compagni di viaggiopartecipa anche tu al nostro viaggio......... esprimi in liberta' il tuo pensiero ,sempre nel pieno rispetto di tutti e segnalaci tutto quello che ritieni interessante da pubblicare: articoli di giornale, blog amici, link,foto, ecc. grazie TagUltimi commentiI miei link preferiti - www.cinemagay.it - www.culturagay.it - www.gaynews.it ...polveri stellari....Datemi una maschera e vi dirò la verità. Siamo tutti nati nel fango, ma alcuni di noi guardano alle stelle.(O.Wilde) La coerenza è l’ultimo rifugio delle persone prive di immaginazione. (O.Wilde) Amare se stessi è l'inizio di un idillio che dura una vita.(O.Wilde) Senza l’amore di sé non è possibile neppure l’amore per gli altri. È sempre accaduto che l'amore abbia ignorato quanto fosse profondo fino al momento del distacco. L'amore non è un problema, come non lo è un veicolo: problematici sono soltanto il conducente, i viaggiatori e la strada. Nessun amore è più sincero dell'amore per il cibo. L'amore allo stato puro è quello non corrisposto. L'amore fa passare il tempo, il tempo fa passare l'amore. Chi s'innamora di se stesso non avrà rivali. Il mio slancio è infinito come il mare, e non meno profondo è il mio amore; più te L`amore é l`unione di un padrone e di un suo schiavo, mai di due eguali. MenuChi può scrivere sul blog
Tutti gli utenti registrati possono pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
Area personale- Login
|
INIZIA IL VIAGGIOavvenuto con successo il lancio della NAVE SPAZIALE RAINBOW Il Subcomandante Kristo saluta tutti coloro che saranno con lui in questo viaggio nello spazio inesplorato del mondo gayo. Virtualmente viaggeremo tra le varie galassie che compongono questo universo con l obiettivo di tracciarne una mappa e, con l aiuto di tutti, iniziare a definire delle coordinate che permettano a chiunque voglia intraprendere questo viaggio di farlo in sicurezza. FORZA, ALLORA!!!!!! TUTTI AI PROPRI POSTI....5-4-3-2-1...SI PARTE!!!!!!!!!!
Post n°1 pubblicato il 16 Agosto 2007 da k.r.i.s.t.o
La prima Galassia che esploreremo è quella della IDENTITA' Gay nel 2000. Quale è secondo Voi il modello più attuale , o meglio, quello più funzionale alla emancipazione della figura omosessuale dagli stereotipi che infestano il mondo intero? Vale a dire il modello "Gay pride" serve ancora alla causa o forse è il momento di cambiare? E' chiaro che parlare di "modelli" è di per se riduttivo e, forse, è un approccio non completamente adatto per descrivere fenomeni che sono in continua evoluzione : Proviamoci allora per gioco, senza avere la presunzione di fare "una cosa seria",e discutiamone come se fossimo ai tavolini di un bar in una bella sera d'estate. Personalmente ritengo che è ora di superare un tipo di atteggiamento provocatorio, che sicuramente ha aiutato moltissimo tutti ma che oggi non rende possibile l'affermarsi di un modello interlocutorio adatto ad una societa' (parlo ovviamente del mondo occidentale) più aperta, che è ormai a conoscenza della vastità del fenomeno e che potrebbe essere pronta a discuterne senza essere spaventata. Occorre, a mio avviso, riporre le piume e i lustrini,coprire i seni e i muscoli, se serve mettersi la cravatte e provocare con un "quotidiano conformismo". Forse occorre incominciare ad essere educati, a rispettare chi non la pensa come noi e cercare di convincerli non provocandoli . Essere un po' Ghandiani..... Che ne dite??????????? ***************************************************************************************** l'approccio scientifico Mentre proseguiamo il nostro viaggio nella Galassia Identita' , diamo un' occhiata al materiale scientifico che abbiamo portato con noi dalla Terra, frutto degli studi dei nostri migliori scienziati:
