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Metamorfosi di una farfalla - Mindfulness & Love Coaching

 

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Oltre

Post n°605 pubblicato il 12 Marzo 2024 da irene.74

E' una parola bellissima che dovremmo ripetere più spesso. Farne una filosofia di vita potrebbe permetterci di realizzare un cambiamento concreto e tangibile nella nostra esistenza.

Quando ci capita di attraversare periodi particolarmente difficili, può succedere che si avverta la percezione che indietro non si tornerà più. La serenità di prima sembra essersi definitivamente eclissata. E il momento complicato ci appare come una condanna irrevocabile, alla quale è impossibile sottrarsi. Quel vortice negativo sembra trascinarci sempre più in basso. Mentre resistiamo ci rendiamo conto che qualcosa inevitabilmente sta mutando in noi. E che a quel cambiamento dovremo inevitabilmente "adattarci". Come uscirne? Andando oltre. Prendendo coscienza del fatto che quel periodo difficile ha avuto un inizio e altrettanto sicuramente avrà una fine. Ricordando che è possibile avere lo sguardo lungo ed andare oltre i limiti imposti dalla condizione attuale per poter appunto rendersi conto di quel che arriverà dopo, assaporarlo, prepararci ad esso.

E può succedere pure che si viva una situazione tutt'altro che felice, una di quelle spente e senza entusiasmo che si trascinano così apaticamente da troppo. Non è mica vero che l'assuefazione al dolore lo rende meno incisivo. E neppure che il veleno somministrato goccia a goccia faccia meno male. A volte ci assale una sorta di pigrizia esistenziale che ci induce a ritenere che in fondo sia giusto che le cose vadano così, che non valga certo la pena di stare a fare faticosi salti mortali per proiettarsi in tutt'altro scenario. Magari ci manca proprio il coraggio di andare oltre... Verso la Luce quando ci si è rassegnati al buio da troppo, verso la gioia mentre ci si è abituati, assuefatti, all'indifferenza ed alla freddezza...

Restare chiusi entro i rassicuranti confini della nostra comfort zone può privarci della possibilità di essere pienamente liberi e capaci di scegliere e decidere ciò che è davvero il meglio per noi. Possiamo capirlo prendendo coscienza di tutto quel che esiste al di là di ogni possibile confine.

Andare oltre un torto subito per far trionfare il perdono. Andare oltre le proprie paure per abbracciare il coraggio di essere felice. Andare oltre l'indifferenza per far trionfare la capacità di empatizzare con l'altro. Andare oltre l'insoddisfazione per permettersi di tornare ad amare ed essere amati. Andare oltre i ricordi dolorosi che ci pesano sul cuore rendendo impossibile il volo libero. E perché no? Andare oltre i limiti che ci impediscono di continuare a sognare, oltre le ferite del passato che rischiano di condizionarci il presente e privarci del futuro.

 

"Abbiate sempre il coraggio di andare oltre.

La vita è in tutto ciò che non avete ancora conosciuto, provato, amato e goduto..."

 

 

 

 

 
 
 

Dare sempre la colpa al lupo…

Post n°604 pubblicato il 06 Marzo 2024 da irene.74

...fa comodo alle pecore. L'hai mai sentito dire? E' una frase che mi ha sempre affascinato e fatto riflettere. Perchè è realmente così.

Scaricare la colpa ci permette di deresponsabilizzarci. In qualche modo ci assolve, ci autorizza a calarci nei panni della vittima sacrificale. Eppure questo atteggiamento non porta a nulla di buono. Perchè in qualsiasi situazione ci troviamo, di qualunque tipo di problema parliamo, una parte più o meno grande di quella "colpa" è comunque nostra. In che misura? Come minimo legata al fatto che l'ipotetico male subito lo abbiamo permesso.

Non siamo alberi radicati nelle situazioni senza possibilità di fuga. Possiamo cambiare aria, quando necessario. Se non lo facciamo, se scegliamo di rimanere nei contesti tossici che ci fanno soffrire, possiamo sicuramente non aver colpa del contesto tossico creato da altre persone. Ma siamo responsabili del fatto che abbiamo consentito che quel contesto tossico arrivasse a farci del male.

Il mondo è pieno di lupi. Ma chi l'ha detto che siano sempre loro i cattivi?

E' altresì vero che pullulano le pecore. E che non sempre son motivate a scegliere responsabilmente la direzione verso la quale orientare il proprio cammino. Molte preferiscono lasciarsi trasportare. Non importa dove. Non importa se la meta è scelta da altri. Salvo poi lamentarsi di non aver centrato i propri obiettivi o di esser stati utilizzati come oggetti funzionali al raggiungimento di quelli degli altri.

