ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 06/06/2012

NOVENA AL SACRO CUORE DI GESU' DAL 6 AL 14 GIUGNO

Post n°7209 pubblicato il 06 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

(da recitarsi tutta intera per nove giorni consecutivi)

Cuore adorabile di Gesù, dolce mia vita, nei miei presenti bisogni ricorro a te e affido alla tua potenza, alla tua sapienza, alla tua bontà, tutte le sofferenze del mio cuore, ripetendo mille volte: "O Cuore Sacratissimo, fonte di amore, per i miei presenti bisogni pensaci tu".

Gloria al Padre


Cuore di Gesù, mi unisco alla tua intima unione con il Padre Celeste.

Cuore amatissimo di Gesù, oceano di misericordia, ricorro a te per aiuto nelle mie presenti necessità e con pieno abbandono affido alla tua potenza, alla tua sapienza, alla tua bontà, la tribolazione che mi opprime, ripetendo ancor mille volte: "O Cuore tenerissimo, unico mio tesoro, per i miei presenti bisogni pensaci tu".

Gloria al Padre

Cuore di Gesù, mi unisco alla tua intima unione con il Padre Celeste.

Cuore amorosissimo di Gesù, delizia di chi t'invoca! Nell'impotenza in cui mi trovo ricorro a te, dolce conforto dei tribolati e affido alla tua potenza, alla tua sapienza, alla tua bontà, tutte le mie pene e ripeto ancor mille volte: "O Cuore generosissimo, riposo unico di chi spera in te, per i miei presenti bisogni pensaci tu".

Gloria al Padre

Cuore di Gesù, mi unisco alla tua intima unione con il Padre Celeste.

O Maria, mediatrice di tutte le grazie, una tua parola mi salverà dalle mie presenti difficoltà.

Dì questa parola, o Madre di misericordia e ottienimi la grazia (esporre la grazia che si desidera) dal cuore di Gesù.

Ave Maria

 
 
 

