ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 03/06/2012

NON VOLEVANO CHE NASCESSE. ORA IL SUO VIDEO SPOPOLA SU YOUTUBE

Post n°7200 pubblicato il 03 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Lacey racconta la malattia di Christian. E mentre ne mostra il volto malato confessa che sta cambiando la vita di milioni di persone

Una mamma non poteva immaginare che girando un video con il suo iPhone, in cui racconta della vita del figlio nato cieco e con una rara forma di palatoschisi, la sua storia sarebbe stata conosciuta in soli due mesi da ben 7 milioni di persone su YouTube.
Lacey Buchanan è una giovane mamma del Tennessee che due anni fa, quando ne aveva 23, scoprì di essere incinta. Dopo pochi mesi, i medici si accorsero che il bambino che portava in grembo era malato. I dottori le dissero che una volta nato non sarebbe stato in grado di respirare autonomamente. Ma Lacey e il marito erano decisi: non c’era ragione che li potesse far scegliere per l’aborto.
Il giorno del parto Lacey andò in ospedale senza sapere se sarebbe tornata con il figlio. Il piccolo nacque e fu chiamato Christian. Respirava autonomamente, ma non tutto era andato alla perfezione: «Aveva una malattia nota come la Tessier Cleft, che hanno solo 50 persone al mondo», racconta la donna nel video.

Il piccolo fu operato al labbro dopo soli quattro giorni, «e – continua Lacey – quando lo abbiamo portato a casa è stata dura». Tutte le volte che mamma e piccolo uscivano di casa erano costretti a subire i bisbigli della gente e gli sguardi scandalizzati. Lacey fu apostrofata persino come «donna orribile», per la sua scelta di non aver abortito il piccolo. La ragazza, però, non fu lasciata sola, e la chiesa a cui appartiene l’ha sostenuta materialmente e spiritualmente. «Ero triste – ammette Lacey –, ma poi, crescendo, Christian ha cominciato a ridere e a giocare». Così «quando le persone lo fissano, ora cominciano a ridere con lui». Non solo. «Molti hanno cominciato a contattarmi su Facebook e così ora abbiamo una tonnellata di nuovi amici». Sempre su Facebook il video di Lacey è stato condiviso da 1 milione e ottocento persone.
Lancey, mamma del bimbo senza occhi più amato di YouTube

La ragazza, intervistata dall’emittente televisiva Abc, ha poi raccontato di aver cominciato a studiare Legge per aiutare i genitori dei bambini come Christian. Mentre si prende cura del suo piccolo, risponde alle domande degli amici e del web. «Non pensavo che la mia azione avrebbe avuto conseguenze tali, ma sono felice che Christian stia diventando la faccia e la voce che dimostra che la bellezza è molto di più dell’aspetto esteriore». Alla fine del video, Lacey mostra il volto del suo piccolo e ripete di «sapere che non abortire è stata la scelta giusta». Lo bacia perché «lui è l’amore della mia vita… È un miracolo!».

Se si chiede a Lacey se anche Christian è contento, lei risponde come ha fatto con la Abc: «Quando Christian sarà abbastanza grande chiedete a lui se è felice che lo abbia lasciato vivere. Il suo sorriso ha così tanto valore che a 14 mesi Christian sta facendo molto di più di quello che molte persone fanno in una vita». Sono in tantissimi a ringraziare Lacey perché la storia di «Christian ha rivoluzionato e ispirato la loro».

- Benedetta Frigerio - Tempi.it

 

 
 
 

LA FEDE O IL DUBBIO? ECCO PERCHE' IL CATTOLICO "ADULTO" TRADISCE GESU'

Post n°7199 pubblicato il 03 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Tra l’uomo che ha fede e l’uomo che non la ha ci dovrebbe essere una differenza fondamentale: che il primo professa una serie di certezze, di Verità indubitabili, non negoziabili, mentre il secondo contrappone a queste certezze il dubbio, talora lo smarrimento. Fede, infatti, significa certezza nell’esistenza di Dio, cioè di un significato, di una Verità, di un Bene assoluto. Questa certezza è presente in chi crede in una religione rivelata, nell’esistenza di un Dio che è sceso incontro all’uomo, in prima persona. Il cattolico è dunque un uomo di solide certezze. Non un uomo “in ricerca della Verità”, come spesso si dice, ma un uomo che la ha già incontrata e che ricerca, invece, con grande fatica, di amarla e di penetrarla sempre di più, certo di non poter mai giungere sino al fondo.