"L’identità definita come il senso proprio della propria esistenza continuo attraverso il tempo e distinto, come entità da tutte le altre, sottolinea l’importanza di una naturalità nel vivere se stessi a prescindere dalle influenze socio-culturali. Questo elemento si dovrebbe ripercorrere in qualsiasi vissuto identificatorio del proprio essere e definire se stessi, ma quando si tratta di identità sessuale, il riferimento del contesto sociale, nonché gli stereotipi e i pregiudizi annessi possono rivelarsi estremamente pericolosi. Come evidenziano Barbagli e Colombo (2001) durante la formazione dell’identità sessuale vengono integrati tre elementi significativi. Il primo riguarda i sentimenti, che sottolineano, per mezzo del desiderio e dell’affettività, l’attrazione e l’amore provati per un’altra persona. Il secondo si caratterizza con il comportamento dell’attività erotica, mentre il terzo elemento riguarda più propriamente l’identità dell’individuo, ovvero l’insieme di significati che una persona attribuisce a quello che sente e che mette in atto. Fra sentimenti, comportamenti e identità sembrerebbe non esserci una piena corrispondenza. L’unico elemento che può creare un filo conduttore risulta essere la definizione dell’orientamento sessuale, ovvero la direzione verso la quale un individuo volge la sua energia erotica: orientamento bisessuale (verso entrambi i sessi), orientamento omosessuale (verso lo stesso sesso) e orientamento eterosessuale (verso l’altro sesso). Nella ricerca dell’identità sessuale è quindi auspicabile riconoscere l’orientamento come indicatore che, precocemente, nella vita di un individuo emerga in modo immutabile o per lo meno tendenzialmente stabile. È in linea con questa affermazione che sottolineo l’importanza del coming out, a prescindere dal tipo di orientamento sessuale, come riuscita unificatrice della tendenza di vivere i propri sentimenti, nonché i propri comportamenti, quindi nella definizione chiara della propria identità sessuale. L’identità omosessuale, come quella etero o bisessuale necessita di un’autoaccettazione, ovvero di un autoriconoscimento. Risulta essere significativamente importante il riconoscimento personale, la cognizione di avere sentimenti omosessuali, ovvero “..la consapevolezza intesa come sviluppo psicologico privato che favorisce una crescente comprensione psicologica”in toto (Del Favero, Palomba, 1996), infine, ma non di minore importanza, rimane il confronto con il contesto sociale di riferimento. Questo passaggio risulta essere necessario per poter radicare e rendere sicura l’identità omosessuale raggiunta. A tale riguardo sono indispensabili tutte quelle esperienze sociali dettate da quegli interventi culturali, ludici, comunque di aggregazione, che possono rinforzare e chiarificare il momento di passaggio all’accettazione di sé: un sé multifunzionale che evidenzia il sentirsi uomo o donna, gay o lesbica, in generale un individuo sociale. Essere gay e lesbica oggi sottolinea uno spazio dettato da lotte e conquiste sviluppatesi nella storia dei tempi. Fino a trenta anni fa gli omosessuali non riuscivano a fare emergere a pieno la propria identità sessuale e questo, spesse volte risultava d’impedimento nella formazione dell’intera struttura dell’identità personale, provocando ripercussioni catastrofiche nella realizzazione di sé come uomini e donne. Dal momento in cui un gay o una lesbica integrano l’identità personale con la piena consapevolezza di provare un’attrazione erotico-sentimentale verso il proprio sesso biologico, hanno l’obbligo di corrispondere liberamente le proprie emozioni all’interno di una esperienza relazionale “sicura”, o comunque socialmente accettata e condivisa. Senza addentrarsi nei cunicoli dei riconoscimenti istituzionali della coppia gay e lesbica del panorama italiano, credo fermamente che sia necessario arrivare a costituire una valida soluzione all’unione civile delle coppie di fatto omosessuali, affinché il percorso dell’identità e nello specifico dell’identità sessuale omosessuale, segua il corso naturale degli eventi."
