ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 03/07/2014

QUANDO E' UN INTERO POPOLO A DIRE "RIVOGLIO LA MAMMA"!!!

Post n°9101 pubblicato il 03 Luglio 2014 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il profilo di Mario Adinolfi e la pagina Voglio la mamma su Facebook, che vanta oltre 23mila “Mi piace”, sono stati ripristinati dopo essere stati oscurati per circa ventiquattro ore. Lo stesso fatto si era verificato una ventina di giorni fa e Adinolfi non è il solo ad aver avuto problemi di censura con il noto social network. Inutile negare l’evidenza: chiunque esprima liberamente il proprio pensiero è a rischio, soprattutto se quanto scrive è a favore dei bambini e della famiglia. E questo, giova ricordarlo, quando in Italia non è ancora entrato in vigore il ddl Scalfarotto, giustamente appellato come “liberticida”.

Questa mattina, venerdì 20 giugno, un Adinolfi comprensibilmente avvilito per i continui attacchi cui deve ribattere scriveva sul suo blog,: “Voglio la mamma è uscito tre mesi fa, da meno di due mesi abbiamo cominciato a costituire i circoli, da allora è stato un susseguirsi d’insulti, dispetti, contestazioni, censure, minacce e il tutto nel silenzio assoluto dei media, con l’obbligo delle tv di non parlare mai di VLM, dei giornali di non recensirlo, del ceto intellettuale di oscillare tra la derisione dell’autore e l’accusa insopportabile di omofobia o addirittura parafascismo. [...] Vi assicuro però che è faticoso. Leggere anche colleghi blogger, giornalisti o scrittori ‘liberali’ esultare per la chiusura del mio piccolo spazio sul web di libera espressione del pensiero mi ha fatto capire che forse tutta questa fatica è graffiare il muro con le unghie. Ho subito sgarbi anche da persone che consideravo amiche, che da me hanno ricevuto molto, adesso sono un po’ stanco. Che vi devo dire, avete ragione voi. Continuate così, tappando la bocca a chi la pensa diversamente da voi sulla famiglia, sulle ragioni del nascere, dell’amare, del morire, otterrete il risultato che vi state prefiggendo: dimostrare che due più due non fa quattro.
Io stacco, almeno per un po’. VLM e io stesso non meritavamo tutto quello che siamo stati e siamo costretti quotidianamente a subire. Adesso togliamo il disturbo, troverete sicuramente qualcun altro da offendere, odiare, minacciare, censurare, mettere a tacere”.

Eppure ieri sera, dopo che il profilo di Mario Adinolfi e la pagina Voglio la mamma su Facebook erano stati oscurati, il popolo del web favorevole alle idee del giornalista non è restato con le mani in mano e ha creato la pagina Rivoglio la mamma. Pagina che in tre ore aveva registrato 1.000 “Mi piace”; numero che dopo dodici ore era già salito oltre i 2.000 pollici alzati e che dopo sole ventiquattro ore dalla creazione si attestava sulle 3.100 preferenze. Una mobilitazione che ha costretto Facebook a tornare sui propri passi e a riattivare il profilo di Adinolfi e la pagina del suo libro. Pagina sulla quale è subito comparso l’aggiornamento: “Hanno oscurato per 24 ore questa pagina, per la seconda volta in 20 giorni è stato dato l’attacco alla nostra libertà di pensiero. Ma ancora una volta, VLM vince. Grazie a tutti per la mobilitazione, vogliono intimidirci ma non ci riusciranno”.

Questa vicenda ha molto da insegnare. Innanzitutto sul clima di censura ideologica che si sta instaurando nel nostro Paese, checché ne vogliano coloro che continuano a riempirsi la bocca con parole come “democrazia”, “uguaglianza”, “libertà”… E in secondo luogo dimostra come una mobilitazione corposa possa ancora incidere. Naturalmente, però, per fare questo bisogna uscire allo scoperto, non avere paura di sostenere le proprie idee politically uncorrect e, purtroppo, correre anche il rischio di perdere qualche amico. Ma ne vale la pena.

Concludiamo ringraziando Mario per la sua tempra e per la sua onestà nel portare avanti idee conformi alla ragione. Continua così… e non mollare mai, perché tante persone hanno bisogno di un “disturbatore” come te per svegliarsi dal torpore e capire le grandi questioni che ci sono in ballo!


