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San Valentino Pagano

Post n°284 pubblicato il 14 Febbraio 2016 da luli.11
 

Il sodalizio dei Luperci aveva il compito di celebrare il rito dei Lupercalia che si svolgeva il 15 febbraio di ogni anno nel Lupercale. Era questa la leggendaria grotta dove, secondo il racconto tradizionale delle origini di Roma, Romolo e Remo furono salvati dalle acque del Tevere e allattati da una lupa. Nel Lupercale aveva il suo luogo di culto Fauno Luperco, di cui i luperci erano i sacerdoti. 

Le origini della festa sono avvolte nella leggenda: secondo Dionisio di Alicarnasso e Plutarco, i Lupercali potrebbero essere stati istituiti da Evandro, che aveva recuperato un rito arcade. Tale rito consisteva in una corsa a piedi degli abitanti del Palatino senza abiti e con le pudenda coperte dalle pelli degli animali sacrificati, tutto in onore di Pan Liceo ("dei lupi"). La festa era celebrata da giovani sacerdoti chiamati Luperci, seminudi con le membra spalmate di grasso e una maschera di fango sulla faccia; soltanto intorno alle anche portavano una pelle di capra ricavata dalle vittime sacrificate nel Lupercale. 

Secondo una leggenda narrata da Ovidio, al tempo di re Romolo vi sarebbe stato un prolungato periodo di sterilità nelle donne. Uomini e donne si recarono perciò in processione fino al bosco sacro di Giunone, ai piedi dell'Esquilino, e qui si prostrarono in atteggiamento di supplica. Attraverso lo stormire delle fronde, la dea rispose, sgomentando le donne, che le donne dovevano essere penetrate (inito, che rimanda a Inuus, altro nome di Fauno) da un sacro caprone, ma un augure etrusco interpretò l'oracolo nel giusto senso, sacrificando un capro e tagliando dalla sua pelle delle strisce con cui colpì la schiena delle donne e dopo dieci mesi lunari le donne partorirono.

I Lupercalia furono una delle ultime feste romane ad essere abolite dai cristiani. In una lettera di papa Gelasio I negli anni fra il 492 e il 496 si tenevano ancora i Lupercali, sebbene ormai la popolazione fosse da tempo, almeno nominalmente, cristiana. Nel 495 Gelasio scrisse questa lettera (in realtà un vero e proprio trattato confutatorio) ad Andromaco, l'allora princeps Senatus, rimproverandolo della partecipazione dei cristiani alla festa. Si ignora se la festa sia stata abolita quell'anno, come riteneva il cardinale Cesare Baronio, o se sia sopravvissuta per qualche tempo ancora. William Green riteneva che probabilmente il significato religioso della festa fosse andato perduto. Gelasio infine sostituisce alla festa della fecondità in primo luogo femminile e a tutto l'erotismo connesso una festa legata alla patrona dell'antierotismo per eccellenza. Ai Lupercali, celebrati tra il 14 e il 15 di febbraio, viene sostituita la festa di Purificazione di Maria, poi detta candelora, che inizialmente si celebrava proprio negli stessi giorni dei Lupercali. Simbolicamente parlando, la scelta è significativa perché va a cancellare il significato della festa pagana: la purificazione di Maria segnerebbe infatti la fine dei quaranta giorni di impurità che nella tradizione ebraica seguono al parto. Quindi al posto della festa della fecondità che aspira a generare nuova vita va la celebrazione della fine della sporcizia che questa nuova vita avrebbe portato. Rimane l'aspetto della purificazione, ma nella festa pagana era purificazione 'per', in quella cristiana è purificazione 'da'. Soltanto un secolo dopo la festa della purificazione verrà spostata al 2 febbraio, andando a coprire un'altra festa, di un altro pantheon e dedicata questa volta ad una dea: la festa celtica di Imbolc, celebrata dai celti di Inghilterra e Irlanda in onore della dea Brigid. Probabilmente in questo caso non si tratta di qualcosa di voluto: lo spostamento fu fatto da Giustiniano, la cui sfera di interessi politici era distante dalle isole dei celti, ed è piuttosto conseguente allo spostamento della nascita di Gesù dalla data che oggi chiamiamo epifania al 25 dicembre, per cui i 40 giorni andavano contati di conseguenza. Tra l'altro anche la festa celtica, ma come del resto la maggior parte delle feste celtiche, era legata all'accensione di fuochi, come i Lupercalia prevedevano delle fiaccolate, tradizione poi rimasta nel nome popolare di candelora della festa, con l'accensione delle candele. 

Nell'antica Roma Fauna venne identificata con varie Dee tra cui Bona Dea, Cerere e Cibele. Nel suo tempio era proibito il mirto, perchè secondo la leggenda suo marito l'avrebbe con un ramo di mirto fustigata per essersi lasciata andare al vino. Si usava al suo posto il latte. Ma in realtà ciò che era vietato veniva usato nei sacri misteri. Il vino era il sangue della Madre Terra che poteva essere bevuto solo in condizioni di purezza spirituale, cioè durante i sacri misteri, e il mirto era sacro alle Grandi Madri, in particolare a Venere. 