Post n°2 pubblicato il 17 Agosto 2007 da k.r.i.s.t.o
Continua il nostro viaggio nell' universo Gayo con lo scopo dichiarato di esplorarne le varie galassie. La nostra ipertecnologica strumentazione di bordo ci segnala che ci avviciniamo alla Nebulosa Solidarieta!!!! La solidarieta' è alla base di ogni rapporto o relazione ed è determinante per ogni essere umano,ma per un gay assume, forse, significati ancora maggiori: sono infatti le espressioni di solidarieta' che ci aiutano nel momento in cui prendiamo coscienza di essere "speciali", che ci stimolano nelle difficolta' di affrontare il mondo , che ci rassicurano nei momenti in cui abbiamo il cuore ferito e che ci sosterranno quando per vivere basteranno i ricordi. Ma esiste nell' universo Gayo una vera solidarieta'?????? Vedo intorno a me tante belle manifestazioni di affetto e solidarieta' che però raramente escono fuori dal ristretto gruppetto di amici storici e quando accade assumono sfumature opportunistiche . Quanti di noi sono veramente aperti verso chi come noi è "speciale"????Quanti di noi sono disposti a tendere la mano senza secondi fini ma solo perchè consapevoli del comune destino???? Lancio una idea provocatoria! Organizziamo l' "OPUS GAY". Sulla scorta della ben più famosa Opus...., creiamo una organizzazione massonica.....magari senza silicio ne' riti propiziatori ( basta la conoscenza della discografia completa di Madonna o della Carra'...) con lo scopo di eterna solidarietà tra gli aderenti, ovviamente gay: In parole povere...... il manager gayo assume gay, l imprenditore gayo da incarichi a professionisti gay, i professionisti lavorano di preferenza con clientela gay, i prof. aiutano gli allievi gay,e tutti i gay votano politici SERi gay , etc etc Certo sarebbe un mondo ingiusto ma quello che ci circonda funziona esattamente così, basti pensare alle lobby cattoliche ed ebraichee economiche in generale. Forse, così facendo , nel tempo acquisiremmo quel peso nella societa' che ci consentirebbe di vivere senza difenderci e giustificarci sempre. Pensate che sarebbe giusto e possibile fare una cosa del genere? Chi dovrebbe farsene carico? In quali altri modi concreti potrebbero svilupparsi comportamenti solidali?
Post n°3 pubblicato il 20 Agosto 2007 da k.r.i.s.t.o
ECCOVI DI SEGUITO ELENCATI TUTTI I MESSAGGI CAPTATI NELLO SPAZIO, GIUNTI DALLE GALASSIE PIU' REMOTE, ORA A VOSTRA DISPOSIZIONE . DATE IL VOSTRO CONTRIBUTO AGGIUNGENDO TUTTO QUELLO CHE RITENETE POSSA ESSERE UTILE ALLA RICERCA.............. DAL CORRIERE DELLA SERA IT 19 agosto 2007 La sessuologa: «Una rivoluzione, tra due o tre generazioni» Veronesi: «L'umanità sarà bisessuale» L'oncologo: «Si farà l'amore per affetto e non per riprodursi. È il prezzo positivo pagato dall'evoluzione naturale della specie» MILANO — Il futuro? È bisessuale. Parola di Umberto Veronesi. Intervistato ieri dal Riformista, l'oncologo ex ministro della Salute immerso nella quiete estiva di Capalbio ha scosso l'atmosfera con una tesi che fa già discutere. La specie umana — dice Veronesi — si va evolvendo verso un «modello unico», le differenze tra uomo e donna si attenuano (l'uomo, non dovendo più lottare come una volta per la sopravvivenza, produce meno ormoni androgeni, la donna, anche lei messa di fronte a nuovi ruoli, meno estrogeni) e gli organi della riproduzione si atrofizzano. Questo, unito al fatto che, tra fecondazione artificiale e clonazione, il sesso non è più l'unica via per procreare, finirà col privare del tutto l'atto sessuale del suo fine riproduttivo. Il sesso resterà — avverte l'oncologo — ma solo come gesto d'affetto, dunque non sarà più così importante se sceglieremo di praticarlo con un partner del nostro stesso sesso. Insomma, saremo tutti bisessuali? Raggiunto dal Corriere, il professore conferma la previsione: «È il prezzo che si paga — spiega — all'evoluzione naturale della specie. Ed