Da Giulia Tanel - libertaepersona.org -

IL COMMOVENTE VIDEO DEL NEONATO CHE NON VUOLE LASCIARE LA MAMMA

 
 
 

SUDAN, PARLA MERIAM: HO DOVUTO PARTORIRE CON LE GAMBE INCATENATE

Post n°9100 pubblicato il 03 Luglio 2014 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La donna cristiana condannata a morte per apostasia in Sudan e poi scagionata intervistata dalla Cnn: «In carcere mi insultavano, sono davvero infelice».
«Poiché sono stata costretta a partorire in catene, mia figlia è disabile». È la drammatica dichiarazione rilasciata da Meriam Yahya Ibrahim alla Cnn. La donna cristiana di 27 anni condannata a morte per apostasia e adulterio, poi scagionata in appello, e attualmente all’ambasciata americana a Khartoum in attesa del passaporto sudanese, è stata costretta a partorire in carcere la sua seconda figlia, Maya.

«MIA FIGLIA È DISABILE». «Non ero ammanettata ma incatenata per le gambe. Non riuscivo ad aprire le gambe e così le donne mi hanno dovuta alzare dal tavolo. Non ho partorito stesa sul tavolo e mia figlia ha qualcosa», ha aggiunto la donna di 27 anni riferendosi a una possibile disabilità fisica della figlia. «Non so se in futuro avrà bisogno di un sostegno per camminare».

«SONO SEMPRE STATA CRISTIANA». Meriam è stata accusata dal “fratello”, che lei non riconosce, di essersi convertita dall’islam, reato punibile secondo la sharia con la morte, «ma io sono sempre stata cristiana. Non avrei potuto essere musulmana». Quando ho sentito la sentenza di condanna a morte, «ho solo pensato a mio figlio [Martin] e a come avrei fatto a partorire. Ero davvero spaventata dal parto in prigione».

INSULTI IN CELLA. La donna parla di come le altre compagne di cella musulmane la offendevano e degli imam venivano mandati per convincerla ad abiurare il cristianesimo. «Le donne in prigione mi dicevano di tutto e mi schernivano: “Non mangiare il cibo degli infedeli”. Anche gli agenti del carcere si univano e mi insultavano».

«SONO DAVVERO INFELICE». Ora Meriam è in attesa dei documenti per lasciare il Sudan per gli Stati Uniti insieme al marito Daniel Wani, ma gli avvocati non li hanno ancora ottenuti. Senza contare che il “fratello” ha aperto una nuova causa per chiedere che venga riconosciuta la loro parentela. «Onestamente, sono davvero infelice. Ho lasciato la prigione per mettere insieme i miei figli e sistemarmi ma mi sono ritrovata di nuovo in prigione e ora protestano contro di me nelle strade».

«SEMPRE UN NUOVO PROBLEMA». Rigettando l’accusa di aver falsificato i documenti («sono stati approvati dall’ambasciatore del Sud Sudan e avevo diritto ad usarli perché mio marito è del Sud Sudan»), Meriam si dice esausta: «Non riesco neanche a decidermi su cosa fare adesso. Vorrei andarmene e allo stesso tempo non vorrei. Ma lo stato in cui mi ritrovo è sintomo del fatto che sono costretta ad andarmene. Ogni giorno sorge un nuovo problema sulla mia partenza».

Fonte: Tempi e Donboscoland -

 
 
 

ARRESTATE IL COMMISSARIO ZINGARETTI, NON I MEDICI OBIETTORI

Post n°9099 pubblicato il 03 Luglio 2014 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

"Il medico ispira la propria attività professionale ai principi e alle regole della deontologia professionale senza sottostare a interessi, imposizioni o condizionamenti di qualsiasi natura" (articolo 2).

"L'esercizio professionale del medico è fondato sui principi di libertà, indipendenza, autonomia e responsabilità
" (articolo 4).

"La prescrizione a fini di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione è una diretta, specifica, esclusiva e non delegabile competenza del medico, impegna la sua autonomia e responsabilità [...] il medico non acconsente alla richiesta di una prescrizione da parte dell'assistito al solo scopo di compiacerlo" (articolo 13).

"Il medico può rifiutare la propria opera professionale quando vengano richieste prestazioni in contrasto con la propria coscienza o con i propri convincimenti tecnico-scientifici, a meno che il rifiuto non sia di grave ed immediato nocumento per la salute della persona, fornendo comunque ogni utile informazione e chiarimento per consentire la fruizione della prestazione" (articolo 22).