LE CINQUE GUARIGIONI CHE POSSIAMO RICEVERE IN OGNI EUCARESTIA

Post n°7208 pubblicato il 06 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Premetto che questa idea che vorrei condividere con tutte/i voi non è una mia invenzione, ma che l’ho appresa frequentando negli anni giovanili il Movimento del Rinnovamento, nel quale ho conosciuto personalmente P. Emiliano Tardif, P. Robert de Grandis, Don Beppino Cò…
Il bello è che non occorre correre dietro a nessun grande carismatico, non occorrono particolari referenze, perché in ogni Santa Messa celebrata da qualsiasi Sacerdote possiamo ricevere ben 5 guarigioni. Di nostro dobbiamo mettere solo la fede e l’attenzione.
Vi invio queste note con tanta umiltà, nella speranza che siano utili a qualcuna/o. Nella mia esperienza sacerdotale ho constatato che, quando propongo la Santa Messa sotto questa angolatura, non solo viene gradita, apprezzata, ma che i risultati positivi non sono mai mancati. Provare per credere!... Pace!
La prima guarigione può avvenire dall’inizio della Santa Messa alla Orazione ed è la guarigione dell’anima: la guarigione dal peccato.
Dobbiamo tener presente che l’atto penitenziale della S. Messa non sostituisce la Confessione, soprattutto se nel nostro cuore è presente un qualche peccato grave, ma semmai ci fa prendere coscienza che ne abbiamo urgente bisogno e ci fa prendere coscienza dei nostri peccati abituali, quelli con i quali abbiamo fatto la pace. E’ il momento in cui riconosciamo la nostra povertà, i nostri limiti; è il momento nel quale presentiamo al Signore le nostre malattie spirituali. Per il Signore questa è la guarigione più importante e apre le porte a tutte le altre guarigioni. Quando il paralitico, calato dal tetto, viene presentato davanti a Gesù, Egli gli darà per prima proprio questa guarigione con le parole: “Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati.” (Mc. 2,5). Se pensiamo che il peccato è la causa remota e profonda di ogni male, rimuovendolo, combattiamo radicalmente e profondamente ogni male. E’ su questo punto che dobbiamo attardarci di più, curando bene anche le nostre Confessioni. Certo, il sacerdote a volte procede molto rapidamente in questa parte della Santa Messa. Forse siamo proprio noi, sacerdoti, i primi a non renderci conto dell’importanza di questa prima parte della S. Messa, che consideriamo solo introduttiva, ma anche i cristiani “ritardatari abituali”… Personalmente ho verificato tante guarigioni interiori proprio in questa parte. I segni constatati in me erano non solo la liberazione dai sensi di colpa con conseguente pace interiore, ma anche una maggior forza e determinazione per aggredire i miei difetti e le abitudini sbagliate.
C’è poi la seconda guarigione che possiamo ricevere durante tutta la Liturgia della Parola con la preghiera dei fedeli inclusa. Qui avviene la guarigione della mente. Se apriamo la mente e il cuore all’ascolto di Dio che ci parla attraverso la parola scritta, proclamata e spiegata, ci libereremo da tutti i nostri “secondo me”, entreremo nei pensieri e nelle vie di Dio, che riportano tutto il nostro essere nella verità di Dio. Il nostro cervello guarisce da tutte quelle idee alle quali ci attacchiamo e che modificano profondamente i nostro comportamento negativo, che sono poi causa di somatizzazioni e di mali profondi.
Dobbiamo tener presente che nella vita umana tutto parte dalla testa!... In ogni Eucaristia viene proclamata una Parola di Dio diversa e perciò la nostra mente è esposta volta per volta all’azione benefica della Parola di Dio. La Parola di Dio in questo momento riscalda davvero i nostri cuori, come hanno sperimentato i due discepoli sulla strada verso Emmaus (Lc.24, 32). La gioia fa capolino nel nostro cuore e ci apre all’azione di Dio che continua a demolire le nostre resistenze e gli ostacoli posti sul cammino di ogni nostra guarigione. Questa parte della Messa è forse per noi la parte più pesante e che “subiamo” di più. Ma è la parte delle analisi e
delle cure più delicate, nelle quali dobbiamo essere non solo concentrati ma anche più tranquilli. La parola di Dio è talmente efficace che basta “una sola parola” per procurarci la guarigione e la salvezza (Mt. 8,8). Quante parole scivolano invece sul nostro cuore, come acqua sui sassi! Quanti semi, portatori di tanta vita nuova, restano invece inutilizzati! Anche qui i segni da me verificati sono stati non solo la maggiore pace interiore e la gioia, ma anche il calore proprio sul cuore! Sentiamo che il Signore è nostro alleato, che ci aiuta a recuperare terreni perduti. La speranza accende davvero il nostro cuore.
L’Offertorio fino alla conclusione della Preghiera sulle Offerte ci può portare la terza guarigione: quella del cuore, la guarigione dai nostri egoismi che tante tristezze invece lo chiudono. La gratuità del gesto dell’offertorio, manifestato anche con la nostra partecipazione all’offerta e alla condivisione, apre il cuore alla gioia e riscontriamo la verità di questa parola di Gesù, riportata solo nel libro degli Atti: “c’è più gioia nel dare che nel ricevere.” (At.20, 35). Aprendo le mani e il cuore nel gesto dell’offerta ci troviamo il cuore aperto, cioè, nella condizione migliore per ricevere il Signore nel nostro cuore. Il segno che avvertiamo è quello di una maggiore o totale libertà interiore che ci apre alla preghiera vera, come S. Francesco d’Assisi, che, ormai libero da tutto, poteva dire con verità: “Padre nostro che sei nei cieli..” e non più soltanto “Padre Bernardone”!
A questo punto passiamo alla quarta guarigione che è quella della preghiera. Sì, liberare la preghiera, guarire la nostra preghiera, così che possa essere come quella che Gesù ci ha insegnato: ricerca della gloria del Padre, ricerca del Volontà del Padre, dono di noi stessi al Padre, preghiera per le necessità di tutta la Chiesa. Il culmine avviene appunto in quel “Per Cristo, con Cristo e in Cristo…”. Sant’Agostino dà questa risposta alla domanda: “Perché il Signore non ascolta la nostra preghiera?” “Perché – egli dice - chiediamo “mali” (cioè, cattivi), “mala” (cioè, cose cattive) “et male” (cioè, in modo sbagliato)”. Il segno che ci sarà dato sarà quello di sentire il gusto della preghiera: la preghiera diventa davvero gioia per noi!
Dal Padre nostro fino al termine della S. Messa ci può essere finalmente data la guarigione da qualsiasi infermità fisica. Dobbiamo avere però la coscienza che nella Santa Comunione tocchiamo in modo fisico Gesù: Lo tocchiamo realmente anche se nella fede. Tocchiamo Lui e non solo un lembo del suo mantello. Anche noi come i malati del Vangelo gridiamo a Lui la nostra fede e la nostra invocazione: “O Signore, non son degno che tu entri nel mio cuore, ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato!” Il segno che molti hanno avvertito è il calore proprio nelle parti malate del corpo e la guarigione fisica immediata, o che si è completata nel corso della settimana.
Non dimentichiamo di ringraziare come quel lebbroso che, solo sui dieci guariti per via, è tornato a ringraziare Gesù (Lc.17, 15-19). La benedizione finale suggellerà tutte le guarigioni ricevute.
Quando siamo malati andiamo, certo, dai medici, ma non dimentichiamo che Gesù è “il Medico dei medici”. Andiamo a riceverLo nell’Eucaristia: non andiamo mai da maghe/i ecc… La Regina della Pace ci invita a preferire la S. Messa a tutto. Chi è stato a Medjugorje sa che al termine di ogni Santa Messa serale c’è la benedizione degli oggetti e la preghiera di guarigione.