Eppure, nel pensiero cattolico contemporaneo, non sembra che sia così. Il “cattolico adulto”, per usare una definizione di comodo, è figlio del modernismo, così ben analizzato da Pio X nella Pascendi Dominici Gregis: egli vuole essenzialmente sposare la sua fede in Cristo con le filosofie contemporanee, che dissolvono la Verità nell’individualismo, nel libero esame, nello scetticismo. Per questo, che si parli di Dio, di etica, o di tutto ciò che è importante, si fa sempre difensore del dubbio, come metodo e come obiettivo. Vi sono parole che da sole bastano a farlo inviperire: Verità, principi non negoziabili, errore…insomma tutto ciò che allude ad una chiara definizione, ad una evidente e certa distinzione tra ciò che è vero e ciò che non lo è.

In mille occasioni, il cattolico modernista risponde al suo oppositore con frasi ironiche di questo genere: “Beati quelli pieni di certezze come te, io non ne ho”. Dove si deve leggere, tra le righe, un misto di compatimento e di finta umiltà: chi professa il dubbio metodico si crede anzitutto più intelligente, e in secondo luogo più umile, rispetto ad un interlocutore che ha certezze solo perché un po’ grullo, sempliciotto e saccente. Cristo? Io non ho certezze, professa il cattolico adulto, e intanto trasforma il mandato di evangelizzare tutte le genti, in un indifferentismo che chiama ecumenismo. L’aborto? Io non ho certezze, ribadisce, tendendo la mano al radicale e votando la legge 194; L’eutanasia? Nel dubbio finisce sempre per invitare Beppino Englaro a parlare nella sua parrocchia…

Invece, a mio parere, la Fede e il dubbio non possono stare insieme, almeno non in questo modo. La Fede è la certezza che ciò che Cristo ha rivelato sia vero, buono, giusto, per ogni uomo. Non per fiducia in una propria personale posizione o filosofia; ma per fiducia in Colui che è creatore dell’universo. La Fede è dunque intransigente, come l’amore. Chi ama, ama davvero, integralmente, o quantomeno desidera farlo. Chi crede nel Salvatore non può disegnarsene uno da seguire a tempi alterni e secondo le voglie: non sarebbe un Salvatore, ma, al massimo, un filosofo, o un saggio. Ciò non significa che chi crede rinunci alla sua intelligenza, al suo giudizio, ad una analisi personale. Significa, al contrario, che la Fede è anche una libera scelta, della ragione e della volontà, ma una scelta, diciamo così, una volta per tutte: non è un scegliere di volta in volta, liberi da vincoli, da principi, ma un aver imboccato una strada, quella indicata da Cristo, perché se ne è riconosciuta la validità, la verità, la bellezza. In essa si vuole stare, pur cadendo mille volte.

La fede, insomma, è obbedienza alla Verità rivelata, non a se stessi. Un cattolico che ha fede dunque, scaccia i dubbi: Dio esiste e di conseguenza, nella vita morale, il bene e il male non sono relativi al suo volere o al suo discernimento…E’ questa grulleria o saccenza? Al contrario, questa visione della fede contiene in sé, oltre che una grande saggezza (l’uomo non si è mai salvato da solo), una grande umiltà: l’uomo di fede non dubita del suo Salvatore, ma di sé, certamente, e molto! Confrontarsi con i dogmi e le Verità rivelate significa infatti mettersi sempre in discussione; significa tendere verso un dover essere e sentire la propria inadeguatezza. L’ uomo di fede, così, mentre con la mente e col cuore professa il Credo, nella pratica sperimenta la sua miseria, e mette in dubbio il suo stesso operato, costantemente.

