Creato da Basta_una_scintilla il 31/03/2008

Scintille

A volte da una sola scintilla scoppia un incendio (Lucrezio)

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Messaggi di Maggio 2014

Settembre

Post n°250 pubblicato il 30 Maggio 2014 da Basta_una_scintilla


Era settembre, il mese che profuma di funghi, di vino e di mele; stavo fuggendo da qualcosa ed inciampai nel tuo cammino. La giornata generosa ci regalò un sole ancora saporito d'estate ed Orta accolse le nostre parole che camminarono, vicine, nei piccoli vicoli, tra alberi e giardini, per perdersi appena nel vento sul piccolo battello. Emozioni di nuovo che ricordavano qualche cosa di antico. Ci fu un piccolo ristorante ove la sala, dalle pareti di roccia, non aveva soffitto e lasciava intravedere le stelle. Ci furono sussurri, sorrisi e timide lacrime accompagnati da melodie che mescolavano gli animi, poi un saluto ed il proposito di rivedersi ancora.

Ora ti osservo mentre cuciniamo insieme e giochiamo a coprirci gli occhi ed a riconoscere gli aromi delle diverse spezie. Ti guardo e penso "se fosse arrivato prima..." ma so che prima non saremmo stati ciò che ora siamo e che il tempo che non abbiamo avuto sarà ripagato. Mi versi un bicchiere di vino e mi sfiori le labbra con un bacio; ti accarezzo il viso e ti sorrido

 
 
 

Elucubrazione di alchimia, cucina e sensi de LaStregaFelice

Post n°249 pubblicato il 27 Maggio 2014 da Basta_una_scintilla

Era un mondo meraviglioso il suo, anche se lei poteva osservarne solo una piccola parte, costretta e legata, insieme alla sua famiglia, a quello scoglio che, da sempre, era stata la sua casa. Un mondo, attorno, che non era mai riuscita a visitare: Mediterraneo, le avevano detto si chiamasse.

Tantissime le specie che abitavano li sotto, esseri di ogni forma, colore e dimensione e lei osservava tutto, curiosa, ansiosa di imparare e di capire. "Tu sei una conchiglia", le avevano detto i suoi fin dalla nascita, "devi esserne fiera ed orgogliosa". E lo sarebbe stata, certo, se non si fosse lasciata condizionare dal giudizio degli altri. Non aveva mai invidiato nessuno, per carità ammirato, quello si, ma spesso si era sentita beffeggiare da sue consimili, che vivevano vicino a lei. 

C'era, ad esempio, una tale Charonia Nodifera: come era grande e bella! Li, nei fondali tutti sapevano che il dio Tritone ci soffiasse dentro usandola come tromba per richiamare i suoi sudditi. Bianco-grigia, con flammule brune aveva quell'aspetto altezzoso donatale dal labbro incurvato all'esterno ed ornato di denti radi e di colore marrone. Poi c'era la famiglia delle Pectinidae, dalla forma a pettine; nobili ed altere, raccontavano che persino Venere, nascente dalla spuma, era stata sostenuta da una di loro e sospinta dal vento fecondatore di Zefiro fino alla riva. E poi c'erano le Ostriche: erano bruttine loro, a dire il vero, ma si vantavano di appartenere ad un ricco casato e che le loro lontane parenti del Pacifico fossero le uniche detentrici di misteriosi tesori dette perle, lacrime delle Naiadi solidificate o rugiada sfiorata dal tocco della stessa Venere.

E le vanitose sirene si ornavano di collane fatte di conchiglie, di ogni forma e colore, piccole e grandi, tutte, indistintamente, tranne quelle della sua famiglia. Anzi, le schernivano. "E tu saresti una conchiglia? Ma non lo vedi come sei brutta, così liscia e scura? Non servi a nulla, non darai mai gioia a nessuno, non sei bella e non conservi ricchezze. Sei proprio una cozza!".

Ma lei non voleva credere a queste parole, sentiva, dentro di sé un grande cuore battere e continuava a pensare che anche la sua esistenza dovesse avere un senso, pur non riuscendo a capire quale. E poi un giorno accadde: vennero a prenderla, con delicatezza la raccolsero, la posero in acqua dolce togliendole  quelle barbe fastidiose che l'avevano immobilizzata tutta la vita, facendola finalmente sentire libera, e le fecero il solletico con uno spazzolino rendendola lucida e brillante. La lavarono e la posero in un tegame, e quando, tra il calore ed il profumo di quel vino che le faceva compagnia, si dischiuse seppe, finalmente, che la cosa che contava davvero di lei non era l'involucro, non erano le ricchezze, ma il cuore che avrebbe reso felice qualcuno. La assaporarono ridendo, guardandosi negli occhi, utilizzando le mani per imboccarsi a vicenda, ritorno archetipico al contatto col cibo, e la sua anima fece nascere nelle loro nuove scintille.

(LaStregaFelice - 8 febbraio 2010)

 

 

 
 
 

Intenzione di voto

Post n°248 pubblicato il 24 Maggio 2014 da Basta_una_scintilla

Guardare oltre il proprio orticello

(Nello specifico quello della foto non è il mio; purtroppo quelli che hanno orticelli così raramente cercano di guardare oltre…)


Isola Bella, Stresa  - Maggio 2014

 
 
 

E le stelle stanno a guardare

Post n°247 pubblicato il 15 Maggio 2014 da Basta_una_scintilla
 

Ieri, mentre ascoltavo la radio, mi è tornato alla mente: lo lessi da ragazzina, preso dalla libreria del nonno, copertina morbida, carta scura. Ricordo lo stupore nello scoprire la vita di miniera, le ingiustizie,  la sopraffazione, l’incidente, le morti, il dolore; un mondo così lontano dal mio che supposi inventato.  Il cinismo e la cupidigia di pochi potenti contro i sogni ed i diritti di molti; vince il primo e non vi è un lieto fine.

