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Post n°1038 pubblicato il 05 Settembre 2012 da lucfar1
i Francesco Agnoli Inizio questa mio articolo riguardo alle battaglie culturali di Margherita Hack con una precisazione. La Hack viene presentata dai suoi fans come la «voce della scienza». Si cerca di proporre questa equazione: è una scienziata, quindi, quando parla lei, parla la scienza. In altre parole: ciò che dice lei è sempre esatto, come una formula matematica o come la legge di gravita. L'equazione, falsa, funziona presso il grande pubblico per un semplice fatto: che una laurea in astrofisica fa sempre la sua impressione. Fonte: Il Timone, luglio-agosto 2012 (n.115) |
Post n°1037 pubblicato il 05 Settembre 2012 da lucfar1
di Riccardo Cascioli Lei si dichiara una cattolica praticante, ma non si fa problema di finanziare progetti in palese contrasto con la dottrina morale della Chiesa. Lui deve fronteggiare una crisi del suo impero di tecnologia informatica, ma investe pesantemente in programmi finalizzati a diminuire il bacino dei suoi potenziali clienti. Bill e Melinda Gates sono davvero una strana coppia, in contraddizione con loro stessi. Fatto sta che la Fondazione che porta il loro nome è oggi in prima linea per finanziare un vasto programma di controllo delle nascite nei Paesi in via di sviluppo. A questo scopo hanno convocato per oggi un summit mondiale a Londra, cui parteciperanno governi, organizzazioni non governative, agenzie dell'Onu. Tutti uniti per un unico obiettivo: raccogliere 6 miliardi di dollari per garantire entro il 2020 una fornitura regolare di contraccettivi a 120 milioni di donne nei Paesi poveri, soprattutto Africa e Asia meridionale. Attualmente la cifra investita globalmente per diffondere la contraccezione e l'aborto nel mondo è di 4 miliardi di dollari annui. Infaticabile madrina e organizzatrice dell'iniziativa è Melinda - una lettera aperta di protesta nei suoi confronti ha raggiunto le 25mila firme -, ma la Fondazione Bill & Melinda Gates ha trovato il sostegno entusiasta del governo britannico - la cui Agenzia per gli aiuti allo sviluppo ospita il summit - e del Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa). E ovviamente delle potenti Organizzazioni non governative come la multinazionale dell'aborto International Planned Parenthood Federation (Ippf) e Save the Children che saranno le principali beneficiarie di questa nuova pioggia di denaro. Secondo Melinda Gates si tratta di garantire la libertà di scelta a tutte le donne fornendo mezzi e informazioni sulla contraccezione, cosa che dovrebbe anche prevenire migliaia di aborti. In realtà si tratta dei soliti argomenti, ripetuti da anni, che servono a mascherare le reali intenzioni di chi promuove rigide politiche di controllo delle nascite. Basta dare un'occhiata all'elenco dei partner dei Gates (circa 500 milioni di dollari l'anno messi a disposizione per le campagne di controllo delle nascite) in questo summit. Senza contare le agenzie dell'Onu - dalla Banca Mondiale all'Unicef - fra i donatori troviamo le Fondazioni Ford, Bloomberg, Hewlett, Packard, Buffet, Nike, Turner, nella migliore tradizione dei miliardari americani, da sempre generosi donatori e grandi sostenitori delle campagne di controllo delle nascite nelle nazioni in via di sviluppo. È una tradizione che affonda le radici nelle Società eugenetiche, nate e sviluppatesi nel mondo anglosassone dalla fine del XIX secolo, che ha contribuito alla nascita e al crescente potere di tante Organizzazioni non governative, anche loro presenti a Londra: oltre la già citata Planned Parenthood, c'è Marie Stopes International, Population Action International, il Population Council dei Rockefeller e tantissime altre, tutte dedite a sostenere e diffondere nel mondo non soltanto i contraccettivi, ma soprattutto l'aborto. E poi ci sono i governi, a cominciare dagli Stati Uniti, con il Giappone e l'Europa che partecipa sia con la Commissione Europea, sia con singoli governi, tra cui il più entusiasta sembra essere quello britannico. Non sorprendentemente, perché di recente è stato un giornale non conservatore come The Observer a rivelare che l'agenzia del governo britannico che