è un prezzo positivo ». Davvero? «Sì, perché nasce dalla ricerca della parità dei sessi: negli ultimi vent'anni le donne hanno assunto ruoli sempre più attivi nella società e questo porta con sé un'attenuazione delle differenze sessuali». Avremo uomini meno virili (il processo è già in atto: dal dopoguerra in poi la «vitalità» degli spermatozoi è mediamente calata del 50%) e donne più mascoline. Parità uguale appiattimento? «Al contrario — spiega Chiara Simonelli, sessuologa, docente all'Università La Sapienza di Roma — ciò che prospetta Veronesi è una maggiore libertà, dagli stereotipi e dai pregiudizi. Il fenomeno è appena agli inizi: perché prenda consistenza dovremo aspettare almeno due o tre generazioni». Una rivoluzione, dunque. Ma biologica o culturale? «Entrambe: i cambiamenti della mentalità e le evoluzioni genetiche sono fenomeni correlati, e si influenzano reciprocamente. Ma si tratta di processi molto lenti». Veronesi ha la vista lunga: la società bisex è ancora lontana. Ma per trovare una civiltà capace di mettere a regime l'amore per entrambi i sessi non serve guardare avanti: nella Grecia classica, radice dell'Occidente di oggi, gli uomini non facevano mistero della passione per i ragazzi. Corsi e ricorsi della storia? «La bisessualità antica — avverte Eva Cantarella, che all'argomento ha dedicato un libro edito da Rizzoli — era molto diversa da quella che intendiamo oggi. Non era la possibilità di scegliere con chi e come avere rapporti sessuali, ma un fenomeno soggetto a regole precise. Era concessa solo agli uomini: un uomo adulto poteva avere rapporti con uno più giovane ma solo mantenendo un ruolo attivo. Raggiunta la maggiore età, gli adolescenti abbandonavano il ruolo passivo». E le donne? «Mogli e madri. L'amore coniugale, che conviveva con quello per altri uomini, era cosa diversa: in greco aveva anche un altro nome, filia, di contro all'eros passionale». Un amore finalizzato alla procreazione: «A quella dei corpi: quello per i fanciulli, scrive Platone, era più nobile perché volto alla procreazione delle anime». E qui torniamo a Veronesi e al sesso come gesto d'affetto e non mezzo per far progredire la specie. Un valore positivo che non mette tutti d'accordo: «La scissione della riproduzione dalla sessualità e dal nucleo familiare — dice Fiorenzo Facchini, antropologo dell'ateneo di Bologna — non può essere vista come un vantaggio per la specie umana. La riproduzione per l'uomo non è solo incontro tra gameti, implica rapporti tra due persone. È la naturale condizione umana a richiederlo. In un momento in cui la natura viene giustamente rimessa al centro dell'attenzione appare strana e del tutto stonata una prospettiva biotecnologica che ne usurpa le funzioni». Dunque nessun «prezzo da pagare» all'evoluzione naturale della specie? «Riguardo alla previsione di livellamento degli interessi dei due sessi e di attenuazione della sessualità nel suo significato antropologico — conclude Facchini — ritengo che l'orientamento sessuale sia definito sul piano biologico della specie e non possa essere messo da parte». Giulia Ziino Copyright 2007 © Rcs Quotidiani Spa CHE NE PENSATE????????????????
Post n°4 pubblicato il 21 Agosto 2007 da k.r.i.s.t.o
****** Gino e l'alfetta ****** di DANIELE SILVESTRI www.danielesilvestri.it http://www.youtube.com/watch?v=AIleYqoKhPs Vado di fretta "Con Gino e l'Alfetta canto contro l'ipocrisia" di Gino Castaldo Di Daniele Silvestri l'inno ufficiale del corteo ROMA - Alla faccia degli stereotipi maschio-sciovinisti, Daniele Silvestri sarà al Gay Pride, e con un ruolo non secondario. Sposato con l´attrice Simona Cavallari, padre di due figli, Silvestri ha scritto «Gino e l´Alfetta», che esce come nuovo singolo a seguire il trionfo della onnipresente «Paranza» e tratta con smascherante ironia il tema dell´omosessualità, ed è stata scelta come inno del corteo di domani.
