Creato da nina.monamour il 11/06/2010
 

Il Diavolo in Corpo

Di tutto e di piu'.....

 

Messaggi di Aprile 2015

Gli scafisti vanno tutelati..

Post n°7049 pubblicato il 30 Aprile 2015 da nina.monamour

La Presidente della Camera, ospite recentemente da Floris su La7, ha teorizzato che anche gli scafisti vanno tutelati perché "disperati senza un euro che si prestano a guidare i barconi pur non essendone capaci in cambio della traversata gratis".


Come dire, se un disperato rapina una banca e mette a rischio la vita di clienti e dipendenti, lasciamolo fare.

Poverino, va capito e se poi ci scappa il morto pazienza.

Lei è sempre pronta a partecipare al funerale, tailleur e lacrima d'ordinanza, meglio se di Stato e in diretta tv.

Ma si rende conto che cazzate dice questa??!!


Da annoverare tra "le pillole di saggezza".


Bè certo gli scafisti sarebbero da premiare...dopotutto fanno un servizio al nostro Paese!

 

 
 
 

Cuore innamorato..

Post n°7048 pubblicato il 29 Aprile 2015 da nina.monamour

Vieni sul mio cuore innamorato,

mio bel gatto..

trattieni gli artigli della zampa, e lasciami sprofondare

nei tuoi occhi belli misti d'agata e metallo..


(Baudelaire)

 
 
 

Il comico con la valigia di cartone..

Post n°7047 pubblicato il 28 Aprile 2015 da nina.monamour

Per un calabrese la Calabria è come l’insulina per un diabetico. Ti dà la forza di andare avanti..(questo è stato già scritto in un mio precedente post..)

Anche se, ogni volta che ci torni, ti chiedi: Mizzica! ma è possibile che ancora non funziona questo, non funziona quello, non funziona quell’altro?”. E, da solo, fiducioso ti rispondi: “Vabbè, magari funzioneranno, prima o poi… chissà, forse, il prossimo anno!».
Così, Franco Neri, calabrese, classe 1963, il «comico con la valigia di cartone», ironizza sulla terra d’origine e sui suoi amici e parenti.

Dopo il successo ottenuto anni addietro con Zelig, Striscia la notizia, al cinema e in teatro (ricordate quel suo tormentone? «Franco… Oh Franco!»), ormai non può più fare a meno di esaltare la sua terra. «Io sono un comico e devo soltanto dire grazie alla Calabria», dice.

E non è un caso se, ogni tanto, torna per «ispirarsi» o concludere  qualche lavoro teatrale: «Non faccio altro che raccontare vizi e virtù dei calabresi, per questo devo ringraziare la mia terra… non vi libererete di me!», aggiunge sorridendo. Ma anche se lavora coi vizi e le virtù dei calabresi, non dimentica i problemi della sua regione: «Certamente che esistono!», spiega, «ma bisogna anche dire che qualsiasi cosa succeda in Calabria è sempre amplificata.

Basta pensare che a Milano abitano più persone in un palazzo che in un paese in Calabria!».
A questo punto, il comico, abbandona per un attimo l’accento calabrese e diventa serio. La Calabria raccontata da Franco Neri ha un potenziale enorme: «Io non scordo da dove arrivo. Le origini sono fondamentali per me, ma non bisogna dimenticare che ci sono tanti calabresi istruiti diventati famosi nel mondo.

Per cui la Calabria non è soltanto quello che si sente. Prima che la mia famiglia si trasferisse al Nord, ricordo che abitavo in un paesino, e quando dicevo a mia madre: “Mamma, vado a giocare”, non c’era la preoccupazione di dove andavo a giocare, perché il paesino era talmente piccolo che ero controllato da tutti i parenti! In un paese calabrese si è tutti parenti! C’era anche la persona, che non conoscevi, che ti fermava e ti diceva: “Dove stai andando? Vai a casa ch’è tardi!”.

A Milano o a Torino non conosci neanche il vicino di casa o il vicino di pianerottolo, perché si vive così freneticamente che non si ha il tempo di sapere nulla su chi abita a due metri da te».
E lui che lavora con le battute (nate dagli spunti che i calabresi gli offrono) ha una «soluzione», una «grande idea», per far conoscere meglio la Calabria. «Bisogna esportare di più», dice, «i prodotti tipici, soppressata, ‘nduja, capicollo, caciocavallo affumicato, provole e… peperoncino!

Se si parla di arte culinaria è una delle cucine più ricche, perché il calabrese quando prepara un piatto non ci mette soltanto gli ingredienti (pasta, pomodoro e basilico) ma ci mette anche il sugo fatto in casa, cotto per tre ore, l’olio meridionale, cucinando proprio per il piacere di mangiare! A volte mi viene in mente quand’ero bambino e il pane veniva fatto in casa.

