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Metamorfosi di una farfalla - Mindfulness & Love Coaching

 

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Messaggi di Gennaio 2018

I giorni del verme

Post n°367 pubblicato il 31 Gennaio 2018 da irene.74
Foto di irene.74

Sì, lo so... starai pensando che mia sia sbagliata e che nelle mie intenzioni ci fosse di scrivere un post sui giorni della merla. Purtroppo no. E' proprio al verme che faccio riferimento.

Noi farfalle conosciamo bene di quali tinte si colorino i giorni del verme. Quelli in cui ti senti esattamente così. Non si può nemmeno parlare di involuzione, sarebbero i giorni del bruco. No. Sono i giorni del verme. Quelli in cui ti sembra di aver smarrito le ali. Non ti riconosci più. Hai l'impressione di apparire in modo orripilante. Trasmutato in un essere che, per sua natura, farfalla non lo diventerà mai.

Non è una sensazione piacevole. Chi c'è passata sa di cosa parlo. Trascorri mesi e mesi sentendoti libera, totalmente padrona di te stessa. Consapevole di un passato che, trasformato in esperienza, è stato lasciato andar via. Il punto è che comunque ci appartiene ancora...

Qualcuno mi disse di considerarlo come una pentola in ebollizione. Qualsiasi azione fatta sul coperchio, avrebbe puntualmente mostrato - in modo più o meno marcato - l'acqua che bolle rumorosamente all'interno. Ed è proprio così.

Ne prendi coscienza quando provi a razionalizzare: cosa mi sta succedendo? Perché ho freddo all'improvviso? E tanta... tanta paura?

La nostra bimba interiore sta male. Non possiamo e non dobbiamo ignorarlo. Come facciamo coi nostri figli piccoli, quando si svegliano di soprassalto dopo un incubo, dobbiamo dosare amore ed accoglienza. Rielaborare. Che quel passato è brutto, sì, orrendo. Spaventoso. Inquietante. Malefico. Ma non ha più potere su di noi.

Fingere di star bene sarebbe come somministrarci un'ulteriore dose di veleno. Potrebbe rivelarsi letale per le più fragili di noi. Occorre farsi attraversare dalla tempesta che arriva. Piangere, tremare, vivere l'angoscia che ci assale. Toccare con mano la potenza distruttiva dell'uragano che si è abbattuto all'improvviso su di noi.

Rimanere rannicchiate in quel dolore che ci visita, il tempo necessario a ricordare la delicatezza che racchiudiamo nel cuore. E poi tornare a respirare. Lentamente. Profondamente. Inspirando il bene che è ovunque, attorno a noi. Espirando la sofferenza. Solo allora potremo riordinare i pensieri. Partendo da dove? Dalla gratitudine. Essenziale per ricordarci tutto ciò che ci viene donato ogni giorno, da un Universo che brama la nostra felicità.

E poi ricordarla, la felicità che meritiamo. Negli occhi di chi amiamo, nel sorriso di un familiare, nel sole che ci scalda mentre siamo al mare, d'inverno. Perché la felicità ha lo stesso peso delle nostre ali di farfalla. Se così non fosse non riusciremmo più a volare.

Ieri son stata male, non mi vergogno a dirlo. Dopo tantissimo tempo in cui mi era capitato di sentirmi totalmente serena. Nessun fattore reale a scatenare il mio inferno. Ma riconosco troppo bene quel freddo che mi gela l'anima all'improvviso. Quando il coperchio della mia inquietudine passata si è sollevato anche solo un po', per caso.

Stanotte non ho dormito. E pensavo a tutte le farfalle come me. Che hanno dovuto morire a se stesse per vedere la luce. A quanto male gratuitamente abbiamo ricevuto. A quanti segni profondi serbiamo in cuore. A come possiamo esser forti per certi versi. Ma fragili fino all'inverosimile per altri.

