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NOTE A : A. MARIA CUCCI ED IL RAPIMENTO TARANTO

Post n°2 pubblicato il 22 Marzo 2012 da KARROS1957

Fonte:

Archivio di Stato di Cosenza – Processi della Gran Corte Criminale della Calabria Citra – Fasc. N° 831 (nuova numerazione). L’autore ha tratto la cronaca dopo aver consultato e sintetizzato le centinaia di pagine fra istruttorie, interrogatori, perizie e sentenze. Si ringraziano gli addetti dell’A.S.Cs di Via Panebianco e Via Miceli per lo loro disponibilità e competenza.

1 La torre Scribla, o S. Antonio di Stridola/Stregola, si trova su una collinetta naturale che domina l’ex Scalo

FS di Spezzano Albanese. Dalla seconda metà del XV sec. si svolge la Fiera di Ottobre che un tempo, iniziando dal primo del mese, si protraeva per una settimana.

2 La contrada Fedula (S. Lorenzo del Vallo) è una ricca località rurale che domina la bassa valle del fiume Esaro proprio sopra l’attuale scalo FS di Spezzano Albanese – Castrovillari.

3 Si tratta dell’Abbazia cistercense della Matì na (S. Marco Argentano) dell’XI sec.

4 Serralta o Collina di San Salvatore (661m. s.l.m) domina gli abitati di Spezzano Albanese, S. Lorenzo del Vallo, le valli del Crati e dell’Esaro nonché tutta la piana di Sibari.

5 La sorgente Fontanelle si trova nei pressi del bivio S. Salvatore di Spezzano Albanese, quasi di fronte alla casa cantoniera, in agro di Tarsia. Ora la fontana è completamente secca.

6 Le località Fontanelle, contrada Serralta ed il ponte del Fiume Esaro, il 25 giugno 1856, saranno riconosciuti dal rapito e confermati da due periti nominati dal giudice regio spezzanese. Si trattava del proprietario Emmanuele Tarsia (55 anni) e del locandiere Francesco Nociti-Zavile (50 anni).

7 Particolarmente interessante risulta l’abbigliamento di tutti i componenti la comitiva brigantesca. Nei connotati del Mancuso risulta che indossava “Il cappello cervone con falde larghe all’ uso di quei che portano gli Albanesi”. Il cappello descritto è il copricapo calabrese troncoconico abbellito di nastri che, però, gli Albanesi hanno voluto caratterizzare cambiandone la foggia.

8 I conci di liquirizia visitati erano quelli del Duca Serra in Cassano, del sig. Luigi Longo in S. Lorenzo del Vallo e del Principe Sanseverino di Bisignano sito nell’Abbazia cistercense della Matina in agro di S. Marco Argentano.

9 Qualche anno dopo, il Guaglianone sarà sostituito dal Giudice Regio effettivo Gennaro Moliterni (1856).

10 Matteo Sapia, di Pedace (Cs), di anni 40. Dalle testimonianze risulta avanti con gli anni forse perché molto gibboso e di colorito itterico. La sua fedina penale constava di “danno forestale” nei confronti del Comune Spezzano Albanese, nel 1837, e di ferita lieve ai danni di Giuseppe Perrone nel 1841. Il Taranto lo riconobbe come capo comitiva.

11 Francesco Zappa, di Falconara Albanese, anni 44. La sera del 9 ottobre 1849 partecipò al sequestro di persona di Francesco Bellizzi ed al furto di 350 ducati. Suoi complici erano: Giuseppe Vaccaro, Raffaele Rio Perfetto, Raffaele Rio Sciarrico, Arcangelo Frascino, Pietro Pugliese e Angelo Maria Barbato. Nel 1850 venne arrestato e l’anno seguente rimesso in libertà provvisoria. Nel confronto del 30 dicembre 1852, il Taranto riconobbe subito Zappa perché questi si era fatto sistemare la punta scarpe che erano malandate durante il sequestro.

