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Maps & Atlases - Perch Patchwork (2010)

Post n°29 pubblicato il 26 Giugno 2010 da abacab.s

   

 

 

 

 

 

 

 

 Pur in un periodo che ha visto parecchie uscite interessanti, pochi giorni fa mi trovavo a riflettere sui lustri che sono passati invano senza che dal versante prog-rock si battesse un colpo distintamente udibile. E mentre mi sorprendevo a ricucire in testa quegli arcani e immortali inseguimenti di chitarra e tastiere di genesisiana memoria, consideravo come solo un'infinitesima parte dei gruppi attuali osasse osare. I giovani colpe non hanno, nevvero. Che ne sanno loro di architetture complesse, nutriti come sono dalle confortanti scorciatoie di commercialissima povertà? Come possono ammettere la musica adulta nei loro interessi? Ma ecco che pochi giorni dopo queste puerili recriminazioni mi imbatto in questo lavoro dei Maps & Atlases, quattro ragazzi di Chicago (Dio ce la mantenga) che proprio perchè masticato e sputato i Genesis non si accontentano. "Perch Patchwork" è un bel passo verso quella sperimentazione e quella complessità  tecnica propria del prog piu' autentico, ma restituisce un corpo accessibile a tutti. Un chitarrismo obliquo (reso magnificamente dal vivo, see u-tube) appoggiandosi su un drumming intricato e preciso tesse la trama di queste canzoni art-pop-rock. Su tutto, a indicare il percorso a cui si rifà tutta la costruzione melodica, spiccano gli affascinanti  e poetici toni nasali del cantante-songwtriter Dave Davidson, un po' P. Gabriel e un po' Anderson, tanto per scomodare qualche nume dell'Olimpo. E le canzoni sgorgano una sull'altra, come nei veri concept di una volta. La bucolica "Will" è un buon esempio della leadership vocalistica della band; la canterburiana "Solid Ground" planerà sui cuori di chi ha consumato "Foxtrot", "If this is" splende di bellezza contraria. Pregevoli arrangiamenti avanguardistici dove  si notano tromboni, armoniche, blocchi di legno, shakers arricchiscono senza appesantire troppo il dna delle canzoni. Be' che altro aggiungere...  la già solida reputazione del gruppo sta convertendo molte giovani anime. Qualche giovane critico taccia d'eccentricità l'album. Buoni segnali entrambi..

http://www.mediafire.com/?myi0ijnmglm

 

 
 
 

Off with their heads - In Desolation (2010)

Post n°26 pubblicato il 24 Giugno 2010 da abacab.s

 

 

 

 

 

 

 

 

 Non capita di rado di chiedersi perchè la produzione Punk sia ancora così copiosa. La risposta è che è l'unico genere che riesce a farti cantare solo in una stanza con un pugno alzato al cielo. A volte. E' quello che accade con questa selvaggia band di punk rock di Minneapolis, che al proprio debutto con la Epitaph (ammirevole mossa) riversa 34 minuti di pura, vibrante energia. Il cantato di Ryan Young è da manuale del punk. Rabbioso e melodico assieme; racconta storie intrise di rabbia e frustrazione, ma rimanda gioia. Dipinge tristezza ma allevia lo spirito. Ti senti una merda? Ascolta questo disco. Aiuterà tanti a capire cosa sarebbe stato il punk oggi senza tutta gli arruffianamenti pop-emo-core. Il filo conduttore di In Desolation resta il ben conosciuto tema dell'amore perduto, della solitudine, del mondo che cade a pezzi intorno. Del senso di inadeguatezza e di confusione che si aggrappa allo stomaco dei ventenni di oggi, come di ieri.  Come nelle migliori band di punk rock,  il canto brusco cozza  con le ritmiche pulsanti, e la reazione che scaturisce è quell'inspiegabile energia che percepisci solo dalle band che vivono sotto la regola del  tour costante da anni, e loro lo sono. Secche, decise, fulminee istantanee Punk-core sono  ‘ZZYZX’, ‘I Need You’, ‘My Episodes’ e ‘Clear The Air’ , che a occhio agganceranno molti nuovi fan del punk.