Non è facile capirci. Solo una farfalla sa. Che impegno quotidiano sia indossare le ali. E non chiediamo neppure comprensione. Ci basta l'accoglienza. Di quel dolore che arriva a trasfigurarci l'anima. Come colpi spietati di frusta che le nostre ali temono ancora. Ed è giusto che sia così.

Poi nasce un nuovo giorno. E il buio porta via con sé quel che non serve. Il resto spetta a noi. Che di questa metamorfosi abbiamo fatto uno stile di vita. Arabe fenici dalle mille rinascite. Questo siamo.

Nella meditazione di oggi, prima di iniziare il lavoro, ho reso grazie per tutto. Perché questi momenti devastanti mi rendono consapevole di quale prezzo abbia la mia felicità. E non voglio farlo pagare a nessuno. E' un onere che spetta a me.

Risorgere ogni volta. Spiegare le ali. Dimenticare i solchi profondi. Contemplare i colori. Lasciarsi accarezzare dal vento. Asciugarsi le lacrime. Tornare a sorridere. Riprendere il volo. Questo solo conta, non dimentichiamolo mai...   

 

 

 
 
 

Cosa ho sbagliato con lui? (Perché fallisce il primo appuntamento)

Post n°365 pubblicato il 26 Gennaio 2018 da irene.74
Foto di irene.74

Da un po' di tempo a questa parte ricevo messaggi di donne che sono alla disperata ricerca dell'amore (mi riservo di scrivere un post su questo argomento) e mi raccontano di non riuscire ad andare oltre il primo appuntamento.

"Finalmente ci siamo incontrati! Mi ha portato a bere qualcosa in un bar. Abbiamo parlato tranquillamente ma... niente! Oltre le parole non andava. Non ce l'ho fatta più, ho preso l'iniziativa e l'ho baciato io. Una sensazione sgradevole a dirla tutta... senza nessuna partecipazione da parte sua. Non solo, ma... ci credi? Dopo quella sera è sparito. Non mi risponde più né al telefono né ai messaggi..."

Sì, ti credo e come. Per questo oggi vorrei portarti a fare alcune riflessioni che penso possano darti modo di comprendere perché fallisce un primo appuntamento.

Pensi mai che l'eccessiva modernità che dilaga abbia messo in crisi gli uomini che non sono soliti passare di avventura in avventura? Molti sono disillusi dall'universo femminile tanto quanto lo siamo noi di quello maschile. Le gattemorte disinibite e scosciate che girano in ogni dove, possono essere un piatto invitante per chi è in cerca di sesso. Ma poco interessano a chi invece ambisce a poter costruire qualcosa di serio. Se mi scrivi, prima dell'appuntamento, che speri tanto di non imbatterti nel solito decerebrato, perché non provi a pensare che anche lui, in cuor suo, possa temere l'ennesima delusione?

Partendo dal presupposto che entrambi non siate alla ricerca di avventure, puoi ben immaginare che si arrivi all'appuntamento fortemente emozionati. E già questa trovo che sia una cosa bellissima. Nessuno può sapere esattamente ciò che pensa l'altro. Né cosa accadrà durante quell'incontro. Qui sta la magia. Ma per poterla cogliere, devi spogliarti delle aspettative. Non puoi e non devi programmare niente. Molte donne commettono quest'errore. E l'unico risultato che ottengono è di caricare d'ansia il povero malcapitato di turno e di vederlo fuggire a gambe levate.

Se Madre Natura ha voluto che l'atto sessuale iniziasse con l'uomo, credi che sia un caso? Ok... abbiamo voluto la parità... E va benissimo se mi parli di mantenere lavori indipendenti. Ma in amore, e ancor di più in un amore nascente, i ruoli son ruoli. Una donna che estorce un bacio ad un uomo che non sente di prendere l'iniziativa, non la giustifico neppure se è in astinenza peggio della Monaca di Monza (non è un riferimento casuale, passamelo...)