"Il medico in caso di contrasto tra le regole deontologiche e quelle della struttura pubblica o privata nella quale opera, sollecita l'intervento dell'Ordine al fine di tutelare i diritti dei pazienti e l'autonomia professionale. In attesa della composizione del contrasto, il medico assicura il servizio, salvo i casi di grave violazione dei diritti delle persone a lui affidate e del decoro e dell'indipendenza della propria attività professionale" (articolo 68).
Abbiamo riportato 5 articoli del nuovo Codice deontologico. Hanno una cosa in comune: il medico agisce in scienza e coscienza, non sottostà a diktat da qualsiasi parte essi provengano. Se lo facesse violerebbe la dignità della professione, perché un medico che si fa dirigere da qualcun altro tradisce la propria missione e facendolo diventa una minaccia per la salute di tutti. Quando infatti si è disposti ad incrinare la propria integrità una volta, perché non lo si potrebbe fare altre due, dieci, cento, mille volte? Se si tradisce ciò in cui si crede per paura, perché non lo si potrebbe fare per interesse? Questo ci pare sia la posta in gioco nella sfida lanciata dal presidente della regione Lazio Zingaretti in qualità di Commissario ad acta con il decreto sulle linee d'indirizzo regionali per le attività dei Consultori Familiari con il quale, oltre ad imporre ai medici obiettori la redazione del documento per abortire, si obbligano tutti i medici dei consultori ad inserire spirali e prescrivere pillole post-coitali.

Vorremmo che fosse ben chiara la questione: un politico vuole imporre ai medici che cosa debbono fare negli ambulatori. I medici hanno il diritto di pretendere dai propri ordini professionali quello che è doveroso: resistere ad una intromissione moralmente indecente. E poiché un tale intervento viola gravemente l'indipendenza dell'attività professionale, ai sensi dell'articolo 68 i medici non hanno alcun obbligo di assicurare provvisoriamente il servizio ingiustamente comandato. Peraltro, è proprio la legge 405 istitutiva dei consultori a stabilire tra gli scopi dei servizi di assistenza alla famiglia e alla maternità "la tutela della salute della donna e del prodotto del concepimento". Per quanto poi riguarda la redazione del documento per abortire, la legge 194, all'articolo 9 recita: "L'obiezione di coscienza esonera il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie dal compimento delle procedure e delle attività specificamente e necessariamente dirette a determinare l'interruzione della gravidanza, e non dall'assistenza antecedente e conseguente all'intervento".

Per più di trent'anni anche i sassi hanno capito che il documento rilasciato dal medico dopo il colloquio con la donna rientra nelle attività specifiche all'aborto (e a cos'altro servirebbe un foglio dove è scritto che la donna è in stato di gravidanza, si è presentata al consultorio ed ha svolto il colloquio previsto dalla 194?) e necessarie all'aborto (il presidente Zingaretti è a conoscenza di qualche donna che abbia abortito legalmente senza quel documento? Se sì, porti le carte). Ma ora arriva lui, il commissario che non è né Maigret, né Montalbano, ma un commissario politico, a castigare i medici che non vogliono avere a che fare col sangue degli innocenti. Il colmo della beffa si raggiungerebbe se, scaduto Zingaretti, il successivo responsabile politico anch'egli democraticamente eletto, abrogasse la direttiva; in tal caso infatti i medici obiettori che avessero chinato il capo, ai sensi della legge 194 sarebbero decaduti dall'obiezione.

L'aggressività del potere abortista si fa sempre più audace e giunge a sfidare con un semplice decretino un diritto costituzionalmente fondato come il diritto alla libertà di coscienza dovuto dallo Stato ad ogni cittadino. I settori intellettuali che sempre occhieggiano quanto viene deciso all'esterno per importare in Italia il peggio, dovrebbero almeno una volta avere l'onestà  intellettuale di prendere atto che dalla nazione la cui trasparenza dei processi decisionali e indipendenza dei poteri è di esempio per tutti, giunge una decisione che è una vera e propria sberla per quanti, a partire dall'inquilino della Casa Bianca, avevano pensato di potere fare divorare la libertà della persona dalle fauci del leviatano. Non licet, non è permesso.

