Saul FerraraDiario di uno scrittorehttp://blog.libero.it/SAULFERRARA/2013-06-29T17:46:29+02:00Libero BlogLa porta del vento2013-06-29T17:46:26+02:002013-06-29T17:46:26+02:00http://blog.libero.it/SAULFERRARA/12169883.htmlsaulferraraLa Porta del Vento Barbara ed Ivan erano stremati per il troppo girovagare attraver...<IMG width="120" height="90" SRC="http://blog.libero.it/SAULFERRARA/getmedia.php?%3Dor%60zo%26imO%7Dg%60w_gh%60%7D%25~9788%3C303%25%3B%3Cc12%25%3Baiademk%05CPRrGPFLAUyC%3A-32%27z%05kgonmghom%05jY" border="1" align="left"><strong><span class="ske06"><em><span style="font-family: Times New Roman;">La Porta del Vento</span></em></span></strong><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;" align="center"><strong><span class="ske06"><em><span style="font-family: Times New Roman;"> </span></em></span></strong></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;" align="center"><strong><em><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"> </span></span></em></strong></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;" align="center"><strong><em><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"> </span></span></em></strong></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;">Barbara ed Ivan erano stremati per il troppo girovagare attraverso il dedalo di strette viuzze dell’isola. Si sentivano le gambe dure come fossero di legno, ma la stanchezza non aveva ridotto la gioia che<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>provavano per il fatto di poter essere, anche se per pochi giorni, dei turisti avidi di nuovi paesaggi. Le loro non floridissime finanze non gli consentivano di viaggiare spesso e così, quando avevano la possibilità di farlo, assaporavano ogni momento con la medesima, appagante soddisfazione che regala il sorseggiare una bevanda ghiacciata in piena estate. Quel piccolo fazzoletto di terra nel Tirreno, con le sue meraviglie naturali ed i caratteristici negozi e ristoranti, era del resto in grado di esaudire anche i desideri dei visitatori più esigenti. Barbara, completamente rapita dalla bellezza del posto, aveva ormai stabilito che l’isola sarebbe stata la loro meta “obbligatoria” negli anni a venire. Ivan, invece, era scuro in volto perché anche in quella occasione aveva sbagliato scarpe, preferendo ad un comodo paio da ginnastica dei mocassini scamosciati, e ormai non riusciva più a sopportare il bruciore delle vesciche. </span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Amore, ci fermiamo un po’? Ho i piedi gonfi, sembrano due cornamuse…>>, fece, esibendosi in una smorfia supplichevole.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><<<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>E va bene...>> accondiscese la giovane donna, assumendo un’espressione di finto rimprovero, come si fa con i bambini che fanno troppi capricci.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Non sono stanco, è solo che mi fanno male i piedi. La prossima volta scelgo anch’ io un paio di scarpe comode.>>, precisò Ivan, che ci teneva a non<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>perdere<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>la sua immagine di uomo forte.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Visto che dobbiamo fermarci, tanto vale mettere qualcosa sotto i denti . Che ne dici di quella trattoria? È così romantica…>>, suggerì Barbara, indicando un piccolissimo locale con quattro tavolini soltanto.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Volentieri, avevo giusto un languorino.>>, approvò Ivan, gonfiando le guance come se avesse la bocca piena di cibo per poi iniziare a<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>mimare l’atto di masticare </span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Tu, un languorino? La verità è che, quando si tratta di mangiare, sei sempre pronto>>, rimarcò Barbara, colpendo il suo ragazzo per scherzo con una serie di rapidi pugni all’addome.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;">Il ristorante si chiamava “La Locanda Del Corsaro” e l’arredamento era davvero in tema con il nome: vecchi timoni di legno e sciabole arrugginite coprivano le pareti, mentre due enormi forzieri, allineati e poggiati su dei ciocchi, venivano utilizzati, in modo davvero originale, come<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>bancone. Ivan e Barbara erano gli unici avventori e scelsero il tavolo più vicino all’ingresso per non smettere neanche per un istante di guardare l’incantevole panorama. Appena si accomodarono, un giovane, che dava la netta impressione di essere più avvezzo a maneggiare reti ed arpioni che stoviglie, con modi bruschi e spicci apparecchiò il loro tavolo in un batter d’occhio. I due fidanzati si scambiarono un sorriso d’intesa e chiesero all’improvvisato cameriere il menù, curiosi di vedere quali fossero le specialità di quel locale così caratteristico.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Mi dispiace, ma non ho un menù da mostrarvi. Noi serviamo solo insalate isolane. Sono qua apposta per elencarvi tutte le possibili varianti. >>, chiarì, con marcato accento, il ragazzo, che di seguito cominciò a passare in rassegna<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>un discreto numero di piatti, senza tralasciare di illustrare nel dettaglio tutti gli ingredienti di ciascuno, compresi quelli che di norma sono obbligatori come olio e sale, e che pertanto poteva benissimo evitare di ripetere ogni volta. Sia Barbara che Ivan ordinarono una “Circe”, scegliendola convinti più dal nome che dal contenuto, anche perchè non ricordavano neppure un decimo di quanto gli aveva appena snocciolato il cameriere. Il ragazzo non solo aveva parlato con la stessa ruvidezza che ogni suo gesto esprimeva, ma era anche ricorso spesso a termini strettamente<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>dialettali. </span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Speriamo che questa “Circe” sia<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>abbondante, il mio languorino si è trasformato in fame da lupi.>> disse Ivan mentre allungava una mano sul cestino del pane.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Amore, se l’insalata non ti sazia, prima di rientrare in albergo ci fermiamo in quella rosticceria che hai razziato ieri e ti prenderai qualcosa. Non voglio certo che il mio piccolo cucciolo muoia di fame!>>,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>fece Barbara, accarezzandogli con tenerezza la testa rasata . </span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Non trattarmi come se fossi un gattino abbandonato! Lo sai che mi dà fastidio, soprattutto in pubblico. Io sono un lupo cattivo, non te lo scordare...>>, brontolò senza troppa convinzione Ivan.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Tu del lupo hai solo l’appetito!>>.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;">Proprio in quel momento il cameriere apparve da dietro il bancone con due piatti di coccio.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Ecco a voi, e buon appetito! Vi porto subito il vino. Scusatemi me ne ero dimenticato...>>, disse, appoggiando rumorosamente i piatti. Ma mentre<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>stava per voltarsi e tornare in cucina, una debole voce femminile, con una forte inflessione francese, lo bloccò.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Salve, Pino, io mi accomodo al solito posto.>>, disse una signora sulla sessantina, sedendosi al tavolo accanto a quello di Barbara e Ivan.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;">I due fidanzati si girarono per guardare la nuova arrivata e rimasero sorpresi nel notare quanto fosse affascinante. Quella persona, a dispetto dell’età, sprigionava una bellezza eterea ed irreale: sembrava una di quelle austere dame che si possono vedere ormai solo ritratte nei quadri d’epoca.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Indossava un semplice abito ècru ed un cappello di paglia a falde larghe. Non appena la donna se lo tolse per poggiarlo sulla sedia, si liberò una cascata di capelli bianchi, tra i quali rilucevano, come pepite d’oro sulla neve candida, alcune ciocche bionde. Il giovane tuttofare, invece di andare al tavolo per apparecchiarlo e prendere l’ordinazione, senza neanche rispondere all’avvenente cliente si avvicinò ad una minuscolo uscio di legno, che ad una rapida occhiata poteva apparire uno dei tanti accessori dell’arredamento, e lo colpì<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>energicamente con le nocche.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Zi’ Bartolo, c’è Madame.>>, disse con voce annoiata, come adempisse ad un ordine del quale però non riusciva a comprendere l’importanza. La porticina si apri quel tanto da consentire ad un bonario faccione barbuto di far capolino per un istante. L’uomo, evidentemente, voleva verificare di persona la presenza della donna attraverso quell’apertura, che sicuramente era stata recuperata dalla cambusa<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>di una piccola imbarcazione e sembrava esser messa lì proprio per quello scopo, visto che era posta esattamente davanti al tavolo occupato dall’affascinante dama. Dopo qualche minuto Zi’ Bartolo, zoppicando vistosamente, si diresse verso la bella signora, spingendo un carrello per le vivande. L’uomo doveva avere pressappoco la stessa età della donna che chiamavano Madame, ma era decisamente meno attraente: grassottello, basso di statura e<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>con un barbone incolto che gli arrivava fin quasi agli occhi, ricordava un vecchio orso ferito. Con insospettabile grazia apparecchiò per la nuova arrivata con una tovaglia di stoffa verde lago, la qual cosa sorprese non poco i due fidanzati, visto che la loro era di volgare carta, e con degli orribili quadretti rossi e bianchi. Poi, dal ripiano basso del carrello Zi’ Bartolo prese un piatto a forma di conchiglia, colmo di frutti di mare, e una flûte con dentro tre rose bianche.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Buon appetito!>>, augurò con un filo di voce alla signora; poi, con il suo passo claudicante, ritornò a testa bassa in cucina. La coppia, nel frattempo, aveva consumato l’insalata, ma non sembrava avere alcuna intenzione di andarsene: i due si scambiarono un rapido cenno d’intesa per aspettare che la donna uscisse dal locale e poter così chiedere al cameriere chi fosse e per quale motivo le venisse riservato un trattamento tanto speciale. Barbara, come giustificazione per potersi trattenere ancora a lungo, suggerì ad Ivan di ordinare un’altra insalata, e il ragazzo accolse con entusiasmo la proposta.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Amore, tu ne sai una più del diavolo.