Aveva un profumo che non si trovava e tutt’ora non si trova da nessuna parte. Ancora oggi, il pane che sforni lì dura 15 giorni. Al Nord invece lo compri la mattina e la sera lo devi grattugiare, perché è già secco. In Calabria, invece, lo compri e anche dopo due settimane lo puoi tagliare e metterci l’olio, il sale e il pomodoro fresco; cose che chi non è del Sud non può capire!»


Ma oltre ai prodotti tipici, nelle sue parole non possono mancare gli elogi verso lo splendido mare, la gente calorosa e i paesini storici. «Si deve esportare la propria cultura per raccogliere turismo e far sviluppare, di più, questa terra», dice ancora con l’immancabile sorriso sulle labbra. «Ci sono spiagge che sono bellissime: reclamizzano tanto l’Egitto, ma non sono al livello della Calabria.

Dei tanti "pezzi" da ammirare, Reggio Calabria ha uno dei lungomari più belli del mondo, e non lo dico soltanto io. Piano piano faremo tutto, questo dev’essere lo slogan!». E con il ponte sullo Stretto? «Certo, perché no?», risponde. «Il ponte, prima o poi, anche se non lo vogliono, verrà fatto! Io già me lo vedo… con i tonni che passano sotto e dicono: “Mizzica, finalmente non ci sono più le navi che ci rompono le pinne!”».

Altra risata assicurata. Poi, con tono apparentemente serioso (è il caso di dire così, perché con lui si ha quasi sempre l’impressione di trovarsi in bilico tra il serio e il faceto) ammette:  «Nei miei show si parla soprattutto di cibo, perché è una cosa che accomuna tutti. E poi, quando si è a tavola, si dicono le cose più assurde. Succede così con la mia famiglia.

Le frasi, le battute escono tutte da lì: familiari e parenti sono i miei veri autori… Io vengo da una famiglia di emigranti, diciamo pure che mi sono ritrovato al Nord dopo una lunga gavetta… ho avuto l’occasione di Zelig (in quel periodo mancava un personaggio del Sud) e io mi sono trovato al posto giusto nel momento giusto. Poi è arrivata Striscia.

E sempre dalla famiglia è arrivato un supporto importante: “Non ti preoccupare, vai avanti. Se ci credi, ci devi sempre provare…”. Soltanto mia madre non è mai stata favorevole a questo lavoro, e ancora adesso mi dice: “Non è un lavoro, è un gioco! Perché non ti sistemi e ti trovi un posto di lavoro tranquillo?”. No, finché mi diverto, continuerò a fare questo gioco.

Poi sarò pronto a lavorare: magari farò il panettiere o il pizzaiolo».
O che altro? «Be’, punterei tutto sulla moda, facendo il fotomodello slanciato, ma dal basso. O farei un banco al mercato, sempre a contatto con la gente». A questo punto, ironizzando anche io, mi vien fatto di chiedergli "è proprio questo, ciò che Franco Neri vorrà fare da grande? È questo il sogno nel cassetto?"  E lui: «Ma dai! È fin da bambino che sogno di lavorare in un film con Robert De Niro.

 

Immagino la scena, io passo in strada e Rob mi dice:

“Frank… Oh Frank!».


http://www.laltracalabria.it

 

 
 
 

Era semplicemente educazione..

Post n°7046 pubblicato il 27 Aprile 2015 da nina.monamour

 

Rimpiango i genitori di una volta, quelli che un "sì" era un "sì" e un "no" era un "no", quelli che ti insegnavano che non si può avere tutto e si può stare bene lo stesso.

Quelli che ti spiegavano che un signore si vede dal comportamento e non da ciò che possiede.

Quelli che non davano ai figli ciò che volevano, ma solo ciò di cui avevano bisogno o ciò che sapevano meritarsi.

Quelli che non li viziavano, ma li preparavano alla vita.
Allora, da figlia, la chiamavo severità.

Oggi so che era Educazione.

 

 
 
 

L'Arciduchessa Sofia..

Post n°7044 pubblicato il 26 Aprile 2015 da nina.monamour

Se vi state chiedendo chi è questa tipa, vi dirò un nome sicuramente noto a tutte noi, Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach, per gli amici Principessa Sissi.


Ultimamente mi sto interessando alla sua storia, perché tra tutte le leggende legate a questo personaggio, ciò che mi ha colpito è apprendere che anche costei ha avuto un’esistenza funestata da un "mostro di suocera", o almeno così pare.

Di seguito riporto le mie scoperte in tal senso.

La suocera viveva con loro, grosso errore, peccato che all'epoca non c'era Internet.

Quando Sissi rimase incinta della primogenita, le stanze della bambina furono ubicate vicino a quelle della suocera, la quale si occupò anche di scegliere il personale che avrebbe dovuto allevare la nipote.

Quando nacque la secondogenita, anch’essa di fatto fu fagocitata dalla suocera.

Ad un certo punto, Sissi capì che accompagnare il marito nei suoi viaggi diplomatici le avrebbe finalmente permesso di rientrare nel suo ruolo di madre (e di moglie!), ma ogni volta, per poter portare con loro anche le proprie figlie, doveva scontrarsi con la suocera, l'Arciduchessa Sofia, nonchè zia.