Zelbio - P. Armando Favero O.M.I. - reginamundi.info -

 
 
 

COMMENTO DI PADRE ARMANDO FAVERO AL MESSAGGIO DEL 2 GIUGNO

Post n°7207 pubblicato il 06 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Dopo varie traversie solo questa notte sono rientrato a casa da Medjugorje e sono in grado di trasmettervi il mio commento personale al Messaggio del 2 Giugno 2012.
Vi riporto prima di tutto il Messaggio del 2 Giugno u. s., come ci è stato consegnato dall’Ufficio Informazioni Parrocchiale di Medjugorje. Quel giorno ero infatti là, e questo lungo Messaggio è suonato agli orecchi di tanti come una stupenda catechesi della Regina della Pace, in considerazione della nostra situazione personale e generale.

Messaggio del 2 Giugno 2012: “Cari figli, sono continuamente in mezzo a voi perché col mio infinito amore desidero mostrarvi la porta del paradiso. Desidero dirvi come si apre: per mezzo della bontà, della misericordia, dell’amore e della pace, per mezzo di mio Figlio. Perciò, figli miei, non perdete tempo nelle vanità. Solo la conoscenza dell’amore di mio Figlio può salvarvi. Per mezzo di questo amore salvifico e dello Spirito Santo, Egli mi ha scelto ed io, insieme a Lui, scelgo voi perché siate apostoli del suo Amore e della sua Volontà. Figli miei, su di voi c’è una grande responsabilità. Desidero che voi, col vostro esempio, aiutiate i peccatori a tornare ad aprire gli occhi, arricchiate le loro povere anime e li riportiate tra le mie braccia. Perciò pregate, pregate, digiunate e confessatevi regolarmente. Se mangiare mio Figlio è il centro della vostra vita, allora non abbiate paura: potete tutto. Io sono con voi. Prego ogni giorno per i pastori e mi aspetto lo stesso da voi, perché, figli miei, senza la loro guida ed il rafforzamento che vi viene per mezzo della loro benedizione non potete andare avanti. Vi ringrazio.”

