dalla Littizzetto alla quale hanno prontamente replicato via web. E sempre via Facebook si svolge anche quest’intervista con madre Rosa, ex giocatrice di pallavolo prima di abbracciare la vocazione ventitré anni fa.

Perché avete deciso di rispondere a Luciana Littizzetto?

«Sul nostro profilo Facebook a volte interveniamo su alcuni eventi. Stavolta era una battuta che riguardava noi in prima persona e mi è sembrato giusto replicare in maniera ironica ma anche decisa e precisa». 

Siete rimaste più sorprese o amareggiate dalle sue ironie a Che tempo che fa?

«Non vediamo quotidianamente la tv né tantomeno questo programma. La segnalazione ci è arrivata dall'esterno. Ci ha stupito che una donna intelligente sparasse a zero, in questa maniera incolta, sulle monache di clausura senza averne conoscenza. Non siamo riuscite a far finta di niente e abbiamo precisato». 

Ma la clausura permette di comunicare con l’esterno tramite i social network? 

«È chiaro che nelle nostre costituzioni non è previsto l'uso dei social semplicemente perché quando sono state scritte non esistevano. Si parla di strumenti di comunicazione la cui gestione è lasciata alla decisione della comunità. Come per tutte le cose che usiamo bisogna discernerne l'uso perché i frutti della creazione umana, tra cui la rete, possono essere usati per il bene o per il male». 

Perché avete deciso di aprire un profilo Facebook pur essendo suore di clausura?

«La modalità dell’uso dei mezzi di comunicazione spetta al discernimento della comunità. Abbiamo un sito web da circa 10 anni, nato per divulgare la figura della nostra fondatrice, Maria Lorenza Longo. Due anni fa in occasione dell’entrata di una postulante abbiamo deciso di essere presenti su Facebook anche per dare testimonianza di questa nuova vocazione a tanti giovani». 

Lo gestisce lei?

«Sì, insieme alle altre soprattutto nelle risposte alle varie richieste di preghiera».

Visto attraverso Internet com’è il mondo esterno che vi giunge in monastero?

«Un mondo fatto di persone che desiderano il bene ma vivono in una profonda solitudine soprattutto nel portare le varie croci della vita». 

Tramite il web che richieste vi arrivano?

«In genere si tratta di richieste di preghiera per situazioni di malattia, di sostegno orante per il discernimento di alcuni momenti particolari della vita e di vicinanza nelle fatiche dell’esistenza».

Nell’immaginario collettivo, rilanciato anche dalle battute della Littizzetto, le suore di clausura sono un po’ represse e magari approdano ai voti dopo varie delusioni. Lei come risponde?

«Se qualcuna facesse questa scelta perché delusa dalla vita o repressa non riuscirebbe a resistere molto in clausura. La nostra vita è dura, rigorosa ed esigente e se non si ha una struttura umana molto forte e sana, oltre ad una vocazione forte e vagliata da un buon discernimento, ci si ferma molto presto desiderando le difficoltà della vita di fuori come più facili». 

Da pallavolista di successo alla clausura. Com’è accaduto?

«Dopo aver frequentato la chiesa fino alla cresima ho cominciato a giocare a pallavolo allontanandomi dal mondo ecclesiale. Per circa 10 anni la pallavolo ha impegnato i miei giorni e i miei fine settimana .Con la mia squadra di Ischia siamo arrivati in serie B fino a un passo dai play off per salire in A2. Nel frattempo ho frequentato il liceo classico e mi sono laureata in lettere moderne all’Orientale di Napoli. Portavo in me un’inquietudine sul senso della vita. A causa della rottura del menisco mi sono dovuta fermare e ho avuto il tempo di capire in che direzione orientare la mia vita. Così, ho iniziato a frequentare la parrocchia mi sono iscritta alla facoltà di teologia di Napoli per capirci qualcosa in più. Questo tempo di riflessione è cominciato nel settembre del 1989. Il 3 febbraio 1990 una ragazza della parrocchia entra in monastero e noi l’accompagniamo. Da qui comincia un momento di grande grazia: sono tornata spinta da una curiosità irrefrenabile a conoscere meglio le monache. Il Signore mi ha avvolto con il suo amore all’improvviso. Non ho potuto resistere. Il 5 maggio sono entrata come postulante. Mercoledì scorso ho festeggiato il 23° anniversario dei voti temporanei».

