ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 02/05/2012

IL MIO CUORE, UN FIORE CHE MARIA DEVE COLTIVARE

Post n°7088 pubblicato il 02 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il mese di Maria è il mese di una pro­fonda riforma del cuore: è necessario lasciare se stessi e adornarsi di ogni virtù e di ogni bene spirituale.
Nella primavera le piante rinascono a vita nuova, si adornano di fiori, sono pie­ne di profumo e di attrattiva. Anche l’ani­ma mia deve rifiorire per essere piena di virtù e di pace!
Nel tuo Cuore, o Maria, io rifiorirò come giglio, perché Tu sei purità; nel tuo amore io riscalderò la mia freddezza, perché tu sei piena di fiamme di carità divina; nelle tue mani troverò rifugio, perché Tu sei Madre di misericordia!
O Maria, o Maria, abbassa su di me lo sguardo della tua bontà! Anch’io sono un piccolo fiore del campo celeste: colti­vami Tu e parlami, o Maria, perché dalla tua parola attingerò la vita e l’amore. Amen.

Maria: O figlia mia, la Madre tua è sempre pronta a coltivarti, purché tu la tratti da Madre e non da estranea. Quante volte hai avuto timore di me, pur sapendo che io sono tutta amore! Quante volte mi hai quasi fuggita, tanto è stata fiacca la tua devozione. Vieni al mio cuore, ed esso i sia scuola di virtù, poiché mi ha fatta grande Dio stesso per il tuo bene.
Seguimi fedelmente, anche se senti l’anima tua ari­da e senza fervore alcuno. Confidami le tue pene, rivolgiti a me, perché io, in questo mese, ho tanti tesori di grazie da dispen­sare e li dono a chi sa rivolgersi con fi­ducia al mio cuore materno.

L’anima: O mia buona Mamma, non vedi Tu che brutto fiore sono io? Sono fiore appassito, quasi sfrondato e senza vita… Soccorrimi Tu! Io ti affido l’anima mia perché Tu la coltivi e la risani.
Le campane del tuo tempio, o Maria, suonano a festa ed io gemo ancora nel­l’inerzia? Il tuo trono è ricco di fiori, e il mio cuore, che dovrebbe essere il trono tuo, è sì povero e spoglio di tutto!
O Madre mia, mentre la flebile armonia di queste campane si disperde nell’aria, il gemito del mio povero cuore raggiunga il tuo Cuore, e lo muova a pietà di me! Ho bisogno di grazie, perché sono tanto mise­rabile: Maria mater gratiae, Mater misericordiae Tu nos ab hoste protege et mortis hora suscipe; Maria, Madre della grazia, Madre di misericordia, difendici dal ma­ligno e accoglici nell’ora della morte.

Don Dolindo Ruotolo - Una profonda riforma del cuore alla scuola di Maria – Casa Mariana - atempodiblog.unblog.fr -

 
 
 

PENSARE L'AMORE

Post n°7087 pubblicato il 02 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

“L’amore non è cosa che s’impara, e tuttavia non c’è cosa che sia così necessario imparare”. Così scriveva Giovanni Paolo II in Varcare la soglia della Speranza. Queste parole mi sono tornate in mente quando un papà di una bimba di sei anni, qualche giorno fa, davanti ad una pizza, mi confidava di essere un padre che non sa mai cosa sia giusto fare. Quello sguardo e quelle parole mi hanno fatto riflettere.

Educare richiede una continua creatività e capacità di invenzione nella mutevolezza del reale, delle persone, delle situazioni, ma allo stesso tempo la necessità di conoscere – come si fa nel jazz – quegli accordi di base su cui costruire l’improvvisazione non improvvisata a cui costringe ogni “sessione”: quella conoscenza irrinunciabile della natura umana alla quale improntare le concrete scelte educative. Ci prepariamo tutta la vita per un lavoro e siamo convinti che occorra studiare e fare esperienza per diventare bravi professionisti, invece ci siamo illusi che l’amore si improvvisi e che non ci sia bisogno di studio e preparazione. Invece proprio l’amore richiede continue messe a punto a partire da qualcosa che rimane fermo: la volontà di amare.

Per questo quando affronto un colloquio con i genitori di uno studente chiedo spesso: Su cosa state puntando? Quale punto di forza avete notato? Quale punto debole è emerso?

