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Il servizio civile... (puntata 2)

Post n°19 pubblicato il 15 Febbraio 2006 da deracinato
 
Foto di deracinato

(Puntate precedenti: 1)
Riassunto delle puntate precedenti: dopo essere stato preso per il culo durante il colloquio, il nostro eroe, novello volontario del servizio civile, viene spedito ad un istituto di non vedenti, senza sapere cosa avrebbe fatto là dentro... (n.b. trattengo il battutone)


IL PRIMO IMPATTO (SBAMM!!!) CON L'ISTITUTO DEI CIECHI

Quella mattina, appena arrivati, veniamo accompagnati in una grande e lussuosa sala (che sul momento mi fece esclamare "Orpo, qua di soldi ne girano, chissà com'è il resto", affermazione corretta mesi dopo in "Orpo, ho visto il resto e mi sa che i soldi sono finiti solo là dentro") dove il sottoscritto ed i suoi nove sfigatiss....uhm, neo-colleghi avrebbero conosciuto la loro sorte. Una commissione stile esame di maturità ci squadra, in un clima di selezione del personale prima che Fantozzi debba rispondere alla domanda sul canottaggio del suo Pres.Gran. Figl. Di Putt.
Prima domanda: "Siete disposti a fare le notti?"
"Le notti?!", si mormora..."Ma se qua già è grave fare il giorno", si mormora poi. "Ah, devo venire ogni giorno?!", esclama uno. "Scusate, che ha fatto la Juve ieri?", dice un altro.
 
Un filo preoccupato nonchè incazzato nero, l'addetto al personale (che poi ho scoperto essere un cuoco...ehm...) fa la domanda singola ad ognuno di noi. Le risposte:
Collega 1: "Nooo..."
Collega 2: "Ma manco..."
Collega 3: "Seee..."
Collega 4: "Ma nemmeno se..."
Collega 5: "Nah..."
Collega 6: "Che ha fatto la Juve, ieri?"
Collega 7: "No, il mio ragazzo non vuole...o posso portare pure lui?"
Intanto una collega bona, la numero 8, mi dice "Oh, ma forse io le faccio...sai che bello poter studiare il giorno, avendolo libero?"
Rimasto all'inizio della frase, mi lascio *un filo* influenzare:
Io: "Ovvio che le faccio!"
Collega 8: "Mmm...ma tanto non studierei...no, rinuncio"
Non l'ho detto, ma lo "stronza!!" mentale ha devastato l'ambiente. Fortuna che poi ho ritrattato pure io, adducendo come scusa la paura del buio, il fatto che faccio la pipì nel letto ed una tendenza innata ad accoppiarmi in modo random a qualunque cosa ci sia nel letto accanto, vivente o non vivente.
 
Si comincia con le domande toste: "Cosa studiate?". A giudicare dalla risposta, ognuno viene assegnato ad un reparto a scelta tra
- una lavatrice ultimo modello con centrifuga atomica
- un frullino a batterie che fa anche le pizze
- una...no, spe, questo era Ok Il Prezzo è Giusto...
 
Dicevo, a scelta tra le cucine, il sostegno (doposcuola ecc), una roba che non avevo ben capito ma sembrava complicata, il reparto delle anziane e la guida dei mezzi.  Tre finiscono alla mensa (finendo pure per puzzare di fritto nei mesi a seguire), altri al sostegno (altra domanda al sottoscritto "Come te la cavi in matematica?" - "Mmm...fino alle addizioni ci arrivo. Se si parla di divisioni, allora ho qualche problema. Guardi, finirei per avere *io* ripetizioni di matematica"...la mia fu una profezia apocalittica che Nostradamus si sognava...sarà l'argomento di un altro aneddoto) e così via.

Io ero rimasto per ultimo e mi stavano sbattendo in cucina quando mi rendo conto che i milioni pagati all'università potevano servire a qualcosa:

Io: "Beh, sono LAUREANDO in psicologia..."

...ed ecco che, per una botta di culo, era disponibile un posto per un centro, inglobato all'interno dell'istituto, dove avrei lavorato con ragazzi e adulti ciechi o ipovedenti ed altre patologie, dalla sindrome di Down, agli spastici, agli autistici e così via.
 
Finisco là! Yu-uuu! Addio fritto!
 
La direttrice del centro accompagna me e altre due ragazze là dentro. Varcata la soglia, dal bordello assoluto di piatti e voci cala il gelo e tutti ci guardano (calma con le battute...io ormai non ce la faccio più a farle su sto argomento). Ci mancava solo passasse il rotolo di sterpaglia mosso dal vento come nei più classici film western.
 
Presentazioni bla bla...Fin da subito mi accorgo di una cosa: in comunità del genere, si formano equilibri precari (fatti di fiducia e abitudini) e quando entrano persone nuove gli altri (volontari) ti guardano come se volessi dar fuoco all'istituto e avvelenare tutti...vabbè, comprensibile... Oddio, "beh" un par di palle, i primi cinque minuti sono stati a livello di mobbing. Una si avvicina e mi fa con tono quasi cattivo "Eh, ma voi dovete rimanere qua?!", come se le stessimo togliendo il pane dalla bocca. Mah... E dire che a livello teorico, essere finito là dentro mi apriva le porte della conoscenza PRATICA di cose già studiate a livello TEORICO (ho imparato più sull'autismo in un mese là che in cinque anni sui libri, per dire)...e poi, oh, avrei lavorato in un reparto di solE colleghE in qualità di unico maschietto... non so se mi spiego... Però intanto l'inizio fu un pò tribolato. Tanto per rendere le cose più facili, incontrai subito dei personaggi non da poco.