Al contrario, il cattolico che vanta la sua apertura mentale, che si lancia negli elogi sperticati del dubbio fine a se stesso, non solo nega la propria fede, ma lungi dal professare una vera umiltà, finisce per porsi, di fronte alle singole scelte, con lo stesso atteggiamento dell’uomo che non crede, cioè al di là del bene e del male. Si lascia infatti aperta ogni strada e ogni scelta, nella teoria, per poterla percorrere, poi, nella pratica. Elogia il dubbio, ma in verità erge se stesso a criterio di ogni decisione, negando una Verità che lo sovrasti e a cui adeguarsi. Nella Fede cattolica vi è dunque grande spazio, certamente, per il dubbio: riguardo a se stessi, lo ripeto, ed anche, come è umano, riguardo a Dio. Ma non c’è spazio per il dubbio metodico, rivendicato come parte integrante, anzi costituente, della Fede stessa.

Francesco Agnoli -  “Il Foglio” - uccronline.it -

 
 
 

FAMIGLIA, NON FAMIGLIE, CARO PISAPIA......

Post n°7198 pubblicato il 03 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

«Il vincitore è colui che combatte seriamente. Ogni battaglia combattuta per il Signore viene da Lui già valutata come una vittoria. E se uno combatte con umiltà non cadrà, infatti in tal caso anche le piccole e momentanee sconfitte vengono utilizzate dal Signore per rinvigorirlo. Il combattimento sincero per il cristiano è già una vittoria, il Signore accoglie nel suo amore il nostro tentativo di amare.» - (Adrienne von Speyr, L’Apocalisse. Meditazione sulla rivelazione nascosta)

La vaghezza di chi cerca il consenso
Credo che tanti cattolici sedicenti “adulti” abbiano dato fondo alle scorte di gastroprotettori, ai farmaci antiacidi, tra venerdì e oggi. Chissà che qualcuno di questi non abbia deciso finalmente di intraprendere la carriera circense (sì, “circense”: del circo. Non “cistercense”. Non è un refuso). Abili come sono stati finora a dar spettacolo come equilibristi, avrebbero, sotto il tendone, un futuro assicurato.
Benedetto XVI, che non è il conferenziere Pinco Pallino, ma il Vicario di Cristo, parlando alle autorità di Milano (ma le sue riflessioni evidentemente sono rivolte a tutti coloro che a vario titolo si occupano di “politica”) ha messo ancora una volta in chiaro un bel po’ di cosette, sottolineando come «dovrebbe crescere il senso di responsabilità in tutti i partiti, che non promettano cose che non possono realizzare, che non cerchino solo voti per sé ma siano responsabili per il bene di tutti e che si capisca che politica è sempre anche responsabilità umana, morale davanti a Dio e agli uomini».
Chissà, allora, se l’han capito, i politici, che chi cerca l’audience e il consenso finisce col dire tutto e il contrario di tutto e cioè… niente! E’ quello che è successo a Pisapia, il primo giugno.
Che tristezza! Provate a immaginare: doveva parlare a tutta la città perché è sindaco di tutti, ma voleva anche lanciare messaggi criptati ai “suoi” che lo stavano osservando, ed è gente – quella – che se sgarri non perdona. Doveva, per l’incarico istituzionale che ricopre, accogliere il Papa che nella sua testa (e nel suo cuore) conta meno del due di briscola, e mentre i compagni di partito e di laicismo davanti alla tivù di casa sghignazzavano, gli è toccato anche fingere di avere piacere di incontrarlo. Sapeva che Milano era sotto lo sguardo del mondo e immaginate voi quanto deve essersi voltato e rivoltato nel letto e quante commissioni e sottocommissioni saranno state istituite affinché si partorisse un discorsetto “equilibrato”, e cioè… quella roba lì che ha detto in piazza Duomo.
Risultato? Il nulla. Un saluto di qua, un po’ di emozione di là, qualche apprezzamento a pioggia, l’elogio delle diversità, un accenno all’ottimismo che di questi tempi non guasta, la ricerca di parole comuni (accoglienza, responsabilità, servizio, unità, diritti, aggregazione…), che ciascuno, a seconda dell’orientamento, può declinare a modo suo, qualche sostantivo caro alla “sensibilità moderna”, come “rispetto dell’ambiente, dell’energia pulita, dello sviluppo sostenibile”, e, ciliegina, il solito richiamo al “messaggio rivoluzionario di Cristo” (che, nonostante ci fosse il Pontefice accanto, Pisapia deve aver confuso con Che Guevara).
Poi, però – mannaggia – quattro parole sulla “famiglia” tocca dirle: è il tema del VII incontro mondiale! Ecco il lampo di genio (di Pisapia o della sottocommissione della commissione): basta dire “le famiglie” e così si accontentano tutti. Qualcuno intenderà “femminile plurale” (la famiglia – le famiglie), i fedeli della parrocchia Pisapia leggeranno, cifrato, “guarda, caro Papa, che siamo di fronte al più grande cambiamento antropologico di tutti i tempi. ‘Le famiglie’ vuol dire che ci sono tanti tipi di famiglie che tu neanche te le immagini, e tutte per noi pari son”.
Chi ha voglia, vada a rileggerselo. Funambolico e anche un po’ fumoso, come discorsetto. L’insostenibile leggerezza del “nulla”. Che è ciò che esattamente si voleva.
Questa volta è toccata a Pisapia, dichiaratamente non credente. Ma ci fosse stato, al suo posto, un sindaco di quelli che son cattolici la domenica e camaleonti il resto della settimana, avrebbe fatto pari pari come lui, se voleva essere come lui includente e al passo con i tempi e con la “gender-mania”. Una strizzatina d’occhio di qua, una manciata di cerchiobottismo di là, parole calibrate, disponibilità al dialogo, al compromesso, agli incontri ravvicinati di primo secondo terzo quarto grado con avvitamento, ricerca delle convergenze parallele... Risultato? Lo stesso “nulla” che è stato il “nulla” del discorso di Pisapia. Del resto, già l’aveva detto mons. Albino Luciani, futuro Giovanni Paolo I: «La legge di Dio non può essere decisa dalla maggioranza». Tanto difficile da capire???

