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Un'intervista particolare

Post n°56 pubblicato il 02 Maggio 2007 da stefanomac
 

immagineQuello che ti colpisce maggiormente è lo sguardo, penetrante, impossibile da eludere, eppure sereno come quello del tuo migliore amico. E poi le sembianze ti lasciano spiazzato: ti aspetti un ragazzo affascinante, con la barba, biondo e con gli occhi azzurri ed invece si presenta un normolineo, scuro di carnagione, quasi mulatto, simile ai mille volti che passano tutti i giorni nei reportage televisivi che si occupano del medio oriente.
L’imbarazzo, da parte mia, è tanto e Lui lo scioglie in un attimo, con un meraviglioso sorriso ed un abbraccio fraterno. Non so come chiamarLo, farfuglio “Messia!” ma Lui mi interrompe immediatamente dicendo: “Ti prego, chiamami Gesù!”.
Inghiottisco quel poco di saliva che mi resta in gola ed inizio l’intervista della mia vita. Ho circa un migliaio di domande da fare ma improvvisamente mi sembrano tutte banali, senza importanza. E mentre abbasso lo sguardo sui miei appunti, per abbozzare una parvenza di domanda, Lui inizia a parlare, come se avesse letto fin dentro il più recondito dei miei pensieri.
“Quando duemila anni fa lasciai questa terra, l’umanità era molto più sofferente di oggi. La vita non aveva alcun valore, i comandanti degli eserciti ed i sacerdoti dei sinedri potevano decidere la morte di chiunque, senza alcun appello. Non pensare che tanti secoli siano passati invano: la parola del Padre Mio ha fatto breccia in molti cuori e da questo seme sono cresciuti i concetti di fratellanza, di amore, di tolleranza e perdono che oggi albergano in tanta parte della terra.”
“Mi perdoni Gesù”, lo interrompo, “ma molti popoli della terra vivono ancora come ai tempi della Sua crocifissione.”.
“C’è ancora molto da fare, il frutto del male è sempre presente dentro l’anima dell’uomo. Le tentazioni del demonio sono molte e tutte attraenti. Sono strade lastricate d’oro che portano dritte negli inferi. Sono le stesse che ho patito io durante i quaranta giorni del deserto: la bramosia di denaro, l’ebbrezza del potere, l’invidia del bene altrui ed il disprezzo per gli altri. Bisogna avere fede e continuare a combattere come ho fatto io nei trentatre anni della mia vita terrena.”.
“In che modo possiamo combattere, con quali armi?”, aggiungo.
“Quella più potente e penetrante di tutti, l’amore. L’amore di Dio per l’uomo mi da il coraggio di salire davanti al tempio e di scacciare i mercanti che vi albergano, dentro e fuori; di denunciare i potentissimi Farisei e di dirgli in faccia che sono sepolcri imbiancati; di sfidare i ricchi e di dirgli che non è per loro il Regno dei Cieli; di fronteggiare l’imperatore di Roma e di ricordargli che il suo potere non è nulla se paragonato a quello di Dio.”.
“Quanto avremmo bisogno di Lei, adesso!”, sospiro sconsolato.
“E’ qui che sbagli, fratello mio. Io sono in mezzo a voi, combatto ogni giorno le battaglie contro le ingiustizie ed i soprusi. Purtroppo voi non riuscite a riconoscermi, ma se guardate tra i malati, tra i feriti di tutte le guerre, tra i pianti dei bambini cui è stato tolto tutto, io sono tra loro. Perché chiunque fa del male ad un fanciullo è come se lo avesse fatto a me. Spesso mi cercate altrove, dove albergano lo sfarzo, il potere ed i falsi simulacri.”
“Gesù, non posso non farLe una domanda sul Vaticano, sul rapporto tra la fede e la politica, sui dogmi inseriti dai padri della Chiesa nel primo secolo dopo Cristo. Si riconosce nella Chiesa di oggi?”.
“Mi riconosco nella parola del Padre Mio, nei Dieci Comandamenti che rappresentano l’estrema sintesi del Verbo di Dio. Ama il prossimo tuo come te stesso, non rubare, non uccidere: su questo saremo giudicati tutti quanti, laici e sacerdoti, poveri e ricchi, umili e potenti. Il resto è polvere e vanità terrena.”.
“Dunque non basta strapparsi le vesti e gridare contro i peccatori per essere giusti.”.
“Tu lo dici. Non si possono servire due padroni: io ho lasciato mio padre e mia madre per diffondere la parola di Dio, ho abbandonato tutto quello che avevo. Chi crede di essere giusto perché predica la giustizia divina, ma a questi sermoni non fa seguire un comportamento giusto e buono è solo un povero fariseo. Non è questa la strada che porta alla salvezza. Io aggiungo che chi giudica sarà giudicato e chi perdona sarà perdonato.”.
Improvvisamente si alza, mi abbraccia di nuovo e torna in tutti i luoghi ove da sempre si trova. Torna ad incarnarsi in quei volti laceri e tristi ove alberga il dolore e l’ingiustizia. E’ li che lo cercherò, tra i poveri, i derelitti e gli esclusi. Tra chi chiede di morire dignitosamente, tra chi chiede di poter donare la propria esistenza ad una persona cui i farisei, traditori ed adulteri, non permettono di sposare perché non sanno più distinguere tra amore e devianza.
Forse Gesù era anche sul palco della festa del primo maggio, ma nessuno se ne è accorto: oggi è stato crocifisso per l’ennesima volta.

 
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