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Storie di Famiglia

Post n°56 pubblicato il 04 Ottobre 2014 da robertocass
 
Foto di robertocass

6° Puntata

 

 

 

Nazzarena stava dando da mangiare alle galline ed intanto guardava l'anello, un anello di fidanzamento non grande ma d'oro, sì d'oro vero, ne era sicura, l'aveva fatto vedere anche a Cecetta che l'aveva confermato.

Fra qualche mese si sarebbero sposati e lei diventava una signora.

Certo un signora che non si era mai truccata, che non aveva mai portato le calze, che aveva le mani rovinate dal lavoro, una signora che andava due volte l'anno dal parrucchiere.

Si sentiva inadatta, guardava le foto sulle riviste che trovava al bar e poi guardava sé stessa con quel vestitino scolorito, i calzini ai piedi, le gambe rosse dal freddo.

Sarò giusta per lui? E se poi non mi vuole più?

Era una ragazza semplice che era sempre vissuta in casa, che aveva lavorato sodo, che non era mai stata a ballare, una ragazza che non si sentiva neanche bella, troppo magra e senza forme, una ragazza che parlava poco e che non si metteva mai in mostra.

Quella sera stessa fuori casa prende coraggio e ne parla con il suo Egidio.

Ma che dici, se volevo una donna diversa andavo a prenderla in città, io ho scelto te, a me stai bene come sei, anzi non voglio che cambi niente, io mi sono innamorato della ragazza che è ora davanti a me e ti voglio così.

Presto ci sposeremo e andremo a vivere a Narni, ho già visto un bell'appartamento che non chiede tanto.

Certo che per te all'inizio sarà diverso, ma ti ci abituerai presto, è comodo avere l'acqua calda al rubinetti senza bollirla, avere il bagno dentro casa e i termosifoni quando hai freddo.

Stai tramquilla che ci si abitua presto al meglio.

Sarà come dici tu, io farò quello che dici e ti starò sempre vicina.

Si abbracciarono ma come sempre Anita era di guardia.

Ragazzi non esageriamo, Nazzarena a casa, Egidio ci vediamo domani.

Arrivò così il giorno del matrimonio, avevano acquistato due bei vestiti, per lei uno bianco molto semplice ma con un bel velo per lui uno scuro con una bella cravatta.

La cerimonia fù senza invitati e senza pranzo ma con un piccolo rinfresco a casa di Anita.

Avevano deciso di non fare il viaggio di nozze, troppo costoso, avevano le cambiali dei mobili e della vespa nuova e dovevano stare attenti.

Andarono subito a vivere a Narni, Nazzarena era felice, la casa era bella e lei aveva il suo corredo con quelle belle lenzuola di lino che aveva ricamato lei stessa.

La madre aveva cominciato a fare il corredo alle figlie appena nate, nessun regalo ma solo lenzuola e asciugamani, non avevano mai avuto giocattoli, a parte qualche bambola usata regalo di qualche vicina.

Anita metteva da parte i soldi e ogni mese acquistava della biancheria dal furgone che passava di paese in paese e che vendeva di tutto dal pane alle mutande.

E poi non era così semplice, tutto doveva essere numerato, tanti pezzi per tipo, tutti uguali e per ogni figlia.

Per lei era come una missione, ogni tanto apriva il baule e controllava se tutto era al suo posto, se gli asciugamani o le federe erano del numero giusto e se i colori si abbinavano bene.

A lei sua madre aveva fatto uguale e lei voleva che le sue figlie avessero il più bel corredo che poteva comprare.

Nazzarena però non voleva rovinarlo ed aveva comprato altra biancheria più economica per non rovinare quella del corredo, così alla fine utilizzava sempre la nuova mentre quella bella ingialliva dentro l'armadio.

Ogni tanto però la metteva al sole, gli piaceva guardarla, ero il ricordo di sua madre, morta ormai da qualche anno, ricordo che diventava vivo ogni volta che apriva il baule e tirava fuori le lenzuola e le tovaglie ricamate.

Egidio era entrato in una grande azienda di Roma e cominciò a star fuori casa sempre più giorni, anche se poi faceva il possibile per rientrare almeno il sabato.

Era entrato sempre come responsabile, a capo di cantieri con impianti sempre più complicati con tanti bagni, un numero enorme di termosifoni e di split per l'aria condizionata e tutto che doveva funzionare perfettamente.

Ma lui si sentiva a suo agio, era come se l'avesse fatto da sempre, aveva sotto di lui anche 30 operai, ma lui controllava tutto e diventava ogni giorno più bravo.

Solo che gli dispiaceva lasciare sola la moglie, erano nate anche due bambine

e lui non c'era quasi mai, ma gli piaceva troppo il suo lavoro, guadagnava bene e stava pensando di comprarsi una cinquecento.

Sì anche perchè con la vespa in 4 diventava sempre più complicato, partivano con la piccola davanti in piedi fra il padre e il manubrio, la grande in mezzo, con la madre che portava anche qualche pacco.

Quando passavano la gente si girava e vederli andare era un vero spettacolo.

Egidio aveva fatto però i suoi programmi e prima della macchina c'era Roma, tutto era pronto per il grande salto, aveva trovato un appartamento vicino alla Basilica di San Paolo ed aveva già fatto mettere l'acqua, il gas, la luce e persino il telefono che a Narni non avevano, doveva solo dirlo alla moglie.

Nazzarena senti pensavo di trasferirci a Roma, tu che ne dici?

Come a Roma, ma dove andremo a stare...., fermati ho capito hai fatto già tutto, quando facciamo il trasloco?

Presto ho già dato la caparra.

Per fortuna lei da brava ragazza di campagna era stata abituata a cavarsela sempre da sola ed anche se il pensiero di andare a vivere in una grande città con due bambine le metteva paura, era stata abituata a rimboccarsi le maniche ed era sempre pronta a partire.

La casa a Roma era nuova in un palazzo dove Egidio aveva fatto gli impianti, era al secondo piano ed aveva due camere, due camere grandi dove in una avevano fatto la camera da letto nell'altra quella da pranzo con due mobili letto per le bambine.

Era vicino ad un grande giardino, proprio davanti alla basilica, dove portavano sempre le bambine a giocare.

Tutto perfetto ma a lui mancava ancora qualcosa, qualcosa che venne qualche giorno dopo.

Nazzarena stava stendendo i panni quando sente chiamare il suo nome, si affaccia, è il marito che strombazza sotto casa alla guida di una fiammante 500 bianca.

Gli sorride sapeva benissimo che l'avrebbe fatto, sapeva bene che quando lui si metteva in testa qualcosa non c'era niente da fare, prima o poi riusciva a farla.

Dai scendete che andiamo a fare un giro.

Partirono verso l'EUR e si fermarono al laghetto in quella che sarebbe poi stata una tappa fissa, e mentre moglie e marito prendevano il caffè le bambine giocavano.

Egidio era felice, gli sembrava di toccare il cielo con un dito, tutto che quello che aveva sognato da ragazzo si stava avverando e lui era felice della moglie che aveva scelto, felice delle bambine che giocavano sull'altalena e che ogni tanto si giravano a salutarlo, felice dei suoi successi al lavoro.

Si sporge dalla sedia e vede la sua immagine riflessa dalla vetrina.

E' vero somiglio proprio a Domenico Modugno.

 

 
 
 
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