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Spirale di pensieri

In memoria di Willie Shannon (12/06/1973 - 08/11/2006) Perché il pensiero viaggia in una sua dimensione... e non può essere ucciso!

 

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In ricordo di Richard Wayne Jones

Post n°541 pubblicato il 22 Agosto 2012 da SpiraleDiPensieri
 

Cari amici,
        pubblico con orgoglio il toccante ricordo di Richard scritto da Pietro, coautore con Mirella Santamato e me del libro "Texas Death Row Hotel: Storia di un americano condannato a morte" (Phoebus Edizioni - http://www.coalit.it/pagina.asp?sezione=22&cat=10 ). Anche a voi farà piacere leggere quest'anno "una penna" diversa... Sono felice che questo agosto sia stato Pietro a pensare di scrivere un ricordo sul fratello di cui lo Stato del Texas così ingiustamente ci ha privato ben 12 anni fa. So che altre persone, come me, continuano ad averlo nel cuore (penso soprattutto a Biagio, Michela e Giancarlo, Antonella, Mirella, Wendy e Jakob, David e Peggy, ma anche ad altri di cui solo per esigenze di spazio non riesco a pubblicare tutti i nomi) e so che non verra' mai dimenticato, eppure sapere che c'e' chi vuole ancora scriverne un po' mi sorprende, mi fa sorridere guardando in alto, e mi riempie di gioia.  Ma non dovrei stupirmi, in fondo. Perche', in verita', Richard c'è ancora e ci sarà sempre. Chi ha saputo davvero perdonare il proprio carnefice, chi ha dato tanto amore come lui ha saputo dare e con cotanta semplicita', chi ha costruito ponti tanto importanti come lui è stato in grado di fare addirittura senza esserne consapevole, chi non ha mai chiesto nulla per se' e persino in punto di morte si e' preoccupato di chi poteva soffrire per lui, di certo merita un posto speciale nel cuore di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo. E, spero, anche lassù.
Grazie, Richard. E ricorda "Together We Will Win!".

Arianna Ballotta

Presidente Coalizione Italiana Contro la Pena di Morte (www.coalit.org)
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In ricordo di Richard Wayne Jones
Fort Worth (Texas) 9 aprile 1960 – Huntsville (Texas) 22 agosto 2000