si occupa degli aiuti allo sviluppo (UkAid) dal 2006 ha versato 268 milioni di dollari per sostenere un programma di sterilizzazione forzata che il governo indiano applica nelle zone rurali, malgrado fosse a conoscenza di decine di donne morte per le condizioni non igieniche e l'impreparazione del personale reclutato. Anche questa, però, non è una novità perché da sempre le campagne per il controllo delle nascite si legano a gravi violazioni dei diritti umani, soprattutto delle donne. La stessa Unfpa è stata più volte accusata di sostenere programmi selvaggi di sterilizzazione forzata in Uzbekistan e Cina. Anche l'affermazione per cui la diffusione della contraccezione contribuisce a migliorare le condizioni di salute contrasta con la realtà: non solo risulta, dai dati ufficiali dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, che già l'89 per cento delle donne nel mondo usa metodi efficaci, ma è anche evidente che donne e bambine dei Paesi in via di sviluppo hanno piuttosto bisogno di servizi sanitari di base e di investimenti nell'istruzione per migliorare la loro condizione. Inoltre i soldi che governi, agenzie e fondazioni offrono per queste campagne vanno a scapito proprio degli aiuti ben più necessari alla salute e allo sviluppo delle popolazioni più povere. L'amministrazione Obama, a esempio, ha già annunciato che nel bilancio 2013 saranno tagliati 28 milioni di dollari per la salute di donne e bambini, compresi i programmi per la nutrizione. E, per restare agli Usa, nel 2010 hanno speso 72,2 milioni di dollari per la fornitura di contraccettivi nei Paesi poveri, la stessa cifra che UsAid (l'agenzia americana per gli aiuti internazionali) ha destinato ai programmi di nutrizione. Non solo, il budget di UsAid per il dipartimento dedicato ai servizi riproduttivi (leggi: contraccezione e aborto) nel 2012 ammonta a 524 milioni di dollari, più di quanto viene destinato a combattere le vere emergenze sanitarie, dalla tubercolosi alle pandemie alla prevenzione delle malattie infantili. Fonte: Il Giornale, 11/07/2012 |
Post n°1036 pubblicato il 05 Settembre 2012 da lucfar1
di Mauro Faverzani su Riscossa Cristiana del 20-08-2012) Per il “Corriere della Sera” l’avvocato Abdelfattah Mourou, uno dei fondatori del partito Ennahdha al potere in Tunisia, rappresenta il volto dell’islam moderato, uno dei paladini della cosiddetta “primavera araba”, il fautore quindi di “una linea progressista e innovativa”. L’intervista che il quotidiano milanese gli ha dedicato è tutta tesa ad evidenziare presunte aperture verso l’Occidente:“Dobbiamo vivere insieme ai fratelli italiani, tendere la mano e partecipare alla vita della città”. In realtà, letta senza le lenti deformanti del “politicamente corretto”, rappresenta una lucida strategia di conquista culturale del Vecchio Continente, in sintonia perfetta con altri autorevoli pronunciamenti, già espressi in passato ed in più occasioni da altri autorevoli esponenti musulmani. Innanzi tutto, chiariamo subito chi sia davvero Ennahdha: contestatissimo anche in patria, questo partito ha qui presentato un progetto di legge “anti-blasfemia”, formalmente volto a “garantire la libertà d’espressione” di tutti, di fatto mirante invece ad“islamizzare totalmente la società prima, lo Stato poi”, come ha ben chiarito una fonte certamente non di parte quale il settimanale “Jeune Afrique”, principale testata africana in lingua francese, nell’edizione on line dello scorso 2 agosto. Secondo tale periodico, rispetto ai gruppi più oltranzisti, Ennahdha avrebbe mutato “solo il metodo”, scegliendo quello del consenso e del riformismo, senza strafare però, per non scontrarsi con i propri “falchi” interni. Il progetto di legge prevede il carcere da 2 a 4 anni (mica noccioline…) per tutto quanto venga configurato quale ingiuria, profanazione, derisione o raffigurazione di Allah e Maometto. Tradotto: a quel punto, qualsiasi pretesto potrebbe esser buono, nel caso passasse tale proposta, per sbattere un cattolico in galera. Altro che Islam “moderato”… Ecco, questo è il brodo culturale, da cui proviene l’avvocato Abdelfattah Mourou. Il quale non smentisce i timori, anzi li conferma proprio nell’intervista rilasciata al “Corriere”. In cui auspica che “i musulmani siano il tessuto del Paese in cui vivono”. Non quindi semplice “parte”, bensì il “tutto”, il “tessuto” per l’appunto. Questo è l’obiettivo. Come raggiungerlo? “I musulmani -prosegue- devono partecipare alla vita del Paese, comportarsi come cittadini e non come stranieri”. Tradotto, si punta ad una loro totale equiparazione agli Italiani, coi medesimi diritti civili, voto compreso. Parole, che sono una “bomba” dal punto di vista sociale ed istituzionale, in grado di sconvolgere equilibri consolidati. E poi il proclama: “Il nostro Paese è dove viviamo”. Ergo, l’islam ovunque. Come spiega l’avvocato Mourou: “Io metto l’accento sull’avvenire dell’islam”. Il che non stupisce, è il loro programma da sempre, non ne han mai fatto nemmeno mistero: ricacciati nei secoli scorsi con le armi, ora puntano a vincerci con le nostre stesse leggi. Mourou non esclude l’eventualità di costituire partiti islamici -”possiamo dire che cosa pensiamo”, afferma-, ma ora punta tutto sul “lato culturale, in cui si può esprimere la propria confessione”. Il che, se le parole hanno ancora un senso, significa quanto meno non disdegnare la prospettiva di una progressiva islamizzazione dell’Occidente. Non è un caso il “tour” milanese dell’avvocato Mourou nella moschea di via Quaranta, a Cascina Gobba dove ha guidato la preghiera, al Palasharp per l’incontro coi fedeli bengalesi, il “sermone” dell’Aid el Fitr all’Arena civica, nella data più importante del calendario islamico, di fronte alla maggioranza dei musulmani milanesi, che per la prima volta han pregato uniti, tutti in un solo luogo. Un successo politico e religioso ad un tempo, questo. Non a caso lo stesso Mourou ha definito tale aspetto “molto interessante”, segno ormai di una “comunità coesa”. A stupire, è l’inerte, passiva accettazione di tali idee da parte dei media nazionali, totalmente ed acriticamente inebriati da un Islam che non c’è. Bene ha scritto Juan Manuel De Prada in un intervento, ripreso dall’agenzia “Corrispondenza Romana”:“Quando, in un brumoso futuro, qualche storico desideri spiegare un fenomeno così gigantesco come il crollo della civiltà occidentale, non potrà evitare di fare riferimento al sostegno dato dalla marmaglia che governa l’Occidente alla cosiddetta ‘primavera araba’”. Che ovunque non ha fatto altro che peggiorare le condizioni delle popolazioni cristiane, costringendole o alla diaspora o alla persecuzione o al martirio, com’è avvenuto in Iraq, Libia, Egitto ed ora anche in Siria: “La verità è un’altra -prosegue De Prada-Ciò che quei movimenti riuniti sotto la floreale etichetta di «primavera araba» desiderano non è la democrazia (sistema di governo che considerano decrepito e blasfemo, anche se ne accettano l’apparenza formale), bensì la restaurazione della ‘umma’ o comunità di maomettani sotto l’egida della stessa fede, che i regimi dei tirannucci stavano ostacolando. ‘Umma’ che, senza alcun dubbio, si otterrà mediante l’imposizione della ‘sharia’ o legge islamica e la persecuzione a ferro e fuoco degli ‘infedeli’”. Ciò che quest’intervista non smentisce. Aggiungendo un tassello: che ormai quest’offensiva non è più solo africana, anzi -nel silenzio generale- è stata già da tempo scatenata anche nel cuore dell’Europa, complici quei “salotti buoni” particolarmente “illuminati”, sempre pronti a prender lucciole per lanterne. Nel mondo dei media, figuriamoci in quello dei politici. A livello, per ora, solo culturale, certo. Come in Inghilterra, dove la comunità islamica è riuscita ad ottenere tribunali propri con la ‘sharia’ al posto dei Codici. Ma, se andiamo avanti di questo passo, davvero i musulmani non saran forse neppur costretti ad imbracciare mai le armi. |
Post n°1035 pubblicato il 05 Settembre 2012 da lucfar1