Post n°5 pubblicato il 23 Agosto 2007 da k.r.i.s.t.o
Post n°7 pubblicato il 27 Agosto 2007 da k.r.i.s.t.o
La donna iraniana Pegah Emambakhsh rischia la vita perché lesbica. Lo stabilisce - stando a quanto si è finora appreso - la Shari'a o legge islamica che viene applicata in Iran. Secondo alcune ricostruzioni della sua vicenda, la Emambakhsh è fuggita dall'Iran nel 2005 - passando prima in Turchia e poi andando in Gran Bretagna - dal momento che la sua compagna, nel loro Paese di origine, era stata torturata e condannata a morte per lapidazione. Ma non solo: anche il padre di Pegah sarebbe stato arrestato, interrogato e infine torturato dalle autorità per gli spostamenti della figlia. Che poteva rappresentare - evidentemente - una minaccia per la "immagine" del regime. Adesso, c'è un pronunciamento del governo inglese da attendere. Per ora, si sa che l'asilo le è sempre stato negato, al punto che per martedì 28 agosto è già stato prenotato il volo per rimpatriarla (volo British Airways, numero BA6633). La partenza è stata fissata alle 21,35 ore britanniche. Per questo, lunedì organizzazioni gay e lesbiche italiane e alcuni gruppi - tra cui Verdi, i Radicali Italiani e i Ds - hanno organizzato un Sit-in di fronte all'ambasciate britannica, a Roma, affinché da Londra arrivi un ripensamento e alla Emambakhsh venga concesso asilo. Ma se così non fosse, afferma il ministro della Giustizia Clemente Mastella, «la mia opinione e quella del mio governo è cioè di fare tutto perché Pegah Emambakhsh, nel rispetto delle leggi vigenti, abbidiritto di asilo». Aggiunge il viceministro degli Esteri italiano Patrizia Sentinelli: «Abbiamo attivato tutti i canali diplomatici per evitare che Londra la rimpatri in Iran dove rischia la vita. Ma se verrà espulsa siamo pronti ad accoglierla». «È una battaglia di civilità, mobiliti tutte le coscienze», chiede Ivana Bartoletti, responsabile nazionale Diritti civili dei Ds, e poi annuncia la sua partecipazione alla manifestazione. Anche i Verdi aderiscono al sit-in di lunedì pomeriggio per Pegah: «Mobilitarsi per salvare la vita a una persona condannata a morte solo perché accusata di essere lesbica è un dovere civile», afferma il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio. «È necessario formalizzare la disponibilità ad accogliere in Italia Pegah avanzata anche dal ministro Barbara Pollastrini perché altrimenti le dichiarazioni non impediranno il rimpatrio. E il tempo sta per scadere», ha dichiarato l'europarlamentare dei radicali Marco Cappato. Ma c'è anche il sindaco di Venezia ,Massimo Cacciari, che a sua volta aderisce «con totale convinzione alla campagna per la salvezza di Pegah Emambakhsh» e offre ospitalità alla donna nella «tradizione di Venezia città-rifugio per i perseguitati, già onorata in un recente passato». Pubblicato su “l’Unita’” il 25/08/2007 ********************************************************************************************* La questione impone alcune riflessioni: Le autorita' inglesi rifiutano la concessione del permesso di soggiorno in base alla difficolta' di dimostrare l'omosessualita' di Pegah: ma come si fa a provare, al di la' di ogni ragionevole dubbio, di essere gay? E se non lo puoi provare torni a casa dove , per aver detto pubblicamente di essere gay, comunque ti lapideranno!!!!!!! Ben ti sta....sei bugiardo!!!!!!!!!! L'unica è una prova testimoniale! Basteranno 10/15 partners pronti a giurare di aver avuto rapporti completi? Solo uno o due non sarebbero sufficienti perchè in quel caso il comportamento omosessuale potrebbe essere stato solo frutto di un capriccio e non di un preciso orientamento.. Eh si', perchè se sei omosessuale tale devi rimanere per sempre! Mica è prevista la possibilita' che tu possa innamorarti di qualcuno di un sesso diverso! Il pericolo che si possa mentire per non farsi rimpatriare esiste, ma non penso che solo per avere un permesso di lavoro si dichiari pubblicamente di essere omosessuale, specie se di cultura islamica. il problema è stabilire le prove ammissibili e su chi ricade l'onere della prova! Strano è ,inoltre, che tutto questo accada in Inghilterra. Certo gli inglesi sono sempre stati puritani e conformisti ma avanti rispetto a molti altri paesi europei in tema di diritti umani. Sarà che sta crescendo la pianta del razzismo? Ancora piu' paradossale è la disponibilita' italiana ad accogliere Pegah.....Persino mastella si è dichiarato favorevole......Forse la strategia è di far venire tutti i gay in italia per poi rieducarli con l'aiuto della Chiesa? **************************************************************************
Post n°8 pubblicato il 29 Agosto 2007 da k.r.i.s.t.o
Post n°9 pubblicato il 29 Agosto 2007 da k.r.i.s.t.o
Riporto di seguito alcune righe da una presentazione fatta da FABIO BOZZATO al libro di PAOLO ZANOTTI “Il gay”, Fazi Editori:
“Gay, gaio, allegro, come lo scelgono i movimenti di liberazione del Novecento, in contrapposizione al lugubre abbecedario normalmente usato.Le sue radici affondano nel settecentesco inglese “dissoluto”,che finisce declinato,un secolo dopo,in “invertito”.D’altronde, il contrario, “straight”, è diritto, ma anche franco,onesto, senza fronzoli, adatto “a riassumere tutte le caratteristiche della virilità ideale”. Gay, dunque, prima che una parola è una mappa storica, un sedimento di segni dolorosi e di biografie ferite e allo stesso tempo un’utopia reale una folata di desideri di libertà iscritti sui corpi. Paolo Canotti ci infila in questa storia “si racconta come è stata inventata l’identità omosessuale”.
