Creato da Donna_Ombra il 23/10/2005

Papaveri ed ombre

Lupi attraverso le fessure

 

 

Multietnicitudini

Post n°387 pubblicato il 14 Aprile 2010 da Donna_Ombra

 

Il sole è alto quando arrivo a Via Collatina con un pensiero fisso: la mia Smartina ha bisogno di olio.
“Ma anche no” sussurra la mia pigrizia congenita, ma scenari di apocalittico abbandono sulla carreggiata esterna del GRA, mi rendono forte e consapevole.
 

Mi fermo al distributore vicino all’ufficio, uno spicchio ironico e multietnico nella parte più orientale della capitale.

 “Potete controllarmi l’olio?”

 “Certo!” fa il gestore, una linea genetica a vista d’occhio con l’ultimo gladiatore “ Dobbiamo imparare a XXXZZ ( nome impronunciabile  di un ragazzo dalla carnagione delle nocciole. ) a mettere l’olio alle smart che ancora non è capace” 

Si avvicinano in massa alla macchina: Il gestore, l’allievo, il collega giovane, un cliente affezionato ( ! ) 

Il gestore apre il portabagagli e fa vedere le leve, i buchi, i bottoni del caso insomma…sembra un primario in visita in corsia. Il collega giovane comincia a far battute:” al paese suo non sono ancora arrivate le macchine…”

 “Ma perché di dov’è l’alunnodalnomeimpronunciabile?”

 “Del Bangladesh”

 “E tu di dove sei?”

 “ Di Ecuador…”

 “Ah il bue che dice cornuto all’asino” faccio, io

 “Eh ma da noi qualche macchina è arrivata!” ribatte cantalenante l’equadoregno

 E siamo tutti là, io che tengo il portabagagli sollevato, il cliente affezionato che supervisiona le manovre e prepara il caffè per tutti, l’equadoregno che ho scoperto chiamarsi Roger che fa battute sulla conquista spagnola e l’allievo che cerca di di far entrare l’olio nel bocchettone davanti ad una hola improvvisata.

Uno squarcio di sole illumina la lupa con tutti i suoi gemelli attaccati al seno, di tutti i colori del mondo.

 
 
 

Shopping Shoes

Post n°386 pubblicato il 22 Settembre 2009 da Donna_Ombra
 

Ci sono due momenti nella mia vita in cui i miei occhi sono rivestiti da una luce abbagliante e la mia bocca è stirata in un sorriso ebete da gatta grassa stesa al sole, il primo non lo ricordo, il secondo è quando compro un paio di scarpe. In caccia all’alba di sabato mattina un paio di decoltè mi hanno abbordato spudoratamente da una vetrina di Furla a via Cola di Rienzo. Marroni di pelle stampata lucertola, tacco medio, scollate al punto di mostrare l’attaccatura delle dita come piacciono a me e un’originale impuntura color crema. Il cartellino del prezzo mi ha fatto la stessa impressione che ha fatto a Totti quello rosso della settimana scorsa.

“Mie!” ha detto la Bambina

 

“Non se ne parla neanche!” ha risposto il Guerriero  “siamo venute a comprare le scarpe basse!”

“Perché scegliere? “ ha languidamente risposto l’Amante

“Comprale, pure…Il prossimo mese sarai quella con le scarpe più belle alla mensa della Caritas…” ha sogghignato l’Ironica.

“ Vooof!” ha detto la Lupa e mi ha bisbigliato: ma si torna a caccia?

“ Abbiamo sempre il fondo d’emergenza per il televisore, ci compriamo tre paia di scarpe con quello, chissene frega della TV ( a proposito, da quando è diventato “il TV”? )” Ha sentenziato la Manager, che diciamocelo, è quella che usufruisce  di più dell’acquisto…

“ E poi Saturno sta uscendo dalla quadratura!” Ha detto la Strega, che non si fa mai i cavoli suoi.

“ Se non ti fai un regalo tu, chi te lo fa tanto? Coccolati…” Ha risposto un’ulteriore voce non identificata.

Tutte insieme si sono provate la meraviglia e con l’unica carta di credito a disposizione l’hanno pagata.

Con la busta di Furla sotto il braccio ho mirato dritta alle scarpe comode, dopo minuti e secondi di frustranti di ricerche sono stata costretta ( praticamente con una pistola alla tempia ) ad entrare da Brian Cress.

“Ah ben tornata signora!” - “ Grazie, ma non sono mai entrata qui….” - “ Ma come no” ha risposto scherzoso il proprietario del negozio mentre la commessa cercava le scarpe che volevo “ ma se sta qui un mese si e uno no…” - “ Guardi, è la prima volta che vengo qui.” – “Magari è la prima volta che entra, ma sicuramente viene spesso in questa zona”

Ma si, ma no, ma si, ma no, sono arrivata alla cassa con DUE paia di scarpe e la prospettiva di impegnarmi le unghie finte e tutti i miei mazzi di tarocchi.

“Quando mi vede la prossima volta, mi pizzichi un braccio!Così me ne accorgo!” Faccio civettuola al negoziante. “ La prossima volta le offro un caffè invece!” fa lui, all’improvviso col canino di fuori.. “ Anzi, ha tempo per un aperitivo?” “ Ehm no…Guardi…la prossima volta…”

“ Ce stava a prova’! Co’ la scusa chette conosceva! La peggio scusa, vecchia come er cucco, ce stavi a casca’!”  Mi urla il Guerriero nelle orecchie che dall’accento dev’essere passato all’esercito romano.

