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Le nuove schiavitù del XXI secolo

Post n°12 pubblicato il 16 Marzo 2006 da cherylinn
Foto di cherylinn

Una forma contemporanea di schiavitù, un vero e proprio dramma che, talvolta, acquisisce tinte quasi inumane, come nel caso di una bambina thailandese venduta dai propri genitori. Venuta a sapere della situazione della figlia, destinata a soddisfare otto clienti al giorno in un bordello di Bangkok (invece della vicina città che le era stata promessa), la mamma piange e si lamenta per il poco guadagno realizzato dalla vendita della figlia, che ora svolge un lavoro così redditizio, e pensa solo che avrebbe dovuto chiedere 10.000 bath (205 €) invece che 5.000 (102 €).
Si tratta di un commercio che avviene in tutto il mondo con un’impunità quasi assoluta e, in molti casi, con sanzioni anche molto meno severe di quelle stabilite per il traffico di droga. La totale assenza di misure contro la prostituzione che si registra nella maggioranza dei paesi, ne ha permesso la crescita incontrollata. Dal Terzo Mondo arrivano ogni giorno giovani donne, ingannate, spesso minorenni, che fuggono dalla guerra, dalla miseria o da altre situazioni di povertà, per popolare le strade ed i bordelli dei cosiddetti paesi sviluppati. Sono la carne da macello di un commercio sommerso che muove miliardi di euro l’anno, che sfuggono al fisco, e che solitamente va unito al traffico di droga e ad altre attività illegali. L’ ONU lo ha definito come la terza attività illegale più redditizia del mondo; capace di generare guadagni che si avvicinano ai 12 miliardi di dollari l’anno (le prime due sono il traffico di armi e di droga).
In un toccante documento dell’Unione delle Congregazioni Religiose Femminili della Chiesa Cattolica del 2002, è stata pubblicata la testimonianza di un prosseneta europeo che, cinicamente, affermava: “La donna procura un guadagno superiore a quello della droga o delle armi. Questi articoli si possono vendere una sola volta, la donna, invece, può essere rivenduta finché muore di AIDS, impazzisce o si uccide..” Una “industria” dunque, che consuma fisicamente ed emozionalmente le sue vittime.
In nessun’altra situazione i diritti inalienabili dell’essere umano si vedono così calpestati come quando la donna diventa - pura e semplice - merce di consumo per il piacere di alcuni. La donna diventa capitale finanziario per le associazioni criminali, un oggetto, strumento di soddisfazione di ogni genere di egoismo e perversione del cliente, vittima privata della sua dignità, con cui si traffica nella clandestinità. Dopo un’esperienza del genere, è davvero difficile ricostruire, in queste donne, una vera identità.
Quando parliamo di questo fenomeno dobbiamo distinguere fra i termini prostituzione, come fenomeno sociale e attività; prostituta, riferito alla persona che cade nella rete per una qualsiasi ragione, e prostituita, cioè, la persona che viene costretta a prostituirsi. È a quest’ultima a cui, principalmente, ci riferiremo.
Il nuovo Protocollo dell’ONU (2000) per prevenire, reprimere e sanzionare la tratta di persone, specialmente di donne e bambini, che integra la Convenzione delle Nazioni Unite contro la Delinquenza Organizzata Transnazionale, definisce, nel suo articolo n.3 (a) la tratta di persone come “la captazione, il trasporto, l’accoglienza o la ricezione di persone, facendo ricorso alla minaccia, all’uso della forza o ad altre forme di coazione, al rapimento, alla frode, all’inganno, all’abuso di potere o di una situazione di vulnerabilità, o alla concessione o al ricevimento di pagamenti o benefici, per ottenere il consenso di una persona che abbia autorità su di un'altra ai fini dello sfruttamento di quest’ultima. Il termine sfruttamento si intenderà riferito, quanto meno, allo sfruttamento della prostituzione altrui o ad altre forme di sfruttamento sessuale, ai servizi o lavori forzati, alla schiavitù o alle pratiche analoghe, alla servitù o all’ espianto di organi”.
Il fenomeno del traffico di essere umani ha visto un grande sviluppo specialmente negli ultimi due decenni. Agli inizi degli anni Ottanta, migliaia di donne straniere arrivarono in Europa in cerca di lavoro e migliori condizioni di vita. Ma, nella loro condizione di illegalità, povertà e vulnerabilità, caddero ben presto nelle mani di organizzazioni criminali dedite all’industria del sesso. Negli anni Novanta il fenomeno ha acquisito proporzioni enormi e da allora non ha mai smesso di aumentare, come sono aumentate enormemente anche le mafie e le organizzazioni che si dedicano a questa attività, dati i grandi guadagni che produce.
Naturalmente la forma, l’incidenza e le manifestazioni variano da regione a regione. Le modalità del traffico dall’Africa verso l’Europa sono diverse da quelle che si registrano all’interno dell’America Latina, del Sudest Asiatico o del Subcontinente Indiano. Ciò nonostante, il risultato finale rimane invariato: le donne e le bambine finiscono disperatamente imprigionate nella schiavitù sessuale senza molte possibilità di sfuggire a questa situazione.

tratto da:

http://www.fides.org/ita/dossier/2004/nschiave1_0804.html

 
 
 
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Un blog di: cherylinn
Data di creazione: 04/02/2006
 

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