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Creato da street.hassle il 13/05/2013

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Get Lost VIII

Post n°156 pubblicato il 28 Luglio 2015 da street.hassle







Arkadiy guardò dalla finestra nella semioscurità e poi si diresse
verso l'attacappanni per raccogliere il fucile, il giaccone e il berretto
con la stella rossa. Si coprì con cura e poi attese in piedi i saluti
del ferroviere e dei suoi figli. Una domanda gli scottava sulle
labbra e non aveva avuto il coraggio di porla nemmeno durante
lo svolgimento crepuscolare della cena. Ora, con ancora i piedi
calzati del Folle di Dio davanti agli occhi, si sentì scorrere nelle
vene la forza necessaria per porla. "Compagno Rodumilov, Tu
sembri un uomo forte, solido, ben piantato e coerente. Hai
cresciuto tu i tuoi figli in questa landa? Intendo dire: da solo?"
Il capostazione infilò il berretto in testa, sorrise e prese anche
Lui il cappotto per accompagnare Arkadiy fuori nella penombra
della sera incipiente, e assolutamente tranquilla. Quando l'ex
insegnante ebbe finito di salutare i virgulti del suo ospitale
interlocutore ed entrambi furono usciti all'aperto a respirare
l'aria fredda e secca, Rodumilov prese il soldato sottobraccio
e cominciò a parlare a voce bassissima, quasi con con un
respiro molle e tenero, che si rifrangeva contro le gote
dell'altro. "Mia moglie aveva quarantasette anni, e una sera
di bufera uscì fuori all'aperto, di nascosto, protetta solo da
un vecchio scialle. La trovammmo pressapoco dove abbiamo
trovato Morozov, mezza versta in più o in meno. Stecchita
come un alberello e rigida come un paletto di ferro." Arkadiy
si coprì istintivamente gli occhi senza sentire però il bisogno
di pangere. La complessione di Rodumilov lo impressionava
e gli donava forza. Le parole sussurrate dell'uomo somigliavano
tanto a una confessione e Lui porgeva bizzarramente l'orecchio
per prestargli ascolto. "Un colpo di follia, chissà. Forse era
semplicemente stanca di vivere. Così quando ho visto il Folle
di Dio non ho potuto fare a meno di pensare che portasse un
messaggio di Larisa. Che stava bene e vegliava su di Noi.
E così l'ho accolto come avrei accolto Lei se quel giorno
non fosse stata già cadavere tra le mie braccia." "Capisco".
Riuscì unicamente a mormorare Arkadiy, e, in uno strano
impeto strinse forte le spalle ossute del vecchio. Lontano
intravvedeva già il suo convoglio e il vagone in cui erano
rinchiusi aspirazioni di gloria, noia, paure, solitudine e
militanze. Risalì il tronco morto insieme a Rodumilov, poi
arrivò al centro della tradotta da cui si spenzolavano
alcune paia di gambe e il fumo della machorka saliva
in volute azzurre e scompariva nell'aria. I suoi compagni
a mala pena lo notarono e si accinsero a fargli spazio
a bordo del treno blindato. Lui si voltò ancora una volta
a guardare le fattezze luminose del capostazione. Tratti
che risplendevano persino nel crepuscolo e lo facevano
sereno come una notte di maggio. "Che ti dicevo, compagno,
i tuoi commilitoni nemmeno si erano accorti che eri sparito."
L'ex insegnante rise e pensò che che se fosse morto, forse,
sarebbe voluto morire così: senza che nessuno piangesse
o quasi se ne accorgesse. Come Larisa Rodumilova, come
il Folle di Dio. Poi prese l'abbrivio e salì, felice, a bordo.






(Fine)






 
 
 
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