12 Angelo Maria Cucci, nato a Spezzano Albanese nel 1809, di professione bovaro ed analfabeta, si distinse fin da giovane come persona violenta, dedita al furto e al danneggiamento delle altrui proprietà. La sua fedina penale, infatti, vanta un lungo elenco di reati. Quello più grave da lui commesso fu l’omicidio, nel 1834, di Ferdinando De Leo che gli costò 19 anni di carcere. Uscito qualche anno prima, perchè scagionato dal vero omicida, il Cucci continuò la sua vita di miserabile e malfattore. Nel 1850 il suo nome compare fra i ricercati dal Marchese Nunziante. Nel 1856 venne condannato a 19 anni di carcere per il sequestro Taranto. Forse qualche anno dopo riuscì ad evadere o a beneficiare di qualche amnistia concessa dal cadente regime borbonico perché durante il brigantaggio post-unitario compare come capobanda o come gregario nella famosa banda dei Saracinari o in quella del lucano Antonio Franco. Venne ucciso nel 1863 da un contadino, in contrada Cammarata di Castrovillari, mentre tentava di violentarne la figlia. Il Cucci era noto nel proprio paese, forse per il suo aspetto delicato, come Kuçarjeli, Cucci il piccoletto, mentre alla giustizia come lo Spezzanese. Di lui hanno scritto: G. Rizzo- A. La Rocca, La banda di Antonio Franco - Il brigantaggio postunitario nel Pollino Calabro-lucano, Edizioni “Il Coscile”, Castrovillari, 2002, pag. 29; F. Marchianò, Un brigante spezzanese: Angelo Maria Cucci, in “Katundi Ynë”, A. XXVII – n° 88-1996/1-2; E. Miraglia, Notizie storiche su Castrovillari, Edizioni Prometeo, Castrovillari, 1989; A. Serra, Spezzano Albanese nelle vicende sue e dell’Italia,

Trimograf, Spezzano Albanese, 1987; Mario Bellizzi, San Basilio Craterete – comunità albanofona del XV secolo dell’area del Pollino, Edizioni Pollino, Castrovillari (Cs),1995.

13 Il coltellaio pedacese Antonio Celestino non godeva di una buona reputazione nel paese. I suoi discendenti in parte si sono estinti nel paese mentre altri vivono in Brasile. Essi sono individuati ancora oggi dagli Spezzanesi col sopranome di Kurtilarërat cioè i fabbricanti di coltelli.

14 Il Sapia venne arrestato il 29 luglio 1853 in provincia di Potenza assieme a Vincenzo Cestari di Abriola, Paolo ed Angelo M. Serravale di Mangone, Gaetano Olivito di Pedace e Giuseppe Capece di Abriola. La comitiva aveva sequestrato ed usato violenza nella persona di Canio Rocco Milano di Vaglio e poi di D. Michele Tucci di Vignola.

15 Si trattava del gendarme Francesco Nisi, guardia di 2^ classe dell’8^ divisione -18^ compagnia; dello squadrigliere Vincenzo Grandi e della guardia urbana Francesco Concistrè ed altri armati.

16 Forse si trattava del benestante e notaio spezzanese Francesco Saverio Bellezzi ( 1783-1859). Su questo rapimento nulla finora è stato reperito oltre al fatto che i suoi rapitori erano quelli elencati alla n. 11.

17 Leggendo la fedina penale di Francesco Zappa, residente in Spezzano Albanese da oltre un trentennio, risulta che Angelo Maria Barbati era suo complice nel rapimento di Francesco Bellizzi (v. nota 11).

18 Pasquale Mancuso, di Casole Bruzio, guardiano, di 40 anni. Al suo attivo ha solo una denuncia per “furto qualificato” ai danni di Pietro Rovitti, nell’aprile 1837.

19 Nel 1848 Spezzano Albanese, assieme a Paola, Castrovillari e Cassano, era campo di battaglia e luogo di raccolta dei rivoluzionari calabresi e dei volontari giunti dalla Sicilia al comando del Ribotti. Il 22 giugno 1848 i rivoltosi si scontrarono con le truppe borboniche del generale Busacca nel ponte dell’Intavolato, a Nord dell’abitato.

20 Alcuni membri della famiglia Scorza furono implicati nel rapimento della possidente Caterina Mascaro-Bevacqua avvenuto nel 1862 tra Spezzano Albanese e Tarsia. Essi gestivano un’avviata locanda, con annesso stallaggio e rimessa per le carrozze, sita nel palazzo omonimo in Piazza Matteoti. In proposito si leggano: A. Serra, op. cit., pag. 351 e segg.; Francesco Marchianò, “Spezzano Albanese: briganti ed episodi di brigantaggio dopo l’Unità”, in”Katundi Ynë” A. XXXIV- n° 113-2003/4.

21 Pietro Antonio Rizzo, proprietario di una masseria proprio nei pressi della contrada Bruscate. Nella deposizione il suo bovaro, Pasquale Barilaro di Francavilla, afferma che nella proprietà vi sono delle piante di aranci ma che però non ne ha regalati e né venduti.

22 Vedi bibliografia nota 12.

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Commenti al Post:
vps2011
vps2011 il 23/03/12 alle 10:49 via WEB
AD MAJORA. DA OGGI SPIXANA CULTURALMENTE PUO' SPERARE DI CRESCERE CULTURALMENTE SEMPRE DI PIU'. GRAZIE, Prof. MARCHIANO' P.S. = ASPETTIAMO ALTRE PUBBLICAZIONI
 
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