La chiarezza del Vicario di Cristo

Il discorso del Papa, “Pastore della Chiesa universale”, è stata… tutta un’altra storia.
Per averlo sentito, l’han sentito (anche i cattolici “adulti”). Per essere stato chiaro, è stato chiaro, anzi chiarissimo. Chissà, allora, se è stato recepito, imparato e fatto proprio, il messaggio che da Milano è arrivato al mondo intero!
Leggete questa: «Nel suo commento al Vangelo di Luca, sant’Ambrogio ricorda che “l’istituzione del potere deriva così bene da Dio, che colui che lo esercita è lui stesso ministro di Dio” (Expositio Evangelii secundum Lucam, IV, 29). Tali parole potrebbero sembrare strane agli uomini del terzo millennio, eppure esse indicano chiaramente una verità centrale sulla persona umana, che è solido fondamento della convivenza sociale: nessun potere dell’uomo può considerarsi divino, quindi nessun uomo è padrone di un altro uomo».
E ancora: «La libertà non è un privilegio per alcuni, ma un diritto per tutti, un diritto prezioso che il potere civile deve garantire. Tuttavia, libertà non significa arbitrio del singolo, ma implica piuttosto la responsabilità di ciascuno. Si trova qui uno dei principali elementi della laicità dello Stato: assicurare la libertà affinché tutti possano proporre la loro visione della vita comune, sempre, però, nel rispetto dell’altro e nel contesto delle leggi che mirano al bene di tutti.
D’altra parte, nella misura in cui viene superata la concezione di uno Stato confessionale, appare chiaro, in ogni caso, che le sue leggi debbono trovare giustificazione e forza nella legge naturale, che è fondamento di un ordine adeguato alla dignità della persona umana, superando una concezione meramente positivista dalla quale non possono derivare indicazioni che siano, in qualche modo, di carattere etico (cfr Discorso al Parlamento Tedesco, 22 settembre 2011). Lo Stato è a servizio e a tutela della persona e del suo «ben essere» nei suoi molteplici aspetti, a cominciare dal diritto alla vita, di cui non può mai essere consentita la deliberata soppressione. Ognuno può allora vedere come la legislazione e l’opera delle istituzioni statuali debbano essere in particolare a servizio della famiglia. Lo Stato è chiamato a riconoscere l’identità propria della famiglia, fondata sul matrimonio e aperta alla vita, e altresì il diritto primario dei genitori alla libera educazione e formazione dei figli, secondo il progetto educativo da loro giudicato valido e pertinente. Non si rende giustizia alla famiglia, se lo Stato non sostiene la libertà di educazione per il bene comune dell’intera società».
Repetita iuvant per i duri di comprendonio: i sacerdoti, i politici e i cattolici “adulti”, anzi “arciadulti” (“adulterrimi”?), che san sempre una pagina più del Libro e due o tre più del Vicario di quel Cristo in cui dicono di credere (?): la vita è sacra dal concepimento alla morte naturale ed è valore non negoziabile, così come la famiglia (e non “le famiglie” variamente e fantasiosamente intese), così come l’educazione. Punto. Dopo, ma solo dopo, viene tutto il resto.
Le parole del Papa non sono “polisemiche”. Vogliono dire esattamente quel che dicono. Ergo, un caro saluto e un in bocca al lupo ai politici sedicenti cattolici che, perdutamente innamorati del funambolismo, decidessero di intraprendere la carriera circense, perché – almeno questo l’avran capito – «nessuno può servire due padroni».
Buon lavoro ai politici cattolici che, seguendo le parole del Santo Padre, riprenderanno il loro impegno con passione, al servizio del bene comune. La strada è segnata ed è la stessa da sempre. Se il gregge segue il suo pastore non si perderà.
«Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n’è altro. Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre». (Deuteronomio 4, 39-40)