>> disse facendo l’occhiolino ed inclinando la testa in un modo così buffo da sembrare Popeye. </span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< D’accordo, l’idea non sarà molto originale, ma almeno sapevo che avrei potuto contare sulla tua complicità. Mangiare è la cosa che ti riesce meglio in assoluto e quando capita che questa tua straordinaria dote può esserci utile tanto vale sfruttarla. Sei d’accordo con me?>> chiese la donna ricambiando l’occhiolino.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< D’accordissimo, amore mio. Se è necessario mangio tutto quello che hanno in cambusa: lo sai che per me il dovere viene prima di tutto. Mangiare e obbedire sono il mio unico motto. Puoi stare tranquilla tesoro, le mie mandibole saranno sempre al servizio di una giusta causa. >>, concluse Ivan mentre, con la mano alzata, cercava di attirare l’attenzione del cameriere che stava comodamente seduto sopra il bancone senza far nulla. Il ragazzo notò subito il gesto di Ivan, ma solo dopo un po’, e senza muoversi di un millimetro, sbuffò un seccato <<Arrivo>>.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Pino, gentilmente puoi portarmi il conto?>>, chiese Madame: la sua voce sottile divenne un dardo acuminato diretto al fondoschiena del giovane, che balzò dal suo improvvisato trono per precipitarsi dalla signora. La donna si era soltanto limitata a sbocconcellare qualcosa e a sorseggiare un po’ di vino bianco, ma sembrava molto soddisfatta di quel pasto così frugale. </span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Ecco il suo conto, Madame.>>, le disse il cameriere, porgendole uno scontrino stropicciato che teneva nel taschino della camicia. Poi si voltò verso la cucina e si mise ad urlare, sguaiato come in venditore ai mercati generali:</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Zì Bartolo! Zi’ Bartolo!<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Madame sta andando via! >>.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;">L’uomo barbuto comparve immediatamente; camminava spedito e, per consentire alla gamba malandata di stare allo stesso passo dell’altra, era costretto a trascinarla aiutandosi con entrambe le mani. Ansimante raggiunse la signora quando questa, pagato il conto al cameriere, era ormai in piedi e pronta ad andarsene.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Madame, ha gradito?>>, chiese Zi’ Bartolo con una intonazione che voleva essere raffinata, ma risultò invece ridicola per quanto uscì innaturale e distante dal suo aspetto di uomo primitivo.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Si, come sempre.>>, rispose l’affascinante cliente che, nonostante continuasse ad ostentare una certa distaccata superiorità, sembrava gradire le galanti attenzioni del buon cavernicolo.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Mi permette?>>, domandò timidamente Zì Bartolo, evitando lo sguardo della donna.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Si, certo.>> rispose Madame, lasciandosi sfuggire un mezzo sorriso compiaciuto.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;">Zi’ Bartolo, con le sue tozze mani tremanti, prese una rosa e ne spezzò il gambo; poi, con delicatezza, usando solo le punte delle dita, le sistemò una ciocca dei capelli dietro un orecchio e la fissò, usando la rosa a mò di fermaglio.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Signor Bartolomeo, lei è davvero un gentiluomo.>>, disse Madame, poggiando per un attimo la sua mano in quella dell’emozionatissimo Zi’ Bartolo.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Grazie, Madame.>>,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>rispose l’uomo con una voce che vibrava di gioia. La donna si allontanò con lentezza, quasi stesse camminando su una passerella, lasciando Zì Bartolo a bocca aperta, immobile e attonito come una statua di sale, a guardarla sognante. Al giovane cameriere non era sfuggita la divertita partecipazione con cui i due fidanzati avevano osservato la scena, e con tono canzonatorio spiegò:</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Sono ormai quarant’anni che mio zio ama quella francese.>></span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Trentasei.>>, lo corresse Zi’ Bartolo con la sua vera voce, che suonò forte e robusta, da baritono.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Trentasei o quaranta fa poca differenza - aggiunse il ragazzo che, tutto ad un tratto, sembrava molto più<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>incline alla conversazione - Dovete sapere che Madame ogni estate viene sull’isola per una quindicina di giorni. E in tutto questo tempo mio zio non ha mai avuto il coraggio di dichiararsi.>>.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Quest’anno giuro che glielo dico! .>>, proclamò con tono austero Zi’ Bartolo, rivolgendosi al mare come se fosse quell’azzurra distesa d’acqua, e non il nipote, il suo interlocutore. </span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;">Lungo la stradina che portava all’albergo, Barbara non fece altro che parlare di Zi’ Bartolo e Madame.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Che storia bellissima, dovresti ricavarci un racconto.>>, suggerì al fidanzato.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< No, il genere romantico non mi riesce bene, lo sai che la mia penna è abituata a soggetti di tutt’altra natura.>>, mentì Ivan,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>che pur di farla contenta avrebbe scritto anche la sceneggiatura di una soap opera.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Ho un’idea!>> esclamò entusiasta la ragazza.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Sentiamo…>></span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Il prossimo anno torniamo qui e vediamo se Zi’ Bartolo è riuscito finalmente a confessare a Madame che l’ama. Poi, tu dedicherai uno dei tuoi capolavori a questa vicenda. Che ne pensi?>>.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Okay, tra un anno esatto, stessa spiaggia e stesso ristorante.>>, acconsentì lui, prendendo la fidanzata tra le braccia .</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;">Dodici mesi dopo Barbara e Ivan, fedeli alla loro promessa, sbarcarono sull’isola. </span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;">Non era ancora mezzogiorno quando entrarono nella “La Locanda Del Corsaro”. </span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;">Madame era seduta al suo solito tavolo, apparecchiato con la medesima cura della volta precedente.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Ci siamo persi il primo atto.>>, commentò Ivan guardando in direzione della signora francese. </span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Quello lo conosciamo già….È il finale che ci manca. Quando viene il cameriere, chiedigli se suo zio ha confessato a Madame di amarla.>>.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;">Il ragazzo non tardò ad arrivare e,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>riconosciuti quasi subito i due commensali, li salutò con calore.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Siete rimasti stregati da questo posto, mi fa piacere!>>,</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;">Ivan, incoraggiato dalla cordialità dell’inserviente, non perse tempo e fece un cenno con l’indice, invitandolo ad avvicinarsi ancora di più. Il giovane parve non stupirsi più di tanto per quell’ostentato atteggiamento da cospiratore e chinò la testa, avvicinandosi ad<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Ivan.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Scusami, forse ti sembrerò un po’ invadente, ma siamo curiosi di sapere se alla fine tuo zio ha detto a Madame di amarla.>>, chiese Ivan a bassa voce, temendo che la signora, seduta poco distante, lo potesse sentire. Il cameriere si fece scuro in viso e, scuotendo tristemente il capo, rispose:</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< No, purtroppo non l’ha fatto l’anno scorso e non potrà più farlo. Mio zio è morto prima di Natale.>>.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;">Barbara e Ivan balbettarono imbarazzatissimi delle scuse e, ansiosi di cambiare immediatamente discorso, ordinarono due insalate “Circe”. Madame, nel frattempo, aveva messo i soldi del conto sotto il piatto e, presa una rosa dal bicchiere, stava per infilarne il gambo tra i capelli quando un forte fragore echeggiò nel piccolo ristorante: una violenta folata di vento aveva spalancato la porticina di legno dalla quale Zi’ Bartolo era solito ammirare la sua amata. In pochi secondi, l’irruente raffica, avvicinandosi al tavolo di Madame, si trasformò in un debole soffio che, prima di spegnersi del tutto,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>come minuscole dita invisibili mosse delicatamente i capelli della donna.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><< Sei sempre così gentile…>> sussurrò lei. E, dopo essersi appuntata la rosa ad una ciocca<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>uscì.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;">Saul Ferrara</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;">Racconto tratto dalla raccolta "I sogni dell'Ombra"</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></span></p><p class="MsoTitle" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><strong><em><span style="font-family: Times New Roman;"> </span></em></strong></span></p><p class="MsoTitle" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><strong><em><span style="font-family: Times New Roman;"> </span></em></strong></span></p><p class="MsoTitle" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><strong><em><span style="font-family: Times New Roman;"> </span></em></strong></span></p><p class="MsoTitle" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><strong><em><span style="font-family: Times New Roman;"> </span></em></strong></span></p><p class="MsoTitle" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><strong><em><span style="font-family: Times New Roman;"> </span></em></strong></span></p><p class="MsoTitle" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><strong><em><span style="font-family: Times New Roman;"> </span></em></strong></span></p><p class="MsoTitle" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><strong><em><span style="font-family: Times New Roman;"> </span></em></strong></span></p><p class="MsoTitle" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><strong><em><span style="font-family: Times New Roman;"> </span></em></strong></span></p><p class="MsoTitle" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><strong><em><span style="font-family: Times New Roman;"> </span></em></strong></span></p><p class="MsoTitle" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><strong><em><span style="font-family: Times New Roman;"> </span></em></strong></span></p>L'ultima influenza e altri malanni2013-02-22T17:40:22+02:002013-02-22T17:40:22+02:00http://blog.libero.it/SAULFERRARA/11937029.htmlsaulferraraPappagalliClemente alla fine aveva preso la sua decisione: “un bel pappagallo è l&rsquo...