In futuro, se starete insieme, quando ci sarà complicità tra voi, potrai essere anche tu a prendere qualche iniziativa, a manifestargli il tuo desiderio. Ma farlo sin dal primo appuntamento, quando è evidente che lui non si senta pronto, è fuori luogo. A meno che tu non cerchi un uomo disposto a recitare una parte che hai già scritto per lui, sì da completare ciò che manca nella tua vita. E' questo che vuoi?

Se non ti bacia al primo appuntamento può dipendere dal fatto che abbia paura di scegliere il momento sbagliato e non vuole rischiare di rovinare tutto. Non lo fa necessariamente perché non ne ha voglia, magari al contrario si astiene perché ci tiene a te, e tanto.

Se all'uomo spetta il compito di orientare i passi, alla donna quello di farne poesia. Manifestando accoglienza. Godendo di ogni sguardo. Di ogni sorriso. Di ogni parola. Di ogni pensiero. Di ogni desiderio inespresso. Consapevole che nulla di tutto ciò è banale.

Perché serve il seme, d'accordo, ma anche un terreno fertile affinché germogli qualcosa di importante.

 

 

 

 
 
 

Rompi le catene e libererai l’anima

Post n°364 pubblicato il 24 Gennaio 2018 da irene.74
Foto di irene.74

Incontro Floriana in un'accogliente sala da tè. Al telefono, quando ci siamo sentite per la prima volta, mi è sembrata una Donna speciale. Ma ora che la osservo, seduta elegantemente dinanzi a me, colgo tutta l'infinita bellezza della sua Luce. Rompiamo il ghiaccio facendo due chiacchiere spensierate ma sembra che ci conosciamo da sempre. Nessun imbarazzo, zero timidezza, tanta... tantissima empatia... Floriana Maraglino attraverso il suo "laboratorio alchemico" aiuta le persone a liberare il proprio potenziale, superando le credenze limitanti del pensiero ordinario. E' una meravigliosa Donna in rinascita. Le faccio 5 domande che son certa offriranno a tutte noi preziosi spunti di riflessione...

Il tuo motto è "trasforma il piombo della tua vita in oro". Cosa compone questo "piombo", Floriana?

Il piombo è composto da emozioni che in termini alchemici si definiscono basse, inferiori, collegate ad una consapevolezza, figlia dell'esperienza che ho fatto, che è questa: ritengo che ognuno di noi abbia dentro di sé tutte le risorse per manifestare ciò che è venuto a fare ma l'ha scordato. Quindi io lo accompagno in questo percorso volto a ripescare il ricordo del fatto che abbiamo in noi tutto ciò che occorre. I testi di crescita personale che si trovano nelle librerie, partono dal presupposto di poterti insegnare qualcosa, seguono la logica secondo la quale tu paghi e dall'esterno aggiungi un dettaglio, una risorsa. Per questo il mio è un coaching ALCHEMICO. Il mio lavoro è quello di guidare delle vere e proprie trasformazioni, per risvegliare il ricordo di chi si è, destando la mente dal "dormire" sui morbidi cuscini della rassegnazione. Non serve diventare nessuno di diverso rispetto a quel che già si è: un essere luminoso che ha in sé tutte le risorse per gioire, manifestare, brillare.

Prima della rinascita che ti ha portato a divenire la donna felice e serena che sei oggi, con quale "piombo" hai dovuto relazionarti?

Il primo che mi viene in mente è il giudice che ho lasciato dimorare in me per tanti anni. Ricordo perfettamente che mi sentivo soggiogata, dicevo a mia madre: "C'è qualcuno dentro di me, non sono io..." Questa presenza sembrava somigliare a un demone che mi teneva in pugno da tantissimi punti di vista, dalla performance scolastica alla malattia alimentare, quando ho iniziato a togliermi il cibo... Praticamente vivevo all'insegna del perfezionismo. Finché ho compreso che quello che credevo un demonio era il seme del mio cambiamento. Ho imparato a prenderlo al guinzaglio e da drago l'ho visto diventare cucciolo, quindi l'ho ringraziato.