- Saro Luisella - Fonte: CulturaCattolica.it -

 
 
 

DIO CHIAMA L'UOMO E LA DONNA A TRASFORMARE IL MONDO

Post n°7197 pubblicato il 03 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

A conclusione dell'Incontro Mondiale delle Famiglie, davanti a un milione di pellegrini, Benedetto XVI esorta a riscoprire la sacralità della festa e in particolare della Domenica

Alle ore 10 all’aerodromo di Bresso, i pellegrini sono 850mila, senza contare quanti sono rimasti fuori dai dieci varchi, per un totale di circa un milione. Il cielo è più nuvoloso dei giorni scorsi ma l’atmosfera rimane di festa.

Tante famiglie, anche con bambini piccoli, hanno vegliato all’aperto nei loro sacchi a pelo nell’immensa area verde. C’è chi si è svegliato prima dell’alba, affrontando anche quattro ore di cammino. Tutto per amore del Papa e della Chiesa.

Sul palco centrale, si susseguono le immagini dei passati Incontri Mondiali delle Famiglie, con l’amata figura del beato Giovanni Paolo II in primo piano.

Alle 10.20, sulle note del canto d’ingresso, papa Benedetto XVI e la nutrita delegazione di vescovi concelebranti si avviano verso il palco per la celebrazione eucaristica conclusiva.

Rivolto al Santo Padre, il cardinale arcivescovo di Milano, Angelo Scola, proclama: “La presenza fisica della Santità Vostra, in questi straordinari giorni fa brillare l’universalità della Chiesa qui convocata da tutte le diocesi del mondo”.

Il porporato sottolinea poi “la risposta convinta e generosa della società civile” all’evento, ricordando anche “il dolore e le incertezze” che stanno affliggendo in questi giorni, “i fratelli colpiti dai recenti terremoti in Emilia Romagna e in Lombardia”, meritevoli della “nostra preghiera”e della “nostra concreta solidarietà”.

Oggi si celebra nella solennità della Santissima Trinità e, non causalmente, la famiglia immagine della Trinità Divina è il momento chiave dell’omelia di Benedetto XVI. Sant’Ambrogio, patrono di Milano, città ospitante l’Incontro Mondiale, definisce infatti “sacrarium Trinitatis”, la “famiglia di Dio”.

La “comunione con Dio e tra noi” va quindi vissuta “sul modello di quella trinitaria”, ha spiegato Benedetto XVI. L’amore reciproco significa condividere “gioie e sofferenze, imparando a chiedere e concedere il perdono, valorizzando i diversi carismi sotto la guida dei Pastori”.

Le comunità ecclesiali devono essere, dunque, “sempre più famiglia”, riflettendo “la bellezza della Trinità” ed evangelizzando “non solo con la parola, ma direi per «irradiazione», con la forza dell’amore vissuto”.

L’uomo e la donna, ha proseguito il Papa, sono stati creati “con pari dignità ma anche con proprie e complementari caratteristiche, perché i due fossero dono l’uno per l’altro, si valorizzassero reciprocamente e realizzassero una comunità di amore e di vita”.