Commento personale:
 
La parola “Porta del Paradiso” ha colpito tutti, ma anche le indicazioni che la Regina della Pace ci ha dato “per aprirla”!

A me è venuta in mente una stupenda storia, che potrebbe essere anche una parabola, dal titolo “la scommessa del vento e del sole.” Brevemente ve la racconto.

Un giorno il vento vide un povero che camminava lungo una via con il suo mantello sulle spalle. Allora disse al sole: “Scommetto che io riuscirò a togliere il mantello dalle spalle di quell’uomo prima di te.” Il sole accettò la sfida e gli disse: “Comincia tu.” Allora il vento cominciò a soffiare, a soffiare sempre di piú. Ma quell’uomo stringeva sempre piú stretto sul petto il suo mantello con entrambe le mani. Il vento soffiò ancora piú forte e sembrava che volesse portarsi via non solo il mantello ma anche tutto quel povero uomo, il quale per proteggersi da vento trovò un riparo sotto la pietra di una piccola grotta, e nascose anche la testa sotto il mantello, in attesa che il vento cessasse. Dopo aver sudato le fatidiche sette camicie, il vento rinunziò e disse al sole: “Io non riesco: provaci tu.” E allora il sole, cessato il vento, cominciò a scaldare, a scaldare sempre di piú. Il povero allora tirò fuori la testa dal mantello, uscì da quel piccolo rifugio, si mise in piedi, si scrollò di dosso la polvere e il freddo, e riprese il suo cammino con il suo bel mantello sulle spalle. Allora il sole cominciò a scaldare, a scaldare sempre di piú, finché il povero si tolse di dosso il mantello e se lo pose sul braccio: aveva vinto il sole! Non aveva vinto la violenza, ma l’Amore. E’ quello che la Regina della Pace ci indica quando dice che possiamo aprire la porta del Paradiso “per mezzo della bontà, della misericordia, dell’amore e della pace”.

Ma poi aggiunge un particolare importante: quella porta si apre “per mezzo di mio Figlio”. Gesú, infatti, dopo la sua morte in Croce, scese agli Inferi e liberò le anime dei giusti, aprendo loro e a tutti noi le porte del Paradiso. Anche noi passiamo attraverso la sua Passione e Morte, per la sua Risurrezione. E sembra ricordarci alcune parole importanti della 1a Lettera di S. Giovanni Apostolo: tutta la lettera sarebbe da leggere con attenzione!..

Lei ripete anche quella parola che impensierisce: “non perdete tempo nelle vanità.”, riportandoci al cap. 1 del Qoélet.

La Regina della Pace compie poi lo stesso gesto che ha compiuto Gesú. Egli, inviato dal Padre nel mondo, invia nel mondo anche i suoi discepoli a portare il Vangelo di salvezza. Ora Lei, con lo Spirito Santo, ci sceglie e ci invia a testimoniare con la vita, a riportare tra le sue braccia tutti i peccatori. Lei ci dice che su di noi “c’è una grande responsabilità”. E ci indica tre mezzi per collaborare con Lei alla salvezza di coloro che per la prima volta chiama “peccatori”: preghiera, digiuno, Eucaristia. In particolare vorrei sottolineare il verbo che Lei ha usato riferendosi ad essa: “Se mangiare mio Figlio è il centro della vostra vita…”. Usa proprio il verbo “mangiare” come Gesú nella Sinagoga di Cafarnao (cfr. Gv. 6, 51-58), un verbo che scandalizzò perfino i suoi discepoli, che da allora in molti lo abbandonarono. Anche tra i miei pellegrini qualcuno ha osservato: “non era meglio che la Madonna avesse usato un altro verbo, come “ricevere” invece di “mangiare”? Mi sono allora ricordato delle parole che Gesú ha detto nella sinagoga di Cafarnao. E questa risposta li ha convinti. Non è da sottovalutare tutta la frase della Regina della Pace a questo proposito, insieme con l’aggiunta che non è marginale (“Io sono con voi”, da collegare all’iniziale “sono continuamente in mezzo a voi”…), se ricordiamo il suo ultimo Messaggio dato attraverso Ivan il 25 Maggio, nel quale ci invitava a pregare perché Lei potesse continuare a darci messaggi…