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Tame Impala - Innerspeaker (2010)

Post n°25 pubblicato il 18 Giugno 2010 da abacab.s

Premetto: non conoscevo questo gruppo. Ed è stato cento volte meglio così. Perchè è bello essere trafitti alle spalle dalla bellezza. ! Erano anni?.... Sono impressionato da questo gruppo di Perth con all'attivo un EP e un paio di singoli. Si narrava di un acidissimo gruppo psichedelic Rock australe che spaccava aprendo i concerti degli stuccanti Mgmt, ma complice il ritardo col quale pervengono i dischi in Europa..

Bastano pochi secondi di "Island Walking", di questa semplice, meravigliosa gemma senza tempo per aprire sguardi su territori che avevo dimenticato in qualche soffitta, coperti da tutta la polvere accumulata dall'ultimo ascolto di Ozricdoorsiana memoria.

 Kevin Parker, Jay Watson, Dominic Simper e Nick Allbrook hanno creato il miglior disco psichedelico degli ultimi anni, raccogliendo il meglio dell'acido west coast CA, spruzzandoci le voci del Lennon lisergico, unendo le Creamose chitarre rock seventies, con un bassista in libertà che ricama giri prog-rock senza limite alla fantasia. Occhio pero! Senza che tutte queste influenze spostino di un millimetro la musica dal suo contesto attuale, o che si esca dall'ascolto con l'impressione di avere sentito un Demo dei Cream o dei Fab Four.  Insomma, certa musica gira nel modo giusto e porta dentro le sue dinamiche una bellezza capace di fluire in maniera semplice e di toccarti senza sforzo.  E c'è davvero tanto in quest'album. Dal folle viaggio di "The Bold Arrow Of Time ", a  "It Is Not Meant To Be " che sembra un'outrack di Revolver; ma è tutto l'album che vive in equilibrio. E si eleva ai fasti dei migliori album classici della psichedelia.  Senza le gigionerie elettroniche degli Animal Collective, o le scivolate dei Liars, utilizzando le chitarre e lavorando su diversi livelli di difficoltà.

Piaceranno, e molto, a molti.  Freaks of all over the world unite!
 

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Harlem - Hippies (2010)

Post n°24 pubblicato il 15 Giugno 2010 da abacab.s

 

 

 

 

 

 

 

Della serie, un album ridicolo, che ci farà sentire ridicoli e felici di esserlo. Puro divertimento e non-sense a profusione per questo buffo, spassoso e sopratutto creativo 2ndo album degli Harlem. Normale, siamo piu' che adulti ormai, e ai primi ascolti ci scappa il solito"see..ma sembra quella roba..", e ce ne stiamo incollati alla sedia, con la solita imperturbabile, placida superiorità. Non per molto, pero'. Perchè se capiti da solo in giro per casa o in auto mentre l'album gira, rischi di ammaccarti una tibia saltando come uno scemo o di utilizzare il cruscotto a mo' di rullante. Questi pazzi Texani in estrema semplicità garagistica non solo creano hit pop immacolati ma li iniettano con effervescenza inusuale, al punto che le canzoni diventano tue in pochi, fatali istanti.. Ascoltare 'Faces', 'Gay Human Bones' e 'Stripper Sunset' per provare una semplice montagna russa spirituale. 'Three Legged Dog' è Buddy Holly al cubo, e 'Friendly Ghost' è figlia di milleuna canzoni rock'nroll. Arduo capire come tre ragazzi texani cresciuti a vitamine di Nirvana siano girati verso un sound dove i Kinks incontrano i Pixies. Ma che importa se il mio Mp3 sembra gradire assai, anzichenò..

http://www.mediafire.com/?gijybxyznqa

 

 

 

 
 
 

Ariel Pink's Haunted Graffiti: Before Today (2010)

Post n°23 pubblicato il 10 Giugno 2010 da abacab.s

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non è un album che appartiene al nostro genere preferito (quale sarà..?), todavia "Before Today", che questo post freak (nel senso di "strano elemento") di Ariel Pink definisce come il suo primo album, rischia di diventare una delle migliori raccolte di Pop dell'anno. Per cui lo infiliamo volentieri nel mazzo. Certi che molta critica musicale ci si tufferà dentro alla ricerca della definizione piu' calzante (post punk, soft rock, glam, yacht punk), anticipiamo i tempi e ci risparmiamo la fatica affermando che è un ottimo disco pop che pesca a piene mani e con ironia non comune nella tradizione anni '80.