Qualcun’altra ha qualcosa da dire? Mi infurio con le buste più fiche di tutta Cola di Rienzo.

“Cojona!” si sente in coro mentre riaccendo la Smart…

 

;)

 

( è vecchia ma mi piace troppo! )

 
 
 

L'amore e la bilancia

Post n°385 pubblicato il 16 Settembre 2009 da Donna_Ombra
 

Comincia sempre allo stesso modo, mettendo le mani avanti…”Veniamo a cena, ma io sono a dieta, mi raccomando!” “Chi se raccomanna è ‘boia!” E’ la consueta risposta un po’ sinistrorsa del mio papà adottivo e quando ci sediamo a tavola la sconto tutta. Non so se è per via della guerra che a Roma ha fatto cucinare allo spiedo pure i gatti neri oppure è quel concetto di amore strano per cui, se ti amo ti nutro, fatto sta che ci sono già due piatti diversi di carne a tavola…”Eh..li dovete mangiare perché noi la carne panata, sai il colesterolo…” Essì ma perché avete preparato pure la carne alla pizzaiola? “E tanto non c’è il primo!” Prima, non c’era il primo, ora si coagula sul tavolo una fiamminga di crepes agli spinaci..Ma avevate detto che non c’era la pasta! “Infatti! Sono crepes! Non le mangi? Le ho fatte io, sono leggerissime, vanno giù sole,sole!”. Va bene, una però sennò non mangio la carne. “ Almeno due, che ci lasci gli avanzi? Lo sai che non possiamo mangiarle poi…” E così la lotta continua, e il vino, e poi la verdura, che è quella del contadino ma non di quello dove andavano prima, ma un altro e le patate che sono del paese di quella sotto, e le uova che vengono dal banco  speciale che conoscono solo loro da cent’anni…e allora te l’immagini sti due poveretti che è tutto il giorno che ronzano da un contadino all’altro, dal mercato di Val Melaina, a quello dello di Via Nomentana, e impastano e cuoiono, tutto solo per te. Allora ingoi cibo e tenerezza, che per loro è la stessa cosa, e questa cosa si chiama amore. Ringrazi e torni a casa, con pacchetti e fagottini per una settimana intera, vai a letto e sogni la tua bilancia che parla:”sei grassa, sei grassa!” gracchia in continuazione e tu le spieghi la storia della tenerezza e dell’amore e del tempo  che diventano cibo, ma lei è la tua bilancia e con uno sfarfallio dell’ago sentezia: per diventare magra, sarebbe meglio che tu fossi orfana. Non faccio una grinza, mi scuoto il sogno dalle spalle e mi riaddormento.

;)

 
 
 

Piazza Unità di Italia ( Già Piazza Venezia )

Post n°384 pubblicato il 07 Settembre 2009 da Donna_Ombra

Adoro il sindaco di Roma…No, dico davvero! Ha una capacità unica per la determinazione delle priorità. Dopo la grande idea della scoperchiatura dell’Ara Pacis, e della chiusura dei “cornettari”, la sua ultima geniale idea: cambiamo nome a Piazza Venezia! Eh sì, a Roma non c’è da fare altro, si sa… Ma l’avete vista bene questa città che muore e ripartorisce se stessa ad ogni alba? Eppure nessun ricordo è mai perduto, ogni immagine si ammonticchia e sprofonda una sull’altra, diventando una memoria unica. E noi romani…Noi che la memoria è memoria solo quando decidiamo noi…Non è vero? Qual è il nome  ufficiale di piazza Esedra? E quello di piazza Quadrata? Ah! C’è qualcuno che si ricorda che piazza Igea non ci chiama più così? Dai su Gianni, facciamo qualcosa di serio…Un cornetto notturno a piazza Esedra?:)

 
 
 

Gioco di Bambola

Post n°383 pubblicato il 19 Agosto 2009 da Donna_Ombra
 

“Aspetta…” disse il professore, mettendo sul letto un involto di carta velina. La vide scartare il pacco con gli occhi pieni di meraviglia. Una nuvola di tulle e pizzo bianco si sparse nell’aria, un vestito a corpetto con la gonna arricciata, calze bianche di seta e un paio di scarpine nere e lucide con la fibbia. Ogni bambina sarebbe stata felice di avere una bambola vestita così e Delgaldina indossò il costume con il compiacimento di chi sa entrare nel gioco delle parti, di chi sa essere gioco e giocattolo nello stesso tempo. Adesso era una bambola vera  e come tale e si mise in posa sul letto, seduta con le gambe rigide  ed il pizzo che mostrava appena le ginocchia velate dalla seta.

“Ti piaccio?” Sorrise vezzosa, guardando il professore deglutire in silenzio. “ Sei bellissima, perfetta, rimani ferma per favore” L’uomo si liberò dei pantaloni rivelando un’eccitazione matura ed urgente, si accarezzò guardandola e con il sesso in mano le sfiorò il viso, la bocca immobile, la pelle incipriata e per un attimo un solo attimo la vide sbattere le ciglia.” Il professore guardò il suo oggetto con gli occhi di un artista che sta creando un’emozione, si avvicinò sorridente e le accarezzò il collo minuto. Un rumore di ramo secco e la perfezione lo colse in un orgasmo feroce.

Adesso si, che era una bambola, adesso si che era immobile. Solo la mancanza di vita restituiva alla pelle la purezza di un candore incorrotto.

Scese le scale con un sospiro soddisfatto, per un mazzetto di banconote in più Madame avrebbe capito che a volte per raggiungere un fine estetico, bisogna a volte sacrificare qualcosa…anche la più bella delle bambole.

 
 
 
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