Infine ci dice che non solo ci invita a pregare per i nostri pastori, ma che Lei per prima prega per loro, perché senza di essi la Chiesa di Gesú non c’è. E’ proprio questa mediazione umana che fa difficoltà a non pochi cristiani che dicono “Cristo sí, Chiesa no.” Questo riferimento ai pastori ha una valenza particolare in questo momento storico nel quale la Chiesa è al centro di polemiche e di scandali. Del resto satana non ha forse sfidato Dio che in un secolo l’avrebbe distrutta? Nessuna persecuzione esterna ha potuto distruggerla, ma ora lui sta tentando di farlo con le infedeltà interne ad essa (famiglie, sacerdoti, pastori). La posta in gioco è pesante e dobbiamo accogliere questo appello pressante della Regina della Pace.

Note: Prima dell’apparizione a Mirjana, è stato aperto un grosso ombrellone giallo per difendere i presenti che guardavano verso la croce blu in controsole. Alla fine dell’apparizione è stato aggiunto che all’inizio dell’apparizione la Regina della Pace era molto triste, ma alla fine molto decisa, determinata.

Tutti questi particolari mettono in rilievo il quadro di questa importante apparizione.

Quella del 2 del mese sta infatti attirando la presenza di un numero crescente di pellegrini e di sacerdoti. Numerose e bellissime le Confessioni e molto partecipate anche le liturgie serali. Domenica pomeriggio, 3 Giugno, Medjugorje era spopolata.

Per me è stata una esperienza formidabile, che mi ha fatto sentire il polso della situazione generale…Vi benedico.  P. Armando

- Padre.Armando.Favero@returns.groups.yahoo.com -

informazioni_da_medjugorje@yahoogroups.com -

 
 
 

PADRE RASCHI, LA STORIA DELLA LOTTA DI UN FRANCESCANO CONTRO IL DEMONIO

Post n°7206 pubblicato il 06 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

In occasione del 25° anniversario della «nascita al Cielo» di Padre Bonaventura Raschi, grande benefattore e fondatore del Santuario dell’Immacolata Concezione «Fonte della Misericordia» sul Monte Fasce che sovrasta Genova, domenica 3 giugno 2012 si è svolta una giornata di preghiere che ha avuto inizio con la Santa Messa celebrata da Padre Beppino Co’, parroco di Zeri (Massa Carrara) e grande devoto di Padre Raschi. Alla giornata di preghiera hanno partecipato numerosi aderenti all’Associazione «Amici di Padre Raschi» (www.padreraschi.it). Nel pomeriggio si è svolto il Convegno per ricordare le opere del Religioso. Tra gli oratori, il giornalista e storico Luciano Garibaldi. Pubblichiamo il suo intervento:

Sono trascorsi dieci anni dal giorno in cui il mio mai abbastanza rimpianto collega ed amico Alessandro Massobrio mi chiese di scrivere la prefazione ad uno dei suoi libri più belli, quello dedicato al grande uomo del Signore ed esorcista padre Bonaventura Raschi, il frate che nella sua lunga vita al servizio della fede vinse il  demonio più di settanta volte.

Alessandro aveva preso visione di una mia lontanissima intervista a padre Raschi, un’intervista realizzata e pubblicata trent’anni prima, e volle confrontare con me il suo punto di vista. Ci trovammo perfettamente d’accordo nel giudizio su padre Raschi: era un prediletto del Signore.

