Creato da gratiasalavida il 09/09/2007

Rubra domus

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Messaggi di Marzo 2015

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Post n°2247 pubblicato il 29 Marzo 2015 da gratiasalavida

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Nel nome del Lavoro

Post n°2246 pubblicato il 29 Marzo 2015 da gratiasalavida
 

L'importanza e la potenzialità di trasformazione del reale insite nel movimento che Landini sta promuovendo sono a mio parere percepibili dall'entità delle critiche negative che esso sta ricevendo dai media nazionali, che si sono fatti in quattro (oserei dire "in otto") per svilire l'iniziativa, per schernirla, per presentarla come confusa e incomprensibile.

Credo che la potenziale forza d'urto  del movimento sia percepibile in termini inversamente proporzionali all'intensità della svalutazione.

Confuso e incomprensibile. Si dice.

E' un altro partito destinato a naufragare. Si dice.

Quando il sindacato fa politica sbaglia. Si dice.

Tutti a intervistare Landini per chiedergli il significato della sua iniziativa.

Landini risponde. Risponde. Risponde.

Dopo che ha risposto gli viene riproposta la medesima domanda, come se le parole appena pronuncate fossero state incomprensibili.

Non mi sembra che Landini pecchi di chiarezza. 

Ha spiegato chiaramente i termini della sua proposta politico-sindacale.

Non si tratta di un nuovo partito.

L'iniziativa parte esplicitamente dal sindacato.

Si tratta di una iniziatiova politica, poiché, come Landini ha sempre detto nelle risposte fornite ai suoi intervistatori, è dai tempi di Di Vittorio che il sindacato si fa portatore di iniziative di natura politica e oggi è auspicabile che lo faccia poiché in politica c'è un vuoto: una buona fetta di elettorato è privo di interlocuzione in quanto non si sente rappresentato; il sindacato potrebbe dare voce "politica" a quella parte della popolazione e, soprattutto, del mondo del lavoro, che dalla politica si sente esclusa in quanto inascoltata.

IL ruolo del sindacato è oggi quello di chiamare a raccolta, attraverso le associazioni che operano nel sociale, quanti in questo momento si sentono tagliati fuori dalla possibilità di incidere sulla realtà, di spingerli a essere parte attiva d un processo di trasformazione dell'esistente, sulla base di un'analisi critica dei bisogni della popolazione e del mondo del lavoro.

Ovviamente il primo obiettivo di un movimento che voglia intervenire criticamente sulla realtà in atto per trasformarla è il job act, in relazione a quelle norme che hanno cancellato i diritti che erano garantiti dallo Statuto dei Lavoratori.

La critica che abitualmente viene rivolta a Landini da coloro che vogliono difendere il Job Act è che Landini criminalizzi l'imprenditorialità, facendo credere che gli imprenditori siano tutti cattivi e disonesti, mentre invece sono brave persone che intendono affrontare la crisi del lavoro insieme ai loro dipendenti.

In questo blog, ne fanno fede i post che ho scritto da tre anni a questa parte, non ho mai negato che esistano molti imprenditori seri e perbene, che mai e poi mai si sognerebbero di trattare i propri dipendenti come puri strumenti da utilizzare e poi sostituire, a seconda dell'opportunità del momento, con altri consimili.

IL mondo del lavoro è pieno di esempi di grande e onesta imprenditorialità che andrebbe premiata e sostenuta in quanto forza motrice dell'economia.

E' innegabile, tuttavia, che l'imprenditoria italiana annoveri al suo interno anche uomini che hanno tutt'altra idea del mondo del lavoro. Chi può negare che esistano imprenditori che usano la forza lavoro secondo il proprio esclusivo tornaconto, oltre ogni principio di etica imprenditoriale, e che non si farebbero scrupolo a usare le norme previste dal Job Act secondo una logica regressiva e mortificante?

Siamo sicuri che non esistano i furbetti?

Immaginiamo che esistano. E che assumano giovani lavoratori per tre anni, allo scopo di avvalersi degli sgravi contributivi previsti dalla riforma sul lavoro, per poi licenziarli dopo il triennio  per assumerne di nuovi e avvalersi così, nuovamente, degli sgravi contributivi.

Chi potrebbe impedire loro di comportarsi così?

Siamo proprio sicuri che non esistano figure simili nell'imprenditoria italiana?

E se invece esistessero, chi metterebbe i givani assunti e poi licenziati al riparo dalle conseguenze di un simile comportamento, visto che l'articolo 18 è stato cancellato?

Immaginiamo che un ragazzo di venti anni venga assunto e poi licenziato ogni tre anni, magari solo perché scomodo, perché ogni tanto si lascia sfuggire l'espressione delle proprie idee che non sono esattamente le stesse idee del datore di lavoro. O immaginiamo che il ragazzo venga semplicemente eliminato perché, come si è detto prima, l'imprenditore ha l'interesse ad assumere un lavoratore nuovo di zecca per avvalersi degli sgravi contributivi previsti dalla legge. O mmaginiamo che il giovane lavoratre sia una giovane lavoratrice che si è appena sposata e che vorrebbe mettere al mondo dei bambini.

Siamo proprio sicuri che questi tre giovani lavoratori sarebbero tutelati?

Certo, riguardo al terzo caso appena sollevato, il Job Act prevede un rafforzamento delle norme a tutela della maternità, ma immaginiamo che la giovane lavoratrice sia licenziata "prima" di mettere al mondo dei figli, o anche dopo, perché no, in relazione a una presunta improduttività della medesima lavoratrice, oppure in relazione a una improvvisa crisi economica dell'azienda, che impone all'imprenditore di operare dei tagli sul personale.

Siamo proprio certi che la giovane lavoratrice verrebbe reintegrata nel suo posto di lavoro?

