ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi di Marzo 2009

I BAMBINI DIMENTICATI NELLA LOTTA ALL'HIV/AIDS

Post n°1615 pubblicato il 09 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La Caritas sta lanciando la campagna globale “HAART for Children: Greater Access to Pediatric HIV and TB testing and treatment”, chiedendo ai Governi e alle compagnie farmaceutiche di sviluppare le cure per l'Hiv/Aids e la tubercolosi che potrebbero salvare ogni giorno la vita di 800 bambini affetti da queste malattie. HAART è l'acronimo di Highly Active Anti-Retroviral Therapy, cioè Terapia Antiretrovirale Altamente Attiva, definizione con cui si indicano i regimi curativi per contenere la proliferazione virale e rallentare lo sviluppo dell'Hiv. I bambini dei Paesi poveri non hanno accesso ai medicinali che permetterebbero loro di vivere più a lungo e in modo più sano. Spesso non riescono ad accedere a test accurati se non quando è troppo tardi. La maggior parte dei bambini che muoiono ogni anno non avrebbe neanche contratto l'Hiv se la madre fosse stata curata. Per questo motivo, la Caritas esorta i giovani di tutto il mondo a scrivere ai Governi e alle compagnie farmaceutiche attraverso risorse disponibili sul suo sito web. I Governi e le compagnie giocano un ruolo di primo piano per l'accesso alle cure da parte dei bambini. La Caritas vuole che sviluppino medicinali per affrontare l'Hiv e la tubercolosi nei bambini, aumentare la prevenzione della trasmissione materno-filiale ed eliminare le barriere che escludono donne e bambini dalla diagnosi e dalle cure. Il delegato di Caritas Internationalis presso le Nazioni Unite a Ginevra, Francesca Merico, ha affermato che “senza cure adeguate un terzo dei bambini nati con l'Hiv morirà prima del primo compleanno, e metà prima di aver compiuto due anni”. “Le cure antiretrovirali pediatriche per l'Hiv e la co-infezione Hiv/tubercolosi nei bambini non è considerata redditizia visto che il mercato per queste cure riguarda prevalentemente i Paesi poveri. Come possiamo permettere che venga data priorità al profitto anziché alle persone? Vogliamo che i leader politici dicano ai bambini del mondo come hanno promosso e rispettato il diritto alla salute dei bambini”. “Dobbiamo continuare ad esercitare pressioni di modo che tutte le donne affette da Hiv possano essere curate e si possa evitare la trasmissione del virus ai loro figli, tutti i bambini possano avere una diagnosi tempestiva dell'Hiv e tutti quelli che ne sono affetti possano accedere alle cure salvavita che meritano”. La Convenzione sui Diritti del Fanciullo festeggerà il suo 20° anniversario il 20 novembre. Riconosce il diritto dei bambini a godere del più alto standard sanitario possibile e l'accesso alle cure e alla riabilitazione. La Caritas sta esortando i leader politici ad approfittare di questa occasione speciale per dire ai bambini del mondo come hanno promosso e rispettato il diritto dei bambini alla salute rendendo gli strumenti per la diagnosi e la cura dell'Hiv accessibili a tutti. - ZENIT - 

 
 
 

UNA POESIA DI UNA GRANDE DONNA DEDICATA A TUTTE LE DONNE

Post n°1614 pubblicato il 08 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi, i giorni si trasformano in anni...
Però ciò che è importante non cambia;
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.

Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno.
Dietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza.
Dietro ogni successo c’è un’altra delusione.

Fino a quando sei viva, sentiti viva.
Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.

Non vivere di foto ingiallite...
Insisti, anche se tutti si aspettano che abbandoni.
Non lasciare che si arrugginisca il ferro che c’è in te.

Fai in modo che, invece che compassione, ti portino rispetto.

Quando a causa degli anni non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Però... non trattenerti mai!