Ritratto dell'Arciduchessa Sofia realizzato da Joseph Karl Stieler (1832)

Questa è pesantissima, quando una delle bambine durante uno di questi viaggi si ammalò e morì, Sissi si sentì così colpevole da arrendersi del tutto e cedere il controllo dell’altra figlia a sua suocera.

Ora, non essendomi ancora documentata in modo approfondito non so quanto ci sia di vero e quanto di "romanzato" in queste notizie, ma di sicuro ce n’è abbastanza da spingermi a informarmi meglio sulla vicenda che m’intriga anche se, nella valutazione delle vicende, bisogna fare i conti con l’enorme divario storico, sociale e culturale, stiamo parlando dell'Imperatrice d’Austria e del diciannovesimo secolo!

Si può solo supporre fino a che punto una suocera "coronata" potesse imporre le proprie idee e convinzioni su una ragazza giovanissima e lontana dai propri affetti, quale fosse il suo effettivo potere di plagiarla e sottometterla ai suoi voleri. Possiamo anche solo ipotizzare che ruolo abbia avuto tutto ciò nello sviluppo dei ben noti problemi psicologici della principessa Sissi.

Quel che posso dire è che così, a naso, se mia suocera avesse predisposto la stanza del mio bambino accanto alla sua mentre ero incinta..


avrei dato fuori di testa anch’io...

 

fonte: pianetamamma

 
 
 

Il tuo sorriso..

Post n°7043 pubblicato il 26 Aprile 2015 da nina.monamour


 


Non ti aspettavo oggi, pensavo non venissi.
Ma dai lontani argini del cielo, albeggia il bacio, del tuo dolce
sorriso
..


 
 
 

In cerca dell'uomo perfetto..

Post n°7042 pubblicato il 25 Aprile 2015 da nina.monamour

copertinaaaa

Chi non ha mai sofferto per amore scagli la prima pietra!

Tutti prima o poi nella vita abbiamo versato almeno una lacrima per “la partenza di qualcuno”, per cui se pensate di essere i primi a straziarvi e a struggervi per via dell’amore, vi state sbagliando. I sentimenti sono sempre esistiti e le sofferenze annesse pure. La letteratura, ad esempio, è piena di storie d’amore tragicamente finite, di amanti caduti in preda alla follia e, soprattutto cosa molto importante, "gli strappa cuori crudeli" sono sempre esistiti, sappiatelo, non sono un’invenzione odierna, figli della tecnologia e del materialismo e ce ne danno testimonianza i grandi autori della letteratura.

Ebbene sì, perchè forse molti di voi non sanno che Catullo trascrisse nella sua opera le pene d’amore per Lesbia, che la Didone di Lucrezio si uccise, che l’Orlando di Ariosto addirittura divenne pazzo per amore, questi e molti altri ancora i ritratti di cuori infranti che pervadono la letteratura dalle origini ad oggi, perchè in fondo il tema dell’amore è quello che non andrà mai in vacanza, è sempre all’ordine del giorno.

Stasera, in particolare, voglio soffermarmi su un personaggio per il quale calza a pennello la ormai famosa frase "sedotta e abbandonata", Didone. Chiamata anche Elissa, è una figura mitologica, regina fenicia fondatrice di Cartagine e prima ancora regina di Tiro, di cui parla Virgilio nel VI libro dell’Eneide. Donna bellissima, piena di virtù, coraggio, saggezza, forza e di sani principi, tesa sempre alla difesa del suo onore e del nome del defunto marito, Sicheo. (Se ricordate bene ne ho parlato in un post precedente).

Niente e nessuno era riuscito a turbare questa donna; benchè fosse accerchiata da uno stuolo di pretendenti, che in lungo e in largo cercavano di sedurla, costei non aveva mai ceduto alle passioni.

Enea e Didone

Si sa però che chi rifugge l’amore prima o poi ne cadrà schiavo, ormai è una legge di natura, più lo fuggi, più lui ti rincorre e, una volta entrato nelle reti dell’amore, è difficile uscirne. Così fu per Didone nel momento in cui un giorno conobbe Enea, portato accidentalmente da una tempesta sulle sponde dell’Africa. Egli fu salvato e accolto dalla regina Didone, la quale si prese cura di lui. L’affascinante Enea, però, riuscì giorno dopo giorno ad addolcire l’animo della regina, a sciogliere il ghiaccio di cui era avvolto il suo cuore e a farlo divampare d’amore!

Insomma tutti conosciamo questa storia d'amore..