<p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 10pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;"><strong><img src="http://babyloncafe.eu/ferrara%20page.jpg" alt="" width="349" height="545" /></strong></span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 10pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;"><strong></strong></span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 10pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;"><strong></strong></span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 10pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;"><strong>Pappagalli</strong></span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 10pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">Clemente alla fine aveva preso la sua decisione: “un bel pappagallo è l’animale che fa per me” </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">aveva pensato ad alta voce mentre leggeva per l’ennesima volta la rubrica del settimanale di </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">annunci gratuiti dedicata agli animali domestici. Era andato in pensione da qualche mese e la </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">solitudine iniziava a farsi sentire; avrebbe preferito un bel cane, di quelli enormi, che scoraggiano i </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">malintenzionati dall’ introdursi di notte nelle case per derubare anziani indifesi come lui, ma lo </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">aveva ritenuto un animale troppo impegnativo e solo l’idea di uscire ogni mattina all’alba, con </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">qualsiasi situazione meteorologica, per fargli fare i suoi bisogni, lo aveva subito fatto desistere. Il </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">gatto, invece, non lo aveva neanche preso in considerazione perchè il piccolo felino era, secondo </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">l’opinione comune, l’animale simbolo dell’ egoismo e Clemente non avrebbe mai vissuto nella </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">stessa abitazione con un altro essere col quale condividere il suo peggior difetto. La pagina accanto </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">a quella della rubrica era occupata dalle pubblicità dei vari allevamenti e dei negozi specializzati in </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">questo o quell’altro animale e Clemente vide subito quello che gli interessava : “ da L’Arca di Noè </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">trovi il pappagallo come lo vuoi tè” era l’accattivante slogan del negozio che si presentava come il </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">più fornito della regione, con oltre cento tipi diversi di pappagalli e tutti addestrati. La parola </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“addestrati” sorprese positivamente Clemente, “così non devo neanche perdere tempo ad </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">insegnargli a parlare” pensò l’uomo passandosi una mano sul mento. Il titolare del negozio L’Arca </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">di Noè sembrava anche lui uno strano volatile: alto, magrissimo e con le spalle curve ricordava </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">l’avvoltoio dei cartoni animati.</span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Posso aiutarla?”, chiese educatamente a Clemente, fissandolo con i suoi occhi spaventosamente </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">sporgenti. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Vorrei acquistare un pappagallo”, rispose l’anziano, un po’ intimorito da quei bulbi oculari fuori </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">dalle orbite, puntati addosso come due minacciose bocche di fucile. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Siete venuto nel posto giusto!”, disse orgoglioso l’uomo-avvoltoio, mostrando con un ampio gesto </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">del braccio scheletrico una lunga fila di pappagalli comodamente appollaiati sui loro alti trespoli. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">Clemente rimase subito colpito da un volatile con una vistosa cresta rossa. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Mi piace quello”, disse indicandolo. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Signore, posso sapere qual’ è il suo orientamento politico? Mi scusi se glielo chiedo ma deve </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">sapere che ogni pappagallo è stato addestrato in modo diverso per essere il più vicino possibile alle </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">idee dei nostri clienti”, spiegò con tono professionale e gesticolando teatralmente l’uomo, </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">assomigliando sempre di più ad una grottesca caricatura. Clemente rimase stupito da quella </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">domanda e dopo qualche incomprensibile balbettio rispose. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Io ho sempre votato per la Democrazia Cristiana finché c’è stata, ovviamente, ed ora sono costretto </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">a votare per il Polo della Libertà, anche se devo ammettere che non mi piacciono troppo… quelli </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">sono tutti divorziati, altro che Casa della Libertà, quella è la Casa dei Libertini!”, disse l’anziano, </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">ripetendo senza una pausa il suo collaudatissimo sermone politico. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Se ho capito bene la sua posizione, lei deve essere cattolico. In questo caso, mi dispiace ma quel </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">pappagallo non è adatto”, disse il titolare del negozio muovendo davanti al volto stupito di</span></span> <span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">Clemente un lunghissimo indice ossuto, come se fosse la bacchetta di un direttore d’orchestra. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Certo, sono cattolico, e non come quelli lì che dicono di esserlo solo prima delle elezioni. Caro </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">signore, io sono rimasto vedovo giovanissimo ma non mi sono mai risposato e le occasioni non mi </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">sono certo mancate. Sono rimasto fedele alla mia povera Clotilde anche dopo che è andata in cielo. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">Quegli zozzoni dei politici tradiscono le mogli con i travestiti o le lasciano per sposarsi delle </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">vallette che potrebbero essere le loro figlie!”, disse Clemente, con tutta l’indignazione di cui era </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">capace. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Concordo con lei. Comunque, tornando a noi, quel pappagallo, come le ho detto, non è adatto e ora </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">le do una piccola dimostrazione”. L’uomo poi rivolse il suo sguardo da extraterrestre verso il </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">pennuto dalla cresta rossa e disse: </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Carlo, Dio mio, oggi sei bellissimo!”</span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Dio non esiste e la religione è l’oppio dei popoli”, rispose gracchiando il pappagallo per poi subito </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">mettersi a cantare il ritornello di Bandiera Rossa.</span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Per favore, lo faccia smettere!” urlò inorridito Clemente tappandosi le orecchie con le mani. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Carlo, basta così!” ordinò il negoziante e poi, posando una mano sulla spalla di Clemente lo </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">rassicurò </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Tranquillo, ho quello che fa per lei”. Poi si avvicinò ad un trespolo dove stava aggrappato un </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">pappagallo dalle piume azzurre. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Faccia attenzione”, bisbigliò, invitando Clemente all’ascolto, per poi subito rivolgersi al piccolo </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">pennuto con la stessa frase usata con il primo. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Pio, Dio mio, oggi sei bellissimo!”. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Non nominare il nome di Dio invano e chi ti loda è tuo nemico”, rispose prontamente l’uccello con </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">una vocina da bambino rauco. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Lo prendo!” esclamò l’anziano pensionato entusiasta. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">Clemente, appena arrivato a casa, sistemò il trespolo con il suo nuovo amico volatile accanto alla </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">sua poltrona preferita. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Ora mi preparo la cena e poi ci guardiamo un po’ di televisione. Va bene, Pio?” disse l’anziano, </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">felice di non dover più parlare da solo come un povero pazzo. Si cucinò una razione di pasta alla </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">carbonara così abbondante che sarebbe bastata a sfamare una squadra di operai dell’ANAS. Sistemò </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">l’insalatiera stracolma di cibo sul tavolino, davanti alla sua poltrona preferita, e mentre con la mano </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">sinistra stringeva il telecomando abbandonandosi ad un febbrile zapping, con la destra, armata di </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">forchetta, iniziò ad avvolgere un grosso gomitolo di spaghetti. Ma proprio quando stava </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">avvicinando quella fumante palla di pasta e pancetta alla bocca spalancata, il pappagallo lo fermò. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Gola, quinto vizio capitale, abbandono esagerato ai piaceri della tavola. Finirai all’inferno. Sì, sì, </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">dritto dritto all’inferno”, disse severo il pennuto. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">A Clemente gli si strinse subito la gola, nessuno in tanti anni aveva mai messo in discussione il suo </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">essere un buon cristiano, praticante ed attento osservatore di tutti i precetti. Tornò in cucina e, </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">posata a malincuore la peccaminosa insalatiera sul tavolo, prese un pacchetto di crackers. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">L’anziano, poi, tornò ad accomodarsi sulla poltrona ed iniziò a consumare quel pasto frugale, </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">entendosi sempre sotto il controllo vigile del volatile, il quale, quando fu chiaro che Clemente non </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">avrebbe mangiato altro, iniziò a muovere il becco su e giù per dimostrare la sua approvazione. Dopo </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">una ventina di minuti, con lo stomaco vuoto che brontolava, si addormentò davanti alla televisione </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">accesa. Quando si svegliò erano le tre del mattino, l’ora in cui una piccola rete televisiva locale </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">trasmetteva un programma hard. Clemente sintonizzò la televisione su quel canale e tolse il volume, </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">poi, con la coda dell’occhio guardò il pappagallo appollaiato sul suo trespolo. “Quel maledetto </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">uccellaccio sta dormendo”, pensò, pregustando le grazie di una spogliarellista bionda che </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">ancheggiando lascivamente si stava sfilando il microscopico perizoma che rappresentava tutto il suo </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">abbigliamento. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Lussuria, terzo vizio capitale, eccessiva dedizione al piacere delle carne. Finirai all’inferno. Sì, sì, </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">dritto dritto all’inferno”, gracchiò Pio con la furente passione di un fanatico predicatore del </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">medioevo. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Se non la finisci di parlare, stupido pennuto, ti mando io dritto dritto all’inferno!” urlò Clemente </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">balzando in piedi e brandendo il telecomando come se fosse un coltello. Ma Pio, per niente </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">spaventato dalla reazione dell’anziano, continuò con la sua predica. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Ira, sesto vizio capitale, il lasciarsi prendere facilmente dalla collera. Finirai all’inferno. Sì, sì, </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">dritto dritto all’inferno”. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">Clemente aveva alzato la mano che stringeva il telecomando sopra la testa, pronto a colpire il </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">pappagallo dall’alto con un micidiale fendente, ma alla fine riuscì a fermarsi. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Non ti tiro il collo perché mi sei costato trecento euro, ma domani mattina ti riporto dove ti ho </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">preso”, disse tra i denti il pensionato schiumando per la rabbia. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Avarizia, secondo vizio capitale, l’eccessivo attaccamento al denaro. Finirai all’inferno. Sì, sì, </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">dritto dritto all’inferno”, rispose il pappagallo con il suo solito tono di voce. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“ Ma perché non ho comprato un cane!? Un bel pechinese come quello che ha il mio vicino!” urlò a </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">squarciagola Clemente, ormai vicinissimo all’infarto. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Invidia, quarto vizio capitale, il malsano desiderio delle cose degli altri. Finirai all’inferno. Sì, sì, </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">dritto dritto all’inferno”, gracchiò nuovamente Pio come un disco che salta nello stesso punto, </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">ripetendo continuamente le medesime parole della canzone. A quel punto il povero pensionato perse </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">completamente il lume della ragione ed iniziò a rovesciare i mobili ed a lanciare qualunque cosa gli </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">capitasse tra le mani. Clemente, dopo aver distrutto completamente il salotto, stremato dallo sforzo </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">finì a terra privo di sensi. Alle prime luci del mattino, una voce lontana iniziò a cantilenare, finché, </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">Clemente non aprì gli occhi. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">"Accidia, accidia”, ripeteva insistentemente la voce. Clemente si sentiva confuso e non riusciva a </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">ricordarsi perché si trovasse sdraiato sul pavimento del suo salotto, o, per meglio dire, di quello che </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">una volta era il suo salotto, visto le disastrose condizioni in cui versava. Sembrava che una tromba </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">d’aria fosse passata da lì sparpagliando ogni cosa, dalla più piccola stoviglia al mobile più </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">voluminoso. Ma la voce assunse l’inconfondibile tono da invasato predicatore e Clemente capì </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">subito chi fosse a parlare, ricordandosi tutto quello che era accaduto qualche ora prima. La fine </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">della sua noiosa ma tranquilla vita da pensionato era stata causata da quel fanatico pennuto e se non </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">voleva impazzire doveva sbarazzarsene il prima possibile. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Accidia, settimo vizio capitale, l’ozio e la scarsa voglia di fare. Finirai all’inferno. Sì, sì, dritto </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">dritto all’inferno”, disse con voce saccente il pennuto. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Senti, piccolo Torquemada col becco, ora ci facciamo una bella passeggiata”, rispose Clemente, </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">con la voce impastata dal sonno. Q</span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">uando il titolare de “L’Arca di Noè” vide entrare nel negozio Clemente con trespolo e pappagallo </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">annessi, non sembrava credere ai propri dilatatissimi occhi. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Che cosa è successo?” domandò sorpreso </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Niente, solo che vorrei cambiare questo pappagallo con quello comunista, mmm… cioè, volevo </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">dire, con quello con la cresta rossa. Sa, il rosso è il mio colore preferito”, balbettò Clemente mentre, </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">posato il trespolo con il Pio, prendeva quello occupato da Carlo. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Signore, ho il dovere di avvertirla, Carlo è addestrato anche a bestemmiare”, disse l’uomoavvoltoio. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Meglio così!”, rispose secco Clemente, suscitando un’ altra ondata di stupore nel titolare. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Come meglio così!? Ma lei non è cattolico!?” chiese sbarrando quei suoi stranissimi occhi che </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">sembravano pronti a cadere da un momento all’altro, come quelli delle maschere di carnevale. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Sì, sono cattolico, ed è per questo che voglio l’altro pappagallo, è mio dovere portare verso la retta </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">via quelli che l’hanno perduta”, rispose Clemente, dirigendosi velocemente verso l’uscita con il </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">pappagallo comunista. Clemente e Carlo erano appena usciti dal negozio quando la voce di Pio li </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">raggiunse, tuonando minacciosa. </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">“Superbia, primo vizio capitale, quando un uomo ritiene di essere superiore rispetto ad un pa</span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Calibri;">ppagallo.”</span></span></p>Guerre Fiorite2012-11-09T12:22:43+02:002012-11-09T12:22:43+02:00http://blog.libero.it/SAULFERRARA/11702849.htmlsaulferraraGuerre Fiorite e Poesie Scelte (1990 - 2008)Edizioni Centro Studi Tindari Patti &nbs...<p style="text-align: center;"><span class="ske06"><em></em></span><span class="ske06"><em></em></span><span class="ske06"><em></em></span><span class="ske06"><em></em></span><span class="ske06"><em></em></span><span class="ske06"><em></em></span><span class="ske06"><em></em></span><span class="ske06"><em></em></span><span class="ske06"><em><span style="font-family: Times New Roman;"><img id="rg_hi" class="rg_hi uh_hi" style="width: 186px; height: 237px;" src="http://t2.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcTN16UdOr2tPbTqjE92YRA6iO-LRU6KqPen8bYm3lq0XBI-6JSU2g" alt="" width="186" height="237" /></span></em></span></p><p style="text-align: center;"><span class="ske06"><em></em></span></p><p style="text-align: center;"><span class="ske06"><em><span style="font-family: Times New Roman;">Guerre Fiorite</span></em></span><em><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske06"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span><span class="ske06">e Poesie Scelte </span></span></em><span class="ske06"><em><span style="font-family: Times New Roman;">(1990 - 2008)</span></em></span></p><p style="text-align: center;"><span class="ske06"><em></em></span><span class="ske06"><em></em></span><span class="ske06"><em><span style="font-family: Times New Roman;">Edizioni Centro Studi Tindari Patti </span></em></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p style="text-align: center;"><span class="ske06"><em><span style="font-family: Times New Roman;">GUERRE FIORITE</span></em></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">1</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">La verde danza dei prati</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">accoglie il vento</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">dando forma al tacere.