Sai cosa innesca il cambiamento? La consapevolezza. Se non c'è, non esiste neppure speranza di cambiamento. Se in una situazione ci sto male, se non mi rende felice, se mi fa soffrire ma non mi soffermo a cercare di capire che il problema è esattamente in quella situazione, non farò mai nulla per tentare di cambiarla. Se continuo a pensare che il mio malessere, la mia infelicità, la mia sofferenza siano ferite che mi vengono inflitte da terze persone, dal destino avverso, dalla vita... mi verrà spontaneo calarmi nel ruolo della vittima, dello sfigato... E in quel contesto tossico ci rimarrò ad oltranza. Ma non mi ci ha mica incatenato qualcuno a quel dolore...

Bisogna avere il coraggio di guardare in faccia la realtà ed essere brutalmente onesti con se stessi. Abbiamo, nelle nostre vite, più potere di quanto possiamo arrivare ad immaginare. E non tutto ciò che non va è una condanna a morte o un ergastolo da espiare senza possibilità di scampo.

Se il mio lavoro non va, devo mettermi in discussione. Non ha senso perdere tempo a piangersi la sorte addosso. Se la relazione sentimentale che vivo non mi appaga, è inutile intestardirsi a recitare la parte della povera vittima che è finita nelle grinfie dell'orco cattivo. Se la mia vita è distante anni luce da quei cardini essenziali che delineano il mio concetto di gratificazione e felicità personale, non serve a niente imprecare contro il destino avverso.

E' una e una soltanto la cosa da fare: prendere consapevolezza di quel che non va, decidere di assumersi la responsabilità quanto meno di aver permesso che le cose andassero in quella direzione disastrosa, e impegnarsi a cambiarla. Che continuare a sprecare la vita lamentandosi e piangendosi addosso, non ha davvero senso...

"Non importa quanto stretto sia il passaggio,

quanto piena di castighi la vita,

Io sono il padrone del mio destino:

Io sono il capitano della mia anima."

 

 

 

 
 
 

Il bicchiere mezzo pieno

Post n°603 pubblicato il 27 Febbraio 2024 da irene.74

Sfatiamo un mito. Non è la filosofia di vita degli sfigati. Anzi... Può realmente rappresentare una risorsa trasformativa potentissima.

Sono pochissime le vite che, in valore assoluto, possono essere considerate tutte rose e fiori. Nella maggioranza dei casi tocca fare i conti con un alternarsi di up & down che finisce col riguardare un po' tutti gli ambiti dell'esistenza.

C'è chi spontaneamente si concentra sull'aspetto negativo delle varie situazioni che vive. Mosso da fragilità umana e da paure legate a traumi subiti, tende a prestare attenzione prevalentemente agli aspetti spigolosi della vita. Vuoi perché risuonano alla sua stessa frequenza (negativa, appunto) o perché risultando predominanti nel suo bilancio esistenziale, più o meno consapevolmente finiscono con l'assumere un ruolo in primo piano. Purtroppo però, dando energia tanto alle percezioni quanto ai pensieri negativi, non si ottiene nulla di buono.

C'è altresì chi osserva i vari accadimenti come fosse uno spettatore passivo al cospetto di scenari che sembrano non appartenergli. Se è vero che non corre il rischio di cadere in disperazione, c'è però da aggiungere che può realmente auto-condannarsi all'apatia come stile di vita...

"E allora la direzione giusta qual è??" Ti starai chiedendo.

Quella del bicchiere mezzo pieno. E' oggettivo: non può esistere bicchiere mezzo vuoto senza che si constati contemporaneamente l'esistenza del bicchiere mezzo pieno. Sono due facce della stessa medaglia. Poi, è chiaro, ognuno è libero di scegliere di concentrare la propria attenzione su ciò che preferisce. A condizione di essere in grado di assumersi la diretta responsabilità delle conseguenze della propria scelta.

Vedere il bicchiere mezzo pieno ci permette di coltivare spontaneamente la gratitudine. Perchè piuttosto che lamentarci di quel che manca osservando il bicchiere mezzo vuoto, prendiamo coscienza di quanto abbiamo. Nella dimensione del bicchiere mezzo pieno, scorgiamo elementi che possono rivelarsi semi fecondi di qualcosa di ancora più importante.

