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Divagando...

Post n°14 pubblicato il 13 Maggio 2005 da dyer_maker
Foto di dyer_maker

Giornata piovosa; piovosa e grigia. Non ho voglia di fare granché. Di studiare non se ne parla proprio... Di innescare (forse) dibattiti di sorta, scrivendo qualche cosetta polemica sul blog, nemmeno mi va poi tanto. Ho notato che non sono in molti a visitare questa specie di non-so-bene-cosa-sia, che tutti chiamano blog. Del resto, nemmeno io so perché ho deciso di cominciare a scriverci sopra. Chissà cosa mi aspettavo di ottenere... Successo, soldi, fama ed opportunità... No, no. Fermi tutti, ragazzi, sto scherzando. E' che a volte mi piglia 'sta vena riflessiva, e divago sparando le migliori cazzate immaginabili. In ogni modo, lo strumento blog è tanto utile quanto inutile. Principio, secondo me, applicabile in toto allo strumento internet. La pseudoanarchia che vige sulla rete fa sì che, se da un lato viene garantita la pluralità delle voci (che, però, sono solo quelle di chi ha i mezzi per usufruire di internet: avete mai pensato a tutte le persone che non hanno un modem e non hanno affatto accesso alla banca dati globale?), dall'altro non viene in alcun modo garantita l'autorevolezza e la veridicità delle fonti. Non voglio fare il trombone. E' che mi è capitato di sentir parlare molto spesso, per esempio, del progetto Wikipedia, l'enciclopedia open-source disponibile online, a cui tutti possono accedere e contribuire con l'aggiunta di nuove voci. Ora, mi chiedo, chi controlla l'estattezza di queste voci? In teoria, anche io potrei contribuire all'aggiunta od alla modifica di una definizione, magari non conoscendo affatto l'argomento, oppure non sapendone abbastanza.

Ho l'impressione che la rete stia diventando sempre più uno strumento autoreferenziale e che abbia intrapreso un percorso di alienazione dagli altri media. Il sottobosco di internet, questa foresta di pagine e paginette di tanti piccoli nessuno (io mi metto al primo posto della classifica) che si sentono qualcuno solo perché s'illudono di poter manifestare liberamente le proprie opinioni, senza filtri e senza censure. Credo che non sia così: sto per dire una cosa altamente impopolare.

E' giusto che ci sia una certa discriminante, almeno dal punto di vista culturale. La mancanza di diversità (perché è giusto che ognuno di noi sia diverso dall'altro: diversità dall'altro la intendo come unicità) porta all'appiattimento umano ed ideologico. Porta all'omologazione.

Ed è lì che ci sta portando la rete. Questa è la mia opinione, contestabilissima.
PERO', CAZZO, CONTESTATELA! DITEMI CHE COSA NE PENSATE. ALIMENTATE, ALIMENTIAMO IL DIBATTITO. ALTRIMENTI, TUTTI I BLOG NON SARANNO CHE UTOPICHE ISOLETTE FELICI, DOVE OGNUNO SE LA CANTA E SE LA SONA.

Chi dice che la rete è il futuro, forse sa guardare più lontano di quanto sappia fare io. Io non lo credo. Non credo che la rete così com'e sia il futuro. Non credo neanche che la rete sia libera. La rete è controllata e monitorata più degli altri media, semplicemente perché si pagano i providers per ottenerne l'accesso. E che libertà è mai questa? Che libertà è se il mio fornitore di servizi tiene traccia di tutte le pagine che io visito, se il 90% dei siti chiede (?!?) di salvare cookies sul mio PC, col solo scopo di seguire e monitorare il mio stile di navigazione? Vi siete mai chiesti perché, pur adottando un ineccepibile "netsurfing style", ad un certo punto della vita telematica di ognuno di noi la nostra casella di posta elettronica comincia a riempirsi di immondizia elettronica. Vi siete mai chiesti il perché dei cookies? Vi piacerebbe che, andando a comprare il giornale, vi venga messa in tasca una microspia per seguirvi, per sapere in quella giornata dove andate, chi vedete, quanti caffé bevete, quante volte andate al bagno, quante volte fate l'amore? Beh, io credo di no. Eppure, i cookies fanno proprio questo: ogni volta che ne accettiamo uno, questi biscottini non fanno che tracciare le nostre abitudini di navigazione. Secondo voi, tenere traccia delle nostre informazioni di navigazione rappresenta un elemento di libertà?
Dopo tutto questo e-sproloquio, pensate davvero ancora che la rete sia libera e pluralista? Pensate davvero che la rete, questa rete sia il futuro?

Certo, ci ha aperto molte porte. Ci ha dato molte possibilità. Ma sono davvero possibilità importanti, vitali?
Prima dell'avvento della banda larga, c'erano le connessioni dial-up, lente e con tariffazione a tempo (le uniche agevolazioni che le compagnie telefoniche ci concessero furono: il numero unico nazionale e la tariffa urbana da tutta Italia). Vi ricordate cos'era scaricare i files a velocità 56k? Alcuni miei amici, all'epoca, erano fieri di aver scaricato interi CD da internet, più svariate altre migliaia di files .mp3; dicevano loro completamente gratis... Ho sempre avuto riserve su questa espressione, perché nelle mie bollette telefoniche pre ADSL il traffico internet era sempre e regolarmente tariffato, ed anche caramente... Allora, dicevo loro, spendere due/tre euro all'ora per connessioni di tre/quattro ore, lente ed instabili, più il prezzo del CD vergine è gratis? Per non parlare del tempo: si impiegavano gioni (ma soprattutto notti!) per giungere alla creazione del famigerato CD.

Quello che vi dico è: ALIMENTATE IL DIBATTITO!
(PERFAVORE!!!)

ciao a tutti

 
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