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">Dal loro occulto colloquio</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">muove il verso,</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">debole insetto</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">che tra il morente fogliame</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">cerca spiraglio.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">2</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">Sentinelle vocianti</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">incitano il mutismo del passo,</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">i timpani assorditi dalla fatica</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">odono soltanto la lotta</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">di nuovi Ulisse,</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">in viaggio verso Itaca.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">3</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">Fiorisce</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">un sentimento</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">che non vuole</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">piegarsi al verso</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">in una guerra</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">senza ira</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">per sfuggire</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">alla morte</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">delle</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">comuni parole.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p style="text-align: center;"><em><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;">Poesie tratte da “D’Incompiute Emozioni”</span></span></em></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p style="text-align: center;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"><strong>Stanze Vuote</strong></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><strong><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></strong></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">Nelle stanze vuote</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">le pareti sanguinano ricordi.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">La polvere dei pochi oggetti rimasti</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">aleggia nell’aria, congiungendosi</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">con i rumori passati.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">Le ore mi trasformano</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">nell’alta ombra del bambino</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">che qui, in anni passati,</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">per guardarsi intorno si alzava</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">sulle punte dei piedi.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p style="text-align: center;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"><strong>E’tardi</strong></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">Ridestarsi per</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">rivestirsi in fretta.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">E’ tardi, si fa sempre tardi</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">e c’è sempre un indumento</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">che non vuole farsi trovare,</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">che si nasconde sotto le coperte.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">Il nervoso gocciolio del rubinetto</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">ed il giubilo mattutino degli uccelli</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">ci ricordano gli impegni del giorno.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske03">Chini rifacciamo il letto,<strong></strong></span></span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">quello stesso letto dove</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">qualche attimo prima</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">ritenevamo tutto possibile</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">anche arrestare il tempo.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p style="text-align: center;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"><strong>Randagismi</strong></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">Vorrei come Fenrir mordere</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">la mano divina che mi porge il cibo</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">e nelle notti di luna piena</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">raggomitolare il tempo fuggito.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">Sciolto dal destino dei miei simili</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">vorrei continuare ad essere</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">un randagio predatore di nuvole.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p style="text-align: center;"><span class="ske06"><em><span style="font-family: Times New Roman;">Poesie tratte da “Austere Nudità”</span></em></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske03"><strong>Suoni</strong></span></span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><strong><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></strong></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">Urlare</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">tanta è la voglia di urlare</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">e poi, magari,</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">ascoltare</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">la mia voce distorta,</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">salire in cielo</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">con l’umida leggerezza</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">di ciglia commosse.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">Il vento</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">mi sarà amico</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">e come polvere</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">spargerà i suoni</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">della mia bocca,</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">come polvere</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">entreranno negli occhi</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">e nelle orecchie dei distratti.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">Sospesi sui tetti</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">della città assonnata</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">si uniranno</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">alle nostalgie delle rondini.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske03"><strong>Vita</strong></span></span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><strong><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></strong></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">Aspirando</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">alle tue fibrillanti</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">vette,</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">fieri</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">continuiamo</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">a generare</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">nuove luttuosità.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">Dispettosa</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">ti mostri brevemente</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">nei minimi distacchi,</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">ordinari</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">come gesti</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">materni,</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">che frusciano</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">solamente</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">nel sonno del bambino.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p style="text-align: center;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"><strong>Messaggi</strong></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">Con cautela</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">le dita</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">si muovono</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">sulla tagliente</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">ragnatela</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">di uno specchio incrinato</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">come</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">per decifrare</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">un antico arcano.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">Sulla superficie gelida</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">del verticale stagno</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">una lucida pupilla</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">si moltiplica</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">tra le confuse linee</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">che l’attraversano.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">Un piccolo movimento del capo</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">ed ecco</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">apparire al suo posto</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">un naso</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">ed una bocca stretta,</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">visibilmente assetata</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">di felici precarietà.</span></p>La mia tesi2012-04-27T14:08:09+02:002012-04-27T14:08:09+02:00http://blog.libero.it/SAULFERRARA/11264319.htmlsaulferrara La terapia dell’ascolto A Marilena che mi ha insegnato ad Ascoltare con...