Ricordai a me stesso, e ricordai ad Alessandro, che quando mi ero trovato per la prima volta quassù, ai piedi del Monte Fasce, di fronte a quel frate alto, tranquillo, sereno (aveva appena compiuto i settant'anni), che mi raccontava - avendo deciso che poteva fidarsi di me - storie da far rabbrividire, finii per immedesimarmi nelle vicende ch'egli mi narrava e dovetti convenire che mi trovavo al cospetto di una personalità assolutamente superiore.

Prima di incontrare Padre Raschi avevo sempre pensato che gli ossessi, gli indemoniati, o comunque quanti così venivano definiti, non fossero che dei nevropatici affetti da qualche forma morbosa curabile dalla medicina moderna. Dopo l'incontro, mi convinsi che le cose non stavano così. Capii che l'ossessione demoniaca manifestava sintomi ben precisi, che esistevano regole scientifiche per distinguere una persona affetta da nevrastenia o isteria da una posseduta dal demonio.

Padre Raschi mi aiutò a capire con quale cautela la Chiesa si muovesse, fin da quei secoli lontani, sempre fedele alla regola fondamentale dell'antico rituale: «In primis non facile credat aliquem a demoniis obsessum esse». In questo senso egli era di una ortodossia totale. Era perfettamente consapevole dell'esistenza di squilibrati che si autosuggestionano, credendo di impersonare il demonio, così come altri squilibrati credono di essere Hitler, o Napoleone. E portava sempre con sé, nella mente e nel cuore, la regola fondamentale del rituale romano, basato sui tre indizi precisi per valutare chi sta di fronte all'esorcista: la xenoglossia, cioè l'elaborazione di una lingua sconosciuta al soggetto; l'azione a distanza (fenomeni di telecinesi e levitazione); infine l'ingigantimento, al di là dei limiti naturali, delle forze del posseduto. «Personalmente» mi raccontava padre Raschi «mi è capitato il caso di un contadino toscano indemoniato il quale parlava correntemente, sotto l'influsso demoniaco, sette lingue straniere. Altre volte la forza degli ossessi da me curati era spaventosa e ho dovuto sostenere duri scontri fisici, aiutato per fortuna dai presenti, altrimenti non sarei scampato».

Imparai tante cose, in quel lontano incontro con un vero uomo di Dio. Per esempio, potei farmi un'idea precisa dell'atteggiamento della scienza medica di fronte agli esorcisti. La psichiatria, come scienza, esclude l'ossessione demoniaca, ma vi sono psichiatri i quali, individualmente, ammettono l'esistenza del fenomeno e ricorrono all'opera degli esorcisti. Padre Raschi mi raccontò più d’un episodio che aveva visto psichiatri anche famosi ricorrere a lui per risolvere il problema di loro pazienti refrattari a tutte le terapie.

Dobbiamo tutti gratitudine ad Alessandro Massobrio, giornalista, scrittore di non comune efficacia, testimone del tempo e uomo di fede, scomparso cinque anni or sono, per avere scritto un libro su padre Bonaventura Raschi, il grande francescano che, per realizzare la sua opera, scelse Genova e che Genova ha ingiustamente dimenticato. Quante emozioni mi diede la lettura delle pagine di Massobrio! Da quelle pagine appresi dei legami spirituali tra Padre Raschi e Padre Massimiliano Kolbe, il santo polacco martirizzato dai nazisti che mi aveva sempre intrigato, fin dalla mia prima gioventù, al punto di spingermi in pellegrinaggio ad Auschwitz. Appresi inoltre che Padre Raschi aveva deciso di raccogliere l'eredità di Kolbe nella chiesa di San Francesco d'Albaro, una chiesa mitica per noi italiani in quanto proprio dal suo sagrato, nel drammatico 1796 che segnò il sacrificio sanguinoso dei difensori delle fede contro le orde rivoluzionarie, giacobine e paleocomuniste di Napoleone, si levò per la prima volta l'invocazione «Viva Maria!», il grido sacro della tradizione e della controrivoluzione.