( MADRE TERESA DI CALCUTTA )

 
 
 

GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE DONNE: NOTIZIE DAL MONDO

Post n°1613 pubblicato il 08 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Oggi la Giornata internazionale delle donne è ricordata in tutto il mondo, è celebrata dalle Nazioni Unite e in molti paesi è considerata festa nazionale. Nell'ultimo secolo lo scenario relativo ai diritti delle donne è mutato drasticamente. Sono diventate protagoniste attive dei processi decisionali e hanno realizzato passi significativi verso l'eguaglianza economica. A livello globale esistono trattati giuridicamente vincolanti che proteggono e promuovono i loro diritti. Tuttavia le donne continuano a essere vittime di violenza, in particolare violenza sessuale, diffusa in modo preoccupante. In tempo di guerra, sono spesso considerate veri e propri obiettivi militari.
Si stima che, durante il conflitto armato in Sierra Leone (1991-2002), almeno una donna/ragazza su tre abbia subito uno stupro o altre forme di violenza sessuale, da parte di tutti i principali attori degli scontri: forze governative, combattenti civili e fazioni armate avversarie. La violenza sessuale è anche strettamente collegata al circolo vizioso che si crea tra povertà e insicurezza. A Haiti, per esempio, molte ragazze non possono permettersi di pagare le tasse scolastiche e sono quindi costrette a sottostare ad abusi sessuali e violenze in cambio di regali o soldi per garantirsi l'istruzione. Altre rimangono vittime di violenza sessuale mentre percorrono strade poco o per nulla illuminate.
Le donne artefici del cambiamento
Sebbene nel mondo dilaghino l'insicurezza e la violenza contro le donne, sono proprio loro che, superando enormi ostacoli, hanno ottenuto cambiamenti positivi per l'intera società. In Liberia, le donne che hanno combattuto come bambine-soldato stanno ora lavorando affinché tutte coloro che hanno subito violenza durante i conflitti armati (1989-1997 e 1999-2003) ottengano giustizia. Si stima che le donne rappresentassero oltre il 30 per cento delle forze armate. Durante il conflitto, Florence Ballah e Jackie Redd sono state portate via dalle loro abitazioni e hanno combattuto per fazioni rivali, adesso si sono unite e lottano per fare in modo che le donne della Liberia abbiano una vita migliore.
In Nepal, la violenza sulle donne è un fenomeno molto diffuso sebbene, a seguito della caduta della monarchia nel 2006, alcuni cambiamenti positivi siano avvenuti, soprattutto per quanto riguarda la presenza femminile nella sfera pubblica. Le donne che lottano in difesa dei diritti umani e contro ogni forma di violenza però sono ancora vittime di molestie e intimidazioni da parte di attori statali e non.
In Iran, le attiviste della Campagna per l'uguaglianza lottano perché venga messa fine alla discriminazione legale delle donne. Sono spesso vittime di attacchi da parte del governo: nel 2008, Parvin Ardalan, Nahid Keshavarz, Jelveh Javaheri e Maryam Hosseinkhah sono state condannate a sei mesi di carcere. Dal 2006 oltre 50 attiviste sono state detenute dalle autorità e a molte è stato vietato di lasciare il paese. Nonostante ciò, la loro lotta per il cambiamento continua.
In ogni paese donne coraggiose e determinate lavorano per costruire un mondo migliore. Le loro voci devono essere ascoltate.
Il loro contributo deve essere riconosciuto e incoraggiato. Le violazioni dei diritti umani non possono essere fermate senza un'attiva partecipazione di chi ha subito in prima persona la violenza. La violenza di genere colpisce donne di ogni età, classe sociale, religione, paese ed etnia.
La violenza domestica
Comprende tutti quegli abusi subiti dalle donne in casa o nel contesto familiare, da parte degli uomini con i quali condividono le loro vite. La violenza domestica si manifesta in varie forme: abusi fisici e psicologici, atti di violenza o tortura, stupro coniugale, incesto, matrimoni forzati o prematuri, delitti d'onore. Il 70% di donne vittime di omicidio sono state uccise da partner o ex partner (Organizzazione Mondiale della Sanità).
La violenza nella comunità
Donne comprate e vendute Si stima che le donne vittime della tratta, avviate al mercato della prostituzione, siano 500.000 nella sola Europa occidentale. La situazione delle vittime di tratta può essere definita in molti casi schiavitù. Le violazioni subite possono includere l'uso della violenza fisica, lo stupro, le minacce psicologiche, la reclusione, il sequestro del passaporto e del denaro.
Le mutilazioni genitali femminili
Le mutilazioni genitali femminili sono pratiche tradizionali che hanno gravissime conseguenze sia fisiche che psicologiche per le donne e le bambine che vi sono sottoposte, che si stima siano 135 milioni nel mondo. Queste pratiche sono diffuse in molti paesi africani, in alcune zone della penisola arabica e dell'Indonesia e all'interno di alcune comunità immigrate in Europa, America e Oceania.
Abusi nei conflitti armati
Nelle situazioni di guerra le donne sono esposte a sistematiche violazioni dei loro diritti. Lo stupro non è un incidente di guerra, un "danno collaterale", ma uno strumento di terrore utilizzato con precisi fini dai soldati e da altri combattenti: terrorizzare le donne, colpire il nemico nell'onore, destabilizzare la società e annientarne la resistenza, "premiare" i soldati, estorcere informazioni. - Amnesty International -

