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Liberi

Post n°106 pubblicato il 13 Aprile 2010 da DaSylene

Non mi piace Vasco, non mi ha mai parlato dentro ma solo urlato contro carico di rabbia – ma è un ricordo appannato di qualche raro momento, di una Me ragazza in un altro tempo e in un altro luogo che ora non ha nulla a che vedere con questa Me che sta scrivendo.
E adesso che mi trovo invece a sorseggiare canticchiando la sua canzone, sto pensando che c’è sempre un senso, anche se ad un primo sguardo sembra non esserci proprio.
Che la vita scorre, scorre e ci lascia dietro di sé, specie se non siamo accorti e ci piaceva così tanto la sensazione (tentazione?) che ci trascinasse giù.
Sembravamo marionette vuote, anche se in fondo eravamo semplicemente addormentati.
Eravamo chiusi in un dolore che non aspetta altro di essere spazzato via, e quando arriva la brezza fresca e fa diradare la nebbia e finalmente gli occhi si aprono alla luce… ecco che sento pulsare di nuovo. Com’è possibile? Sta pulsando. Non è possibile, ma è così. Pulsa. Ed è quasi serenità.
 
Nelle ultime parole è stato come aver fatto il pieno d’aria in uno sbadiglio di stanchezza: d’un tratto è apparso tutto così chiaro, i nostri binari paralleli, i nostri sogni infranti, le vesti che ci eravamo reciprocamente dipinti sulla pelle tristemente cadute a terra. Tu che hai istantaneamente sentito quell’addio, io che ci sono arrivata dopo qualche minuto. Nello sbadiglio numero due.
Non è successo nulla, ci siamo semplicemente svegliati.
I fili forse non erano acciaio ed argento, ma tali li avevamo creduti - ragnatele che ci stavano appiccicate addosso, ma sembra sia bastato uno scrollone a farle cadere. E pensare quanta fatica credevamo costasse il liberarcene!
L’idea di che avrei potuto chiederti di essere per te almeno carne da macello – e l’avrei fatto, se tu avessi atteso ancora un secondo in più, se quella telefonata non si fosse prolungata qualche momento in più del necessario e se lo sbadiglio avesse ritardato ancora un minuto - ora mi fa semplicemente sorridere.
Non avrebbe senso, mi sono tolta la tua veste di dosso e l’ho posata – ripiegata come se non fosse mai stata indossata – sul legno che delimita il letto.
Non rimane che un filo di profumo su di essa, ma svanirà in fretta, non temere.
 
Apro le finestre, che entri nuova aria nella mia stanza.
Magari tornerai da queste parti per un saluto, con il rischio che non ci riconosciamo più e che dopo due parole crolli l’imbarazzo del non sapere che cosa dire. Ed in fondo abbiamo pochi argomenti tra di noi, che non siano semplicemente il volersi sentire a tutti i costi. Per questo magari potremmo provare a riallacciare i fili in un ultimo spasmo di pazzia. Ma non combaceranno più: il mio fuoco ne ha bruciate le estremità, la tua tristezza ne ha sciolto la trama.
Magari – più semplicemente – mi girerai alla larga, volendo credere che mi sono celata. Ma non è così, non mi sono mai nascosta.
Sono sempre stata qui, sempre, fin dalle prime parole. Questa Me, non la veste dipintami addosso da un artista impazzito e sognatore.
 
Di Me posso ripetere all’infinito che non cerco la realtà, non mi interessa. La mia realtà esiste e continuerà a farlo, per molto tempo ancora.
Cerco molto di più, ed è quel Tutto che non sia esigenza di stringere, avere, possedere, costruire la realtà assieme.
Quel Tutto che sia scambio, sentimento e complicità. Anche nelle piccole cose, nelle confessioni di ogni giorno, negli sfoghi di un momento e nel desiderio ardente che esplode fulmineo in un bacio vissuto sottopelle. Che sia abbracciarsi nel sonno con mille miglia di distanza, che sia percezione di un dolore antico e che sia serena allegria di un sorriso e di un momento. Che sia snocciolare il tempo di mezzo che riempie le vite alterne, le reciproche realtà, pronti a fuggire appena possibile in un nido estremamente privato e unico.
Senza ferire nè perire del proprio stesso gioco.
Questo è quel Tutto che cerco. A te forse è sembrato troppo poco, ma per me sarebbe già molto. E mi accontenterei volentieri di trovare il Tutto.

Ad ogni modo, dicono che a giocare con il fuoco si finisca con il rimanere scottati, ma non è così, visto che s'impara solo a riconoscere la fiamma dal ghiaccio. 

Ci fosse stato
un motivo per stare qui
ti giuro sai
sarei rimasto sì


Se fossi stato,
ma non sono mai stato così;
insomma dai
adesso sono qui!
vuoi che dica anche se
soddisfatto di me
in fondo in fondo non sono mai stato
"soddisfatto" di che
ma va bene anche se
qualche volta mi sono sbagliato

Liberi liberi siamo noi
però liberi da che cosa
chissà cos'è?.......chissà cos'è!
Finché eravamo giovani
era tutta un'altra cosa
chissà perché?.......chissà perché!
Forse eravamo "stupidi"
però adesso siamo "cosa"...
che cosa....che?.....che cosa...se!..?...
"quella voglia", la voglia di vivere
quella voglia che c'era allora...
chissà dov'è! ........chissà dov'è!?

Che cos'è stato
cos'è stato a cambiare così?
...ti giuro che, sarei rimasto qui....
vuoi che dica anche se
soddisfatto di me
in fondo in fondo lo sono mai stato
"soddisfatto" di che
ma va bene anche se....
se alla fine il passato è passato!

Liberi Liberi siamo noi
però liberi da che cosa
chissà cos'è,....chissà cos'è!
...e la voglia, la voglia di ridere
quella voglia che c'era allora
chissà dov'è?!....chissà dov'è!

cosa diventò, cosa diventò
quella "voglia" che non c'è più
cosa diventò, cosa diventò
che cos'è che ora non c'è più
cosa diventò, cosa diventò
quella "voglia" che avevi in più
cosa diventò, cosa diventò
e come mai non ricordi più.....

A proposito.. Che ne so di cosa mi riserva il futuro! Questa Me nell’adesso c’è sempre stata bene, ed è per questo che non sento l’esigenza di fuggire verso l’orizzonte.
A me sta bene il Tutto, qui ed ora. E se non c’è, pazienza. Ci sarà. So aspettare, e non è dote da tutti.
Peccato solo per il retrogusto amaro dell'illusione infranta che persevera sulle labbra.

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