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Angelo Ribelle

La Via Che Conduce All'Inferno E' Lastricata Di Buone Intenzioni? Piacere, Io Sono Il Pavimentatore...

 

 

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Piombo ed Oro

Post n°203 pubblicato il 09 Aprile 2012 da Solo_Vita

Che cos'è il dolore?

Provo a riflettere mentre, faccia al vento, mi faccio schiaffeggiare da una pungente brezza di mezzo aprile: sottile, tagliente, bifronte come Giano.
Una carezza a metà, giusto l'idea di potersi illudere, prima di avvertire l'epidermide che brucia, screpolata da un tocco indelicato. Prima di realizzare che fa ancora freddo, ma non per questo si è pronti ad indietreggiare.

La domanda però rimane.

Sterilizzandolo della paura cosa rimane, cos'è il dolore?

E' forse una corsa in moto con le parole che rimangono impigliate per sempre dentro ad un casco?
Una radiografia con una macchia scura?
Un sogno al quale hanno spezzato le ali come foglie secche?

Il cielo nero sopra di me non sembra offrire risposta alcuna.
Impossibile ricorrere agli astri, impensabile il ricorso a divinità che spesso sembrano negare un'auspicabile benevolenza, folle contare sul calcolo probabilistico.

Ci sono solo l'uomo, il mistero, il freddo che scuote le ossa e la mente che prova a decollare disperata da una pista troppo corta. -Ce la posso fare, ce la posso fare-.

Cos'è che attanaglia le viscere, mette in tensione la muscolatura involontaria, accelera i battiti, rende impossibile il sonno?

Cosa può sortire effetti così devastanti sull'animo umano?
Cosa può influenzare pulsioni, pensieri, slanci, determinare imprese?

Cosa se non la vita stessa nella sua più alta ed intensa manifestazione potrebbe tanto? Quale combustibile più nobile e disperato dell'attaccamento all'esistere, del lasciare una piccola orma nel deserto dell'eternità, potrebbe determinare un tremore tanto forte nell'animo umano?

Dolore e vita, vita e dolore.

Probabilmente separare l'uno dall'altro sarebbe la più grande opera di Alchimista, assieme al tramutare il piombo in oro.
Per cosa concludere poi?
Forse davvero meglio il promiscuo, faticoso esistere. Con le ferite che bruciano e la gioia che talvolta scoppia improvvisa nell'anima.

Buona fortuna.

 
 
 
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INFERNO, CANTO V, VV. 127-138

Noi leggiavamo un giorno per diletto

di Lanciallotto, come amor lo strinse:

soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Per più fïate li occhi ci sospinse

quella lettura, e scolorocci il viso;

ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Quando leggemmo il disiato riso

esser baciato da cotanto amante,

questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi baciò tutto tremante.

Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:

quel giorno più non vi leggemmo avante.

 

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