La catena di prodotti di bricolage Hobby Lobby insieme alla società di infissi in legno Conestoga, entrambe di proprietà di famiglie cristiane dalle forti convinzioni etico-religiose, sono state il Davide che non ha avuto paura di affrontare Golia, il Sistema Sanitario del potentissimo Obama. Hanno perso il primo round, ma sono andate fino in fondo ed alla fine, dove più contava, davanti alla Corte Suprema Federale, hanno trovato cinque giudici che hanno dato loro ragione. Pagare per assicurare pillole potenzialmente abortive ai propri dipendenti viola la libertà religiosa di un datore di lavoro, una libertà che deve essere toccata il meno possibile dallo Stato, il quale ha l'obbligo di cercare le alternative meno invasive nei confronti di tale libertà, obbligo che l'Obamacare ha violato. "Dubitiamo", ha scritto il giudice Samuele Alito insieme ai colleghi della maggioranza, "che il Congresso che ha varato la legge sul Ripristino della Libertà Religiosa avrebbe ritenuto un risultato tollerabile porre un'azienda a gestione familiare di fronte alla scelta di violare le proprie sincere convinzioni religiose o privare tutti i dipendenti delle attuali polizze assicurative sanitarie".

Noi abbiamo un dubbio simile, dubitiamo che l'Assemblea Costituente stabilendo che "la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo" avrebbe ritenuto un risultato tollerabile mettere un medico che cerca semplicemente di tutelare ogni vita umana davanti alla scelta di violare le proprie convinzioni morali e religiose, o privare la famiglia del sostegno del proprio lavoro.

di Renzo Puccetti e Stefano Alice - La Nuova Bussola Quotidiana -

 
 
 

BERLUSCONI PORTA FORZA ITALIA IN BRACCIO ALL'ARCIGAY

Post n°9098 pubblicato il 03 Luglio 2014 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Mossa a sorpresa del Cavaliere per interesse personale, ma anche un altro passo verso il suicidio del centrodestra

A chi andrà la Tessera d'Oro dell'Arcigay, quella riservata soci "non praticanti" ma che si sono distinti nel diffondere e difendere la gaia compagnia Lgbt? Al gran Cavaliere di Arcore Silvio Berlusconi o al direttore emerito Vittorio Feltri?.
La gara è aperta, ma non è detto che vinca il migliore. "In un Paese davvero moderno e democratico", ha sentenziato Silvio, "dovrebbe essere un impegno di tutti". Lo strappo è indiscutibile e mai fino ad oggi, nel campo del centrodestra (per definizione omofobo e sessista), qualche leader s'era spinto a tanto. Eppure, il dubbio a chi attribuire la Gay Honoris Causa, non è sciolto, anche perché nella partita tra la storica coppia di fatto s'è infilata la candidatura di una terza aspirante all'onorificenza omo: quella di Francesca Pascale, fidanzata del capo e first lady in pectore. In un'intervista, il 14 giugno, al Corriere della Sera, bruciò sul tempo gli altri due discesisti sulla scivolosa pista dei diritti omosex. Poche parole, ma sufficienti a mettere in riga in un sol colpo il centrodestra, la Chiesa cattolica, i Patti Lateranensi e il Papa.

IL VANGELO DELLA FIDANZATA DI BERLUSCONI

Il Vangelo di Francesca è disarmante: "Cristo ha detto: ama il prossimo tuo come te stesso. Non ha insegnato a fare differenza tra gay ed etero. Ecco, mi piacerebbe se il centrodestra aprisse i suoi orizzonti e affermasse: siamo liberali fino in fondo e non soltanto quando ci interessa o quando ci fa comodo. Va bene rispettare ciò che dice la Chiesa, ma la Chiesa deve rispettare anche la libertà di uno Stato laico e non confessionale, altrimenti si sconfina nella discriminazione di chi non è cattolico". L'ex velina di Telecafone (ha fatto la gavetta lì) parla a ragion veduta, e cioè "da cristiana, che spesso viene guardata con pregiudizio severo perché al fianco di un uomo che non solo ha cinquant'anni più di me ma è anche pluridivorziato". Mica poco, ma la sparata di donna Pascale non ebbe l'esisto (da lei) sperato: i giornali non se la filarono e la bomba ebbe l'effetto di un fuciletto caricato a salve. Adesso, grazie al comunicato congiunto con il grande direttore, la macchina mediatica ha cominciato a girare a mille. Prime pagine e cotillon per la regina di Palazzo Grazioli, e pure i complimenti di Vladimir Luxuria che ha subito invitato Marina Berlusconi a fare una capatina al Gay Village più vicino.