Come hai fatto a trasformarlo in oro?

Questo percorso ha contato un sacco di tappe. La prima è stata quella della frustrazione, della rabbia. Quando vivevo il periodo dell'anoressia, mi confrontavo con le altre, le vedevo andare a braccetto con la malattia, se la rendevano amica, si sentivano legittimate a soffrire. Io ero una gladiatrice, sentivo una voce dentro di me che ripeteva: "Ne verrò fuori." La seconda, tipica del viaggio dell'eroe, è quella contro cui molti combattono, la tappa della distruzione. Ero sempre la figlia perfetta, l'amica perfetta, la sorella perfetta... Più o meno consapevolmente vivevo in una lavatrice di emozioni bassissime in cui provavo rabbia, dolore, ribellione, frustrazione... e facevo male a me stessa e agli altri finché ho iniziato ad avvicinarmi alla mia morte. Devi stare vicino alle fiamme, per capire cosa c'è dentro. La terza tappa quindi è stata l'accettazione. Di tutto quel che arrivava. Rabbia? Rabbia. Dolore? Ok... Piangiamo. Mi son trovata come in un appartamento nuovo dove ho dovuto tirar fuori tutto e cercare ciò di cui avevo bisogno e che sapevo che comunque c'era. Così ho trovato la mia centratura. I miei malesseri mi hanno portato a studiare tutto. Ho dovuto lavorare sulla tendenza ad identificarmi in quello che arrivava. "Un fallimento? Sono una fallita." Oggi mi sento sposata con me stessa. Questo matrimonio è fondamentale, ritengo lo sia per tutte. Occorre rompere le catene per liberare l'anima.

A noi donne è stato dato il dono della procreazione. Forse anche questa componente ci predispone ad essere "arabe fenici" capaci di rinascere dalle nostre stesse ceneri. Ma troppo spesso ci sottovalutiamo. E magari la nostra forza finiamo col conoscerla solo nei tratti esistenziali più bui. Perché questo accade?

In passato abbiamo dovuto combattere contro tanti luoghi comuni. Probabilmente abbiamo dimenticato la nostra forza. Credo tantissimo nell'energia delle donne. Per questo voglio lavorare con loro e per loro. Abbiamo il dono della maternità che non è solo mettere al mondo un figlio. Hai presente il supereroe che sta morendo e si salva grazie all'ultima vita? Proprio per mezzo di quel dolore estremo che tu descrivevi prima. Mi chiedono... "Ma come si fa?" Non bisogna cercare fuori ma dentro di noi.

Alle donne che oggi vivono esperienze dolorose, non diverse dal "piombo" che ha creato smarrimento nella tua vita diversi anni fa, la Floriana di oggi, fiera e consapevole, cosa sente di consigliare?

Di iniziare seriamente a mettere tutto in discussione, soprattutto i propri pensieri. La nostra realizzazione di donna, madre, compagna, amica, figlia... passa dall'aver ripescato la propria bimba interiore. Quella bambina non appartiene al passato, ti scalcia dentro finché non tiri fuori la tua vera essenza. Bisogna riprendere la bambina, avere il coraggio di guardarla, iniziare a sentirla e poi trasformarci, se lo vogliamo, cominciare a decidere se diventare sua mamma, già... diventare mamme di noi stesse, sorelle di noi stesse, amiche di noi stesse. Quindi partire da lì. Mettersi in discussione. Quando arriva un pensiero, capire che non sono io quel pensiero. Iniziare a pensare, ad esempio... "Ok ho vissuto un fallimento sentimentale... Cosa posso prendere da questa lezione?" Non soffermarsi su ciò che è giusto o sbagliato... buono o cattivo... Imparare a gestire la mente che segue come delle strade neuronali ma... la mente, mente.