Educare, che un modo di amare chi ci è in qualche modo affidato, richiede non solo affetto, ma anche e soprattutto studio, preparazione, riflessione. Non si può improvvisare del tutto, bisogna riflettere e preparare ricette adatte alla dieta della persona: cosa gli/le serve di più? Di cosa ha più bisogno per crescere in questo momento?
Ma a che serve studiare? A che serve riflettere sull’amore?

A diventare in qualche modo profeti dell’altro. A sapere come e cosa guardare, così che l’altro intraveda il meglio di se stesso negli occhi di chi lo ama e vi tenda, superandosi in compagnia dell’amato.
A questo proposito voglio segnalare due libri sull’educazione e la famiglia. Credo che la famiglia sia la soluzione alla crisi della nostra società, crisi che emerge soprattutto in ambito educativo.

Il primo testo è “Papà sei tu il mio eroe” di Meg Meeker, nel quale l’autrice, una psichiatra di grande esperienza, afferma con chiarezza che la persona più importante per una figlia femmina è suo padre. L’autrice rivolgendosi direttamente ad un padre gli suggerisce:

“Non c’è bisogno di una laurea in psicologia per proteggerla e darle insegnamenti su Dio, sesso e umiltà. Significa semplicemente essere un papà. Non ho scelto a casaccio alcune caratteristiche proprie del papà: ho osservato e ascoltato le figlie per molti anni e ho sentito quello che dicono di te. Ho parlato con una miriade di padri. Ho letto testi di psichiatria, ricerche scientifiche, riviste di psicologia. L’ho fatto per lavoro. Ma ti dirò che nessun articolo, né alcun manuale di patologia, né alcuna istruzione, può iniziare a cambiare la vita di una ragazza tanto quanto lo faccia una chiacchierata con suo padre. Dal punto di vista di tua figlia non è mai troppo tardi per rafforzare la relazione con te. Quindi, fatti furbo. Tua figlia vuole i tuoi consigli e il tuo sostegno; ha voglia e bisogno di un legame intenso con te. E, come sanno tutti i bravi papà, sei tu ad aver bisogno di una relazione profonda con lei. Questo libro ti mostrerà come rafforzare questo legame oppure come ricostruirlo e come sfruttarlo per migliorare la vita di tua figlia e la tua”.

Il secondo libro è un vero e proprio gioiello per questi tempi in cui la famiglia è bersagliata invece di essere sostenuta e incoraggiata. Il titolo è “La coppia imperfetta” di Mariolina Ceriotti Migliarese, che spiega in poche, profonde e delicate pagine, perché i difetti sono un ingrediente indispensabile per l’amore. Vedo tanti ragazzi schiacciati dalla incapacità loro e dei loro genitori di accettare il fatto di avere difetti, di non essere perfetti. Una cultura che rimuove Dio non può permettersi il lusso della debolezza, e vuole che gli uomini siano dei. L’autrice, neuropsichiatra infantile e madre, afferma con chiarezza che la coppia ha tutte le risorse per reggere alle tempeste che tentano spazzare via la casa, le cui fondamenta sulla roccia sono la coppia stessa, paradossalmente con le annesse debolezze:

“Incontrare Dio andando in un monastero è una cosa abbastanza ovvia. Ma incontrare Dio andando verso Micheline, proprio quella che ha appena bruciato l’arrosto, ecco una cosa alquanto inesplicabile. La trovo una frase perfetta per sintetizzare quello che è il cuore della sfida che il matrimonio rappresenta: unire gli aspetti più pratici e prosaici della nostra vita con quelli più elevati e spirituali, all’interno della quotidianità”.

Magari nessuno dei consigli contenuti in queste pagine servirà al caso concreto in cui ci si trova, ma solo la riflessione può tradursi in amore in atto, perché l’amore pienamente umano non è solo affetto, ma anche pensiero.