Oggi farà freddo. Lo so. Nonostante sia estate piena, nonostante l'afa, nonostante tutto, oggi fara' freddo. E' così da 12 anni. Il 22 agosto e' freddo perche' il freddo è triste ed io oggi sono triste. Il freddo è solitudine ed io oggi mi sento solo. Ogni anno, in questo giorno, da dodici anni è così. Allora mi assalgono i ricordi. Penso a Michela e Biagio che con la morte nel cuore stanno dando l'ultimo saluto a nostro fratello Richard che sta per lasciarci per sempre. Vicini a lui, quasi a toccarlo ma incredibilmente lontani per proteggerlo davvero. Penso ad Arianna che non è entrata nella sala delle esecuzioni, ma che piange impotente il suo Richard di fronte alla Walls Unit. Stavolta e' davvero finita.
Abbiamo fatto il possibile per strappare nostro fratello Richard dalle mani del boia. Eppure, i dubbi ci assalgono: abbiamo fatto il possibile? Chi lo sa! Potevamo fare di piu'? Chi lo sa! Di sicuro a Richard non è mancato mai il nostro amore e la nostra amicizia. Un amore e un'amicizia speciali. Cresciuti piano, da lontano. Da un foglio di carta e una penna che hanno raccontato rabbia, tristezza, ingiustizia ma anche gioia, coraggio e speranza. Poi l'abbraccio, da vicino, ma sempre virtuale, separati da una fittissima rete metallica e da un vetro che però non ci impediva di guardare negli occhi il nostro amico Richard. Gli occhi buoni, lo sguardo sincero che raccontava di un uomo che mai e poi mai avrebbe potuto commettere il crimine di cui era stato accusato. La sua famiglia l'ha sempre saputo. E noi certamente credevamo e crediamo che fosse innocente, lo potevamo anche provare, ma ci e' stata negata quella possibilita'. Come noi ci credevano altri, persino quelli di Equal Justice USA che hanno inserito anche il suo caso nell'elenco dei possibili innocenti giustiziati negli USA. Ma, in ogni caso, se anche fosse stato colpevole, non sarebbe stato giusto ucciderlo in nome di una giustizia assassina che invece di recuperare il reo commette lo stesso delitto.
Richard voleva vivere anche per abbracciare un giorno, da uomo libero, i suoi amici. Ricordo che mi chiamava fratello. Ero il fratello che non aveva avuto. Le sue lettere erano lettere di uno di famiglia. Si parlava di tutto, con semplicità: dei suoi progetti, dei nostri progetti, dei suoi sogni, dei nostri sogni. Le nostre lettere finivano per farci dimenticare, se possibile, la sua triste e difficile situazione. Avevamo sempre pensieri positivi, la speranza che presto lui sarebbe stato liberato, che la giustizia avrebbe trionfato.
Richard sognava di poter assistere nuovamente ad un rodeo. Gli piaceva molto quella sfida tra l'uomo e il cavallo selvaggio. Lui che amava la liberta' tifava per il cavallo, perché questi potesse correre nelle verdi praterie con la criniera al vento. Richard sognava di venire, una volta libero, in Italia. Voleva conoscere quel Paese che tanto stava facendo per lui. Il Texas era adesso un paese ostile, che non capiva le sue ragioni, che non credeva alla sua innocenza. Il Paese della sua infanzia, della sua difficile esistenza ora gli presentava il conto di una vita border line.
In Texas se nasci povero e ai margini della societa' hai buone possibilità di finire nelle reti della pena di morte: basta essere al posto sbagliato nel momento giusto. Così era stato per il nostro povero amico. Lo Stato del Texas aveva bisogno di un colpevole e Richard con la sua derelitta vita era il colpevole ideale per dimostrare l'efficienza della giustizia degli USA. Richard o "big mountain" come noi amavamo chiamarlo perche' era grande e grosso, era un convinto assertore dell'iniquita' della pena di morte, dell'assurda giustizia vendicativa degli USA. Di solito i condannati a morte sono favorevoli alla pena di morte, contrari solo alla propria. Ricky no, era culturalmente avverso alla pena capitale come inutile barbarie che niente risolve in termini di giustizia e meno che mai di umanità. Parlavamo spesso di questo con Richard e lui aveva l'intelligenza di affrontare il tema in senso generale e mai limitandolo al suo caso personale.

Le nostre lettere erano spesso normali discussioni tra amici, progetti e complicità di compagni di avventura. Arianna, Michela, Giancarlo, Biagio volavano spesso in Texas nel braccio della morte del famigerato carcere di Huntsville. Richard accoglieva i suoi amici un po' vergognandosi della sua situazione, ma felice di essere per qualche ora trattato come un essere umano e non una semplice matricola. Un uomo pulito, sensibile. Un gigante buono che voleva solo avere la possibilita' di dimostrarlo. Una possibilita' che, purtroppo, il Texas non gli consentì. Nonostante tutte le strade (persino un appello al Papa!) percorse da noi, dai suoi amici svizzeri Wendy e Jakob e dalla COALIT. 
Il meccanismo della giustizia negli USA è molto, molto particolare e articolato. Di una complessita' che meriterebbe un approfondimento a parte. Qui ci preme solo sottolineare che il povero Richard cadde in pieno negli ingranaggi di quel sistema.
Il nostro amico e fratello fino a pochi istanti prima di essere assassinato dallo Stato del Texas ha confortato e tranquillizzato noi mostrando una serenita' e una compostezza che noialtri negli ultimi momenti non avevamo e non abbiamo saputo darci.

Richard è morto sereno mostrando un viso fiero. Il viso di chi , innocente, grida fino alla fine la sua verita'. Siamo convinti che lo Stato, con Richard, abbia avuto più di un dubbio.

Il 22 agosto del 2000, alle 18.30, nel giorno più freddo dell'anno Richard è stato assassinato con iniezione letale nel braccio della morte del Texas.

Nello stesso momento ho lanciato un fiore nel cielo e ho pregato per lui.
  Oggi chiedo, a chi legge questo ricordo, di fare la stessa cosa.


Pietro Santoro

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