Mi siedo e mi guardo in giro. Un bell'ambiente, allegro e multicolore, con tanti lavori realizzati dai ragazzi nel corso degli anni appesi alle pareti e sugli scaffali, oltre che a tutta una serie di strumenti didattici fatti apposta per i non vedenti, dalle macchine per scrivere in braille ad oggetti da manipolare per sviluppare i sensi rimanenti. Il mio sguardo si incrocia con quello di una collega seduta dall'altra parte del tavolo, intenta a squadrarmi con aria indagatrice. Mi guardo alle spalle per essere sicuro ce l'avesse con me e lei me lo conferma poco dopo.
 
Lei: "Mmm....Sei capricorno, vero?"
Io: "..." (dieci secondi dopo) "...s-si, te che ne sai?"
Lei: "Eh, si capisce, si capisce..."
Io: "Da che?"
Lei: "Eh, da tante cose..." (mai scoperto cosa...forse il vestito che avevo indosso...di sicuro, spero non le corna)
Io: "Uhm...sì...ok...è un bene o un male, almeno?"
Lei: "Mah, i capricorno sono cinici, bastardi e anche un pò stronzi"
 
Il che, detto da una che non ti ha mai visto e nemmeno sa come ti chiami, è quantomeno interessante. Non sapendo che rispondere, mi limito all'unica domanda possibile.
 
Io: "Spe, te che segno sei?"
Lei: "Capricorno" (abbè!) e subito dopo, con lo stesso tono di una risposta alla domanda "Ma te di solito la dai al primo appuntamento?": "Perchè lo vuoi sapere?!?!?"
 
Lo show non era finito. Infatti, l'oroscopologa ci dà sotto e già che c'è, distrugge anche le aspettative di matrimonio delle altre due nuove arrivate facendo paragoni dei segni tra loro ed i rispettivi ragazzi.
Lei: "Che segno sei? E il tuo ragazzo?"
Nuova n°1: "Io sono gemelli, lui è toro"
Lei: "Aaaazzz...."
Nuova n°1: "Che c'è? Che c'è?"
Lei: "Ehm...nulla, nulla..."
Nuova n°1: "No, dai, dimmelo!"
Lei: "Beh, sono i due segni peggiori che possano stare assieme"
Nuova n°1: "..."
Nuova n°2: A me! A me! Io sono scorpione e lui ariete!"
Lei: "Aaaazzz...."
Nuova n°2: "Che c'è? Che c'è?"
Lei: "Ehm...nulla, nulla..."
Nuova n°2: "No, dai, dimmelo!"
Lei: "Beh, sono i due segni peggiori che possano stare assieme"
Io: "Ma non erano gemelli e toro?"
Lei: "No, anche questi"
Tutti: "..."

Poi, dopo avermi spiegato perchè non ha funzionato bene con la mia ex ("capricorno e gemelli? Aaaazzz....sono i due segni peggiori che possano
stare assieme") mi dà delle dritte. "Guarda, qua dentro c'è poca roba...tutte fidanzate tranne quella quella, quella e io. Ma se vai in cortile...uuuuu....".
 
In effetti in cortile ci sono andato, ma si poteva rimediare qualcosa solo se avevi già una mezza tresca, sennò t'attaccavi al tram (o alla fontana ed i piccioni che vi scagazzavano dentro <-- n.b. Il termine "scagazzare" è tratto direttamente dal dizionario Oxford). Inutile dire che contemplare i piccioni (e sperare cadessero in acqua) fu un mio hobby durante un mese in estate...ma arriveremo a parlare anche di quello...

Lasciata quella a fare l'oroscopo annuale a una (o a fare una macumba all'altra, non lo capii tanto bene), vado all'altro tavolo, dove due stavano ritagliando qualcosa per realizzare un lavoretto pasquale. Ho già detto della mia passione per i lavori manuali così, dovendo rompere il ghiaccio, inizio a parlare...
 
Io: "Ah, pensa, io da piccolo facevo spesso ste robe" (ritagliare il cartoncino)
Una tizia (in tono inequivocabilmente cattivo): "Sai che non ce ne frega niente, vero?"
Io (in tono di risposta piccata): "Senti, ma vaff...."
Lei (stesso tono di prima): "...ovviamente scherzo, eh. Qua scherziamo sempre..."
Uuuu, sicuro. Poi però mi sono vendicato. Poco dopo arriva un bambino non vedente che le dà una pacca sul cul...ehm...alla faccia della pacca, praticamente era una perquisizione doganale approfondita. Lei si gira, sorride e lo saluta con una carezza.
Io: "Se ci provo anch'io, mi finisce allo stesso modo?"

La prima giornata non è stata un gran che, anche perchè ho fatto solo poche ore ed i ragazzi riposavano dopo il pranzo. Era strana l'idea di dover tornare là dentro per un anno di fila, specie visto l'ambientino niente male che sembrava emergere, ma tornai a casa felice. Il secondo, terzo, quarto, quinto giorno ed i successivi furono illuminanti.
 
Avevo scoperto una vocazione.
 
[fine seconda parte]

 
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