Enea è il tipico uomo bello, forte, intrepido, valoroso, che poi però si rivela essere una grande fregatura! Chi di noi non ha mai conosciuto almeno un Enea nella propria vita? Di certo quelli che sono capitati a noi non avevano nè una città da fondare nè la chiamata degli dei, erano “bastardi” punto e basta e al massimo l’unico impegno che avevano era con l’amante (concedetemi il lusso di utilizzare il termine bastardo ormai entrato nel linguaggio comune e che rappresenta la versione umana della legge di Murphy, ossia è quell’individuo che se ha la possibilità, anche minima, di nuocere al prossimo, lo farà!).

Non pensate che siano solo uomini, sfatiamo il mito dell’equazione perfetta uomo-donna, giovanni strappa lacrime, perchè anche la donna non è da meno. Anche noi donne ne abbiamo combinate di belle nella nostra vita, voglio ricordare la diceria che avvolge il personaggio di Yoko Ono “Se non fosse stato per lei i Beatles non si sarebbero mai divisi“, questo è quello che si pensa nell’immaginario comune.

Che sia per una tempesta, o per una semplice passeggiata sulla spiaggia, o durante una sera in discoteca, o per uno sguardo di troppo, sulle nostre sponde è sempre arrivato un Enea. Il problema è che noi romanticoni, figli del “vissero felici e contenti”, siamo sempre all’eterna ricerca del principe azzurro o della principessa da salvare e cerchiamo, come dei cacciatori nella notte, la nostra metà, l’altra parte della mela.

Nella vita siamo un pò stati tutti nei panni di Didone, tutti un pò sedotti e abbandonati, però dopo aver pronunciato la fatidica frase "basta questa è l’ultima volta", categoricamente ci siamo innamorati di nuovo.

Forse Ligabue


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non aveva tutti i torti quando cantava "l’amore conta, conosci un altro modo per fregar la morte?

Nessuno dice mai se prima o se poi e forse qualche Dio non ha finito con noi, l’amore conta"


 

 
 
 

25 Aprile..

Post n°7041 pubblicato il 25 Aprile 2015 da nina.monamour

 

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Questo lo chiamo genocidio..

Post n°7040 pubblicato il 24 Aprile 2015 da nina.monamour


Siria bambina curda cecchina contro ISIS

Altro capitolo grondante sangue e lacrime proveniente dalle lande disperate ormai da troppo tempo sotto il controllo dell’ISIS, in questo caso l’Iraq. L’edizione del quotidiano britannico The Independent racconta la sconvolgente storia di una bambina yazida di 9 anni, catturata qualche tempo fa dai miliziani agli ordini di Al Baghdadi e quindi reclusa in uno dei loro campi a Kirkuk, nel nord dell’Iraq.

Qui, la bimba è diventata una schiava del sesso, stuprata per un tempo indefinito, ripetutamente, da almeno dieci terroristi, che hanno finito per metterla incinta, oltre che devastarla per il resto della sua vita.

Vita che, purtroppo, potrebbe essere breve; secondo Yousif Daoud, uno degli operatori umanitari dell’ONG curda che ha salvato e trasportato in Germania la sfortunata bambina, gli abusi ripetuti non solo l’hanno traumatizzata dal punto di vista psicologico, ma anche da quello fisico. “E’ troppo giovane e potrebbe non reggere al parto, anche col taglio cesareo l’operazione sarebbe pericolosa“, ha raccontato l’uomo al Toronto Star.

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Gli autori dell’orribile crimine sono con ogni probabilità gli uomini designati dall’ISIS per essere i prossimi kamikaze, che prima del loro sacrificio vengono abitualmente ricompensati con delle ragazzine in ostaggio di cui abusare, senza alcuna distinzione di età e salute. Per dire, tra le prigioniere liberate a Kirkuk, c’era anche una madre disabile di sette figli.


Solo la settimana scorsa, l’ISIS ha rilasciato 216 ostaggi yazidi, tra cui una quarantina di bambini, che aveva tenuto in ostaggio per otto mesi, decisiva, si dice, la pressione dell’offensiva di terra lanciata in Iraq dai peshmerga curdi. La bambina farebbe parte di un gruppo catturato in precedenza, forse oltre un anno fa, e composto da qualche centinaia di ragazzine e donne yazide.

La cosa forse più raggelante è rendersi conto che una storia come quella della piccola yazida rappresenta solo la punta dell’iceberg di una tragedia di ben altre dimensioni. Si stima che la scorsa estate le milizie del Califfato abbiano rapito circa 40mila persone nel Kurdistan iracheno, ma i prigionieri liberati dall’avanzata dei peshmerga sono quasi tutti bambini, donne e anziani.


Nessuna traccia di uomini giovani e adulti, che si teme possano essere stati massacrati e seppelliti chissà dove in qualche fosse comune. E inizia a farsi largo l’idea terrificante del genocidio.

 
 
 

L'ironia..

Post n°7039 pubblicato il 24 Aprile 2015 da nina.monamour

 

Alcuni ci vedranno un sottilissimo senso ironico, altri si soffermeranno a pensare, molti andranno a controllare se è vera questa notizia...

 

 
 
 

Enea e Didone..

