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Post n°337 pubblicato il 28 Maggio 2008 da ugolino1941
Da "CARTA" Giuliano Santoro.
ll giudice monocratico ha convalidato i fermi dei sei fermati in seguito all’aggressione di ieri mattina alla Sapienza a Roma. Nei confronti dei due militanti di Forza Nuova Gabriele Acerra e Martin Avaro sono stati disposti gli arresti domiciliari. Medesima misura per Emiliano Marini, che è uno degli aggrediti e che ha solo difeso i suoi compagni dalla violenza dei fascisti. Per gli altri tre, Federico Ranalli ed Andrea Fiorucci, di Forza Nuova, e per Giuseppe Mercuri, anche lui tra gli antifascisti aggrediti, è stato convalidato il fermo ma disposta l’immediata remissione in libertà. Il processo è stato aggiornato al 2 luglio.
Il giudice ha deciso in base ai precedenti penali. Ma tutti sanno com’è andata. Lo sanno quelli che c’erano, lo sanno quelli che se lo sono fatto raccontare, lo sanno quelli che, a vario titolo, conoscono i soggetti coinvolti. Lo sanno la polizia e i magistrati, lo sanno i politici della palude equidistante e i giornalisti che parlano di «rissa». Lo sa persino Roberto Fiore, il leader di Forza nuova che qualche giorno fa è entrato al parlamento europeo grazie all’accordo sotterraneo con la berlusconiana Alessandra Mussolini causando il ribrezzo dei suoi colleghi.
Emiliano, Giuseppe e i loro compagni non hanno nessuna intenzione di perdere tempo giocando alla guerra fra bande. Hanno ben altro da fare. La Rete per l’autoformazione in questi anni ha fatto molto di più, ha riempito la macchina autoreferenziale dell’accademia con seminari e corsi di primo piano, con nomi di punta della cultura internazionale. Tutto gratuito, offrendo ai loro colleghi che sono costretti a indebitarsi per pagare migliaia di euro per inutili master post-lauream un alternativa. Emiliano, Giuseppe e gli altri della Rete hanno trasformato con anni di presenza il linguaggio stesso dei movimenti, hanno messo in pratica la commistione tra ricerca e politica, tra inchiesta e attivismo. Non hanno fatto altro che difendere l’autonomia dei saperi da chi odia l’intelligenza. E chi odia l’intelligenza, al tempo dell’intellettualità diffusa e dell’autoformazione, odia la vita.
Il giudice ha deciso in base ai precedenti penali. Ma tutti sanno com’è andata. Lo sanno quelli che c’erano, lo sanno quelli che se lo sono fatto raccontare, lo sanno quelli che, a vario titolo, conoscono i soggetti coinvolti. Lo sanno la polizia e i magistrati, lo sanno i politici della palude equidistante e i giornalisti che parlano di «rissa». Lo sa persino Roberto Fiore, il leader di Forza nuova che qualche giorno fa è entrato al parlamento europeo grazie all’accordo sotterraneo con la berlusconiana Alessandra Mussolini causando il ribrezzo dei suoi colleghi.
Emiliano, Giuseppe e i loro compagni non hanno nessuna intenzione di perdere tempo giocando alla guerra fra bande. Hanno ben altro da fare. La Rete per l’autoformazione in questi anni ha fatto molto di più, ha riempito la macchina autoreferenziale dell’accademia con seminari e corsi di primo piano, con nomi di punta della cultura internazionale. Tutto gratuito, offrendo ai loro colleghi che sono costretti a indebitarsi per pagare migliaia di euro per inutili master post-lauream un alternativa. Emiliano, Giuseppe e gli altri della Rete hanno trasformato con anni di presenza il linguaggio stesso dei movimenti, hanno messo in pratica la commistione tra ricerca e politica, tra inchiesta e attivismo. Non hanno fatto altro che difendere l’autonomia dei saperi da chi odia l’intelligenza. E chi odia l’intelligenza, al tempo dell’intellettualità diffusa e dell’autoformazione, odia la vita.
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