Con la vostra accoglienza calorosa avete sorpreso anche il Papa. Cosa vi ha detto?

«È rimasto frastornato dal nostro accerchiamento. Ma noi abbiamo intuito che  se non avessimo approfittato di quel momento non saremmo riuscite a salutarlo di persona e a consegnargli il nostro regalo. Essere a pochi passi da lui e non provare ad avvicinarsi sarebbe stato un vero peccato. Quando si è avvicinato a noi gli abbiamo detto che c’era un monastero di cappuccine anche a Buenos Aires».

Cosa avete regalato al Pontefice?

«Un cero decorato con il suo stemma e con la riproduzione della mappa  del mondo dove corre il suo messaggio». 

Chi è la fondatrice del vostro ordine?

«Maria Lorenza Longo. Una donna eccezionale: sposa, madre, laica consacrata, monaca di vita contemplativa che nella Napoli del ‘500 ha dato vita all’Ospedale degli Incurabili e al Protomonastero delle cappuccine. Entrambi ancora oggi continuano la loro missione».     

Antonio Sanfrancesco - famigliacristiana.it -

 
 
 

IL LIBRO "50 DOMANDE E RISPOSTE SUL POST ABORTO", CHE PUOI RICEVERE GRATUITAMENTE

Post n°9325 pubblicato il 28 Marzo 2015 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il libro "50 Domande e Risposte sul Post Aborto" è stato scritto dalla psicologa clinica e di comunità, nonché psicoterapeuta con specializzazione sistemico-relazionale, la Dott.ssa Cinzia Baccaglini, tra le massime esperte in Italia sulle conseguenze psichiche dell'Aborto.
 
La lobby abortista ha sempre promosso la menzogna che togliere la vita a un bambino nel grembo materno non abbia alcuna ricaduta negativa sulla psiche e sulla vita della donna e delle persone che le sono accanto. Falso!


Numerosi studi scientifici dimostrano che le conseguenze più diffuse dell’aborto sono:

- Senso di colpa;
- Risentimento, fino a sentimenti di ostilità ed odio, per coloro che hanno contribuito alla scelta abortiva;
- Ansia, angoscia, tristezza, senso di vuoto;
- Forme di autopunizione, come il ricorso a dipendenze da alcool o da droghe, l’autolesionismo e la drastica perdita di autostima;
- Pensieri di suicidio, spesso legati a date speciali, come l’anniversario dell’aborto o della data presunta del parto, fino alla ripetizione dell’aborto stesso.
 
Le loro vicende, segnate da un profondo dolore fisico, psichico e spirituale, ci testimoniano chiaramente che l'aborto, per quanto si dichiari volontario, porta con sé conseguenze terribili.
 
Se vuoi ricevere gratuitamente a casa tua il libro sul Post Aborto basta compilare il form che trovi qui a fianco!
 

Il manuale sul Post Aborto sarà un grido d’allerta su un tema importante e delicato, ma al momento spesso sconosciuto! E la sua lettura potrebbe convincere molte donne a non abortire!   

- gen-vogliovivere.it/libro-postaborto -

 
 
 

MATRIMONIO GAY E UTERO IN AFFITTO. COSA BISOGNA FARE PER FERMARE IL DDL CIRINNA'

Post n°9324 pubblicato il 27 Marzo 2015 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il primo passaggio politico è avvenuto. Il ddl Cirinnà che vuole equiparare le unioni gay al matrimonio, consentendo a due omosessuali anche di accedere a meccanismi di filiazione attraverso l’istituto della “stepchild adoption”, che legittima anche il ricorso all’utero in affitto, è stato adottato dalla commissione Giustizia del Senato come testo base con quattordici voti favorevoli, un’astensione e otto voti contrari.

Dal punto di vista delle dinamiche politiche sarà utile notare che questo primo ma fondamentale passo verso la sostanziale approvazione del matrimonio gay (“le chiamiamo unioni solo per ragioni di realpolitik”, ebbe a dire il sottosegretario alle Riforme, Ivan Scalfarotto, in una intervista a Repubblica) avviene con una destrutturazione del patto di maggioranza di governo che finora ha tenuto in piedi l’esecutivo guidato da Matteo Renzi. Per far passare il ddl Cirinnà, il Pd ha dovuto costruire una maggioranza apposita con i tre senatori del Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo, che se avessero votato come abitualmente fanno su tutti i provvedimenti insieme alle opposizioni avrebbero ribaltato l’esito del voto. Ma evidentemente nel M5S ormai prevale l’istinto a farsi stampella renziana o con i dissidenti o direttamente con gli effettivi.