Post n°7038 pubblicato il 23 Aprile 2015 da nina.monamour

Enea, prima di raggiungere le coste italiane, approda a Cartagine dove la regina Didone lo accoglie benevolmente. Presento i nostri eroi: Enea è un Pio, un devoto che non rinuncia alle proprie responsabilità, si sente un predestinato, segue il volere degli dei ciecamente  e mette qualsiasi cosa al secondo posto. Lei è una donna forte, una regina, ma è rimasta vedova e fedele alla memoria del marito e giura che non si risposerà più.

Cosa potrà succedere tra i due?

Durante una tempesta si rifugiano nella stessa grotta e si uniscono in amore (per volere degli dei). Ed ecco che la nostra regina, sentendo riaccendere il barlume di un sentimento, ritorna bambina come tutte noi quando la morsa dell’amore ci avvince. Eh si, davanti all’amore siamo tutte uguali. Quindi trascura tutto, si libera da ogni freno per viversi finalmente il nuovo amore.

Ma Giove ricorda ad Enea la sua missione, andare in italia per fondare la stirpe romana. Il troiano predispone la partenza senza avvertire Didone, la quale ne ha comunque il presentimento (tipico femminile) e affronta violentemente l’amato che stava sgattaiolando via senza proferir parola. (Quanto è Pio!)

Invano lo supplica, la sua delusione è bruciante e quando la risposta di Enea non lascia dubbi sul suo proposito di partire, Didone rimprovera se stessa tremendamente, ha perso tutto, la propria credibilità nel frequentare uno straniero, il voto di castità dopo la morte del marito, la fama di buona regina.

Adesso è solo una donna sciagurata che aveva la responsabilità di un popolo e invece si è data a futili passioni.

E’ furiosa, impazzita e il suo amore si trasforma in tragedia, decide infatti di uccidersi su un rogo ferendosi mortalmente con la spada avuta in dono da Enea, nella speranza che lui possa vedere quelle fiamme e la sua morte possa perseguitarlo come una maledizione.

Quando Enea scenderà negli inferi la riconoscerà nella selva dei suicidi, l’eroe cerca invano di giustificarsi, di chiederle perdono ma la regina non risponde, lo ignora e va a raggiungere l’ombra del defunto marito.

Non lo ha perdonato, lo ama/odia ancora ed è ancora straziata pur essendo nel regno dei morti, senza pace e senza perdono..per l’eternità.

Non lo ha perdonato perché in primis non ha assolto se stessa e la propria vulnerabilità. Si può condonare chi ci ha ferito profondamente? Difficile ma non impossibile! Prima di tutto impariamo a graziare noi stessi e a non avere rimpianti, dopotutto abbiamo amato.

Didone continua a disprezzarsi, a star male per essere stata così ingenua da concedere allo straniero le sue grazie. Si, il suo amore è stato denigrato e non corrisposto. Ma se fosse riuscita a perdonarsi? Ad accettare le sue debolezze?

Sicuramente avrebbe trovato la pace e forse non avrebbe compiuto quell’insano gesto.

Se vogliamo la nostra pace perdoniamo le nostre fragilità, siamo umani, sbagliamo sempre e non dobbiamo temere di essere vulnerabili. Provare rabbia, dolore, senso di colpa, sofferenza, ci porta alla pazzia, alla distruzione.

Il perdono invece “libera l’anima e cancella la paura”.

Cito un passo di questo grande poema..

'Ma chi potrebbe ingannare una donna che ama? Presentì la regina l’inganno e dei prossimi eventi S’accorse, lei timorosa d’ogni cosa sicura'. Finalmente affronta lei per prima il troiano: - Hai perfino sperato, o perfido, tu di potermi Nascondere tanto delitto? Di potertene andare in silenzio, così, da questa mia terra? Non l’amor nostro né il nostro patto d’un tempo né ti trattiene Didone che morrà crudelmente?

Tu fuggi Dunque da me? Per queste mie lacrime, per la tua destra – non altro ho serbato a me stessa – per l’amor nostro, per le nozze già cominciate, se bene di te meritai, se mai tu ricevesti alcuna dolcezza da me, ti prego, abbi pietà della casa che crolla, deponi questo pensiero, se a preghiere è aperto ancora il tuo animo! Per te le genti di Libia, per te m’hanno odiato I re dei Numidi e i Titi mi furon avversi; sempre per te il mio pudore e la fama d’un tempo, per cui sola andavo alle stelle, scomparvero. A chi mi abbandoni morente, ospite? Mi resta ormai Questo nome soltanto a chiamarti, di sposo che m’eri.

Se almeno un figliuolo mi fosse Avanti la fuga nato da te, se un piccolo Enea Mi scherzasse dintorno per queste mie sale, non delusa forse del tutto, non ingannata mi sentirei né abbandonata del tutto da te'. A Didone che smania come una Baccante e che tenta di convincere l’amato prima con parole aspre e poi con preghiere accorate, l’eroe non sa rispondere che con parole di riconoscenza e di ringraziamento, ma protestando allo stesso tempo il suo dovere di partire perché così ordinano i fati: 'Non turbare te stessa e me col pianto: / io non cerco l’Italia per mia volontà'..ecc..ecc..