- ofduepuntozero.it - autore: Alessandro D'Avenia - donboscoland.it -

 
 
 

COME ANDARE A MESSA E NON PERDERE LA FEDE

Post n°7086 pubblicato il 02 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

“Tutto lo studio di donna Prassede era di secondare i voleri del cielo: ma faceva spesso uno sbaglio grosso, che era di prendere per cielo il suo cervello”.
(Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi, cap. XXV)

Gira questa battuta, attribuita al cardinale Tomáš Špidlik: “Il motivo per cui la Chiesa ha posto il Credo dopo l’omelia è per invitarci a credere nonostante ciò che abbiamo ascoltato”. Mi è tornata in mente oggi, leggendo l’affermazione di tale don Paolo Farinella, che roboante scrive: “E’ venuto il tempo ed è questo in cui bisogna gridare sui tetti che essere cittadini significa esserlo a tutto tondo e io rivendico il mio diritto di fare politica dall’altare, sia dietro che davanti, purché non la faccia sotto l’altare”. Posto che non è chiaro cosa intenda don Farinella per “sotto l’altare”, alle rivendicazioni del sacerdote la puntigliosa risponde che lei invece rivendica, a nome – ne è certa – della maggioranza dei cattolici, il diritto a partecipare a celebrazioni eucaristiche in cui l’altare sia ciò che deve essere. “L’altare rappresenta Cristo, la croce e a un tempo il suo sepolcro (cfr. CCC 1182). Esso è anche la mensa del Signore (cfr. Ebrei 13,10) dalla quale scaturiscono i sacramenti del mistero pasquale. L’altare, come lo stesso tempio, è dedicato solo a lui con tutti i suoi santi e non può essere usato per altri scopi. E’ la parte più santa del tempio ed è elevato, alta res, posto in alto per indicare l’opera di Dio che è superiore a tutte le opere dell’uomo”. Virgolettato, un passaggio del bel libro di don Nicola Bux: Come andare a messa e non perdere la fede; lettura che consiglio caldamente a don Paolo, sempre che tra un comizio e l’altro – davanti o dietro l’altare – trovi il tempo per ricordare qual è il suo ruolo nella Chiesa (che poi, quando uno ha un cognome come il suo, mica serve una laurea per capire che la “farinella” è solo un ingrediente, e che ad impastare sono ben Altre Mani!).
Don Paolo “rivendica”? Il popolo cristiano rivendica pure lui. Mica la luna. Mica l’impossibile. Semplicemente che il protagonista della liturgia torni ad essere Gesù Cristo morto e risorto, di cui il sacerdote è solo l’intermediario.
Cristo! Non il politologo di turno, l’intellettuale di turno, il teologo (dissidente) di turno, il… “Farinella” di turno.
Sì, perché a leggere don Paolo (e non solo lui), e a sentire certe prediche, sembra davvero che l’annuncio della Verità sia l’ultima delle preoccupazioni, che il magistero del Papa sia diventato un optional, che, nel comunicare la dottrina, la Chiesa non sia più univoca: in perfetto stile politically correct, spesso i sacerdoti alternativi, quelli “alla don Farinella”, per capirci, volutamente evitano di comunicare certezze e preferiscono lasciare le questioni “aperte”, instillare dubbi o…pontificare. E così, in quest’ottica in cui Cristo, spesso anche logisticamente, è messo in un angolo (quanti tabernacoli, nelle chiese, non sono visibili!) finisce che è il sacerdote, o la comunità – novello Vitello d’oro – a prendere il posto di Dio.
Eccolo, allora, un assaggino di quella “politica dall’altare”, rivendicata da don Paolo: “Come si può stare dalla parte degli assassini della democrazia, del territorio, dei mafiosi, della delinquenza organizzata e non, dei profittatori? E’ sufficiente che sposino i ‘principi non negoziabili’ che poi sono negoziabilissimi perché si tratta del finanziamento alle scuole private e di qualche leggina che salva la faccia e nemmeno tutta della gerarchia cattolica ‘simil-pelle’ come ‘il rispetto della vita dalla nascita fino alla morte naturale’?”.
Ad altri, ai suoi superiori, spiegare a questo sacerdote cosa intende la Chiesa per “principi non negoziabili”, ma non chiedete a chi scrive o a questo sito di chiudere gli occhi o di turarsi le orecchie di fronte ad affermazioni del genere: un cristiano “qualsiasi” non può non pre-occuparsi se il magistero della Chiesa viene disatteso e sbeffeggiato in questo modo e se l’altare, luogo sacro e sacrificale viene usato come palcoscenico dai demagoghi!
E siccome al peggio non c’è limite, e nemmeno alla superbia, tenetevi forte.
Parlando di quelli che definisce i “cattolici che si servono della politica per affermare i loro interessi e fare i loro intrallazzi”, il sacerdote, alla faccia del “servo inutile”, supera se stesso, letteralmente. Si fa Dio, anzi, di più: lo supera. Gli dà (lui, a Dio!) un avvertimento: che non si azzardi ad essere il Divino Misericordioso che generalmente è. Ecco le sue testuali parole: “Per questo nemmeno Dio li potrà perdonare, perché sanno quello che fanno”. Ipse dixit Farinella.
No comment.