Per gli sposi, vivere il matrimonio non significa condividere “qualche cosa o qualche attività ma la vita intera”. L’amore è fecondo per gli sposi stessi, per la realizzazione del bene reciproco, in cui si sperimenta la “gioia del ricevere e del dare” e per la “procreazione, generosa e responsabile, dei figli, nella cura premurosa per essi e nell’educazione attenta e sapiente”.

L’amore coniugale, infine, è fecondo anche per la società, poiché è nella famiglia che si apprendono “il rispetto delle persone, la gratuità, la fiducia, la responsabilità, la solidarietà, la cooperazione”.

In un mondo “dominato dalla tecnica”, ai figli vanno trasmesse “con serenità e fiducia” anche “le ragioni del vivere, la forza della fede”, e vanno prospettate loro “mete alte”, sostenendoli nelle fragilità. Anche per i figli il rispetto e il “profondo affetto” per genitori, fratelli e sorelle, può diventare un’opportunità per crescere nell’amore”.

Cristo e la famiglia di Nazareth rimangono il principale punto di riferimento nell’accoglimento dell’amore di Dio e, proprio per questo, è giusto invocarli e pregarli.

In famiglia si impara ad “essere pronti al servizio” e “pazienti con i difetti altrui”, a “perdonare e chiedere perdono”, senza dimenticare di essere aperti alle “altre famiglie” e “ai poveri”.
Come già accennato ieri sera durante i colloqui con le famiglie, il Papa ha poi ribadito la vicinanza della Chiesa a quei fedeli che “pur condividendo gli insegnamenti della Chiesa sulla famiglia, sono segnati da esperienze dolorose di fallimento e di separazione”.

“Sappiate che il Papa e la Chiesa vi sostengono nella vostra fatica – ha esortato il Santo Padre -. Vi incoraggio a rimanere uniti alle vostre comunità, mentre auspico che le diocesi realizzino adeguate iniziative di accoglienza e vicinanza”.

Poiché nella Genesi, ha affidato la sua creazione alla prima coppia, all’uomo e alla donna, Dio chiede di “trasformare il mondo, attraverso il lavoro, la scienza e la tecnica”. E sebbene oggi prevalga una “concezione utilitaristica del lavoro”, non è dalla “logica unilaterale dell’utile proprio e del massimo profitto” che si può concorrere “ad uno sviluppo armonico, al bene della famiglia e ad edificare una società più giusta”.

Al contrario, la “mentalità utilitaristica” danneggia le relazioni interpersonali e familiari “riducendole a convergenze precarie di interessi individuali e minando la solidità del tessuto sociale”.

Un ultimo pensiero il Santo Padre l’ha dedicato al terzo elemento del tema dell’Incontro Mondiale di quest’anno: la festa. Per noi cristiani, ha detto, la domenica, giorno del Signore è la nostra “Pasqua settimanale”. Essa è tanto il giorno della “mensa della Parola e del Sacrificio Eucaristico”, quanto “il giorno dell’uomo e dei suoi valori: convivialità, amicizia, solidarietà, cultura, contatto con la natura, gioco, sport”.

“Care famiglie, pur nei ritmi serrati della nostra epoca, non perdete il senso del giorno del Signore!”, ha aggiunto Benedetto XVI, esortando i fedeli a non dimenticare mai la partecipazione della Messa domenicale come una “oasi in cui fermarsi per assaporare la gioia dell’incontro e dissetare la nostra sete di Dio”.

I tre “doni di Dio” della famiglia, del lavoro e della festa “devono trovare un armonico equilibrio”. Armonizzare queste tre dimensioni fondamentali della nostra esistenza “è importante per costruire società dal volto umano”.

“In questo privilegiate sempre la logica dell’essere rispetto a quella dell’avere: la prima costruisce, la seconda finisce per distruggere. Occorre educarsi a credere, prima di tutto in famiglia, nell’amore autentico, quello che viene da Dio e ci unisce a Lui”, ha poi concluso il Pontefice.

- Luca Marcolivio - ZENIT -

 
 
 

PIU' LO CRITICANO E PIU' LA GENTE CORRE AD ASCOLTARLO

Post n°7196 pubblicato il 03 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Benedetto XVI anima le famiglie del mondo per rinnovare e alimentare la civiltà dell'amore

Lo criticano, tradiscono la sua fiducia, alcuni danno scandalo con i loro comportamenti, qualcuno propone addirittura le sue dimissioni, ebbene, proprio nel momento che sembra peggiore, il Papa Benedetto XVI ha mostra ai popoli del mondo le ragioni, la bellezza, e la forza rigeneratrice del cristianesimo.

