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Post N° 17

Post n°17 pubblicato il 30 Marzo 2005 da Advocaat

IL COMANDANTE


Sono ormai lustri che Te ne andasti su nel Cielo,/ in un giorno di freddo inverno, mentre io lì con Te non c’ero,/ e non vidi il Tuo lento spirare in un letto, lontan dal Tuo mare,/ aggrappato ancora con forza alla Terra e a persone a Te care. Nella vita Tua lunga e sofferta, hai solcato dei mari in tempesta,/ consigliando ai tuoi marinai come e quando virare a destra,/ evitando le scure procelle che gli oceani “danno” impietosi,/ agli impavidi “cavalcatori” di venti, correnti e marosi. Ma hai visto anche la quiete del mare in piena bonaccia,/ seccato del lento proceder di navi votate alla caccia,/ dei venti e dei soffi di Eolo che per giorni, facendo i capricci,/ costringean Te e l’equipaggio con le vele serrate dai lacci. E quando più grande salisti su navi sospinte a carbone, passasti sottocoperta le or di più grande tensione,/ sperando che la pressione arrivasse ai potenti motori,/ per vedere prima da terra dell’alba i tenui colori. Lasciavi ogni volta da soli tua moglie e tutti gli amori,/ quei figli che tanto volesti ed amasti con tutti i sospiri,/ che dovesti tirar tante volte fra fumi e motori di navi,/ che mai come essi tu amavi, e che sempre in Cuor Tuo portavi. E quando finito il servizio, salendo sulla coperta, mostravi la Tua divisa,/ la fronte Tua grondante non ti rendeva persona invisa,/ ai tuoi sottoposti e aiutanti, perché non parei l’Ufficiale,/ ma di nero carbone coperto come ogn'altro comune mortale. E la sera, in Sala Ufficiali, cambiati divisa ed aspetto,/ dimostravi quello che eri, un uomo buono, capace e corretto,/ cui la veste di Comandante si attagliava e apparia confacente,/ all’uomo che aveva saputo governare la nave fumante,/ tra onde, vento e correnti, affidandosi all’Onnipotente. E quando lasciasti il comando, scendendo per sempre a terra,/ avesti la gioia di ricever la stima di chi ancora erra,/ per mari ed oceani infiniti, col cuore comunque assai preso,/ per chi tal lavoro ha reso con onore e non per vil peso. Una cosa mi ha sempre colpito di quel Comandante barbuto,/ da giovane come da vecchio col fiuto e l’occhio arguto,/ votato a saper navigare per meglio potere sfamare,/ la moglie ed i figli suoi tutti con grande, eterno amore. Impara figliolo, mi disse, il mare può tutto spazzare,/ è forte, impetuoso e maestoso in tutto il suo apparire,/ ma mai ti potrà capitare di perderti in un suo fondale,/ se bene saprai imparare che mai lo si deve sfidare./ E’ come il più Gran Comandante di una nave fatta d’oceano,/ e se saprai capire ciò che egli consiglia di fare, allor non sarà stato vano/ che io sia stato Tuo Nonno e che in questa lingua di mare,/ posta tra Scilla e Cariddi, Lui in prima persona t’abbia detto di rispettare.


Alla memoria di mio Nonno, Ufficiale di Marina a 18 anni e Comandante di Macchine sulle navi civili e militari per più di quarantacinque primavere!

 
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