Saro Luisella - Fonte: CulturaCattolica.it

 
 
 

ABORTO: LA RETORICA DELL'EMERGENZA

Post n°7085 pubblicato il 02 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

C’è un metodo quasi infallibile nelle comunicazioni di massa. Potremmo chiamarla “retorica dell’emergenza”. Uno dei modi migliori per condizionare l’opinione pubblica è far credere che ci sia un’emergenza imminente, dalla quale dipende il benessere di tutti, e che bisogna risolvere subito. All’istante. Di solito, chi la esplicita ha anche già pronta la soluzione. Una soluzione drastica, che cambierà tutti i parametri finora conosciuti. Tuttavia, non si può fare altrimenti, dichiara la retorica, perché il male proposto come alternativa è di gran lunga minore di quello spaventoso dichiarato dall’emergenza.

È incredibile con quanta frequenza questa argomentazione venga presentata. Lo spiega bene Francesco Agnoli, in un articolo dal titolo L’aborto: orribile delitto (“Controriforme”, pp. 137-139). Ci sono tre passaggi fondamentali. 1. Nel 1971 il Psi presentò al Senato una proposta di legge sull’interruzione di gravidanza, con tanto di cifre alla mano. Secondo le loro stime, avvenivano in Italia fra i 2 e i 3 milioni di aborti clandestini all’anno, per colpa dei quali almeno 20.000 donne morivano. 2. Poco dopo, il 15 ottobre 1971, il Psi presentò un’altra proposta alla Camera. E visto che i numeri non erano sufficientemente impressionanti, si pensò di aumentare il numero di donne morte.

Gli aborti rimasero fra i 2 e i 3 milioni, ma i decessi annui salirono a 25.000. Le fonti per documentare questa strage? Sconosciute. Oltretutto la clandestinità (proprio perché clandestina) è un dato impossibile da dimostrare con certezza. Tuttavia questo dato venne ripreso, senza alcun approfondimento, dalla stampa nazionale che continuò a ripeterlo ad oltranza, per anni, nel terrore e nel raccapriccio di tutti. 3. Passata la Legge 194, otto anni dopo, si dispose finalmente di dati certi. Si tenga conto che prima l’aborto clandestino era a pagamento. La gratuità ospedaliera successiva al 1978 avrebbe dovuto condurre all’aborto non 2-3 milioni di donne, ma persino qualcosa in più. Quattro milioni, almeno.

Invece nel 1979 gli aborti legali furono 187.752. Neanche il 10% delle stime presentate. Agnoli riporta, poi, il numero di decessi totali delle donne in età feconda (14-44 anni) per il 1974. Per “totali” si intende tutti i tipi di morte: dall’incidente stradale, all’infarto, eccetera. Ecco, nel 1974 non morirono né 20.000 né 25.000 donne, ma 9.914 e non certo tutte di aborto clandestino. Sostanzialmente, passata la bufera e portato a casa il risultato, i numeri dell’emergenza si sgonfiarono subito. E dimostrò, di fatto, quanto poco consistente fosse la minaccia. Diciamolo pure: probabilmente senza la pressione dell’emergenza sull’opinione pubblica, una legge come questa non sarebbe mai passata.

Attualmente il numero di aborti annui è assestato tra i 110.000 e i 120.00. L’ultimo dato disponibile dall’Istat per il 2009 è di 109.109, circa 298 al giorno. Ora, questa non dovrebbe apparire come una vera emergenza? Prendendo solo il dato scientifico, senza colorarlo, chi vedesse il risultato della Legge 194 può benissimo, e lecitamente, porsi una domanda. È giusta una legge che giustifica la soppressione di oltre 100 mila esistenze all’anno? Soprattutto, è corretto esserci arrivati in questo modo? Con i risultati della Legge 194, adesso, sappiamo che la vera emergenza è un’altra: la disgregazione dell’unità culturale europea e la distruzione delle possibilità di sviluppo del nostro Stato.