CENTRODESTRA ALLO SBANDO

Pure a noi tocca occuparci dell'inedito triangolo Berlusconi - Feltri - Pascale, perché la questione se non è seria è certamente drammatica. Per chi ancora ritiene il centrodestra la sola alternativa alla deriva di un Paese sempre più ostaggio di minoranze politiche e culturali. Che da oggi possono contare sul sostegno inatteso di nuovi maître à penser. Come Vittorio Feltri, maestro di penna e imbattibile segugio nel fiutare l'aria che tira. "Quella per il matrimonio gay", ha comunicato a giornali unificati, è "una battaglia di libertà senza discriminazioni e pregiudizi". Massì, cari cattolici e "parrucconi" (la definizione è del Giornale già riallineato al nuovo corso arcobaleno) del centrodestra, piantatela con la cagnara sulle briciole che il governo riserva alle famiglie, sui Comuni che tagliano fondi per destinarle alle unioni di fatto, sull'ideologia gender che vorrebbe cancellare mamma e papà dall'anagrafe e fare corsi di accoppiamento sessuale pure negli asili.

C'ERA UNA VOLTA

Beh, altri erano le battaglie e gli scontri di civiltà cui il miglior Feltri aveva abituato i suoi lettori. Ma oggi la musica è cambiata: Berlusca fa politica nel tempo libero e la crocerossina con obbligo di firma; anche Vittorio non è più quello di una volta. Quello, ad esempio, condannato (dicembre 2011) dal tribunale di Milano a pagare 50mila euro per aver dichiarato in televisione che il fondatore dell'Arcigay "ama i disertori, forse perché scappando offrono le terga". Oggi invece chiede la tessera e la vuole pure gratis. Infatti, mica s'è pentito delle "stupidaggini omofobe e volgari" (parole sue) che generosamente dispensava ad amici e lettori. Difficile credere alla sincerità della sua confessione, da consumato attore sa che occorre sempre aver un copione di riserva, da interpretare e offrire al pubblico. Lo confessa senza vergogna: "Siccome tutti i giornali avrebbero parlato del Gay Pride, con questa iscrizione abbiamo messo la ciliegina sulla torta". Ecco, Dio li fa e poi li accoppia.
E Berlusconi? Certo, è il capo della premiata Filodrammatica di Arcore, ma è anche l'imprenditore che ha fatto della politica una variante del marketing. Per lui contano fatturato e numeri, il resto è importante ma non sufficiente. "One gay, one vote", deve aver pensato, conciliando così i doveri della comunione degli affetti e i calcoli elettorali. C'è da vedere come reagiranno quei cattolici che lo hanno votato: ma questa è un'altra storia. Intanto, risulta davvero impossibile dimenticarsi di citazioni, aforismi, gaffe e barzellette che hanno fatto del Cavaliere il testimonial imbattibile dello sciupafemmine latino e instancabile defensor dei valori eterosessuali. Come quando, intervenendo sul caso Ruby, s'era lasciato scappare una indiscutibile (a quel tempo) verità: "Meglio appassionarsi alle belle ragazze che essere gay". Ultime perle di un rosario tutto da ridere che non lo ha mai abbandonato. Come ancora diceva che "In Italia sono santificati solo i comunisti e i gay" o che, da presidente del consiglio, gli toccava "occuparsi di infrastrutture e trasporti e non di omosessualità". E che, dopo il terremoto dell'Aquila, intratteneva così i senza tetto radunati nelle baracche: "Ragazzi. se tutto va bene mi sa che veramente ve le porto le veline, le minorenni, altrimenti ci prendono tutti per gay".
Ma la boutate migliore non è sua, è firmata dall'amico Vladimir Putin che, turbato dai mille guai giudiziari del premier, lanciò il celebre: "Se Berlusconi fosse stato gay, i giudici non lo avrebbero toccato neppure con un dito". Forse, ha ragione lo scafato zar russo: visto com'è sta messo col processo Ruby, a Silvio conviene davvero buttarla sulla differenza di genere. E allora su matrimonio e diritti gay la linea è quella e non si discute. Dalla Minetti a Cecchi Paone: sì, l'era delle Olgettine è definitivamente tramontata.

 di Luigi Santambrogio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana - Pubblicato su BastaBugie -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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