<p style="text-align: center;"><img id="il_fi" style="padding-bottom: 8px; padding-right: 8px; padding-top: 8px;" src="http://ic-marconi.scuolaer.it/SitoMarconi/Nuovo/sportelloAscolto/ascolto.jpg" alt="" width="349" height="317" /></p><p style="text-align: center;"> </p><p style="text-align: center;"> </p><p class="MsoTitle" style="text-align: center;"><span style="line-height: 150%; font-size: 18pt;"><strong><em><span class="ske03">La terapia dell’ascolto</span></em></strong></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; line-height: 150%; margin: 0cm 0cm 0pt;" align="center"><strong><em><span style="line-height: 150%; font-size: 14pt;"><span style="font-family: Times New Roman;"> </span></span></em></strong></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; line-height: 150%; margin: 0cm 0cm 0pt;" align="center"><strong><em><span style="line-height: 150%; font-size: 14pt;"><span style="font-family: Times New Roman;"> </span></span></em></strong></p><p class="MsoNormal" style="text-align: left; line-height: 150%; margin: 0cm 0cm 0pt;"><strong><em><span class="ske06"><span class="ske02">A Marilena che mi ha insegnato ad Ascoltare con il Cuore</span></span></em></strong><span style="line-height: 150%; font-size: 14pt;"><strong><em><span style="font-family: Times New Roman;"> </span></em></strong></span></p><p class="MsoBodyText" style="text-align: center; line-height: 150%; margin: 0cm 0cm 0pt;" align="center"><span style="line-height: 150%; font-size: 14pt;"><strong><em><span style="font-family: Times New Roman;"> </span></em></strong></span></p><p class="MsoBodyText" style="text-align: center; line-height: 150%; margin: 0cm 0cm 0pt;" align="center"><span style="line-height: 150%; font-size: 14pt;"><strong><em><span style="font-family: Times New Roman;"> </span></em></strong></span></p><p class="MsoBodyText" style="text-align: center; line-height: 150%; margin: 0cm 0cm 0pt;" align="center"><span style="line-height: 150%; font-size: 14pt;"><strong><em><span class="ske02">“Se si cura una patologia o si vince o si perde. Se si cura una persona vi garantisco che si vince, qualunque esito abbia la terapia”.</span></em></strong></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; line-height: 150%; margin: 0cm 0cm 0pt;" align="center"><span style="line-height: 150%; font-size: 14pt;"><strong><em><span class="ske02">(Unter Patch Adams)</span></em></strong></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; line-height: 150%; margin: 0cm 0cm 0pt;" align="center"><strong><em><span style="line-height: 150%; font-size: 14pt;"><span class="ske02"> </span></span></em></strong></p><p style="text-align: center;"><span class="ske02"><strong><span style="line-height: 150%;"><em><span style="font-family: Times New Roman;"> </span></em></span><span style="line-height: 150%;"><em><span style="font-family: Times New Roman;"> </span></em></span><span style="line-height: 150%;"><em>Introduzione</em></span></strong></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; line-height: 150%; margin: 0cm 0cm 0pt;"><strong><em><span style="line-height: 150%; font-size: 14pt;"><span style="font-family: Times New Roman;"> </span></span></em></strong></p><p class="MsoBodyText2" style="text-align: justify;"><span style="line-height: 150%;"><span class="ske01">L’introduzione di una tesi o di un saggio si scrive sempre alla fine, quando gli obiettivi delle ricerca sono stati raggiunti e la bibliografia ordinatamente riportata. Io, però,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ho deciso di non rispettare questa aurea regola perchè ritengo che spesso i motivi che ci spingono ad iniziare una ricerca<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>possiedono un valore maggiore dei risultati che si possono ottenere dalla ricerca stessa. A differenza della maggior parte dei miei colleghi ho iniziato il corso di laurea in Scienze Infermieristiche ad un’età piuttosto matura, per l’esattezza trentasette anni, e forse sarà stato per il mio bagaglio di esperienza<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>se ho vissuto questi tre anni di formazione teorica e pratica come una straordinaria scuola di umanità e di umiltà. L’idea di trattare per la tesi il tema della terapia dell’ascolto è nata durante i miei primi giorni di tirocinio, quando un po’ impacciato dentro la divisa candida e timoroso di compiere chissà quale danno irreparabile, cercavo di imparare il più possibile attraverso una attenta osservazione. Mi stavo accingendo a seguire il “giro visite” dei medici quando un infermiere trafelato mi chiese di rilevare la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca del paziente “letto numero 11” . In seguito i miei docenti di “infermieristica clinica”, i caposala e gli infermieri dei numerosi reparti in cui ho fatto servizio mi hanno ripetuto centinaia di volte quanto sia importante assicurarsi dell’identità del paziente chiedendo sempre il suo nome e non fidandosi solo del numero del posto letto. Quell’infermiere, però, con quella perdonabile “imprecisione” aveva fatto vibrare una corda nascosta dentro di me. Appena entrai nella stanza, sebbene sbiadito, individuai subito il numero che cercavo sulla testiera di un letto.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>L’uomo che occupava quel posto mi rivolse un sguardo timoroso e disse: “Non mi dica che deve farmi un altro prelievo?”. Lo rassicurai dicendogli che dovevo solo rilevare i parametri della pressione, il suo volto si distese immediatamente e dopo una piccola pausa d’imbarazzo mi confidò la sua paura, che<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ammise un po’ troppo esagerata, per<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>gli aghi.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Io del signor “letto numero 11” non sapevo nulla,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>non sapevo quali fossero le sue passioni, le sue idee, in cosa credesse; l’unica cosa che sapevo, a parte l’anamnesi, contenente dei termini per me allora incomprensibili, e che avevo letto nella sua cartella clinica, era la terapia a<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>base di cortisonici a cui era sottoposto, terapia che comportava una frequente rilevazione dei parametri pressori. Aveva quarantanove anni, quindi poteva essere benissimo un mio fratello maggiore, un giovane zio o immaginando un piccolo balzo temporale in avanti me stesso. Col passare dei giorni il signor “letto numero 11” diventò Emilio, e mentre gli somministravo la terapia ci scambiavamo brevi opinioni sulla letteratura, il cinema e la musica. Da questa amichevole confidenza si creò una sorta di reciproca fiducia che spinse Emilio a lasciarmi provare a “prendere una sua vena” . Io ed Emilio non eravamo più un allievo infermiere e un paziente ma due uomini che combattevano contro i peggiori nemici dell’umanità: la malattia e la solitudine. In conclusione di questa introduzione “sui generis” mi corre comunque l’obbligo di esporre in modo conciso la metodica di lavoro da me adottata nella stesura della tesi. La terapia dell’ascolto è una nuova frontiera etica che nasce per ridurre la ormai sempre più disumanizzata struttura burocratico-sanitaria portando così al centro del “sistema della cura” l’uomo e l’umanità. Non si può, ovviamente, trattare la terapia dell’ascolta senza prima chiarire dei concetti chiave come: identità, malattia, cultura e comunicazione. Ho ritenuto pertanto corretto dedicare i primi capitoli della tesi a questi concetti, concludendo con l’aspetto terapeutico che ha l’ascolto empatico per i pazienti oncologici. Negli ultimi decenni è cambiato nettamente il bisogno di salute: prima i pazienti, nella stragrande maggioranza dei casi, erano affetti da patologie acute d’organo, oggi, invece, sono affetti da patologie croniche sistemiche, e questa nuova tipologia di pazienti ha modificato le dinamiche assistenziali, dinamiche che richiedono maggiore competenza tecnica ma anche comunicativa,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e il sapersi porsi all’ascolto è essenziale per conoscere l’entità del bisogno del paziente<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ed anche una forma di aiuto che attenua i disagi e la sofferenza della malattia.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></span></p><p class="MsoBodyText2" style="text-align: justify;"><span style="line-height: 150%; font-size: 14pt;"><span class="ske01"> </span></span></p><p class="MsoBodyText2" style="text-align: justify;"><strong><em><span style="line-height: 150%; font-size: 14pt;"><span class="ske01"> </span></span></em></strong></p><p class="MsoBodyText2" style="text-align: justify;"><strong><em><span style="line-height: 150%; font-size: 14pt;"><span class="ske01"> </span></span></em></strong></p><p style="text-align: justify;"><p style="text-align: justify;"><span class="ske01"> </span></p></p>Sul Morbido Guanciale della Follia2012-04-12T14:00:13+02:002012-04-12T14:00:13+02:00http://blog.libero.it/SAULFERRARA/11225683.htmlsaulferrara Racconti tratti dalla raccolta “Sul Morbido Guanciale della Follia” &nb...<p style="text-align: center;"><img id="rg_hi" class="rg_hi" style="width: 228px; height: 221px;" src="http://t0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQxtCNywwNfa0vxadQO2s-nhDqeWkRRzw5IbyQYHMvUG_i7v1B_" alt="" width="228" height="221" /></p><p style="text-align: center;"> </p><p class="MsoTitle" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><strong><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske03">Racconti tratti dalla raccolta “Sul Morbido Guanciale della Follia”</span></span></strong></span></p><p style="text-align: center;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"> </span></span><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"> </span></span><strong><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"> </span></span><em><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske02">Neve Appena Caduta</span></span></span></em></strong></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;" align="center"><strong><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></strong></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;" align="center"><strong><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></strong></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><strong><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></strong></p><p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske02">Racconterò per l’ennesima volta come si sono svolti realmente i fatti, anche se questi non sembrano avere nulla a che fare con la realtà. A memoria d’uomo era stato l’inverno più rigido che si fosse mai registrato </span><span class="ske02">nell’intera regione; per giorni aveva nevicato incessantemente, con una abbondanza tale da rendere impraticabili le vie principali ed interrompendo così ogni </span><span class="ske02">collegamento con i paesi vicini. In seguito ci fu riferito che dalla valle era addirittura