A questo ha portato una legge che ha permesso quasi 5 milioni morti solo in Italia e che ha tolto tantissima “forza giovane”. Una forza che da anni i capi di stato vanno a cercare nell’immigrazione. Una lotta culturale contro le nascite che, ad esempio, fa uso e abuso del leitmotiv dei neo-malthusiani «siamo già in troppi, meno siamo e meglio staremo» sta portando al rapido declino del contesto europeo. L’Italia, ormai è chiaro, non avrà più la possibilità di crescere economicamente come negli anni passati, perché non ci sono più abbastanza giovani. Non almeno in rapporto alla popolazione adulta e anziana, e il motivo di questa perdita è anche la Legge 194.

C’è un’ultima conseguenza di questo suicidio sociale. Mentre i gruppi pro choice occidentali sostengono il diritto all’aborto, l’Islam mostra in questo senso molta più coscienza morale. Infatti abortire, secondo il Corano, è harām, «proibito», e viene considerato ancora più ingiusto in caso di motivazioni sociali o economiche. Ciò vuol dire che, dove agiscono le leggi abortive laiche, diminuiscono i figli di autoctoni mentre crescono quelli di immigrati. È un fenomeno registrato un po’ ovunque.

Mentre 500 neonati al giorno vengono abortiti in Inghilterra, circa un quarto di quelli che nascono, la popolazione islamica continua a crescere. Secondo l’anagrafe londinese Mohamed è il nome più diffuso nella capitale del Regno Unito (cfr. Gianfranco Amato, I nuovi Unni. Il ruolo della Gran Bretagna nell’imbarbarimento della civiltà occidentale, Fede & Cultura, Verona 2012, p. 120). Difficile credere che una tale perdita possa diventare una ricchezza.

Per quello che riguarda la situazione italiana, il cambiamento demografico riporta dati analoghi. «In alcuni decenni i figli di immigrati supereranno il numero dei figli autoctoni (allo stato delle cose è previsto in molte zone d’Italia attorno al 2050). La cosiddetta “italianità” sarà solo un ricordo. (…) Quando la percentuale di anziani ultrasessantacinquenni supera la soglia del 35% del totale della popolazione, di fatto quella popolazione è demograficamente morta» (p. 174). I toni appaiono drammatici, ma forse non è ancora troppo tardi.

L’importante è capire che si tratta di una questione della massima importanza e che non è solo un dibattito spurio, privo di fondamento. Perché proprio da questo dibattito dipenderà il nostro futuro. La vera emergenza, con la quale tutti dovremo fare i conti, non è più solo una questione statistica.

(Davide Greco) - corrispondenzaromana.it -

 
 
 

CASO FORMIGONI: CARRON IL SACERDOTE PRESIDENTE DI COMUNIONE E LIBERAZIONE CHIEDE PERDONO

Post n°7084 pubblicato il 02 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

È una lettera dai toni inediti, dagli effetti dirompenti, quella che il presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, il sacerdote spagnolo don Julián Carrón ha scritto al direttore del quotidiano La Repubblica, Ezio Mauro, intervenendo sul caso Formigoni, dopo mesi di inchieste giudiziarie che hanno visto indagate persone legate al «governatore» della Regione Lombardia e dopo numerose rivelazioni giornalistiche sugli «stili di vita» dello stesso Formigoni.
 
«Leggendo in questi giorni i giornali – ha scritto Carrón – sono stato invaso da un dolore indicibile dal vedere cosa abbiamo fatto della grazia che abbiamo ricevuto. Se il movimento di Comunione e Liberazione è continuamente identificato con l’attrattiva del potere, dei soldi, di stili di vita che nulla hanno a che vedere con quello che abbiamo incontrato, qualche pretesto dobbiamo aver dato. E questo – ha aggiunto come precisazione – sebbene Cl sia estranea a qualunque malversazione e non abbia mai dato vita a un “sistema” di potere. Né valgono le pur legittime considerazioni sulla modalità sconcertante con cui queste notizie vengono diffuse, attraverso una violazione, ormai accettata da tutti, delle procedure e delle garanzie pur previste dalla Costituzione».