 

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3 cose che puoi fare oggi per essere un leader domani

Post n°363 pubblicato il 23 Gennaio 2018 da irene.74
Foto di irene.74

Noi donne abbiamo l'innata tendenza ad accontentarci. Abituate come siamo a pensare sempre prima agli altri, non riusciamo ad attribuirci l'importanza che meritiamo. Non sempre. A volte questo è legato ad un'educazione chiusa ricevuta nelle famiglie di origine. Dove ci hanno insegnato che dobbiamo sempre confrontarci con chi ha meno di noi e rendere grazie per quel che abbiamo (sarà pure poco ma lo abbiamo).

Se ti chiedessi adesso: "Sei felice del lavoro che fai?" Cosa mi risponderesti? Ho provato a fare un esperimento. Durante la scorsa settimana ho fatto questa domanda a tutte le amiche che ho incrociato sia pure per un semplice caffè al volo. Le risposte non son state troppo felici. E nella maggioranza dei casi (diciamo 8 su 10) oscillavano dal poco al per niente. Eppure dedichiamo tante ore al lavoro. Non credi che incidano sulla qualità della nostra vita non solo (non esclusivamente) in misura proporzionata al guadagno che ci portano?

Diverse le motivazioni legate al malumore. Dal ritrovarsi in un contesto triste e demotivante, al vedersi pagate meno del dovuto. Dalla precarietà che le costringe a convivere con l'ansia perenne, alle umiliazioni di chi le fa notare che potrebbero assumere di meglio.

Ti piacerebbe dare una svolta alla tua vita? Fare in modo che le ore che devi dedicare al lavoro fossero realmente gratificanti? Eccoti di seguito tre suggerimenti che ti consiglio di prendere in considerazione oggi se coltivi l'ambizione di diventare leader domani.

1) Il posto fisso è ormai quasi totalmente scomparso. La maggior parte dei lavoratori oggi corre il rischio di ritrovarsi a casa senza neppure troppo preavviso. Se questo accadesse a te, cosa faresti? Sicuramente ti metteresti alla ricerca di altro. Bene, inizia a farlo oggi. Ragiona da leader. Cerca alternative. Guardati intorno. Valuta senza pregiudizi. Non farti condizionare da alcun limite. Muoviti come se avessi urgenza di farlo. Inizia affiancando questa seconda attività a quella principale. Ti aiuterà a sentirti meno esposto ai chiari di luna. E non inventare scuse del tipo: non c'è lavoro... non ho tempo... a stento riesco a portare a termine le incombenze attuali... Hai detto che non sei soddisfatta della vita che conduci? Per aprirti al cambiamento devi iniziare necessariamente a far qualcosa di diverso.

2) Punta alla luna. Se oggi ti trovi a fare un lavoro umile, che non ti gratifica, sei consapevole che questo è accaduto anche perché non hai avuto il coraggio di osare? Tante volte prevale il sabotatore nascosto che c'è in noi. Non fa per me... non sono come quelle persone che son riuscite a tagliare traguardi importanti... proprio a me stanno aspettando... E' tempo di sfidare te stessa! Non accontentarti di lavori che potrebbe fare chiunque. Individua le tue peculiarità, sii pronta ad imparare le competenze che ti mancano per eccellere. Punta ad attività da svolgere in contesti fortemente meritocratici che ti permettano di realizzare grandi conquiste mettendoti in gioco.