Tornando al mio antico incontro con Padre Raschi, vorrei ricordare la motivazione che mi aveva spinto, quel lontano giorno di ormai quasi 40 anni or sono, a presentarmi a lui per convincerlo a raccontare, a un giornalista che scriveva per rotocalchi popolari a larga diffusione, la storia della sua straordinaria missione. Era la stessa che mi aveva condotto a intervistare il presidente della commissione medica di Lourdes, a frequentare i convegni del professor Giuseppe Crosa di Vergagni sulle voci dall'aldilà, a indagare a Fatima, molti anni prima che esso fosse (ma soltanto parzialmente) svelato, sul Terzo Segreto, a recarmi più volte a Salon de Provence per cercare di capire il mistero di Nostradamus.

Quel giorno, Padre Raschi mi narrò un suo incontro con il professor Crosa di Vergagni: «Aveva condotto da me un suo ammalato che si era mostrato refrattario a tutte le terapie», mi raccontò Padre Raschi. «Avevo nel mio studio un Crocifisso consegnatomi da una signora la quale sosteneva che contenesse un frammento della Santa Croce, ma senza autentica. Approfittai della visita del professor Crosa ed entrai nella stanza dei colloqui con un pacchetto dentro il quale era la Croce. Non appena mi vide, il giovane ammalato che era venuto da me con lo psichiatra, emise un grido. Mi avvicinai. Gli posi il pacchetto sul capo. Egli stramazzò a terra, letteralmente schiantato. Poco dopo cercò di rialzarsi. Intimai: "In nome di Cristo, Satana, vattene!". Un grido disumano, la stanza tremò e il pavimento parve sollevarsi. Un istante dopo il giovane si alzò. Era tornato perfettamente normale. Il professor Crosa lo tenne in osservazione quindici giorni, poi lo dimise, clinicamente guarito».

Ricordo ancora perfettamente che, mentre Padre Raschi mi parlava, il mio sguardo era caduto su una lunga crepa che sconvolgeva il pavimento dello stanzone dove il grande frate aveva lottato con il demonio, e un brivido mi percorse la schiena.

Credo che questo basti. Il ricordo di Padre Raschi e di Alessandro Massobrio ha rinverdito in me i tempi in cui era ancora possibile, per un giornalista, fare senza condizionamenti, senza timori, senza viltà, il proprio mestiere: cercare la verità. E di questo sono grato all’Associazione “Amici di Padre Raschi”, al suo presidente Luigi De Pascalis, alla vicepresidente Elsa Repetti. E a tutti voi.

di Luciano Garibaldi - riscossacristiana.it -

 
 
 

IL POLLINE RILEVA: LA SINDONE E' UN LENZUOLO FUNEBRE

Post n°7205 pubblicato il 06 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Secondo una ricerca universitaria i pollini dominanti nel lino custodito a Torino sono l’immagine del rituale funerario secondo gli usi di 2000 anni fa in Asia Minore

Si è svolto recentemente a Valencia un convegno sulla Sindone. Ci è sembrato particolarmente interessante il lavoro di una studiosa universitaria, Marzia Boi, ricercatrice presso l’Università delle Isole Baleari. La Boi è una specialista di “palinologia” la scienza che studia i pollini.

Come è noto agli appassionati del genere, il tessuto della Sindone è coperto di pollini; e la relazione della ricercatrice mette in rilievo con chiarezza il fatto che i pollini testimoniano che il lenzuolo custodito a Torino aveva una caratteristica ben precisa: era un lenzuolo funerario, utilizzato secondo rituali presenti nell’area del Medio oriente da oltre due millenni. La Boi nella sua relazione non lo dice; ma noi ci permettiamo di aggiungere che questa constatazione è un forte elemento contro la tesi della falsificazione medievale. Appare infatti piuttosto incredibile ( e costituirebbe un reale miracolo scientifico) l’idea di un falsario medievale con le conoscenze degli unguenti e degli olii utilizzati nei riti funerari ebraici del I secolo dopo Cristo, e si fosse messo a ricostituire unguenti e aromi secondo quelle disponibilità e formule in attesa che qualche secolo più tardi strumenti di cui non è a conoscenza potessero rivelarlo.