1935 - Inghilterra

2014 - Turchia

… E le stelle stanno a guardare


 
 
 

L'arcobaleno

Post n°246 pubblicato il 13 Maggio 2014 da Basta_una_scintilla
 

Lei avrà avuto tre anni, credo, il fratellino cinque. Non so dirvi se parlassero il quechua o l’aymara, certamente non parlavano lo spagnolo, ma quel giorno non ci fu bisogno di un idioma comune per comunicare. Il mio zainetto era colmo, come sempre, di carta, biro e, soprattutto di pastelli colorati; le caramelle sono buone, ma i dentisti costano molto e non si trovano con tanta facilità da quelle parti, mentre le matite ed i colori durano di più, creano sogni, e, soprattutto, non fanno male a nessuno.
Presi due pastelli, del colore del fuoco e del cielo e li porsi alla piccina che, di rimando, mi scrutò con un’aria perplessa…probabilmente le sembrava già molto bizzarra questa signora dalla pelle chiara e dai capelli biondi ma con ancora maggiore curiosità osservò quei due oggetti che le parvero, credo, assolutamente strani e misteriosi.
Non mi era mai capitato di offrire dei pastelli colorati ad un bimbo e di avere, netta, l’impressione che non sapesse cosa farsene. Credo che al momento rimasi più interdetta di lei. Ci guardammo. Curiose. La presi per mano, non mi sembrò infastidita da questo, andai verso il tavolo di legno con la panca, al centro del paese, mi sedetti e la sollevai sulle mie gambe.
Tutte le volte che prendo in braccio un bambino le sensazioni sono le stesse…mi si scioglie qualche cosa nello stomaco, mi riempio di una dolcezza infinita, come se, per un momento, quel vuoto che per tanti anni ho vissuto come un castigo, e che, con il tempo, si è fortunatamente sopito e trasformato, si farcisse di una gioia infinita.
I suoi vestiti multistrato di lana pesante erano duri e rigidi come il cartone, sporchi, forse, o ricoperti da quella poca salsedine presente in quel lago leggermente salato. La lunga treccia nera e lucida, scendeva impertinente dal cappellino colorato ed i grandi occhi profondi non mostravano alcuna forma di diffidenza; sembrava a suo agio, sulle mie gambe fortunatamente non ossute, e pertanto, suppongo, abbastanza accoglienti per quella piccola creatura.
Presi un foglio e cominciai ad abbozzare quei soggetti, banali, infantili, che mille e mille volte avevo già disegnato per le mie nipotine, curiose come delle scimmiette, sempre pronte a nuove richieste mettendo, talvolta mi sembra di pensare con fanciullesca soddisfazione, in serie difficoltà la zia dotata di doti artistiche non propriamente esperte.
Come mi sentii quel giorno non so descriverlo…una fata, forse. Sul foglio bianco comparve un pesciolino rosso…i mie pesci hanno le ciglia lunghe, le labbra carnose e non sembrano certo patire la fame, direi. Gli occhi scuri, attenti, si aprirono un pochino di più…ed una piccola luce si accese; ricevetti uno sguardo che non mi permise di smettere. E fu così che comparve un fungo, gigante, con una porticina e tante finestre, da una delle quali, un bruco curioso con un cappello in testa, guardava i fiorellini sottostanti. La piccina sgranò gli occhi e lo accarezzò, delicatamente, dicendo qualche cosa che non capii, ma che arrivò dritto al mio cuore. E nacque allora una lumaca, con il comignolo fumoso e le lunghe antenne sfiorate da due inverosimili farfalle dalle dimensioni spropositate. Ma, misteri della carta, questa volta vennero alla luce soltanto i loro bordi…e poi ci ritrovammo, insieme, la sua manina scura, chiusa attorno a quei magici strumenti nella mia mano bianca, a riempire quei vuoti, di mille colori e mentre l’arcobaleno affollava quel piccolo foglio sentii quella risata, squillante, pura come lo scrosciare di acqua di montagna, la vidi felice e mi sentii in perfetta sintonia con lei. Senza parole.
Le parole mi vennero, la sera, quando ripensai a quei momenti e ancora oggi, mentre ricordo; sono parole di gratitudine per quello che la vita mi ha donato, parole di preghiera, e non importa in che lingua siano dette o a che Dio siano rivolte. 

Padre nostro
Yayayku hanaq pachapi kaq,
sutiyki yupaychasqa kachun.
Kamachikuq-kayniyki takyachisqa kachun,
munayniyki kay pachapi ruwakuchum,
Imaynan hanaq pachapipas ruwakun hinata.
Sapa p'unchay mikhunaykuta quwayku.
Huchaykutapas pampachawayku,
imaynan ñuqaykupas contraykupi huchallikuqniykuta panpachayku hinata.
Amataq watiqasqa kanaykuta munaychu,
aswanpas saqramanta qispichiwayku.
Qanpan kamachikuq-kaypas, atiypas,
wiñaypaqmi yupaychasqa kanki.
Amen
(allievadelgabbiano novembre 2007)

(Foto Perù - allievadelgabbiano 2005)

 
 
 

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