" La vigliaccheria chiede: è sicuro?
L'opportunità chiede: è conveniente?
La vana gloria chiede: è popolare?
Ma la coscienza chiede: è giusto? "

MARTIN LUTHER KING

 
 
 

IL MIO 8 MARZO? SOLA E RECLUSA IN CASA

Post n°1612 pubblicato il 08 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

«L'ho rivisto a dicembre, era la prima volta da quando nel 2006 l'hanno condannato e sbattuto in carcere. Non è stato bello... stava malissimo era piegato dalla dissenteria... ha un'infezione intestinale, ma loro non lo curano, non gli danno nemmeno l'acqua bollita. In quelle condizioni può solo peggiorare. Mi è preso un colpo, non credevo di trovarlo in quello stato... alla fine abbiamo parlato solo della sua malattia, delle sue condizioni che peggiorano giorno dopo giorno. Da allora non penso ad altro... domani è la festa della donna, ma per me c'è poco da festeggiare... l'8 marzo lo passerò sola e prigioniera».
La voce di Yuan Weijing echeggia lontana, rimbomba in quella casa di Linyi nella remota regione orientale della provincia cinese di Shandong. Lei ha 33 anni e un tempo sognava solo di fare l'insegnante. Poi quattro anni fa l'incubo. Le autorità del posto sono accusate da Pechino di non applicare le regole sulla limitazione delle nascite. I burocrati reagiscono, costringono settemila donne incinte ad abortire, condannano alla sterilizzazione forzata chiunque abbia già figli. L'unico ad opporsi è il marito di Yuan. Si chiama Chen Guangcheng, è un ragazzo cieco con il pallino della legalità. Non ha potuto laurearsi, ma ha seguito i corsi di legge all'università, ha studiato diritto per passione. La tragedia delle donne di Linyi diventa la sua battaglia. Denuncia i soprusi, difende le vittime, accusa il partito. Grazie a lui il mondo scopre gli orrori della legge sul figlio unico e la tragedia di 130mila cinesi costrette, ogni anno, all'aborto forzato. Il regime sbatte in carcere Chen e - nel novembre 2006 - lo condanna a 4 anni e 3 mesi di galera. Yuan prende il suo posto, si trasforma in una pasionaria in lotta per i diritti delle donne e di quel marito cieco e senza colpe condannato a marcire in galera. Ma oggi Yuan Weijing, raggiunta al telefono dal Giornale, racconta di sentirsi triste, sola e dimenticata.
«Sono sola e prigioniera, loro sono lì sotto, se mi affaccio li vedo. Non mi fanno uscire, non mi fanno andare da nessuna parte, posso solo far la spesa e mi seguono anche lì. Mi hanno tagliato il telefono di casa per togliermi internet, non posso leggere i giornali, non posso incontrare nessuno. L'unico legame con il mondo esterno è questo cellulare. Se mi chiede dell'8 marzo e della festa della donna le posso raccontare come sarà il mio, sarà una giornata triste e oscura, sarà la giornata di una donna prigioniera e sorvegliata a vista».
È sicura di poter parlare?
«Perché non dovrei? Cos'altro mi possono fare? Hanno condannato mio marito con accuse ridicole, hanno distrutto la mia famiglia, mi hanno tolto la libertà e ora cercano di seppellirmi viva. Ho dovuto mandare mio figlio da mia madre, a cento chilometri da qui, altrimenti non poteva neppure andare a scuola... dopo questo cosa possono farmi ancora? Dico solo la verità, non posso aver paura».
Chi sono quelli che la controllano?