di Enzo Pennetta - libertaepersona.org - 2.8.2012 Sul sito del Corriere della Sera del 2 Agosto era possibile trovare due articoli che letti insieme fanno emergere una sconcertante discriminazione nei confronti dei bambini. Il primo era intitolato: «Troppi gay in hotel»: la Regione Sardegna diffida il sito internet Booking.com Il secondo: Gran Bretagna, voli aerei senza bambini. Il 37% pagherebbe di più il biglietto. La prima notizia ha suscitato la reazione sdegnata dell’assessore regionale al turismo: Come riportato da La Nuova Sardegna, tutto parte da un giudizio negativo di una coppia di giovani milanesi su un hotel isolano, criticato su Booking.com per l‘eccessiva presenza di gay. «Il personale di servizio estremamente scortese sin dall’inizio mi ha subito fatto intuire lo spirito dell’hotel – la pagella della giovane coppia -. Preferenza per coppie gay che spopolavano nella hall dell’albergo come rondini a primavera. La Sardegna offre molto meglio». Un commento che non è affatto piaciuto all’assessore regionale al turismo dell’isola che ha inviato una lettera di diffida al sito commerciale turistico Booking.com. La seconda non ha invece suscitato alcuna reazione, tanto che l’iniziativa è stata tradotta in pratica: Un suggerimento diventato realtà per l’inglese Thomas Cook Airlines, che due volte a settimana effettua voli “solo per adulti” per Creta e Gran Canaria, come pure per la Malaysian Airlines che, dopo aver creato un’apposita sezione “no kids” nella Prima Classe dei suoi Boeing 747, ha deciso di estenderla anche all’economica degli A380. Per comprendere quale sia ormai lo stato di distorsione logica in cui versa la società, e per il quale si può accettare un’affermazione e il suo contrario senza ravvisare alcun problema (stato che Orwell chiamava “bipensiero”), basta fare l’esercizio di invertire le due notizie: Prima notizia: Come riportato da La Nuova Sardegna, tutto parte da un giudizio negativo di una coppia di giovani milanesi su un hotel isolano, criticato su Booking.com per l’eccessiva presenza di bambini. «Il personale di servizio estremamente scortese sin dall’inizio mi ha subito fatto intuire lo spirito dell’hotel – la pagella della giovane coppia -. Preferenza per bambini che spopolavano nella hall dell’albergo come rondini a primavera. La Sardegna offre molto meglio». Un commento che non è affatto piaciuto all’assessore regionale al turismo dell’isola che ha inviato una lettera di diffida al sito commerciale turistico Booking.com.Secondo voi, per una notizia così,sarebbe partita qualche diffida? Seconda notizia: Un suggerimento diventato realtà per l’inglese Thomas Cook Airlines, che due volte a settimana effettua voli “solo per etero” per Creta e Gran Canaria, come pure per la Malaysian Airlines che, dopo aver creato un’apposita sezione “no gay” nella Prima Classe dei suoi Boeing 747, ha deciso di estenderla anche all’economica degli A380. Secondo voi la Thomas Cook Airlines avrebbe in tal caso avuto qualche problema legale, politico, d’immagine…? |
Post n°1034 pubblicato il 05 Settembre 2012 da lucfar1
È miracoloso scoprire che il raduno di migliaia di islamici all’Arena di Milano non ha scatenato le stesse reazioni provocate dal raduno cattolico con il Papa di maggio: nessuna vignetta ironica, nessuna protesta contro l’oscurantismo religioso, nessuna lamentela per il traffico, nessuna polemica sui costi, nessun presidio laico e anticlericale, nessuna bestemmia scritta sui muri, nessuna manifestazione femminista, nessuna reazione dell’Unione Atei Agnostici Razionalisti, nessuna esibizione di Soggettività Lesbica, nessun intervento del Collettivo MaleFiche, nessuna catena su facebook, nessun indignados in marcia (questo in realtà era successo in Spagna e giù botte ai Papa Boys), nessun anatema dai bloggers, nessuna interrogazione parlamentare, nessuno che ha chiesto di dare invece i soldi ai terremotati, nessuna copertina del Vernacoliere, nessun escremento lanciato per fare spettacolo sul volto del Profeta, nessun wikileaks sulla Mecca, nessuna contestazione contro chi non ammette le coppie di fatto, l’aborto, i matrimoni omo, nessuna maglietta degli Iron Maiden, neanche un bambino di Satana, un tifoso del Diavolo, una Pussy Riot qualsiasi, un nipote di Van Gogh, un imam pedofilo, una mostra blasfema ma dall’alto e nobile valore artistico: eppure, quando si dice l’integrazione tra i popoli, le persone e i sessi, forse per la prima volta dopo duecento anni all’Arena le donne sono entrate separate dagli uomini... Che sia tornato il sacrosanto rispetto per le religione? O è la sgaggia degli eroi? (giornale.it) |