Vedere il bicchiere mezzo pieno ci permette di scorgere segni di opportunità all'interno di uno scenario che, se interpretato diversamente, avrebbe potuto apparire ai nostri occhi per certi versi persino inquietante.

Vedere il bicchiere mezzo pieno ci permette di assaporare step by step le conquiste che andiamo a fare e che ci portano a raggiungere l'obiettivo che è per noi prioritario.

Il bicchiere mezze pieno ci motiva a continuare a riempirlo, non ci getta nello sconforto di temere di vederlo inevitabilmente svuotare del tutto. Pensaci: la condizione di partenza è la medesima. C'è un bicchiere che per metà è pieno e per metà è vuoto. Eppure a seconda di come scegliamo di interpretare quella realtà oggettiva, siamo in grado di mutare il nostro stesso approccio alla vita!

Con quanti bicchieri mezzi pieni ti ritrovi a fare i conti ogni giorno? Una relazione sentimentale può apparirti imperfetta ma comunque puoi scegliere di percepirne i punti di forza sui quali fare leva per riempire ulteriormente quel bicchiere a metà. Un lavoro può essere pesante o faticoso, tutt'altro che ideale ma nella percezione di quanto di buono ci comporta, ci permette di metterci in ascolto di ciò che necessita di essere migliorato. Un'amicizia che possiamo considerare insoddisfacente per certi versi, può altresì essere percepita nella pienezza che offre per altri. E potremmo continuare ancora con altri esempi...

Il 10% della nostra esistenza è determinato da ciò che ci accade. Il 90% da come reagiamo. Non mi stancherò mai di ripeterlo. E come reagiamo dipende anche dal modo in cui scegliamo di vedere le cose. Il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto? A te la scelta

 

 

 

 

 
 
 

Non voglio le briciole

Post n°602 pubblicato il 20 Febbraio 2024 da irene.74

Dovremmo trascrivere questa frase sui post-it e collocarli un po' ovunque: nell'agenda, sul comodino, sul frigorifero... Tenerla a portata di mano in modo da leggerla ripetutamente durante le nostre giornate.

Mi dirai: "Ma chi le ha mai volute le briciole??" Razionalmente, consapevolmente, nessuno. Ma se osservi con distacco e freddezza ti ritrovi a constatare che è successo pure a te di esserti adagiato, in determinate situazioni, al di sotto di quello che sapevi di meritare.

Il più delle volte prendiamo coscienza di questa cosa solo in un momento successivo. Perchè è chiaro che nessuno possa avere l'ambizione di elemosinare le briciole.

Perchè succede allora? Che ci si spinga tanto in basso? Che si mettano da parte le aspettative? Che ci si accontenti di poco, pochissimo?

A volte è la stanchezza a farla da padrone. Le mete più ambiziose richiedono impegno e fatica, non si raggiungono automaticamente. Occorre perseverare. E strada facendo può pure succedere che si molli la presa e si preferisca accontentarsi di qualcosa di meno ma che sia più facilmente raggiungibile.

In altri casi è lo sconforto a prendere il sopravvento. Non si crede più possibile conquistare l'ambito traguardo, si perdono le speranze e ci si adagia su qualcosa di molto più semplice.

Il punto è che questi atteggiamenti ci portano a spegnere inesorabilmente gli entusiasmi. A vivere in condizioni che non ci piacciono ma che ci facciamo comunque andar bene. A demotivarci.

Quanti anni hai sprecato andando avanti per forza d'inerzia?

Quante attività hai svolto che mal sopportavi, che ti stavano strette, semplicemente perché hai reputato meno faticoso restarvi impantanato piuttosto che aprirti al cambiamento?

Quante relazioni hai portato avanti coi paraocchi salvo accorgerti dopo moltissimo tempo, di necessitare di un'analisi più attenta del rapporto?

E pensare che siamo venuti al mondo per evolvere in Amore ed essere felici...

Correggi il tiro, che non è mai troppo tardi. Preoccupati di mantenerti sempre in linea coi tuoi obiettivi. Non smettere di puntare in alto. La Vita ti vuole libero e soddisfatto. Non distrarti...

 

 

 
 
 

Dove mi sono persa?

Post n°601 pubblicato il 13 Febbraio 2024 da irene.74

Succede a tutti di attraversare un periodo di smarrimento. Legato ad eventi che ci hanno messo a dura prova o più semplicemente ai nostri stati d'animo diversi dal solito. L'essere stati forti per troppo tempo, l'aver dovuto "resistere" ad oltranza... l'accumulo delle delusioni collezionate o le tensioni legate agli eccessivi carichi che si è stati costretti a portare... Mille possono essere i fattori scatenanti individuati. Quel che è certo è che non ci si sente più come prima. Come se si fosse rotto qualcosa (ma cosa, poi?) E non fossimo più in grado di ripararlo...