Accompagnato dagli Haunted Graffiti,  col semplice aiuto di un 4 piste, Pink ci porta a spasso in quegli anni. Nessun segreto:  "Round and Round," ha un verso alla Police con un coro a la Peter Gabriel. Non malaccio davvero. "Butt-House Blondies" suona Blue Öyster Cult, e ci ricorda quanto ridicola fosse la definizione HM che si dava alla loro musica.  "Little Wig" è il primo Bowie, dove la trilogia berlinese è immersa nel boogie dei ragni di marte. . "Menopause Man" vaga tra il beat di "Psycho Killer" e gli arrangiamenti di Thriller. "Reminiscences," con le sue atmosfere setose ci riporta ai tentativi commerciali di prog band quali Yes e Genesis. Certo, quà e là un sinth di troppo offenderà le nostre orecchie, ma prendiamocela comoda. Altri due potenziali singles sono "Bright Lit Blues Skies" cover di quella grande garage band che furono The Rising Storm, e "Can't Hear My Eyes," rifacimento in chiave soul di un suo pezzo.

 

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The Black Keys - Brothers (2010)

Post n°22 pubblicato il 22 Maggio 2010 da abacab.s

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed eccoci a uno dei Top del 2010. A due anni dall'interessante "Attack and relase" il duo di Akron ritorna sulle scene con un disco quasi interamente registrato nei leggendari Muscle Shoals studios di quel buco di città che è Muscle Shoals. Sara' per le presenze che hanno abitato questo leggendario spot in Alabama (Rolling Stones, W. Pickett, Rolling Stones) ma il disco sembra essersene giovato non poco, specie in quei pezzi in cui il sound si fa spiccatamente Rithm & Bluesy. A un primo ascolto il disco piace assai anche se è impossibile non notare una certa perdita di quella ruvidezza che aveva caratterizzato il garage blues di "Rubber Factory" e "Magic Potion", cosa che indispettirà i fan della prima ora. Tuttavia l'accurata produzione ( autoctona) centra lo scopo di favorire la digestione immediata di questa caramella Rock-Blues che attualizza in chiave elettrica il sound Stax e Motown, infilando quà e là qualche accenno di funky e folk. A farla breve la sparo subito: il disco è un classico. E ci sono almeno 6 canzoni che in futuro verranno coverizzate da musicisti bianchi e neri. Perchè se in "I'm not the One" dove un organo accompagna un sommessa ammissione di colpa ci senti Marvin Gaye, "The Old One" sembra una ballata acida degli anni 60; e "Ten Cent Pistol" è un abusatissimo giro blues (dagli stessi antichi frequentatori degli studios) che però suona fresco come un orata appena presa all'amo. Ancora:  "Next Girl" col  suo fuzz blues e soprattutto "Sinister Kid" sono dei funky iperblack coi controcazzi. "Howling for you" è un matrimonio misto dove Jack White rifà "Run, run , run" dei V.U. . E "Black Mud" mostra cosa sarebbe accaduto se Jimmy Page fosse nato in Alabama.

E' nero. E' cool. Ci piace.

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Unnatural Helpers: Cracked Love & Other Drugs (2010)

Post n°21 pubblicato il 01 Maggio 2010 da abacab.s

 

Ecco uno di quei dischi che ami all'istante, e che per un buon bimestre placano la tua scimmia da rock-addicted , fino alla prossima inevitabile crisi. La storia è breve: l'unico membro stabile della band, il batterista, cantante, autore Dean Whitmore compone una manciata di canzoni e chiama a raccolta i talenti locali (Seattle) Brian Standeford, Leo Gebhardt e Kimberly Morrison per supportarlo a basso, chitarra, tastiere e backing vocals. Si chiudono in studio e in una settimana ne vien fuori un diamante grezzo di punk-rock-fuzz-garage-grunge dove 15 canzoni di due minuti-due sono compresse in 29 minuti. Dio, come si devono essere divertiti! Lo lasciano così com'è e lo intitolano Cracked Love & Other Drugs. Dentro c'è di tutto: Clash, Animals, Stooges, Mudhoney, Jam, Wailers. Una batteria che fa tremare i vetri delle finestre, chitarroni fuzz-muzzanti, un cantante in tira che in tono fatalista e autocommiserativo canta di relazioni troncate, paranoie isolazioniste, lettere d'amore mollate a metà. Sulla base il vecchio buon rock'n'roll, a insaporire il tutto una Grande Sensibilità Pop, per un disco che puzza di classico lontano un miglio. Tutto qui. Anzi, no. Una indicazione e un warning: Indicato contro lo stress/ Attenzione: Provoca dipendenza.

