Creato da robertocass il 22/03/2011
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Messaggi di Novembre 2014

 

Storie di Famiglia

Post n°57 pubblicato il 05 Novembre 2014 da robertocass
 
Foto di robertocass

7° Puntata

 

 

Rino stava fumando sulle scale di casa quando si sente chiamare.

Rino vuoi venire a finire il lavoro?  Sto aspettando da 10 giorni e non ho ancora l'acqua al bagno.

Va bene arrivo.

Si era messo in proprio, i suoi orari non andavano bene a nessuna azienda, ma non era cambiato il suo modo di lavorare, iniziava ma non finiva, lasciava le cose a metà ed erano sempre discussioni, con la gente che tutte le mattine veniva a chiamarlo a casa.

Alla fine ovviamente non lo pagavano mai e poi anche quando finiva il lavoro spesso non finivano mai di pagarlo.

Ma lui era così, non gli importava, a casa non spendeva nulla e lavorava solo per avere in tasca i soldi per lo sciupo.

Era sempre un amicone e quando si fermava nella bottega sotto casa per fare qualcosa, si spargeva subito la voce ed in poco tempo il locale diventava un circolo ricreativo con tutti a sentirlo raccontare le sue storie, con il risultato che non faceva mai quello che doveva fare e i tempi di chi aspettava si allungavano sempre.

Ma lo chiamavano tutti, il suo mestiere lo conosceva e poi costava poco, spesso solo un bicchiere di vino e un panino in compagnia.

Si era fidanzato, veramente non sapeva nemmeno lui come era successo, e la sua ragazza Sabina era piccola ma carina con una voce flebile che facevi fatica a sentirla, ma tanto non parlava mai, lui bastava per tutti e due.

Girava con un apetto e quando saliva anche lei, li vedevi lui grande e grosso occupare praticamente tutto lo spazio e lei praticamente schiacciata contro il finestrino.

Avevano deciso di sposarsi o meglio lo aveva deciso lei e Rino tanto per cambiare aveva acconsentito, a lui andava bene tutto l'importante era farlo vivere a suo modo, era capace di stare ore a guardare una farfalla posarsi su un fiore e fermarsi con la macchina per prendere un gattino senza preoccuparsi che lo stavano aspettando da qualche parte.

In macchina era sempre attento a vedere se attraversava un riccio o se era caduto un nido o se c'era qualsiasi altro animale in difficoltà.

Per lui contavano prima di tutto queste cose, per lui era importante fermarsi per vedere il tramonto del sole o il sorgere della luna, per lui era importante fermarsi a parlare con un amico e tutto il resto veniva sempre in secondo piano.

Un comportamento così era l'antitesi del lavoro e della produttività, non faceva mai alcun programma e il suo motto era non fare mai oggi quello che puoi fare domani. 

Ma ora doveva sposarsi, il giorno era arrivato ma si alzò come al solito in ritardo, non fece in tempo a cambiarsi e andò in chiesa praticamente come girava sempre tutti i giorni, ma nessuno se ne curò, era tipico di Rino e tutti gli volevano bene per questo.

Andarono a vivere a casa della madre, gli sembrava la cosa più logica e non vedeva il motivo di pagare un affitto, la convivenza però durò poco, Sabina cominciava a lamentarsi, sua madre la comandava sempre e a lei questo non andava.

Le code peggiorarono con la nascita della prima figlia, comiciavano a stare stretti e lui doveva decidersi, doveva trovare una casa in affitto ma prima ancora un lavoro per pagarlo.

E così a malincuore tornò a fare il dipendente, grazie al fratello prese contatto con una azienda che doveva fare dei lavori in Calabria e questo voleva dire diversi mesi lontano da casa.                                                                                                                              La cosa non gli dispiaceva è ora, pensava,di cambiare aria.

Sabina ho trovato una casa a Terni, è bella e poi è comodo per me per andare giù a lavorare, sono più di 12 ore di treno, così quando torno stò subito a casa.

E così fecero, dopo il trasloco e qualche cambiale per comprare i mobili, partì insieme ad un amico del paese che aveva convinto a seguirlo e che aveva fatto assumere.

In Calabria non doveva fare l'idraulico, faceva parte di un grosso cantiere che doveva realizzare l'autostrada.

Il lavoro era pesante con le mine da far brillare per fare spazio e per poi far intervenire le ruspe, un lavoro duro di pala e piccone per caricare camion di terra e quant'altro.

Rino però non era abituato a fare lavori pesanti e grazie al suo modo di fare e alla sua capacità manuale trovò subito un posto nella falegnameria, dove peraltro era bravo e dove fra un palo e l'altro trovava anche il tempo di costruire qualche mobiletto per il capoccia.  

Aveva cambiato zona e lavoro ma era riuscito a tornare praticamente al suo modo di fare, mandava i soldi a casa dove tornava ogni tre mesi e tutto filava liscio che era un piacere.

Fra un viaggio e l'altro era nata un altra bambina e per Rino le cose andavano alla grande, per lui vivere a suo modo era troppo importante e tutti i suoi sforzi erano sempre tesi a trovare il modo di lavorare poco e di avere spazio per le sue cose, per le sue piccole e grandi manie.

Pensava, forse sono davvero il figlio di Giovanni, siamo talmenti diversi io ed Egidio che comincio ad esserne sicuro.  

Non lo capisco con quella sua smania di primeggiare e di avere sempre qualcosa in più degli altri, a cosa serve avere più cose, perchè devo avere la macchina più grande se me ne basta una più piccola e perchè dovrei comprarmi un cappotto nuovo quando ho il vecchio che mi ripara lo stesso dal freddo?

Certo forse se tutti fossero come me forse saremmo rimasti all'età della pietra.

Ma ci serve tutto questo progresso?

Ne abbiamo veramente bisogno?

Mi prendono in giro quando mi fermo a guardare il cielo, quando mi fermo a contare le stelle, quando fermo la macchina per salvare un riccio.

Io penso che se tutti si fermassero ogni tanto cinque minuti a guardare un fiore le cose andrebbero meglio per tutti.

Rino vieni qui in compagnia, raccontaci quello che facevi da ragazzo e quella volta che siete usciti di notte a rubare i cocomeri.

 
 
 
 
 

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