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SPOT NAPOLI PULITA: UNA FURBATA!

Da qualche giorno in tv gira una pubblicità che ricorda a tutti gli italiani che il governo ha ripulito Napoli e che invita gli stessi a tenerla pulita.

E' chiaro: trattasi di una furbata! Una furbata perchè Napoli non è mai stata ripulita, in quanto mentre hanno provveduto a togliere la sporcizia dal centro, hanno lasciato la periferia invasa dall'immondizia. Una furbata anche perchè mettere questa pubblixcità a poco più di due mesi dalle europee equivale a farsi pubblicità (che come abbiamo detto prima è inveritiera.

Nella prima parte del video sottostante c'è la pubblicità in questione interpretata dall'attrice Elena Russo (raccomandata da Berlusconi come le intercettazioni ci hanno fatto scoprire); poi segue una breve spiegazione della vera situazione del napoletano.

 

3193 280409 BIGNARDI - BRUNETTA

Francamente credevo che con quello che avevo scritto qualche post fa sulla sesta puntata di L'Era glaciale ci chiudere l'argomento. Mi riferisco all'intervista che la Bignardi ha fatto a Brunetta. Ma mi accorgo, invece, che in questi giorni non si fa altro che parlare di questo sia sui giornali, che in internet.

Io la mia l'ho già detta e francamente ho trovato Brunetta molto arrogante e non mi sento di rimproverare alla Bignardi di essere sbottata in più di un occasione. Perchè tutto ciò è umano. Noto invece che mentre chi è a favore della Bignardi argomenta (leggere ad esempio il mio pensiero nei commenti del post in questione); chi è favorevole a Brunetta lo fa d'ufficio in quanto elettore del centro destra. E ci capisce da quello che scrive. Ma l'apice l'ha toccato un signore che evidentemente oltre ad essere elettore del centrodestra è anche fan della Bignardi che ha argomentato che i toni devono essere sveleniti da entrambe le parti e che comunque la Bignardi da un anno a questa parte non è più la stessa. 

Che tristezza! Ecco dove va a finire la libera informazione...

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Direzione Pd su Jobs Act

Post n°5062 pubblicato il 01 Ottobre 2014 da lo_snorki
 

Direzione Pd su Jobs Act

Il 29 settembre si è tenuta una direzione del Pd dedicata al Jobs Act. Era molto importante perchè serviva per trovare un accordo che unisse tutto il partito perchè, come è noto se Renzi ha oltre il 60% della direzione dalla sua parte; in Parlamento è in minoranza. Le situazione diventa ancora più grave avendo tutti presenti che se il governo crollasse a causa di questa legge non solo non ci sarebbe un governo renzi II in questa legislatura; ma non si sarebbe proprio nessun altro governo in questa legislatura. E questo vorrebbe dire che a prescindere dal risultato delle urne molti di quelli che adesso ostacolano Renzi non sarebbero nemmeno candidati o non passerebbero oltre le primarie. Nonostante tutto Renzi ci tiene a precisare che non teme di essere sfiduciato e i suoi oppositori ci tengono a specificare che non hanno nessuna intenzione di fare una scissione comunque vada. Tutti meno uno, poichè Giuseppe Civati ha dichiarato che questa sarà provabilmente la sua ultima direzione.

Il Jobs Act è un contratto a tutele crescenti secondo il quale si toglie al giudice il potere di reintegro (tranne che nei casi di discriminazione) e lo si affida al datore di lavoro, che a seconda dei periodi può avere bisogno di minore o maggiore manodopera. Allo stesso tempo però si eliminano tutti i tipi di contratti interinali come co.co.pro, progetto ecc. Il lavoratore licenziato avrà una buonuscita da parte dell'ex datore di lavoro e lo Stato gli garantirà dei corsi di formazione e un nuovo lavoro (che però non potrà essere rifiutato) entro un anno).

Alla fine non si è trovato l'accordo unitario, anche se alla fine ci sono delle piccole apertute. Non tanto sull’articolo 18, il cui diritto alla reintegra resta in vigore solo per i licenziamenti discriminatori e disciplinari, che però verranno specificati solo nei decreti attuativi della legge delega. Piuttosto, Renzi è costretto a dirsi disponibile a “riaprire la sala verde” di Palazzo Chigi, che è la sala usata per le riunioni tra governo e sindacati per quella ‘concertazione’ che finora il premier ha sempre negato. Non a caso lo fa nella relazione iniziale: è l’estremo tentativo per far rientrare i dissensi. Non funziona. Susanna Camusso della Cgil pur non convinta della bontà della legge si dice displonibile al confronto. Il segretario uscente della Cisl, Raffaele Bonanni, giudica "interessante" l'apertura al dialogo del premier. "La Cisl è pronta a discutere - dice Bonanni - anche dell'articolo 18 se ci sarà una svolta sulla precarietà e l'abolizione di tutte le forme di flessibilità selvaggia come false partite Iva, co.co.co della Pa, co.co.pro e associati in partecipazione". Anche la Uil si dice "disponibile" al confronto con il governo.