Italiam non sponte sequor!


Mandela

 

 
 
 

Il profumo del caffè..

Post n°7037 pubblicato il 23 Aprile 2015 da nina.monamour

 

I primi tiepidi raggi del sole, la vita che ricomincia in un magico silenzio, il profumo del caffè.



 Dovremmo godere con calma di questi istanti che, spesso, rimangono anche i migliori

di tutta la giornata.



 
 
 

Pasta e patate ara tijeddra..

Post n°7036 pubblicato il 22 Aprile 2015 da nina.monamour

La pasta e patate ara tijeddra è un primo piatto tipico cosentino, in pratica pasta e patate al forno la cui particolarità sta nel fatto che gli ingredienti vengono messi tutti a crudo nella teglia, insieme ad abbondante passata di pomodoro, parmigiano e pangrattato e volendo, per una versione più gustosa, caciocavallo o mozzarella. Nella versione classica si usano le penne lisce, ma io preferisco quelle rigate che trattengono meglio il sugo.

Ingredienti per 4/6 persone

600 g di penne rigate, 1,2 l di passata di pomodoro (io ho usato La verace Cirio), 2 grosse patate (circa 500/600 g), olio di oliva, sale, parmigiano grattugiato qb, pangrattato o mollica qb..

Pasta e patate ara tijeddra - Pasta e patate al forno alla cosentina

Preparazione

Lavate e sbucciate le patate e tagliatele a fettine sottili.
Versate sul fondo della teglia (deve essere una teglia adatta ad andare anche sul fornello) tre mestoli di passata di pomodoro, condite con un pizzico di sale, un filo d’olio.

Formate uno strato con le penne crude, immergendole per bene nella passata di pomodoro e coprite la pasta con uno strato di patate, distribuite sopra abbondante parmigiano e ancora sopra 2 mestoli di passata.

Condite di nuovo con sale, olio e proseguite allo stesso modo facendo un altro strato completo di pasta, patate e parmigiano, terminando con uno di pasta.
Ricoprite con il pomodoro rimasto, aggiungete 1 bicchiere di acqua (l’acqua non deve coprire la pasta ma restare un filo sotto la superficie) e fate cuocere sul fornello, a fuoco medio e con coperchio, per 15 minuti.

TRUCCO ANTISPRECO
: io solitamente risciacquo le bottiglie o lattine di passata ed utilizzo questa acqua anzichè acqua pulita, in modo da utilizzare la passata fino all’ultima goccia.

Ricoprite la superficie con parmigiano, pangrattato o mollica ed un filo d’olio e proseguite la cottura in forno preriscaldato, senza coperchio, a 200° per altri 15/20 minuti, fino a doratura.

Fate riposare 2 o 3 minuti nel forno spento e poi servite.

Una calabrese non ti invita a pranzo, ti sfida a pranzo


"Mia madre ha tirato fuori l'arma segreta: IL PEPERONCINO DI SOVERATO.."



che è piccante ma così piccante che la teglia s'è allargata, le lasagne si sono moltiplicate e mia madre mi ha guardato e mi ha detto : "Franco oh Franco, prendetene e mangiatene tutti senno' da sto tavolo NON SI ALZA NESSUNO!" (F. Neri)

Avevamo finito di pranzare che erano le 8 di sera...

mia madre appena ha sentito la sedia che si sfilava da sotto il tavolo fa "FERMI TUTTI, CHE LA CENA E' PRONTA!"

"Io mi svegliavo con l'odore di soffritto di cipolla, che al confronto il gas nervino è deodorante per le ascelle"

..Quando dicevo a mia madre "Mamma! Mi fai il caffellatte?" mia madre diceva "Franco, oh Franco ma se c'hai proprio fame ti prendi una scorza di pane e TAA NZUPPI NTO'SUCO!"



Una mia Collega del Veneto in visita in Calabria, ora di pranzo...

La invito a sedersi, Lei guarda la tavola e mi fa: "Nina, non aspettiamo gli altri??"

Ed io: "Quali altri?"

Ah..ah..ah..


 

Per un calabrese, la Calabria è come l’insulina per un diabetico.

Ti dà la forza di andare avanti.

 

 
 
 

Sgarbi contro Gasparri..

Post n°7035 pubblicato il 21 Aprile 2015 da nina.monamour

Scontro in diretta a L’aria che tira su La 7 nella puntata in onda recentemente, tra Vittorio Sgarbi e Maurizio Gasparri.

I due sono volti ben noti alle tele-risse e il loro nome è quasi sempre una garanzia in fatto di urla e battibecchi.