«All'inizio erano poliziotti o funzionari, ora sono gente comune assoldata dal governo per controllarmi, rendermi la vita impossibile, proibirmi di vedere chiunque, isolarmi dal mondo. Qui nelle campagne è pieno di disoccupati pronti a tutto per qualche soldo. Con un lavoro regolare guadagnerebbero 30 yuan (3 euro) al giorno, facendo la guardia a me ne prendono cento... capirà che i volontari non mancano. E il governo non può venir accusato di nulla».
La Cina dichiara di rispettare i diritti umani.
«Sicuramente non quelli di mio marito o i miei. Chen è cieco ed ora pure malato, per legge non dovrebbe stare in prigione. Ho chiesto la scarcerazione e mi hanno risposto che per lui questo diritto non vale. Ho chiesto una visita medica e non mi hanno risposto. Hanno usato accuse false per imprigionarlo e ora lo tengono in condizioni disumane. Sua madre l'ha visto un mese fa e racconta che sta sempre peggio. Lei pensa che i nostri diritti siano rispettati? Non ho commesso nessun reato, nessuna irregolarità e mi hanno sepolta viva. Mio marito non ha mai commesso nulla d'illegale ed è in prigione. Lui lo diceva, in Cina la legge scritta è una cosa, la realtà un'altra».
Perché lo vogliono in prigione?
«Per condannarlo a 4 anni e 3 mesi l'hanno accusato di aver bloccato il traffico e danneggiato la proprietà pubblica, ma sono invenzioni... le autorità lo odiano perché ha fatto perder loro la faccia. Lui era inorridito da quanto succedeva qui attorno. Ogni giorno cento donne d'ogni villaggio erano costrette alla sterilizzazione forzata. Il distretto conta 12 villaggi e quindi solo qui c'erano quotidianamente 1200 sterilizzazioni. Lui non lo sopportava, non riusciva a tacere. Voleva eliminare quelle pratiche, cancellarle. La legge, diceva, non lo permette, ma loro se ne fregano, perseguitano le donne per far bella figura con il partito. Lui li ha svergognati e loro ora non lo perdonano».
Come funziona la legge sul figlio unico?
«Dopo il primo figlio maschio ti propongono, ma in verità ti costringono, la sterilizzazione forzata. Se hai avuto una femmina puoi farne un altro, ma dopo è finita, devi farti sterilizzare. La legge non lo prevede, ma se rifiuti prendono tuo marito, tua madre, tuo padre, tutti i parenti... fino a quando non ti presenti. Qui nelle campagne tutti però tentano di trasgredire... i contadini hanno bisogno dei figli per lavorare i campi e farsi mantenere da vecchi».
Come scoprono chi è incinta?
«Le donne in età fertile devono sottoporsi a controlli periodici, chi resta incinta senza permesso del governo viene fatta abortire. Qualcuna sfugge ai controlli spostandosi con la scusa del lavoro, ma dopo un paio di controlli saltati ti mandano a cercare... chi fa la spia riceve dei premi e quindi prima o dopo vieni denunciata e costretta all'aborto anche se sei all'ultimo mese».
Chi l'aiuta?
«Nessuno. Sopravvivo con i soldi dei premi che mio marito ha ricevuto dall'estero. La gente qui sa che non abbiamo fatto nulla di male, ma se lo tiene per sé. È povera gente: magari ci sostiene moralmente, ma non ha né la forza, né il coraggio di far nulla. Qui se alzi la testa il regime ti schiaccia».
Spera ancora?
«Spero che lo liberino, spero di rivederlo, spero in voi che avete la libertà e potete raccontare la nostra storia. Solo così non verremo dimenticati. Solo così forse torneremo a vivere». - ilgiornale.it -

 
 
 