impossibile distinguere il nostro paesello abbarbicato </span><span class="ske02">sulla cima dei monti dal resto del paesaggio, perché la neve aveva coperto tutto trasformando l’orizzonte in una vasta distesa bianca</span>. <span class="ske02">La taverna del Cacciatore era l’unico posto dove non si pativa il freddo e fu lì che la vidi. In piedi, davanti </span><span class="ske02">al bancone, stringeva con entrambe le mani una tazza fumante e prima di avvicinarla alle labbra per sorseggiarne la bevanda contenuta, soffiava il fumo stringendo la bocca a forma di cuore. I suoi lineamenti erano chiari e delicati come neve appena caduta. Bella, distante e pericolosa come una rupe, sembrava volermi chiamare a sé. In un piccolo centro dove tutti gli </span><span class="ske02">abitanti si conoscono fin dalla nascita un forestiero non solo si nota subito ma desta una sorta<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>di diffidente curiosità, e quella donna, avvolta da un mantello di pelliccia bianca, emanava un così misterioso magnetismo che io me ne sentii subito attratto come una falena dalla luce. Messa da parte la </span><span class="ske02">mia inguaribile timidezza mi avvicinai e le dissi “E’un tempo da lupi!” pentendomi subito per la banalità della frase. Lei mi sorrise dolcemente e poi rivolgendo lo sguardo verso la finestra disse “Il laghetto sicuramente si sarà gelato, deve essere bellissimo. Vorrei vederlo“. La </span><span class="ske02">donna con una pausa studiata aspettò che le sue parole facessero presa su di me, lasciandole aleggiare come docili aquiloni spinti dal vento. Chiunque, anche uno un po’ imbranato come me avrebbe colto in quel discorso </span><span class="ske02">apparentemente casuale un invito e subito mi offrii di accompagnarla. Una volta rimasti da soli cercai di soddisfare la mia curiosità</span><span class="ske02">, domandandole come fosse riuscita a raggiungere il nostro paese in quei giorni di bufera. “Sono scesa dall’alto!” rispose con un tono tanto severo da ammutolirmi e così, in silenzio, ci incamminammo verso il laghetto. Durante il tragitto, senza farmi vedere, osservavo con rapidi </span><span class="ske02">movimenti degli occhi il profilo imbronciato della donna; sembrava preoccupata, come se dovesse affrontare un lungo viaggio e non una, se pur difficile, passeggiata nei boschi nelle prime ore di un pomeriggio di sole. Quando passava vicino ad </span><span class="ske02">un albero o a qualunque altra cosa che interrompesse con una variazione cromatica il candido paesaggio nevoso, sembrava che questi colori, come deformati da una lente, gli attraversassero le guance come se fossero trasparenti: il suo volto sembrava fatto di finissimo cristallo. Riprese a nevicare e la neve appena caduta era così </span><span class="ske02">soffice da rendere più faticosa la marcia, ma quella misteriosa donna continuava imperturbabile a camminare verso la meta, senza mostrare alcun segno di stanchezza. Qualche volta si allontanava di alcuni metri dal sentiero per fermarsi a gesticolare senza parlare in direzione degli alberi, e fu in occasione di una di queste brevi deviazioni che mi accorsi che i suoi piedi non affondavano nel delicato tappeto di neve. Mi voltai per osservare il tratto di bosco che fino ad allora avevamo percorso, notando subito che dal candore della neve spiccavano i segni scuri di una sola fila<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>di orme: le mie.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Prima non avevo dato troppo peso all’apparente trasparenza del suo volto, attribuendo quel curioso fenomeno ai bizzarri scherzi della rifrazione che si possono verificare in presenza di neve e ghiaccio, ma come potevo ignorare o spiegare l’assenza di impronte? Il mio primo impulso fu quello di scappare a gambe levate, allontanandomi il più presto possibile da quella creatura, ma la paura mi paralizzava. Poi, riflettendo, mi convinsi che se l’avessi accompagnata fino al laghetto, distante ormai poche centinaia di metri, mantenendo così il mio impegno, lei mi avrebbe lasciato andare via senza farmi del male. E così feci. Il lago ghiacciato sembrava un disco d’argento su cui i riflessi della </span><span class="ske02">luce del sole, verticalizzandosi, formavano una colonna di una luminosità accecante. Quel fascio di luce si alzava maestoso fino al cielo, fondendosi con le poche nuvole, che gonfie e dense, si stavano dilatando fino ad avvolgere in un ampio abbraccio </span><span class="ske02">la terra. “Va via non perdere tempo, i lupi hanno sentito la tua presenza!” mi disse, prima di immergersi in quella colonna di luce, scomparendo così alla mia vista. “Lupi?!<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Non ci sono lupi in questa regione, l’ultimo è stato ucciso un secolo fa!” dissi ad alta voce, rivolto più a me stesso per incoraggiarmi che alla donna, ormai svanita </span><span class="ske02">come un fiocco di neve caduto su di una cima innevata. Non feci in tempo a concludere la frase che si alzarono inequivocabili degli ululati minacciosi. Stentavo a crederci, non c’erano lupi in questa regione, ed anche se ci fossero stati non avrebbero mai attaccato un uomo di<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>giorno</span><span class="ske02">, ma avevo assistito a troppe cose inspiegabili per fidarmi della ragione e così scappai. Corsi a rotta di collo lungo lo stretto sentiero, rischiando più volte di scivolare e finire rovinosamente contro i rami bassi degli alberi, e correndo ripetevo nella mia mente, come facevo da bambino prima di addormentarmi, una vecchia filastrocca che si recitava per tenere lontano l’uo</span><span class="ske02">mo nero. I miei più terribili incubi infantili stavano prendendo forma nella realtà, ed io mi opponevo ad essi difendendomi con le stesse armi puerili che usavo da bambino. Durante la fuga, preso da una paura indicibile, misi un piede in fallo ed iniziai a rotolare sulla neve una, dieci, cento volte. Pensavo che non mi sarei mai più fermato ed avrei continuato a girare per sempre come una biglia impazzita, quando una staccionata di legno arrestò quel vorticoso moto</span><span class="ske02">. L’urto contro i paletti fu forte ma mai quanto la sorpresa di scoprire lì vicino l’esistenza di una piccola abitazione dal tetto spiovente. Conoscevo quei posti come le mie tasche ed ero pronto a giurare che in quel punto preciso non c’era mai stata una casa, grande o piccola che fosse. Per fortuna, tranne che per delle contusioni, non avevo niente di rotto e mi alzai </span><span class="ske02">dolorante ma tutto intero. Dalla casa uscì un uomo curvo, ingobbito, che per aiutarsi a camminare utilizzava una lunga scure come bastone. Si avvicinò e fissando i miei abiti con occhi che per via delle pesanti rughe erano ridotti a sottili fessure esclamò: “Tu devi venire dal dopo!Su entriamo”. La piccola abitazione era arredata solo da un lungo tavolo rettangolare, due sedie e un pagliericcio, e gli utensili, anche se sparsi sul pavimento, sembravano </span><span class="ske02">posti secondo un certo ordine. “Il mio compito è quello di dare ospitalità a chi si perde” disse il vecchio “Qui spesso capita gente del prima, sono molto rare le visite di quelli del dopo. Come si vive nel tuo tempo?” “Bene” balbettai, non comprendendo il senso delle sue parole. Il vecchio mi offrì del formaggio e un pezzo di pane su una ciotola di legno ma sentendomi troppo stanco e confuso per mangiare, rifiutai il cibo ed accettai il vino che sorseggiai direttamente da una piccola anfora di terracotta. “Ora va a dormire. Domani non nevicherà” disse, indicandomi il misero giaciglio. Mi addormentai subito, scivolando in un profondo sonno privo di sogni, in uno stato di quiete che ora rimpiango di aver irrimediabilmente perduto. Doveva essere qualcosa di molto simile al nirvana di cui parlano i buddisti, la pace infinita del nulla assoluto, e non perdonerò mai l’energumeno che mi risvegliò (lui sostiene di avermi salvato), per avermi sottratto a quel dolce vuoto. Con le sue mani callose prese a scuotermi finché non mi svegliai e, aperti gli occhi, </span><span class="ske02">notai subito che la casa e il vecchio erano scoparsi. Mi trovavo sdraiato sulla neve con quell’uomo sopra di me, che non faceva altro che chiedermi come stavo e cosa fosse successo, ed io iniziai a raccontare per filo e per segno tutto quello che era accaduto, ed oggi, a distanza di anni, non faccio che ripetere e ripetere lo stesso racconto. Adesso sono stanco e vorrei ritrovare la dimensione magica di quel sonno interrotto troppo tempo addietro, ma anche qui, in questa stanza dalle pareti bianche e morbide come neve appena caduta, non mi vogliono lasciare in pace: più volte al giorno entra un uomo in camice bianco che vuole che io ricominci daccapo a raccontare.</span></span></span></p><p class="MsoBodyText" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span><strong></strong></span></span></p><p class="MsoBodyText" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><strong><em><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"> </span></span></em></strong></p><p style="text-align: center;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske02"><em><strong>Numero 11</strong></em></span></span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske02"> </span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske02"> </span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><em><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske02">Allargare il passo… devo allargare il passo… senza perdere la frequenza… il respiro si rompe tra le tempie… li ho alle calcagna… sono vicini…sono maledettamente vicini.</span></span></span></em></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><em><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske02"> </span></span></span></em></p><p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske02">Avevo appena due anni quando mia madre mi portò in collegio, affidandomi alle mani nodose di quattro suore ed alle loro storielle del cazzo fatte di angeli invisibili, tutti presi a spiare e a denunciare le mie cattive azioni, e naturalmente c’era anche il lupo malvagio, sporco e con gli occhi gialli, che veniva di notte a prendere i bambini disubbidienti per mangiarseli. Quando serravo forte la bocca, rifiutandomi di ingurgitare le porcherie che ci passavano, le suore si facevano più serie del solito e minacciavano “ Se non mangi tutto stanotte verrà il lupo a prenderti”. Poverine, erano convinte che mi cagassi addosso! Se solo avessero sospettato che la cosa che più desideravo allora era proprio quella di essere rapito dal lupo, per sparire con lui nel suo regno di zolfo! Nel collegio rimasi fino all’età di dodici anni e durante tutto questo periodo, di mia madre conobbi soltanto il suo profumo tenue, quasi privo di carattere, e quelle odiose caramelle che s’incollavano sempre al palato, dono immancabile delle sfuggenti e rare visite che mi faceva, durante le quali mi prometteva senza convinzione che sarei tornato a casa. Casa? Ma se non sapevo neanche cosa fosse una casa! Ero cresciuto in quel cazzo di collegio fatto di lunghi corridoi pregni dell’odore inconfondibile del disinfettante e da enormi camere bianche, bianche come il latte e senza un disegno, dove le suore con la loro tonaca nera spiccavano come ombre di avvoltoi. Poi, prima di andarsene, mi carezzava la testa rasata ed io speravo che non tornasse più.