Creato da Paris.at.night il 18/03/2005
Polvere di stelle
 

 

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Snow

Post n°97 pubblicato il 03 Dicembre 2007 da Paris.at.night


                                                                                                                 Foto di Rebelde85



Un passo dopo l’altro, l’aria distratta di chi non ha fretta, di chi ha negli occhi molto più di quel che vede. Così passeggiava, in un pomeriggio qualsiasi, tra i vicoli stretti, vestiti di luci. Lo sguardo le andava spesso al cielo, alle poche nuvole accompagnate dal vento in una danza lenta, accattivante. Guardava il cielo, l’azzurro limpido tutto invernale, le mani in tasca, tamburellanti.

Quella piazza le aveva sempre ricordato una nave, una lunga nave da crociera. Le piaceva attraversarla con calma, da poppa a prua, assaporandone i dettagli. I pochi fiori ai balconcini in ferro battuto, il marmo delle fontane, il canto dell’acqua scrosciante. I soffitti delle case, attraverso le alte finestre. Aveva una vera passione per i soffitti: intarsiati in legno, affrescati, con soppalco, illuminati di luce calda…

Aveva l’impressione di poter leggere i pensieri di chi abitava quelle case, osservandone con attenzione i soffitti, in religioso silenzio. È lì che lo sguardo si posa, quando la notte fa posto ai sogni, e più non si vorrebbe dormire.

Un gatto passeggiava, leggiadro, sul cornicione del secondo piano. All’interno le luci dell’albero tingevano di bagliori colorati le pareti. Più in alto, una sottile lingua di fumo si avviava, sinuosa, a disegnar profili d’inchiostro, sopra i tetti addormentati.


Avrebbe dipinto stelle sul suo soffitto, per le notti senza luna, troppo buie per sognare, per lasciarsi amare.

Il sogno. Non poteva fare a meno di incantarsi a osservare quella vetrina, gli occhi ricolmi di un candore infantile che ben si intonava con le guance, un poco arrossate dal freddo pungente di quel pomeriggio. Istintivamente aveva sfilato la destra dal cappotto bianco, e aveva sfiorato il vetro, come ad afferrarlo, quel sogno. Riflessa tra luci colorate e tanti peluches la sua immagine le aveva strappato un sorriso, dei più dolci.

Le 16. Stranamente in anticipo, aveva pensato.

Aveva scelto con cura una panchina, che le permettesse di sbirciare i ritratti degli artisti di strada. Non ne aveva il coraggio, ma anche lei avrebbe voluto essere ritratta. Da lui. Anche una volta soltanto. Guardarsi con i suoi occhi, trovarsi bella, magari. Unica. È così che lui la vedeva. E più che un vedere, era un profondo sentire.

In tempo per il tramonto, sarebbe arrivato. Con quel suo strano modo di camminare, l’aria distratta di chi non ha fretta, di chi ha negli occhi molto più di quel che vede.

La giostra dorata spandeva musica e voci di bimbi. Carrozze e bianchi destrieri si rincorrevano nello spazio di un giro di danza.

Mio cavaliere, portatemi con voi, ch’io sia la vostra dama, anche solo per questo ballo, per una notte soltanto.

Le 16.30. Non aveva con sé un orologio, non l’aveva mai indossato. Come se il tempo le andasse stretto. Come chi vuol vivere senza quel rintoccare di secondi, al ritmo mutevole dei respiri. Eppure ne era certa. Di lì a poco l’avrebbe visto arrivare. Dapprima solo gli occhi, tra la folla. A quel pensiero aveva sorriso, le dita alle labbra.

Poi aveva rivolto lo sguardo al cielo, ancora una volta. Con l’aria di chi cerca, in quell’azzurro, una risposta. E aveva atteso qualche istante così, col naso in su.

Candido, brillante, inatteso. Come solo la vita sa essere.

Il primo bianco fiocco aveva baciato la sua piccola mano.

 

 
 
 
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Paris at night


Trois allumettes une à une allumées dans la nuit
La première pour voir ton visage tout entier
La seconde pour voir tes yeux
La dernière pour voir ta bouche
Et l’obscurité tout entière pour me rappeler tout cela
En te serrant dans me bras.


Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L'ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia.


 

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D'amore e musica


  

       
"Cerco due note

  che si amino"

        
  W. A. Mozart

***

Il linguaggio della musica è uno,
quello dell'anima.

Le parole ci ingannano
con i loro significati,
mentre la musica è libera,
può volare in paradiso,
scendere all'inferno
o rimanere a galleggiare nel limbo,
e io amo quei musicisti
che cantano scrivono
e suonano ogni nota
come se fosse l'ultima.

Luca Flores

 

Rosa pequeña


IN TE LA TERRA

Piccola rosa,
rosa piccina,
a volte,
minuta e nuda,
sembra
che tu mi stia in una
mano,
che possa rinchiuderti in essa
e portarti alla bocca,
ma
d'improvviso
i miei piedi toccano i tuoi piedi e la mia bocca le tue labbra,
sei cresciuta,
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i tuoi seni si muovono sul mio petto,
il mio braccio riesce appena a circondare la sottile
linea di luna nuova che ha la tua cintura:
nell'amore come acqua di mare ti sei scatenata:
misuro appena gli occhi più ampi del cielo
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NOI SAREMO

Noi saremo, a dispetto di stolti e di cattivi
che certo guarderanno male la nostra gioia, 

talvolta, fieri e sempre indulgenti, è vero?
Andremo allegri e lenti sulla strada modesta 

che la speranza addita, senza badare affatto
che qualcuno ci ignori o ci veda, è vero? 

Nell'amore isolati come in un bosco nero,
i nostri cuori insieme, con quieta tenerezza,

saranno due usignoli che cantan nella sera.
Quanto al mondo, che sia con noi dolce o irascibile, 

non ha molta importanza. Se vuole, esso può bene
accarezzarci o prenderci di mira a suo bersaglio. 

Uniti dal più forte, dal più caro legame,
e inoltre ricoperti di una dura corazza,
sorrideremo a tutti senza paura alcuna.

Noi ci preoccuperemo di quello che il destino
per noi ha stabilito, cammineremo insieme
la mano nella mano, con l'anima infantile
di quelli che si amano in modo puro, vero? 

P. Verlaine 


 

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