3) Coltiva la lungimiranza. Un altro tema ricorrente, nelle mie conversazioni della scorsa settimana, è stato quello della visione incerta del futuro. "Già faccio un lavoro schifoso. Considera che questo mi vincola a non poter neppure cambiare città. Un domani che i miei figli se ne andranno a studiare fuori, o decideranno di trasferirsi dove ci siano migliori opportunità, mi ritroverò sola. A fare un lavoro umiliante che detesto (se fino ad allora non mi avranno licenziata)"

E ti sembra normale non affrontare la questione subito? I figli crescono velocemente. Mi sembra ieri che allattavo Rita (che oggi è più alta di me... ma son dettagli). Vivere nel qui ed ora va benissimo sul piano spirituale ma non nel contesto lavorativo, lì le logiche zen vanno a farsi benedire. Quando i tuoi figli ti comunicheranno la decisione di proseguire gli studi in un'altra città, cosa pensi che potrai fare? Così su due piedi? E sarai in grado di fronteggiare le maggiori spese che deriveranno da questa loro scelta? Pensaci oggi. Come se questa cosa potesse diventare reale tra un anno. Muovi i tuoi passi nella direzione migliore, e vedrai che riuscirai ad affrontare tutto al meglio.

 

 

 

 

 
 
 

Il mio mese magico

Post n°362 pubblicato il 22 Gennaio 2018 da irene.74
Foto di irene.74

Potrei dirti che gennaio è il mio mese magico perché è portatore di sogni, perché fuori fa freddo e in casa ci godiamo calde cene saporite, perché mentre la natura riposa è più facile trarre ispirazione per il viaggio interiore. Ma non è questo che avevo in mente mentre pensavo al mio post.

Ti è mai capitato di imbatterti in una delusione? Non una piccola, di quelle che possono pure scivolarti addosso, no... una di quelle catastrofiche. Hai presente quando ti metti in gioco, quando sfidi te stessa, i tuoi pregiudizi, i pensieri limitanti, le paure legate al passato... perché senti che ne varrà la pena, salvo ritrovarti dopo qualche tempo a constatarne un esito diametralmente opposto?

Ecco... credo di aver reso l'idea... Bene... Quando mi capita di vivere questa esperienza, mi impongo il "mese magico": 30 giorni di reset per tornare centrata su me stessa. La fine dell'anno 2017 è stata decisamente burrascosa per me. Ed ho avvertito il bisogno di resettare. Che non vuol dire dimenticare. Anzi. In quei 30 giorni vado proprio a scavare, con le mani, a fondo. Tra le macerie di quel che resta dopo la catastrofe. Mi isolo. Cerco di vedere quanta meno gente possibile. Ho bisogno di prendermi cura di me stessa, con amore. Di capire dove ho sbagliato. Quali lezioni è necessario imparare. Se è un tema ricorrente che torna a visitarmi.

In questo mese magico torno a prendermi amorevolmente cura di me stessa con piccoli gesti, rituali di autoaccudimento. Come si è solite fare quando piomba a casa l'amica disperata perché ha scoperto un tradimento. E quel dolore ti lacera, vuoi sollevarla come puoi. L'abbracci, l'ascolti, le tieni le mani, le prepari una tisana calda. La rassicuri, l'aiuti a rasserenarsi. Ecco... questo faccio anche con me stessa.

Lo scorso weekend, ad esempio, mi son ritagliata un paio d'ore per lo shopping e ho rinnovato la mia camera da letto, acquistando complementi che rispondessero esattamente a ciò di cui avevo bisogno.

Sono al 28° giorno. Oggi ho scelto di iniziare la settimana in modo speciale! Attività fisica, meditazione, trattamenti corpo. E un sottofondo musicale che sposasse bene le mie emozioni. E siccome mi è sopraggiunta la malinconia, all'idea che mercoledì si conclude il mio mese magico, ho scelto di iniziare i 21 giorni di trasformazione! Adoro questi percorsi che permettono di tirar fuori il meglio di me. Che mi aiutano a far ordine e ad eliminare tutto quel che non va.

Sento che accadrà qualcosa di speciale. Perché ho fatto posto al nuovo. Perché mi aspetto il meglio. Perché so di meritarlo. Perché ho scelto: non mi accontento più...

 

 

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: irene.74
Data di creazione: 30/09/2013
 
 

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