All’opposizione del provvedimento si sono schierati i senatori di Area Popolare, che invece sono stabilmente nella maggioranza di governo e abitualmente votano con il Pd i disegni di legge. Contrari anche i senatori leghisti, mentre Forza Italia si è divisa con l’astensione di uno dei suoi effettivi in commissione Giustizia.

Bisogna sottolineare che questa battaglia sarà lunga. Ieri è stato compiuto solo un primo passo e il teatro della discussione per tutto il mese di maggio resterà l’ambito della commissione. Fino al 7 maggio i gruppi potranno presentare emendamenti al testo base adottato, poi partirà la discussione e si voterà. Nella vita mi è capitato anche di fare il parlamentare, peraltro per il gruppo del Partito democratico che è stato il motore di questo sciagurato disegno di legge, dunque ho una qualche esperienza di quel che su può fare per bloccarlo.

Innanzitutto sarà bene inondare il testo base di emendamenti e di battagliare anche in termini tecnici in modo coriaceo costringendo la commissione all’esame di ogni proposta di modifica. Prendere tempo può servire a far ragionare qualcuno. Secondo passaggio è esattamente questo: la moral suasion. Conosco personalmente molti dei senatori che ieri hanno pronunciato quel sì a una legge vergognosa. E se non mi meraviglio nel vedere l’ex presidente di Arcigay fregarsene bellamente del conflitto di interessi e votare a favore di una legge che gli consentirebbe di trasformare il falso in vero, cioè di dichiararsi padre di un bambino di cui padre non è, avendolo lui acquistato con una procedura di utero in affitto negli Stati Uniti, resto invece piuttosto stupito non leggendo il nome di Giorgio Tonini tra i contrari o almeno tra gli astenuti su questa legge orrenda che consente la trasformazione delle persone in cose, dei bambini in oggetto di compravendita. Giorgio Tonini è un senatore del Partito democratico, cristiano, di grande intelligenza e sensibilità, padre di sette figli. Davvero non posso credere che approvi una norma così clamorosamente sbagliata e foriera di conseguenze infernali.

Dunque un passaggio ulteriore sarà cercare il dialogo con i senatori, individualmente e in gruppo, chiedendo ascolto in particolare ai cattolici, ai cristiani, a coloro che sappiamo animati anche solo semplicemente da libertà e buona volontà, per spiegare con chiarezza che una normativa come il ddl Cirinnà non può essere approvata.

Dovrà essere un dialogo da cercare in tutte le sedi, private e pubbliche. Scrivete email ai parlamentari che conoscete e partecipate a incontri sul tema in cui magari sono presenti anche esponenti politici. Parlatene anche attraverso la stampa, la radio, le televisioni locali, ne parlino i settimanali diocesani e se ne parli nelle parrocchie. Ci sia un grande confronto nel paese, che sia realmente democratico, perché non accetteremo di essere zittiti con la solita sbrigativa formula: “Omofobi”. Non lo sono io, non lo siamo noi. Ci battiamo semplicemente perché, rispettando assolutamente gli omosessuali e i loro diritti come persone, allo stesso modo rispettiamo la Costituzione della Repubblica italiana e le sue leggi sul diritto di famiglia. E siamo radicalmente contrari allo snaturamento dell’istituto matrimoniale, così come siamo contrari a qualsiasi pratica che abbia come vittime i soggetti più deboli, cioè i bambini e le donne. I figli non si pagano e gli uteri non si affittano abbiamo ripetuto praticamente ogni giorno su questo giornale e continueremo a ripeterlo fino al 13 giugno quando ci ritroveremo tutti insieme al Palalottomatica nel giorno in cui concluderemo la nostra mobilitazione di raccolta firme per la richiesta di moratoria all’Onu sull’utero in affitto. E non vorremmo davvero arrivare a quel giorno con l’utero in affitto legittimato da una legge italiana.