«L’incontro con don Giussani – ha affermato il sacerdote che gli è succeduto nella guida del movimento – ha significato per noi la possibilità di scoprire il cristianesimo come una realtà tanto attraente quanto desiderabile. Per questo è una grande umiliazione costatare che a volte per noi non è bastato il fascino dell’inizio per renderci liberi dalla tentazione di una riuscita puramente umana. La nostra presunzione di pensare che quel fascino iniziale bastasse da solo, senza doversi impegnare in una vera sequela di lui, ha portato a conseguenze che ci riempiono di costernazione».

Dopo aver ricordato la richiesta di aprire il processo di beatificazione per il fondatore di CL, Carrón ha aggiunto: «Chiediamo perdono se abbiamo recato danno alla memoria di don Giussani con la nostra superficialità e mancanza di sequela. Spetterà ai giudici determinare se alcuni errori commessi da taluni costituiscano anche reati. D’altra parte, ciascuno potrà giudicare se, tra tanti sbagli, siamo riusciti a dare un qualche contributo al bene comune».
 
«Quando un membro soffre – ha aggiunto il presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione – tutto il corpo soffre con lui, ci ha insegnato san Paolo. Noi, i membri di questo corpo che è Comunione e Liberazione, soffriamo con coloro che sono alla ribalta dei media, memori della nostra debolezza per non essere stati abbastanza testimoni nei loro confronti; e questo ci rende più consapevoli del bisogno che abbiamo anche noi della misericordia di Cristo. Tuttavia, con la stessa lealtà con cui riconosciamo i nostri sbagli, dobbiamo anche ammettere che non possiamo strappare via dalle fibre del nostro essere l’incontro che abbiamo fatto e che ci ha plasmato per sempre».
 
Don Carrón aveva già mandato un segnale in questo senso il 16 gennaio, con un’intervista al Corriere della Sera che era stata letta come una presa di distanza dai politici ciellini: «Possono esserci state persone che hanno usato Cl in un certo modo… noi non interveniamo in nessun documento o azione di coloro che hanno responsabilità politica. Non esistono candidati di Cl, non esistono politici di Cl. Questa cosa prima si chiarisce, meglio è».
 
Due settimane dopo era stato il cardinale Angelo Scola, di formazione ciellina, a far sapere pubblicamente di non c’entrare nulla con le «marachelle» di politici o imprenditori vicino a CL e in particolare con ciò che fa Roberto Formigoni. Scola aveva chiesto ai giornalisti di non ripetere per abitudine il link tra l’arcivescovo di Milano e il presidente della Regione, nonostante l’amicizia di antica data, ribadendo che negli ultimi vent’anni, da quando è vescovo, ha incontrato Formigoni una volta all’anno per gli auguri di Natale.
 
Il cardinale è tornato sull’argomento il 26 aprile scorso, rispondendo con una punta di fastidio alla domanda di un cronista nel giorno in cui sui media si parlava di presunti fondi di Finmeccanica destinati a esponenti di CL: «Cosa ne so io di Comunione e Liberazione, non parlo di queste cose, né di CL né di Formigoni né di altro. Io sono vescovo da 21 anni e mi occupo delle Chiese sante di Dio che mi sono state affidate Allora, cosa dovete venire a chiedere a me? Dovete andarlo a chiedere a chi è interessato».

 - Andrea Tornielli - vaticaninsider.lastampa.it -

 
 
 

MESSAGGIO DEL 2 MAGGIO DELLA REGINA DELLA PACE A MIRJANA

Post n°7083 pubblicato il 02 Maggio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

“Cari figli, con amore materno io vi prego: datemi le vostre mani, permettete che io vi guidi. Io, come Madre, desidero salvarvi dall’inquietudine, dalla disperazione e dall’esilio eterno. Mio Figlio, con la sua morte in croce, ha mostrato quanto vi ama, ha sacrificato se stesso per voi e per i vostri peccati. Non rifiutate il suo sacrificio e non rinnovate le sue sofferenze con i vostri peccati. Non chiudete a voi stessi la porta del Paradiso.  Figli miei, non perdete tempo. Niente è più importante dell’unità in mio Figlio. Io vi aiuterò, perché il Padre Celeste mi manda affinché insieme possiamo mostrare la via della grazia e della salvezza a tutti coloro che non lo conoscono. Non siate duri di cuore. Confidate in me ed adorate mio Figlio. Figli miei, non potete andare avanti senza pastori. Che ogni giorno siano nelle vostre preghiere. Vi ringrazio”. 

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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