Ripeto, nel mndo dell'imprenditoria operano molte persone oneste e perbene, che hanno a cuore i propri dipendenti e cercano di farli crescere perché credono in loro.

Le norme dello Statuto dei Lavoratori, tuttavia, erano nate non per comprimere l'operato degli imprenditori onesti e perbene, ma per regolamentare l'imprenditoria selvaggia, quella che, in assenza di regole, non si farebbe scrupolo a usare la forza lavoro come strumento utile solo al prprio tornaconto.

Siamo sicuri che le regole non servano?

Ne riparleremo, probabilmente.

Ne riparleremo tra tre anni.

Peccato che, tra tre anni, tutti i giovani lavoratori che sarenno nel frattempo incappati in datori di lavoro  poco scrupolosi e molto avventurosi si renderanno conto di avere molto meno tempo a disposizine per rimettersi a cercare un'occupazione stabile, che dia loro quelle garanzie necessarie  a sentirsi effettvamente cittadini di questo paese, che, come recita la Costituzione, è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro. 

 

 

 

 
 
 

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Post n°2245 pubblicato il 16 Marzo 2015 da gratiasalavida

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Cogito, ergo sum. Ergo sumus

Post n°2244 pubblicato il 16 Marzo 2015 da gratiasalavida

UN governo riformista, l'attuale.

Soffermiamoci un istante, solo un istante, sulla direzione che le riforme in atto, quella elettorale e quella costituzionale, imprimeranno al paese.

L'Italia è (lo è ancora) su base costituzionale, una repubblica democratica parlamentare, poiché affida al Parlamento un ruolo centrale nella vita dello stato, un ruolo dialettico e di controllo, nei confronti dell'operato del governo, e un ruolo attivo, nella titolarità del potere legislativo. 

Un potere, quello legislativo, affidato alle due Camere del Parlamento, che restituisce, del Paese, la fisionomia del  presente (se si parte dall'assunto che le leggi debbano prendere atto delle trasformazioni intervenute nella società, nell'economia, nella cultura) e che imprime alla vita del Paese l'orientamento futuro (se si parte dall'assunto che le leggi agiscano quale motore propulsivo dei cambiamenti che interverranno nella vita politica, economica e sociale).

Quali le riforme oggi in atto?

Intanto si tenga presente che esse sono state concepite non nell'alveo del Parlamento, ma nell'alveo del Governo, in virtù di quella porzione di potestà legislativa affidata dalla Costituzione Italiana al Consiglio dei Ministri, in nome della necessità e urgenza.

Quale, in sintesi, il contenuto delle riforme in gioco?

Quale l'orientamento che esse conferiranno allla vita del Paese?

Si potrebbe sintetizzare il contenuto delle due riforme con delle formule espressive piuttosto semplici.

La riforma elettorale mira ad aumentare il peso della forza politica che abbia ottenuto la maggioranza dei voti degli elettori mediante un premio di maggioranza; mira altresì a ridurre la possibilità, per i piccoli partiti, di accedere al Parlamento attraverso una soglia di sbarramento piuttosto elevata. 

Impone le liste bloccate, e anche questo implica, per i partiti che si offrano al giudizio degli elettori, un preventivo atto di imperio riguardo ai candidati da proporre per l'elezione, e riguardo ai candidati da "non" proporre.

Una riforma che, riducendo la rappresentatività e aumentando il peso della maggioranza, mira a spostare la centralità dal Parlamento al Governo.

La Riforma Costituzionale in atto, inoltre, tenderà a ridurre ulteriormente il ruolo del Parlamento prevedendo la cancellazione del principio del bicameralismo perfetto e la trasformazione della  seconda Camera, il Senato della Repubblica, in un'assemblea  di non eletti, ovvero in un'assemblea di sindaci e amministratori locali (pescati dal mucchio non  ho ben compreso secondo quali criteri di scelta) cui verrà, immagino, attribuità una sorta di potestà legilativa in tono minore.

Questo è quanto ho compreso delle riforme in gioco.

Quello che ho compreso, se ho ben compreso, non mi piace affatto, per due motivi:

1- a mio parere il Parlamento dovrebbe essere il luogo della massima rappresentatività, poiché le leggi espresse da un Parlamento dovrebbero tenere in debito conto tutti i fermenti che si muovono all'interno del consesso civile;

2-orientare il voto degli elettori verso una maggioranza forte implica poi la formazione di un governo dall'accresciuto peso politico: un governo d'impronta marcata, dunque. Mi chiedo, pertanto, chi garantirebbe il Paese dalle tentazioni autoritarie di un governo "troppo" forte, nel caso in cui la maggioranza venisse ottenuta da una forza politica che si richiamasse a tradizioni storiche di matrice tutt'altro che democratica?

Meditiamo.

Meditiamo.

Meditiamo.

Nel frattempo, tra una meditazione e l'altra, rivolgo il mio favore a Landini che, lungi dal voler formare u nuovo partito, si è posto invece l'obiettivo di trovare nuove formule per riiportare alla partecipazione attiva alla vita sociale, economica e politica di questo Paese quella cospicua parte della popolazione che non si sente più rappresentata né ascoltata nei propri motivi di disagio.

Sono contenta. Era ora.

 
 
 

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Post n°2243 pubblicato il 08 Marzo 2015 da gratiasalavida

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NOTA DELL'AUTRICE DEL BLOG

Tutti i testi qui pubblicati

sono esclusivo frutto della mia creatività. Cinzia M.

Tutti i diritti sono riservati.

Ho scorto su You Tube un canale intitolato Rubra Domus.

Non ha a che fare con me, che sono unicamente l'autrice

di questo blog e dei testi che vi sono quotidianamente

inseriti.

Cinzia M.

 

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