Nella trasmissione condotta da Myrta Merlino, si stava dibattendo sui ritardi dei cantieri Expo 2015, quando Sgarbi ha iniziato definendo il Padiglione Italia “una mexxa immonda”, ma non solo, anche su Expo Gate, il critico d’arte ha avuto da ridire, un costo di oltre 7 milioni di euro che inquina il Castello Sfrozesco.

Ma per fortuna c’è Farinetti, ha dichiarato Vittorio, il motivo?

“Ha avuto l’idea di portare in un padiglione tecnico dipinti e sculture italiane, simbolo dell’Italia. Ma si sono messi contro e non vogliono portare i Bronzi di Riace che devono restare a Reggio…

Nessuno ha detto un caxxo! Questa è la politica che nessuno sta facendo! Gasparri si alzi e dica che i Bronzi di Riace devono andare all’Expo! Non dicono mai niente! Non c’è politica! L’Italia è in balia dei selvaggi!”

Gasparri ha ribattuto dicendo che Farinetti ha ottenuto l’incarico ad Expo senza una vera e propria gara d’appalto, così come più volte dichiarato da Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano e che furono i cittadini di Reggio Calabria,

con un referendum a dire no al trasferimento dei Bronzi di Riace per gli eventi.

Apriti cielo.

Nonostante la conduttrice cercasse di calmare gli animi, Sgarbi è esploso nuovamente nella sua invettiva contro Gasparri:

“Non si può essere in balia degli umori della gente! Voi siete morti! Questa non è politica! Voi non potete fare politica perché siete morti! Voi non fate un caxxo! L’Italia è in mano a dei morti! Sono morti! Da Renzi all’opposizione… Sono morti. L’Expo richiede una scommessa e io l’ho fatta.

Travaglio dice che non dovevano dare il padiglione ad uno bravo come Farinetti perché dovevano fare una gara. Tu chiami la Ferrari per fare una gara con una 500!? Ma che cazz0 dici Gasparri! Sei un morto, sei un morto! Sei come Travaglio! Farinetti ha fatto l’unica cosa saggia e la vedrai!”

A questo punto Gasparri, senza scomporsi più di tanto,


ha provocato il critico d’arte: “Sgarbi ha ricevuto i buoni pasto da Farinetti!”. “Ma vaffancxxxo te e i buoni pasto! Me ne sbatto i cxxxxni dei buoni pasto!” ha chiosato Sgarbi in questo altro grande momento di televisione.

 
 
 

Il Comune di Amatrice..

Post n°7034 pubblicato il 20 Aprile 2015 da nina.monamour

Non c’è pace per la pasta all’amatriciana.

Dopo il polverone alzato da Carlo Cracco che in una puntata di “Cè Posta per Te” aveva dichiarato che nel suddetto piatto andrebbe aggiunto uno spicchio d’aglio in camicia, la città di Amatrice prende ancora una volta di mira un personaggio, o meglio, un programma televisivo: “La Prova del Cuoco”.

Antonella Clerici e i suoi, infatti, si sono resi protagonisti di una nuova puntata della polemica culinaria, per via di alcune imprecisioni divulgate durante il cooking show di Rai 1 da alcuni cuochi professionisti.

Con una lettera al Consiglio di Amministrazione della Rai, i titolari della "Trattoria La Palazzina" che dal 1880 lavora nel campo della ristorazione a Rieti, hanno battuto i pugni sul tavolo chiedendo spiegazioni e rettifiche.

Tra i motivi principali della polemica ci sarebbe la preparazione del sugo con ingredienti "non convenzionali" da parte di uno dei cuochi protagonisti della trasmissione, Giampiero Fava, ma non solo. Un esperto nel corso della puntata avrebbe affermato che il nome "amatriciana" viene attribuito alla cittadina in provincia di Rieti per errore. La città di Amatrice, secondo l’esperto, avrebbe "rubato" la ricetta alla città di Roma perché l’etimologia del nome, in realtà deriva dalla matrice che veniva marchiata sulle guance dei suini della Capitale.



"Cara mamma Rai, si legge sulla pagina Facebook del Comune di Amatrice, basterebbe studiare anche solo un pochino, basterebbe una banale ricerca con google per scoprire che la salsa all’amatriciana è un prodotto della Città dell’Amatrice, e che ciò è riconosciuto non solo dalla De.Co. comunale, ma ancor prima nella pubblicazione in G.U. dei prodotti tradizionali regionali, i cosiddetti PAT, tanto che sulla ricetta tradizionale dell’amatriciana di Amatrice, si è già espresso anche il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.

L’amatriciana ha origini pastorali, nasce nel territorio amatriciano, da cui prende il nome, su tutto si possono esprimere opinioni, ma non si può diffondere tanta approssimazione su un canale pubblico RAI.

Amatrice, gli amatriciani e soprattutto i tanti telespettatori meritano rispetto, conclude la nota pubblicata su Facebook, l’amatriciana ha la sua storia, ha la sua verità basata sui fatti”.

Come risponderà la Rai?