In alcuni miti si dice un antico re del lazio, nipote di saturno o di marte, figlio di Pico e Canente, o Pico e secondo l'Eneide padre del re Latino. Secondo questo mito dopo la morte Fauno fu venerato come protettore di raccolti e armenti con il nome i Inuus o Ianus la cui consorte era Ianua da cui deriverebbero Giano e Giunone, ma aveva pure potestà oracolari quale consorte di Fatua, con il nome Fatuus. 
Secondo un mito latino era invece figlio di Giove e Circe.
Secondo dei miti romani, ripresi poi nell'Eneide da Virgilio, Fauno era lo sposo di Marica, divinità delle acque e dei boschi, dalle quale ebbe il futuro re Latino. Venerata in un bosco sacro, Marica fu in realtà un'immagine o un aspetto della Signora degli Animali, l'antica Potnia, altri aspetti della quale sono Fauna e Kirke. Sempre per Virgilio - Eneide - il re Latino: "si rivolge agli oracoli di Fauno, il padre profetico, e consulta i divini boschi sotto l'alta Albunea, massima tra le selve, che risuona dal sacro fonte ed esala violenti vapori mefitici".
Secondo una tradizione riferita da Nonno di Panopoli nelle «Dionisiache», Fauno era figlio di Poseidone e di Kirke, e della madre, la quale amava gli alti monti rocciosi e boscosi, e dimorava nelle ombrose sale di un palazzo di roccia, aveva appreso le arti. Da lei aveva imparato a conoscere i boschi solitari e i loro segreti. Altri lo identificavano con Agrio (il «selvaggio»), e Fauno sarebbe allora figlio di Kirke e di Odisseo. Secondo un'altra tradizione, invece, è figlio di Kirke e di Pico, primo nume oracolare, trasformato in picchio dalla Dea stessa quando ha osato rifiutarne l'amore. Come Kirke, vive nella foresta ed è Signore degli Animali. 


Sia come cornuto e caprino, sia come lupesco, sembra connesso al mondo infero. Per altri ancora fu il terzo re preistorico dell'Italia, e avrebbe introdotto nella penisola il culto delle divinità e l'agricoltura; dopo la morte fu venerato come dio dei boschi, protettore di greggi e armenti. Secondo altre fonti, i Fauni sarebbero stati antichi pastori, abitanti, ai primordi del mondo, nel territorio sul quale verrà fondata Roma. 
Nell'Eneide Fauno è il padre del giovane guerriero italico Tarquito ucciso da Enea in combattimento. Tarquito era un semidio, figlio della ninfa Driope. Secondo un'altra tradizione è fratello e marito di Fauna, Signora degli Animali come Kirke e come Diana, nonché identificata con Bona Dea, e soprannominata a sua volta Fatua. In un'altra versione, Bona Dea è sua figlia, e lo respinge, quando lui la insidia. In seguito, però, egli riesce a congiungersi con lei dopo essersi trasformato in serpente. Ma questi sono miti elaborati successivamente, perchè nel mito più arcaico era figlio e paredro della Dea Madre. Tutto ciò, inoltre, lo accosta a Pan, che ha simili caratteristiche. 

Sembra che Acca Larentia fosse denominata anche Mater Larum o "Madre dei Lari", del resto in sanscrito Akka significa Madre, ma fu anche un nome di Demetra, Acca Demetra, in qualità di nutrice. 
Romolo e Remo infatti furono celebrati come Lari di Roma, gli antenati protettivi. 
Acca Larenzia viene identificata con una divinità ctonia, custode del mondo dei morti, Larenta, o Larunda, come era chiamata dai Sabini. Larenta, o "Dea Muta" era una divinità femminile del sottosuolo e dell'oltretomba, quindi il lato oscuro della Madre Natura, quello relativo alla morte.

La tradizione popolare attribuisce a Gelasio anche la creazione della festa di S. Valentino sempre il 14 febbraio e sempre per sostituire i Lupercali, per dare un esempio di temperanza agli innamorati di cui sarebbe patrono. Ma l'istituzione della festa della purificazione nota come candelora è certamente un gesto che sembra più adatto ad una mente politica e preparata come quella di Gelasio, che ha attaccato l'ultima festa pagana su due fronti: sul versante politico, imponendo al senato di non organizzarla più come festa civile, e su quello religioso, sostituendola con una festa il cui significato profondo è quanto di più distante dal paganesimo possa esistere. 

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Luli

 

 
 
 
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Giorni tumultuosi


onde gigantesche infrangono scogli inesplorati


coperti da alghe vermiglie ...


Come l'anima mia quando si rivolge a Te


cerca di nascondersi fra la nebbia


ma tu Rossa la riconosci


accogliendola


 leggera la fai nuotare  per mari inesplorati


dove si cela


il silenzio delle cose.

 

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Il suo insegnamento

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e che dobbiamo sforzarci

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dei nostri sensi.

Inoltre essa fa da tramite

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Tienimi per mano …

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