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White fence - White Fence (2010)

Post n°20 pubblicato il 01 Maggio 2010 da abacab.s

Punto primo, se siete amanti delle produzioni Hi-fi, girate alla larga. Questa roba potrebbe essere stata registrata in un sottoscala o al massimo in camera da letto. Al primo ascolto molti si chiederanno su quale gemma sperduta del 68 si sono imbattuti. Oppure se durante una delle sue rare uscite dal limbo psicoassistenziale Syd Barret avesse clandestinamente inciso un disco coi Pavement. Invece no, il responsabile di questo caleidoscopio sonico si chiama Tim Presley, e al momento si guadagna la palma di miglior disco psichedelico dell'anno. Il disco è lungo, ma come capita assai di rado pare duri molto poco. E di lì a poco si sta già riavviando, e poi ancora...

Brillantissime 4 stelle.

http://www.mediafire.com/?imzzimjzdji

 
 
 

The Jon Spencer Blues Explosion: Dirty Shirt Rock 'N' Roll: The First Ten Years (2010)

Post n°19 pubblicato il 30 Aprile 2010 da abacab.s

Non sono mai stato un accanito sostenitore delle compilation, ma un
eccezione stavolta è più che doverosa per i santoni del Blues-Garage-Rock
che hanno sfornato uno dei suoni più cool degli ultimi vent'anni. 
Dirty Shirt Rock 'N' Roll
copre gli anni dal debutto di Jon Spencer
fino all'album Plastic Fang, del 2002.  E mette in mostra fin dall'inizio
quanto Jon Spencer fosse avanti in quegli anni, riportando un
sound che suona oggi piu' fresco di quanto non lo fosse negli anni '90.
Il rumorismo sperimentale unito alla robusta e sapiente formula Blues- Rock (attenzione non ho detto Rock-Blues) mette oggi in fila una serie di
pezzi da urlo, divertenti e ammalianti come ben pochi gruppi possono
permettersi. A chiunque si stia mettendo in sintonia col garage rock revival
di oggi, beh..c'è questo album.
Jon Spencer vi farà comprendere con chiarezza di che merce si tratta.

 

http://sharingmatrix.com/file/3073395/www.NewAlbumReleases.net_The_Jon_Spencer_Blues_Explosion_-_Dirty_Shirt_Rock_N_Roll_The_First_Ten_Years_(2010).part1.rar

http://sharingmatrix.com/file/3073409/www.NewAlbumReleases.net_The_Jon_Spencer_Blues_Explosion_-_Dirty_Shirt_Rock_N_Roll_The_First_Ten_Years_(2010).part2.rar

 
 
 

The Tallest Man On Earth (2010)

Post n°18 pubblicato il 24 Aprile 2010 da abacab.s

Non è facile dimostrare che si ha bisogno solo di una chitarra e di una voce interessante per realizzare un ottimo album. Kristian Matsson viene dalla Svezia (?!), e si fa chiamare  Tallest Man On Earth. The Wild Hunt - ultimo suo lavoro e probabilmente il migliore - porta a paragoni importanti, addirittura qualcuno ha azzardato che la sua voce ricordi Dylan. Beh, non sarebbe il primo che scimmiotta il vecchio menestrello di Duluth, tuttavia va riconosciuta una certa intensità e un respiro che puo' portare lontano. Le canzoni si fanno piacere in un inesorabile crescendo ascolto dopo ascolto. La registrazione non è accurata, volutamente; si sente Mattson che maltratta le corde e in alcuni pezzi la batteria procede con l'allegro passo a-la chick-aboom di Cashiana memoria. Insomma, un album che cattura specie nelle parti in cui la voce si eleva ai picchi piu' emozionali, e che si conclude con un inaspettato pezzo al piano  "Kids On The Run" che distacca l'autore dal paragone con Dylan e realizza una autenticità piuttosto rara.

http://www.mediafire.com/?d4mddannzzk

 
 
 

Black Francis: NonstopErotika

Post n°17 pubblicato il 12 Aprile 2010 da abacab.s

 

 

 

 

 

 

 

 

Era un mese circa che non trovavo niente di serio, di nuovo, di eccitante. Neanche un po'. E mi stavo immalinconendo ancora una volta a pensare"stai a vedere che stavolta è finita per davvero...non esce piu' un cazzo". Poi ecco lì che mi capita il disco del satrapo della sei corde....eccitazione, paura, aspettative. Colpito al cuore.