Quando la confusione della mente è esagerata, quando si ha la sensazione di poter esplodere da un momento all'altro, può rivelarsi decisamente prezioso il silenzio.

Come l'animale ferito cerca rifugio nella sua tana sicura, così anche noi, per prima cosa, dovremmo porci al riparo da tutto quel caos interiore.

Scegliere di ritagliarsi un momento della giornata per ritrovarsi soli con se stessi, limitarsi a zittire la mente e concentrarsi esclusivamente sul respiro, è un approccio che può riservarci un grado di benessere che non sappiamo immaginare finché non ci decidiamo a cominciare a sperimentarlo.

Quando avremo iniziato a percepire una quiete interiore capace di infonderci benessere, potremo fare un passo in più e rivolgerci una domanda che sarà in grado di rappresentare la bussola che ci guiderà fuori da tutto quello smarrimento.

Dove mi sono persa?

Hai presente la sensazione di stupore che ti assale quando passando davanti allo specchio, nella figura stanca e sofferente che vedi riflessa, non ti riconosci più? Hai mai provato amarezza nel constatare che (da non sai più neanche quanto) la tua vita procede in una direzione che non hai scelto consapevolmente e che ti conduce in una traiettoria assolutamente incompatibile con gli obiettivi che razionalmente credevi di star perseguendo?

Dove ti sei persa?

Come hai potuto spingerti fino a questo punto senza renderti conto di nulla? La verità è che se smettiamo di focalizzarci consapevolmente sul raggiungimento dei traguardi che ci siamo prefissati, se non teniamo gli occhi ben puntati su ciò che per noi conta davvero, ci vuole appena un attimo perché tutto cambi prospettiva.

Qualcuno può distoglierci dalle nostre priorità ed indurci a fare nostre le sue, a voler inseguire i suoi obiettivi. O possiamo fare anche tutto da soli, auto-sabotarci. Ecco che il tempo sembra non bastarci mai, che le cose che consideravamo importanti finiscono rinviate a data da destinarsi. E contemporaneamente ci ritroviamo a constatare che arriviamo a sera distrutti, che di cose ne abbiamo fatte mille, ma ci sentiamo sopraffatti dal senso di inconcludenza perché, nella realtà dei fatti, abbiamo agito col pilota automatico svolgendo azioni che poi tanto importanti per noi non erano mica...

Nei casi più estremi lo smarrimento arriva a creare confusione anche in quegli ambiti in cui avevamo radicato le nostre certezze. Credevamo, infatti, di sapere benissimo cosa ci piacesse fare, quali sogni sperassimo di trasformare in realtà... Ma poi, all'improvviso, Stop! Non lo sappiamo più?! Ci ritroviamo storditi, incapaci di recuperare quel bandolo della matassa che ci porterebbe a credere possibile il ritorno alla normalità.

Dove ci siamo perse?

Non è importante individuare il momento preciso (e neppure il "luogo") in cui questo smarrimento è cominciato. Ma dobbiamo indubbiamente comprendere in quale parte del nostro percorso qualcosa ha cominciato a non andare per il verso giusto.

Qual è stata l'ultima volta in cui ti sei svegliata felice della giornata che a breve avresti cominciato?

Quando hai vissuto una serata spensierata in cui sei stata talmente bene da non sentire il bisogno di guardare l'orologio e neppure il telefonino?

Qual è stata l'ultima persona con cui ti sei ritrovata a ridere a crepapelle?

Non è immaginabile una vita scandita solo ed esclusivamente dai ritmi dei doveri. E non si può rinunciare ai sogni, a nessuna età.

Se prendi coscienza di aver rincorso i treni sbagliati, di aver voluto compiacere gli altri piuttosto che pensare al tuo benessere ed alla tua felicità, se hai sacrificato i tuoi progetti per fare spazio a quelli delle persone che ami, se hai accettato di portare pesi che non ti spettavano, se hai smesso di sorridere e ridere, fermati. Prima che sia troppo tardi. Ritrovati. Correggi il tiro. Mettiti in cima alle priorità. Dimostrati amore. E salvati. 

 

 

 
 
 
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Un blog di: irene.74
Data di creazione: 30/09/2013
 
 

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