Se tutti i passaggi di confronto dovessero rivelarsi vani, infine, ritengo che ci sia una sola strada se la minaccia di una concreta e definitiva approvazione della legge dovesse profilarsi come reale: i senatori cattolici, cristiani o semplicemente alimentati da onestà intellettuale e buona volontà, non potrebbero esimersi dall’aprire una crisi di governo. Parrebbe incredibile infatti agli italiani che un Senato che non ha mai approvato in via definitiva alcuna normativa di iniziativa parlamentare (solo norme di iniziativa governativa), dovesse farlo proprio su questo tema così delicato, peraltro in una condizione politica di maggioranza variabile. I numeri al Senato sono talmente risicati che ritengo inevitabile un contraccolpo politico a un colpo di mano del genere, per la dignità stessa delle istituzioni e per rispetto degli italiani che sanno che le priorità che dovrebbe porsi il Parlamento sono altre, a partire dai bisogni concreti delle famiglie vere, dei quattordici milioni di mamme e quattordici milioni di papà che fanno fatica ad arrivare a fine mese crescendo più di dieci milioni di figli minori, magari prendendosi cura anche dei propri anziani genitori non autosufficienti.

La priorità del Parlamento non può essere trovare il modo di trasformare il falso in vero, di negare a un bambino diventato oggetto la verità del rapporto con il ventre di chi l’ha generato, perché quella donna se l’è venduto e un senatore di sinistra della Repubblica italiana se l’è comprato. No, mi dispiace, non è questa una ratio accettabile con cui varare le leggi.

L’opposizione al ddl Cirinnà sarà dunque durissima e senza quartiere. Speriamo che ci sia uno spazio democratico per poterla compiere senza il terribile pregiudizio che sta riguardando i cattolici in questo paese. Un’Italia dove ormai si ribaltano le decisioni già prese sulla cosiddetta “pillola dei cinque giorni dopo” rendendola acquistabile senza ricetta medica, equiparando dunque un farmaco abortivo ad un’aspirina. Un’Italia dove una consigliera comunale di sinistra coraggiosa come Raffaella Santi Casali a Bologna viene violentemente aggredita in una sede istituzionale e definita “un problema da risolvere” dagli attivisti tristemente noti ai lettori di questo giornale proveniente dal circolo Lgbt del Cassero. Un’Italia dove in prima serata si fanno cinquanta minuti di spot televisivo all’utero in affitto nella trasmissione di Daria Bignardi, con benedizione via Twitter di Roberto Saviano, senza alcuna possibilità di contraddittorio e senza neanche una domanda spinosa per i “genitori” omosessuali che si sono comprati a quindicimila dollari tre figli da una donna di colore che se li è venduti. Il tutto affidando il commento a Umberto Veronesi che si è affrettato a sostenere la pratica affermando che andrebbe “raccontata nelle scuole”.

Un’Italia così sta perdendo l’anima? Non lo so, io conservo viva e forte la speranza. Insegno a mia figlia diciannovenne che l’aborto è male e dobbiamo rispettare la vita fin dal suo concepimento, nella sua grandezza e unicità. Vedo che attorno a Raffaella Santi Casali si stringe la solidarietà di moltissimi. Noto che l’ascolto della trasmissione della Bignardi è stato talmente basso da costringere Urbano Cairo a chiuderla. Il conformismo non paga. Meglio la forza non conformista della libertà di pensiero.

E poi mi affido al magistero di Papa Francesco, che ci insegna a resistere all’ideologia del gender e a quello che chiama “un errore della mente umana”. E poi ricordo le parole di San Giovanni Paolo II: “Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata. Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un’ emozione”. Diamine se ci alzeremo in piedi. E lo faremo subito, da subito. L’urgenza ce la spiega il nostro amato Chesterton: “La cosa più saggia è gridare prima del danno. Gridare dopo che il danno è avvenuto non serve a nulla, specie se il danno è una ferita mortale”. Quindi ci batteremo. Mi batterò, personalmente, so che non resterò da solo. Perché la responsabilità ricade sulle spalle di ciascuno di noi singolarmente. Ricordate il ragazzo davanti ai carri armati in Cina? Da solo ne bloccò una colonna. Bene, dunque ognuno faccia il suo.
Può far molto anche una sola persona, basta che non sia una persona sola. E nessuno di noi è solo, lo sappiamo bene. Non prevarranno.

di Mario Adinolfi - lacrocequotidiano.it -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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