Hanno detto di Lui che è troppo anziano per guidare e rinnovare la Chiesa, che è troppo accademico per farsi capire dalle genti, che è troppo dogmatico per dialogare con la modernità, che è troppo debole per contrastare i tradimenti, la corruzione, la perdita di fede.

Ebbene, proprio come sosteneva san Paolo, “Quando sono debole è allora che sono forte”, il Pontefice Benedetto XVI ha mostrato a Milano al VII incontro mondiale delle famiglie, la rinnovata capacità del cristianesimo di convertire i cuori e ridare speranza ai popoli del mondo.

In un mondo dove tutto sembra crollare, la finanza, le ideologie, gli idoli, i partiti politici, gli edifici pubblici e anche quelli religiosi, il Papa ha riunito ottantamila giovani cresimandi ed i loro educatori allo stadio di Milano, e oltre un milione di famiglie provenienti da tutte la parti del mondo, per dire loro che il futuro è di chi avrà fede in Gesù Cristo.

Agli amministratori, il Vescovo di Roma ha spiegato che per vincere la crisi “c’è bisogno non solo di scelte tecnico-politiche coraggiose ma di quella ‘gratuità’ che deve animare le scelte dei cristiani”.

“Contro la crisi – ha sottolineato - la giustizia non basta se non si accompagnata all’amore della libertà” ed è in questo contesto che la politica deve diventare “una elevata forma di amore” per le persone e per il bene comune.

Ai giovani che hanno riempito lo stadio ‘Giuseppe Meazza’ il Pontefice ha indicato la santità come “la va normale del cristiano”, ed ha invitato ad essere “disponibili e generosi verso gli altri perché l’egoismo è nemico della vera gioia”

“Siate aperti a quello che suggerisce il Signore – ha sottolineato - e se vi chiama a seguirlo non ditegli di no! perché “Gesù vi riempirà il cuore per tutta la vita!”.

Alle famiglie, Benedetto XVI ha ribadito che sono “la risorsa primaria di ogni società”,

“Cari sposi,- ha sottolineato il Papa - nel vivere il matrimonio voi non vi donate qualche cosa o qualche attività, ma la vita intera. E il vostro amore è fecondo innanzitutto per voi stessi, perché desiderate e realizzate il bene l’uno dell’altro, sperimentando la gioia del ricevere e del dare”.

Il Pontefice ha spiegato che il matrimonio tra un uomo e una donna “è fecondo nella procreazione, generosa e responsabile, dei figli, nella cura premurosa per essi e nell’educazione attenta e sapiente”.

“E’ fecondo per la società, - – ha rilevato - perché il vissuto familiare è la prima e insostituibile scuola delle virtù sociali, come il rispetto delle persone, la gratuità, la fiducia, la responsabilità, la solidarietà, la cooperazione”.

Nel contesto di bagno di folla e di incontri a Milano, Benedetto XVI ha mostrato la sua serena e fortissima determinazione nel guidare la ‘barca di Pietro’ illuminando e scaldando la mente ed i cuori del mondo intero.

Quando fu eletto, il 19 aprile 2005, il pontefice disse che sarebbe stato “un umile lavoratore della vigna”. Finora ha mantenuto le sue promesse, Egli sta potando la vigna, rendendola più libera e forte da tentativi di condizionamenti e inquinamento.

Papa Ratzinger è anziano e sembra fragile nel corpo, ma la maniera con cui sta pulendo la casa di Pietro, rendendola trasparente e aperta, è qualcosa di straordinariamente eroico.

Nessun Pontefice è riuscito in così poco tempo a tagliare le parti secche, liberare i tralci da impedimenti e far crescere la vigna in mezzo a mille difficoltà.

Per i cattolici e per il monde il Papa assume sempre più la dimensione della “benedizione di Dio”.

di Antonio Gaspari - ZENIT -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 26
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Giugno 2012 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30  
 
 
 

ARTICOLI DI FEDE MOLTO BELLI

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963