LA CHIESA E LA RIVOLUZIONE FEMMINILE

Post n°1611 pubblicato il 08 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Arriva l’8 marzo, festa della donna, buona occasione per riflettere sulla strada percorsa sinora verso l’emancipazione delle donne; in particolare, sul ruolo della Chiesa in questo cammino, ruolo spesso sottovalutato se non addirittura travisato. A uno sguardo superficiale il fatto che la Chiesa cattolica - insieme a quelle ortodosse - continui a negare alle donne l’accesso al sacerdozio sembra infatti costituire una ragione per considerarla un ostacolo al movimento di emancipazione. Al contrario, la Chiesa, custode fedele della tradizione cristiana, ha giocato una parte fondamentale nello spianare la strada all’uguaglianza delle donne. Anche riflettendo sul testo costitutivo del concetto di donna e di uomo nella tradizione occidentale, cioè il libro della Genesi.
Giovanni Paolo II nella Mulieris dignitatem ha infatti accettato l’interpretazione delle origini segnalata come più egualitaria dalle teologhe femministe:  quella cioè che insiste sulla creazione simultanea dei due sessi - “maschio e femmina li creò” - invece dell’altra che sottolineava come Eva fosse stata creata in un secondo momento, dono e aiuto per Adamo. In questa seconda interpretazione, in genere prevalente nella storia, si poteva ritenere solo l’uomo creato a immagine di Dio, mentre la donna finiva per essere considerata creata a immagine dell’uomo, quindi a lui inferiore. E in un contesto sociale in cui all’anzianità corrispondeva l’autorità - come dimostra l’iconografia ricorrente di Dio Padre come vegliardo - l’essere stato creato per primo assicurava all’uomo potere sulla donna e, quindi, ristabiliva nella vita sociale quella disuguaglianza messa in pericolo dall’uguaglianza delle anime (considerate non sessuate) che per la prima volta il cristianesimo conferiva alla vita spirituale femminile e maschile. Ma già l’Incarnazione aveva cambiato in modo definitivo il posto dell’uomo e della donna, come scrive Sylvane Agacinski (Metaphysique des sexes. Masculin/feminin aux sources du christianisme, Paris, Seuil, 2005):  “All’origine, è l’uomo, creato per primo, che era situato fra Dio e la donna; con la venuta del Figlio, è una donna che occupa il posto mediano fra Dio e Gesù, l’uomo divino, come condizione della sua Incarnazione”. Non solo, dunque, Maria significa una sorta di straordinaria promozione della donna, ma rappresenta l’umanità intera nella sua condizione carnale. Ne deriva pertanto una sorta di femminilizzazione della condizione umana, espressa nel motivo del matrimonio della Chiesa con Cristo, unione spirituale dell’umanità con il Salvatore.
Si tratta di cambiamenti certo non secondari per definire il posto della donna nelle società di matrice cristiana:  infatti è la narrazione religiosa, insieme con il mito, a dire il senso della condizione umana e dei suoi conflitti primordiali (come la differenza fra maschile e femminile), a fornire l’interpretazione del mondo o della presenza umana e a rispondere agli enigmi posti dalla nascita, dalla mortalità e dalla fecondità. Per tutti questi motivi i cambiamenti nella concezione della differenza fra maschile e femminile sono ricchi di significato. Se è vero che su queste narrazioni si fonda la spiegazione di base della gerarchia fra i sessi, il cambiamento operato da Giovanni Paolo II è rilevante, anzi, si può dire che costituisca la premessa per tutti gli altri cambiamenti. A questo bisogna guardare, invece di fermarsi alle solite rivendicazioni di potere e affermazione sociale, per tentare un bilancio della rivoluzione in atto.
Tra le questioni di fondo che definiscono il ruolo femminile, insieme a quella religiosa, un posto importante è occupato dalla modalità scientifica con cui una società si spiega il processo naturale della procreazione. Oggi, a un inedito intervento artificiale nell’ambito della procreazione corrisponde un abbandono della concezione dell’umanità come sessuata, divisa fra donne e uomini:  se il concepimento può essere opera di uno scienziato in un laboratorio, la differenza tra maschile e femminile sembra perdere rilievo, e si afferma di conseguenza il principio del gender che, nel tentativo di assicurare la tanto sospirata uguaglianza  fra  i  sessi,  ne  nega  la  differenza.
La Chiesa cattolica, che ha reinterpretato il racconto della creazione per cancellare la differenza gerarchica fra i sessi, si oppone con fondatezza e con ragione alla teoria artificiosa del gender - come ha fatto nel 2004 la Congregazione per la Dottrina della Fede nella lettera sulla collaborazione fra donne e uomini - e difende la possibilità di una uguaglianza nella differenza, considerando questa differenza come dono di Dio all’umanità. Oggi, nella ricorrenza dell’8 marzo, è bene chiarire l’importanza primaria dell’apporto della Chiesa anche in questa rivoluzione che sta cambiando il mondo. - di Lucetta Scaraffia - (L’Osservatore Romano)

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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