Massimo D'Alema cita Stiglitz, che “ha vinto il Nobel, di cui i giovani qui non sono mai stati insigniti…". Sguardo rivolto con sorriso sprezzante alla presidenza. E ancora: Stiglitz che dice che “le riforme del lavoro si fanno in periodi di crescita, non di recessione”. Quando Renzi prenderà le parole gli risponderà che è d'accordo con Stiglitz; ma che lui si trova a fare il presidente del Consiglio in epoca di decrescita e che invece nel periodo in cui lo è stato Massimo D'Alema si era in crescita. E in fatti proprio in quel periodo - continua Renzi - Schroeder e Blair, in germania e Uk hanno fatto la riforma del lavoro. In Itaia no. Pierluigi Bersani dichiara: “Noi sull'orlo del baratro non ci andiamo per l'articolo 18. Ci andiamo per il metodo Boffo, perché se uno dice la sua, deve poterla dire senza che gli venga tolta la dignità. Ma vogliamo andare a raccontare in giro che è colpa dell'articolo 18 se non ci sono gli occupati? Che abbiamo perso il 25 per cento di produzione industriale? 9 punti di Pil?”. Giuseppe Civati paventa il rischio scissione: "Ho l'impressione che Renzi voglia rompere", dice il deputato dem a Radio Monte Carlo poco prima dell'inizio della direnzione. "La scissione è un rischio se Renzi non si rende conto di essere anche il segretario di un partito che può avere legittime differenze al proprio interno e che è stato eletto per difendere l'articolo 18 così non certo per abolirlo".

Poi ci sono le critiche specificheFrancesco Boccia: “La delega non chiarisce dove verranno trovate le risorse per gli ammortizzatori sociali universali”. . Stefano Fassina: “Perché si fa questa operazione sull’articolo 18? E’ scritto nei documenti della commissione Ue: dobbiamo ridurre le retribuzioni in termini reali. Giochiamo a carte scoperte. Io non voglio essere umiliato con la storia falsa che la precarietà dipende da quelli che hanno qualche residua tutela…”.

Ma alla fine, dopo ore di dibattito e dopo che Renzi aveva chiuso alla possibilità di un documento unitario, Bersani e D'Alema si sono persi una parte delle proprie truppe. La direzione Pd ha approvato il documento finale sulla delega lavoro. La minoranza (dopo le Primarie circa il 30% dei partito) si è infatti divisa in tre tronconi: i pragmatici “giovani turchi”, guidati da Matteo Orfini (un tempo braccio destro di D’Alema) e dal ministro Andrea Orlando sono definitivamente entrati in maggioranza votando il documento Renzi; una parte dei dalemiani e dei bersaniani si sono astenuti, mentre hanno votato no Massimo D’Alema, Pier Luigi Bersani, una parte dei bersaniani e di dalemiani e naturalmente la componente che fa capo a Civati.  I sì sono stati 130, i no 20, 11 astensioni.

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DEBORA SERRACCHIANI, IL VOLTO NUOVO DEL PD

Debora Serracchiani: trentotto anni, avvocato. E' la giovane che all'assemblea dei circoli del Pd ha scosso con un discorso infuocato i tremila delegati del cosiddetto 'territorio'. 

“Chiedo al mio segretario di dirci convintamente che il cambiamento che abbiamo avvertito da quando ha dato le dimissioni Veltroni non è la paura perché abbiamo toccato il fondo, ma è una strategia, che abbiamo la linea di sintesi”. Altri applausi. “Fino ad ora mai una linea netta, mai una linea unica”, incalza. E le mani dei delegati battono più intensamente.

“E' un errore assoluto quello di aver indicato come capogruppo della commissione Sanità chi non rappresenta l'opinione prevalente del partito”. Franceschini sorride. Non sembra affatto preoccupato. Lei prosegue: “Ne ho per tutti”. “E' intollerabile che dopo aver dato mandato all'allora vice segreterio di chiudere l’accordo sulla legge per le Europee, escano il giorno dopo critiche sul giornale”.

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2138 11.02.07 IO DI.CO. DI SI!

Dico Pacs. Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi. Il Consiglio dei Ministri ha varato il decreto legislativo sulle coppie di fatto: non più pacs ma dico. Appena sentita la notizia ho pensato: finalmente il governo di centrocentrocentrocentrosinistra ha fatto qualcosa per i diritti civili. Poi mi sono soffermato sulla prima dichiarazione di RutelliRuini: "e' stata una scelta alta di riconciliazione". E mi sono preoccupato.

Di quale alta riconciliazione si tratta?. Via la dichiarazione congiunta. Una dichiarazione disgiunta che neppure il 730...Il convivente ha l'onere di dare comunicazione all'ignaro convivente numero due con raccomandata con ricevuta di ritorno. Il postino vestito in livrea?.

Alta riconciliazione. Successione: 9 anni. Quanto dura un matrimonio moderno?

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