Omosessuale. E’ il 1869:Karol Maria kertenby usa per primo questa parola, in una lettera al Ministro della Giustizia prussiano pronto a varare il famigerato Paragraph 175. Ma essendo meno rutilante dei suoi concorrenti ed un po’ inelegante nella sua mescolanza di greco e latino, omosessuale iniziò a diffondersi solo dagli anni novanta del secolo e consolidò la sua posizione grazie a Freud, che lo preferì in quanto più neutro.
E’ sempre il 1969. Karl Marx riceve un pampleth in difesa dell’omosessualità e lo gira al suo sodale Engels che gli risponde” i pederasti iniziano a contarsi e stanno scoprendo di essere una potenza, tale da trasformare “la sozzura in una teoria”.
Prima di “omosessuale” è “sodomia”, l’eresia religiosa tale da meritare il rogo.Dopo “omosessuale” è “l’amore che non osa dire il suo nome”, per O.Wilde.E prima di “gay” è il precipizio delle “vite non degne di essere vissute”, per Himmler e i suoi specialisti.
La chiave, ci dice Canotti, sta nel passaggio storico dell’egemonia sociale della borghesia. Che, per imporsi, lavora i terreni simbolici con regole precise, contro il caos della suburbia e l’ambiguità dell’aristocrazia. Un cambio di paradigma morale secondo codici che definiscono la divisione sessuale del lavoro, che plasmano la famiglia come l’attore vitale per l’ingranaggio sociale, che fissano le identità di genere riempiendo la cassetta degli attrezzi predatori in macchinari virili di potere maschile.
Per gli antichi, sottolinea Canotti, tutto ruota attorno alla duplicità attivo/passivo , che da senso ai corpi di donne e giovani , ai processi di conoscenza e saperi, ai poteri pubblici e privati.E’ solo molto dopo che la dicotomia si inclina nel genere uomo/donna, ognuno codificato da un potere maschile che rintocca i ritmi del possesso e del comando sociale.
D’altronde i verbali del processo ad O.Wilde scoperchiano come scandalo non tanto la sodomia in sé, quanto la scoperta di classe che Wilde stesso opera attraverso i corpi della “working class”. Allo stesso modo farà Forster nel primo Novecento, che fa incontrare il ricco Maurice e il guardiacaccia Scudder, per i quali osa immaginare anche un lietofine.
L’ossessione spregiudicata a categorizzare si dipana lungo sponde scientifiche, inappellabili, dimostrabili empiricamente. Così, la medicina agita fantasmi di “inversioni” e “normalita’”, categorie e malattie:tutto viene messo al lavoro dalla fisiologia alla fisionomica, alla psichiatria. L’omosessuale diventa un gruppo, mostruoso ed incontrollabile, da curare e da punire, da annichilire con l’elettrochoc, da rinchiudere in un manicomio, fino a precipitare nel fordismo dell’olocausto.
Che cos’è allora la cultura omosessuale se non il rintocco di questi passaggi? Cos’è l’identità omosessuale se non il capovolgimento di una tossica invenzione borghese?Eccola: una straordinaria costruzione di vite, di stili, di immaginari ,di legami di profili, cataste biografiche o collettive, spinte a riconoscersi e a tessere relazioni sociali attraverso i propri corpi.
Oggi l’identità gay si è aggrappata a manipolare le regole sociali,chiedendo matrimoni e pacs , passando - quasi solo negli Stati Uniti – in una storia di comunità, di gruppo etnico, come se San Francisco fosse Gerusalemme.
In realtà siamo di fronte ad identità di nuovo in transito, fuori e oltre l’invenzione borghese, che ora guardano alla loro frontiera “queer”,fluida, liquida, mutante, scivolosa, alla ricerca di una universalità fra i frantumi di diversità irriducibili, che attraversano singoli corpi e l’intero corpo sociale.”
|
Inviato da: Anonimo
il 23/03/2008 alle 17:40
Inviato da: Anonimo
il 25/12/2007 alle 23:31
Inviato da: D.a.r.k.S.t.a.r
il 17/08/2007 alle 10:58
Inviato da: k.r.i.s.t.o
il 16/08/2007 alle 15:20
Inviato da: la.gattanera
il 16/08/2007 alle 14:55