LA RICETTA


DOSI PER 4 PERSONE

500 g di spaghetti o bucatini, 125 g di guanciale di Amatrice, un cucchiaio di olio di oliva extravergine, un goccio di vino bianco secco, 6 o 7 pomodori San Marzano o 400 g di pomodori pelati, un pezzetto di peperoncino, 100 g di pecorino di Amatrice grattugiato, sale.

ESECUZIONE

Mettere in una padella, preferibilmente di ferro, l’olio, il peperoncino ed il guanciale tagliato a pezzetti, la proporzione di un quarto, rispetto alla pasta, é tradizionale e sacra per gli esperti e, o si mette il guanciale, vale a dire la parte della ganascia del maiale, o non sono spaghetti all’AMATRICIANA, solo con esso avranno una delicatezza e una dolcezza insuperabili.
Rosolare a fuoco vivo, aggiungere il vino, togliere dalla padella i pezzetti di guanciale, sgocciolare bene e tenerli da parte possibilmente in caldo, si evita il rischio di farli diventare troppo secchi e salati e resteranno più morbidi e saporiti.
Unire i pomodori tagliati a filetti e puliti dai semi (meglio prima sbollentarli, cosi si toglierà più facilmente la pelle e poi tagliarli). Aggiustare di sale, mescolare e dare qualche minuto di fuoco.
Togliere il peperoncino, rimettere dentro i pezzetti di guanciale, dare ancora una rigirata alla salsa.
Lessare intanto la pasta, bene al dente, in abbondante acqua salata. Scolarla bene e metterla in una terrina aggiungendo il pecorino grattugiato. Attendere qualche secondo e poi versare la salsa.
Rigirare e per chi lo desiderasse, passare a parte altro pecorino


 
 
 

Trash taliano..

Post n°7033 pubblicato il 19 Aprile 2015 da nina.monamour

Risultati immagini per immagini vignette giannetti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Questa è la nostra Italia...Mamma mia..

 

 
 
 

Domenica è sempre Domenica..

Post n°7032 pubblicato il 19 Aprile 2015 da nina.monamour

 


 

 

 

 

 

 

 
 
 

Sbranato da uno squalo nell'Oceano Indiano..

Post n°7031 pubblicato il 18 Aprile 2015 da nina.monamour

Elio Canestri sbranato squalo

Tragedia nell’Oceano Indiano, Elio Canestri, surfista francese di tredici anni, è stato sbranato da uno squalo mentre affrontava le onde al largo dell’Isola di Reunion, vicino al Madagascar. L’episodio risale al 12 aprile scorso.

La giovanissima promessa del surf, incurante del rischio, ha deciso di sfidare le onde con la sua tavola in un tratto di mare molto pericoloso. Le autorità locali avevano infatti vietato ai bagnanti e ai surfisti di avventurarsi in quelle acque, molto frequentate dagli squali.

Il surfista Elio Canestri è solo l’ultima delle vittime degli squali nelle acque dell’Isola di Reunion; negli ultimi quattro anni infatti gli attacchi ai bagnanti nel tratto di mare sono stati ben sedici. In sette casi l’attacco degli squali si è rivelato fatale per le vittime.

Domenica scorsa Elio Canestri ha sfidato il divieto di balneazione insieme ad altri 6 amici, avventurandosi nelle acque di Cap Homard, al largo della costa occidentale dell’isola. I suoi compagni, a un certo punto, si sono accorti della sua scomparsa.

Il ragazzo è stato attaccato da uno squalo zambesi di 2,5 metri di lunghezza.

Questa specie è la più temuta dai bagnanti perché popola i bassi fondali, lo squalo si è avventato sul surfista, dilaniandogli gambe e braccia.

Malgrado l’arrivo tempestivo dei soccorsi, per il surfista non c’è stato nulla da fare. Le ferite inferte dallo squalo al giovane erano infatti troppo profonde e il ragazzo è deceduto. La morte del surfista Elio Canestri ha scosso i suoi compagni di avventura; per i 6 amici del surfista è stato richiesto il supporto di uno Psicologo che li aiuterà a elaborare il lutto e a riprendersi dallo shock subito.

La tragica fine della promettente carriera di Elio Canestri, molto conosciuto negli ambienti del surf, ha scosso anche l’opinione pubblica dell’isola.

Migliaia di persone si sono radunate spontaneamente sulla spiaggia di Les Aigrettes per commemorare il surfista francese sbranato dallo squalo.

 
 
 

Il profumo del caffé..

Post n°7030 pubblicato il 18 Aprile 2015 da nina.monamour



I primi tiepidi raggi del sole, la vita che ricomincia in un magico silenzio,
il profumo del caffè.

Risultati immagini per immagini il profumo del caffè

Dovremmo godere con calma di questi istanti che, spesso,
rimangono anche i migliori di tutta la giornata.


 

 
 
 

Ridiamo un pò..

Post n°7029 pubblicato il 17 Aprile 2015 da nina.monamour

 
 
 

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