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Frost Nixon Il Duello

Post n°1377 pubblicato il 28 Luglio 2015 da ilclan05
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La serie di interviste rilasciate dall'ex presidente Richard Nixon al giornalista David Frost, nel 1977, sono rimaste nella storia tv americana come il programma politico più visto di tutti i tempi, con un'audience di oltre 45 milioni di spettatori. Perché quello tra i due personaggi non fu un semplice faccia a faccia. Ma un duello - a suo modo - mortale. Una partita a scacchi. Una sfida tra gladiatori, nell'arena catodica. E a perdere fu, a sorpresa, l'ex inquilino della Casa Bianca. Che demolì definitivamente la sua stessa reputazione, ammettendo per la prima volta le proprie responsabilità nel Watergate.

Per questo l'intervista è rimasta non solo nella storia televisiva, ma anche in quella con la S maiuscola. Fino a entrare, oltre trent'anni dopo, anche nella storia del cinema grazie a Frost/Nixon - Il duello, pellicola diretta da Ron Howard. Tutta centrata sulla genesi e sullo svolgimento della battaglia, davanti alle telecamere, tra il giornalista e il veterano della politica. E che adesso sbarca nelle nostre sale, forte di nomination pesanti agli Oscar: miglior film, migliore regia, miglior montaggio, miglior attore protagonista (Frank Langella, ovvero Nixon) e migliore sceneggiatura non originale.

Un traino importante, per un film che - malgrado la direzione di un autore popolare e hollywoodiano come Howard - è indipendente nello spirito. Così come nella scelta degli attori, entrambi bravissimi, ma non certo star: Langella è un caratterista che abbiamo visto in tante pellicole a stelle e strisce, mentre il britannico Sheen (che veste i panni di David Frost) si è fatto notare soprattutto per la sua interpretazione di un altro personaggio vivente - Tony Blair - in The Queen. E non è l'unico legame tra i due film: la solida sceneggiatura porta infatti la firma di Peter Morgan (già autore dello script di The Queen), ed è tratta dalla piéce teatrale scritta da lui stesso che ha debuttato nel 2006 a Londra, e che poi si è trasferita a Broadway. I protagonisti, sul palcoscenico, erano gli stessi che vediamo nel film.

Ed è forse proprio la lunga partnership teatrale che spiega la disonvoltura con cui i due attori interpretano i personaggi, e anche la "chimica" particolare che c'è tra loro. La storia mette subito in scena le loro diverse personalità e motivazioni. Frost - ex comico, giornalista noto soprattutto per i suoi talk show patinati con le celebrità dell'epoca - decide di reagire al suo probabile declino organizzando una serie di interviste all'ex presidente. Il suo scopo è chiaro: vuole dimostrare di essere un giornalista di serie A. La sua speranza, invece, è passare alla storia come colui che spinse Nixon a confessare l'inconfessabile.

Dall'altro lato c'è proprio lui, l'ex inquilino della Casa Bianca. Lo ritroviamo tre anni dopo le dimissioni obbligate, dopo le tante inchieste aperte contro di lui per lo scandalo Watergate (già al centro di un altro film cult sui rapporti tra politica e giornalismo, Tutti gli uomini del presidente). Poi il suo successore, Gerald Ford, gli concesse la grazia presidenziale. E così lui, costretto in una sorta di ritiro dorato, vede nel faccia a faccia con Frost la possibilità di un lauto guadagno (per farlo gli vengono offerti molti soldi). Ma soprattutto la possibilità di riabilitarsi davanti a un giornalista in teoria malleabile.

Del resto Nixon, fino a quel momento, non aveva mai ammesso alcun coinvolgimento, in quel bruttissimo affaire di spionaggio politico, intercettazioni illegali e abuso di potere per la rielazione. Nemmeno quando i suoi più stretti collaboratori erano stati processati e condannati.

Così il film ricostruisce, come in un match di pugilato, la preparazione dei due contendenti alla sfida (i collaboratori di Frost sono interpretati da Matthew MacFayden, OLiver Platt e Sam Rockwell, il braccio destro di Nixon da Kevin Bacon). E, infine, il duello. E da allora, la storia politica americana non è stata più la stessa...

Eppure, il regista (che ritroveremo nelle sale a maggio con il superhollywoodiano Angeli e demoni) nega che questo sia un film politico in senso stretto. "Mentre queste interviste venivano seguite da milioni di persone in tutto il mondo - ha spiegato Howard - il vero fatto drammatico dell'evento consisteva nella dinamica tra due uomini. Una battaglia di ingegni in cui ciascuno combatteva per la propria vita professionale, e da cui uno solo poteva uscirne vincitore". E, almeno quella volta, la verità trionfò sulla menzogna.

 
 
 
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