Scrive nella sua relazione a Valencia Marzia Boi: “I pollini del Sacro Lino, che fino ad ora sono stati messi in relazione con l’origine geografica della reliquia, rivelano inoltre gli oli e gli unguenti applicati sia al cadavere che alla tela. Le scoperte aggiungono un significato etnoculturale in relazione a pratiche funerarie molto antiche. Queste particelle, indistruttibili col passare del tempo, fotografano un rito funebre di 2000 anni fa e grazie alle stesse, si sono rivelate le piante usate nella preparazione del cadavere conservato nella tela. Le sostanze oleose hanno permesso che i suoi pollini, quali componenti accidentali, si siano fermati, impregnati e nascosti nel tessuto di lino, quali testimoni invisibili di uno straordinario evento storico”. Secondo la tradizionale ebraica i cadaveri e ciò che li copriva erano trattati con olii e unguenti profumati in un rito minuzioso.

La ricerca della Boi analizza i lavori pubblicati sui pollini della Sindone. Max Frei, il grande studioso svizzero dei pollini della Sindone, ha lasciato un tesoro documentario. Un esame con strumenti più avanzati di quelli di oltre trent’anni fa haanno portato la ricercatrice a correggere alcune identificazioni. Fra queste è particolarmente importante una scoperta: “Posso vedere come il polline di Anemone è in realtà di Pistacia. Il polline di Ridolfia lo identifico come un’Asteracea di nome Helichrysum”.

E fa un’altra scoperta: e cioè che il polline finora identificato come quello di “Gundelia Tourneforti” in realtà non lo è. Gundelia Tourneforti è una delle 23.000 specie di Asteracea al mondo, che cresce nei deserti montani di tutta l’Asia Minore. Nel 1999 due grandi studiosi ebrei, Danin e Baruch nel libro “Flora of the Shroud” nella loro revisione del lavoro di Frei confermano la specie Gundelia come il polline più abbondante nel lino e ipotizzano che la corona di spine sia stata formata da foglie della stessa Gundelia.

Marzia Boi non è di questo parere. L’esame al microscopio elettronico della Boi da’ la risposta: il polline non è nè Ridolfia né Gundelia, ma Helichrysum. E’ il polline più abbondante (29.1%) seguito da Cistaceae con l’8.2%, Apiaceae con il 4.2% e Pistacia con lo 0.6%. “Tutte le piante menzionate sono di pollinizzazione entomofila: i loro pollini si spostano con l’aiuto di insetti e non nell’aria; questo dimostra che ci deve essere stato un contatto diretto o con le piante o con i prodotti di uso funerario...la lista dei pollini rivela la traccia delle piante più usate negli antichi riti funerari. I pollini riconosciuti chiariscono che il Sacro Lino è stato unto con oli e unguenti, così come probabilmente il corpo che ha avvolto”. Da foglie, frutto e corteccia del genere Pistacia si otteneva un balsamo usato anche come unguento. Ma dall’Helichrysum si produceva un olio di ottima qualità, usato per ungere sia la tela funebre che il cadavere, e proteggerli. “L’uso di questo olio nei rituali funerari antichi è documentato in vari Paesi, dall’Arabia alla Grecia”.

Conclude Marzia Boi: “I pollini dominanti nella Sindone sono l’immagine del rituale funerario secondo gli usi di 2000 anni fa in Asia Minore. Sono i componenti degli unguenti e olii più preziosi dell’epoca che sono rimasti straordinariamente sigillati nella tela…Aver identificato correttamente il polline di Helichrysum, erroneamente chiamato Gundelia, conferma e da autenticità all’importante personalità del corpo avvolto nel lino”.

Marco Tosatti - vaticaninsider.lastampa.it -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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