</span></span></span></p><p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske02"> </span></span></span></p><p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><em><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske02">Più veloce, sempre più veloce… non posso farmi raggiungere, non ora, non questa volta…Il sudore cola dalla fronte, la gola è arsa, e queste gambe dure come se fossero di legno… ma io ho imparato ad ignorare, so ignorare tutto.</span></span></span></em></p><p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><em><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske02"> </span></span></span></em></p><p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske02">Durante l’intera permanenza nel collegio mi fu assegnato un numero, l’undici. Lo trovavo ovunque, dominava, scritto con un pennarello rosso, sopra la testiera del letto su cui dormivo; era ricamato sulle mutande, sui calzini, in tutti i miei indumenti ed era perfino rozzamente inciso sulle mie posate, e col tempo questo numero diventò per me un secondo nome. Gli altri bambini erano tutti più grandi di me e questo mi creò molti problemi, non tanto durante le ore di lezione in aula quanto nelle ore ricreative: ero considerato il moccioso che puzzava ancora di latte e non mi lasciavano giocare con loro.<em> </em>Così, da solo, iniziai a correre intorno al collegio. Lo facevo senza fermarmi, finché non mi chiamavano per rientrare in classe. In poco tempo imparai tutto di quel piccolo percorso, il dislivello delle mattonelle, le pietre insidiose che affioravano dal terreno e le crepe delle aiuole. Correvo, correvo sempre di più ed intanto le mie gambe si irrobustivano.</span></span></span></p><p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske02"> </span></span></span></p><p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske02"><em>Sto correndo come non ho mai fatto prima… Vincerò. L’ho capito quando alla partenza mi hanno dato il pettorale con il numero undici.</em></span></span></p><p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske02"> </span></span></span></p><p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske02">Uscito dal collegio le cose per me peggiorarono. Non potevo più correre. I parenti sostenevano che se lo avessi fatto la gente del paese avrebbe sicuramente pensato che ero un po’ svitato. In quel cesso di provincia il pensiero della gente era ovunque, come la merda di cane, e per non lordarti dovevi stare immobile. Lavoravo nell’officina di mio cognato, un uomo rozzo dai baffi setolosi che lo facevano rassomigliare ad un cinghiale. Ovviamente non ricevevo nessuna retribuzione, ma lui, in cambio mi avrebbe offerto la sua esperienza ed insegnato a vivere una vita normale, fatta di feste di piazza, partite al biliardo e tante, tante schedine. Mio cognato sapeva tutto del mondo; riusciva a posteggiare senza nessuna difficoltà nel piccolo spazio del garage e prima di chiunque altro ad individuare un fuorigioco. </span></span></span></p><p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske02"> </span></span></span></p><p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><em><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske02">Un giorno una giornalista mi domandò a che cosa penso durante una maratona. << A correre.>> risposi, ma in verità avrei dovuto risponderle che penso solo a scappare dal mio passato.</span></span></span></em></p><p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><em><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske02"> </span></span></span></em></p><p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske02">Poi vennero loro, gli aghi, le medicine, le mani forti per trattenermi. L’ignoranza e la cattiveria mi hanno rubato una parte della mia vita. Quei giorni, nei miei ricordi, sono come tanti fotogrammi di una pellicola non impressionata.</span></span></span></p><p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske02"> </span></span></span></p><p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><em><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske02">Mentre corro le persone mi incitano, urlano che sono il primo. Davanti a me è rimasto solo il tappeto blu che segna gli ultimi metri dall’arrivo. Gli spettatori si stanno preparando ad accogliermi con uno scroscio di applausi. Quando taglierò il traguardo aprirò le braccia, le alzerò al cielo affinché<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>tutti dicano che oggi ha vinto il numero undici.</span></span></span></em></p><p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><em><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske02"> </span></span></span></em></p><p class="MsoBodyText" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><em><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"> </span></span></em></p><p class="MsoBodyText" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p style="text-align: center;"><span class="ske06"><em><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske02"><strong>Il Ponte</strong></span></span></em></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;"> </span></p><p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske02">Luigi contava i giorni con le dita, ogni giorno un dito, ogni dito un giorno. Mancavano soltanto tre giorni ed egli fissava attonito quelle tre dita alzate per poi subito chiuderle, stringendo con forza il pugno fino a sentire le unghie premere contro il palmo, come se bastasse nascondere le dita per far scomparire il tempo, le mura e tutto quello che era accaduto. Durante quei lunghi mesi di internamento che con velata ipocrisia viene chiamata degenza, Luigi non aveva fatto altro che pensare a Clarissa ed al roseo ovale dei suoi capezzoli che risaltavano su quella pelle bianca e profumata come lenzuola lasciate ad asciugare al sole, eppure viziosa ed impura come lo sperma che Luigi, masturbandosi, spruzzava frettolosamente sulle mattonelle del cesso prima che un infermiere entrasse a controllare cosa stesse facendo. Clarissa non era mai andata a trovarlo, forse ancora scossa per quello che aveva visto. Quel giorno maledetto, purtroppo, c’era anche lei quando aveva cominciato a scalciare e sbavare come un cavallo imbizzarrito che lotta con il morso nel tentativo di liberarsi dalle briglie. A Luigi ogni giorno veniva comunque recapitata una sua lettera che egli senza aprire posava delicatamente sulle altre formando una piccola torre di carta. Clarissa certo non poteva sospettare che per colpa dei farmaci che gli somministravano Luigi riuscisse a malapena a trovare la concentrazione necessaria per leggere il nome del mittente, ma per lui il fatto di sapere che quella donna non lo aveva dimenticato come tutti gli altri era stato sufficiente a farlo sopravvivere in quel posto. Durante l’ora ricreativa che trascorreva nel piccolo parco adiacente alla casa di cura, Luigi aveva preso l’abitudine di osservare criticamente quello che facevano gli altri pazienti, come per studiarne il comportamento, e da questo concludere che lui non era e non sarebbe<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>stato mai come loro. Mario, ad esempio, tentava ogni giorno senza riuscirci di costruire un ponte con pietre, ramoscelli e tutte le cartacce che trovava sparse per terra. Secondo Luigi quel ponte in miniatura non era altro che l’estremo tentativo di ridurre il vuoto che esiste tra il malato e la normalità: pertanto il ponte serviva a Mario per attraversare l’abisso e, abbandonando la sponda del buio, raggiungere quella della luce. “Un pazzo osservando un altro pazzo può forse giungere a queste conclusioni? Certo che no!” diceva a se stesso Luigi. “Quindi io non sono pazzo, ma vittima di un errore!”. Quel giorno queste sue riflessioni furono interrotte bruscamente dal capoinfermiere, un omone che faceva pensare più a un macellaio che a un paramedico. Rino, questo era il suo nome, anche d’inverno usava tenere le maniche del camice arrotolate sopra i gomiti per mostrare i suoi avambracci forti e possenti, ed il messaggio che voleva inviare con quello sfoggio di muscoli era molto chiaro: “Con me non si scherza”. << Sei atteso nella sala visite.>> gli disse senza guardarlo. La sala visite era un’ampia stanza arredata soltanto da tre tavoli ovali di plastica, come quelli che si usano nei giardini, e da una ventina di sedie ognuna diversa dall’altra per forma e colore. Seduta ad aspettarlo dietro uno dei tavoli c’era Clarissa, ma l’entusiasmo di Luigi scomparve immediatamente quando lei, senza alzarsi, gli fece cenno di accomodarsi su una sedia posta davanti alla sua, lasciando così che il tavolo si interponesse tra loro. << Fra tre giorni ti dimetteranno.>> esordì Clarissa, con una voce tanto pacata da risultare estranea a Luigi, e dopo un piccolo sospiro riprese a parlare con quel suo nuovo tono monotono. Luigi ascoltava con attenzione il suono della voce lasciando che le parole inudite scivolassero lontano come foglie sospinte dal vento. Una pausa più lunga del solito gli fece capire che Clarissa aveva concluso il suo discorso, ed infatti la donna, alzandosi, gli passò velocemente una mano sul volto e fece per andarsene. In quella carezza non c’era più la passione di un’amante ma quel triste affetto che si può provare per un gattino cieco. Luigi prima di lasciarsi andare in un pianto liberatorio attese che il ticchettio dei tacchi a spillo di Clarissa fosse inghiottito dal ciabattare senza meta degli altri pazienti, che imperterriti vagavano lungo il corridoio. Senza asciugarsi le lacrime ritornò nel parco e raccolte due lattine ammaccate, le riempì di terra e poi rivolgendosi a Mario disse << Questi sono i pilastri. Vedrai che questa volta riusciremo a finirlo.>></span></span></span></p><p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske02"> </span></span></span></p><p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske02"> </span></span></span></p><p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; margin: 0cm 0cm 0pt;"><span class="ske06"><span style="font-family: Times New Roman;"><span class="ske02"> </span></span></span></p><p style="text-align: center;"><span class="ske02"> </span></p>