Black Francis, i Pixies, Franck Black, Catyholics e poi di nuovo Black Francis. Per uno dei piu' bei lavori dell'uomo. Con una manciata di canzoni che avrebbero benissimo potuto essere in Surfer o Bossanova, rieccolo. Con le sue chitarre oblique, con i suoi uptempo e gli scarti melodici spiazzanti, coi suoi urli il suo surf e il futurismo. Per tutti quelli che credevano che i Pixes sono stati il miglior gruppo rock degi ultmi 25 anni, è tornato il piu' geniale cantautore rock degli ultimi 25 anni (Mould e Cobain a fargli compagnia ci possono stare).

A presto per maggiori dettagli.

 http://rs7.rapidshare.com/files/372144478/Black_Francis-Nonstoperotik-_Deluxe_Edition_-_Rerip_-2010-SiRE.rar

 

 
 
 

Turin Brakes - Outbursts (2010)

Post n°16 pubblicato il 06 Marzo 2010 da abacab.s

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Come di consueto, dopo il bastone la carota.

Rallentiamo il ritmo con il quinto intenso, malinconico, visionario e nostalgico lavoro dei Turin Brakes. Questo duo folk-pop britannico giunge al quinto album e regala ai propri fans un disco che non eguaglia i fasti del loro debutto del 2001 (The Optimist), ma ancora una volta li segnala come una delle più belle realtà del New Acoustic movement.

L'album è aperto da Sea Change, un folk fuori dai consueti canoni (per niente immaginativi) del genere, una canzone "universale" nei testi, dove la folla che popola il mondo si restringe fino a che non arriva a te. E la musica, allo stesso modo, si apre in cerchi concentrici fino a sfociare in un uragano orchestrale di corde e percussioni. Molto ispirata, anzichenò. Segue Mirror, dove il bel cantato di Olly Knights è agganciato a un giro di chitarra fingerpicking a 16 note. Rocket Song forse è il pezzo piu' debole:è una canzone d'amore che dopo un inizio gravato da qualche clichè si apre in un coro arioso e ottimista. Paper Heart sembra un pezzo dei Pink Floyd cantato da Crosby, Still, Nash e Young. The Invitation mostra il talento più evidente del gruppo, ovvero la capacità di dipingere ricchi sfondi musicali abitati da liriche appropriate ed efficaci. La pallosissima Will Power (sembrano i Muse che fanno il verso agli U2) è riscattata da Apocolips  dove si evidenzia la giusta chimica tra cori e chitarre.  Un salto fino a Radio Silence viaggio nel deserto (fuori Londra??) sussurrato da voci e chitarre oniriche che dopo un attimo di silenzio esplodono in un finale grunge. Chiusura all'ovatta con Outburst.

Da ascoltare in compagnia (femminile), la domenica pomeriggio, ove si voglia creare quel certo tender mood ..

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The Company Band (omonimo) 2009

Post n°15 pubblicato il 04 Marzo 2010 da abacab.s

Company Band Album Cover

Vacca di un boia quanto è difficile sgamare un buon album di rock onesto. E' questo, uno dei due motivi che mi spinge a ripescare questo lavoro del novembre '09. L'altro è la giusta attenzione da dedicare a un gruppo che già aveva stupito col fulminante Ep di debutto Sign Here, Here and Here. Dopo aver dedicato tempo ai tanti progetti paralleli i nostri 5 si ripresentano in gran forma con un disco melodicamente pulito, intelligente nei testi e che spacca in ogni sua traccia. La line up è composta da Neil Fallon (voce dei Clutch), James Rota dei Fireball Ministry, il bassista dei Fu Manchu Brad Davis, Jess Margera alla batteria, e il chitarrista David Bone.

Il disco: non ci sono momenti di pausa; la band è un motore a 8 cilindri che ruggisce pulito. Si comincia con Zombie barricades che inquadra la situazione stagnante della moderna società USA, con Fallon che rimpiange i tempi della corsa agli armamenti ( (“Bring back the U.S.S.R.! We need the motivation!”). Si prosegue con la brutalmente onesta Hot Topic Woman, un bike-metal a retrogusto pop, e con  Lethe Waters, il pezzo più stoner dell'album. Maestro del distico arguto e pungente, Fallon non perde un colpo. Puo' abbaiare come un barbuto sacerdote posseduto in Who Else But Us? o urlare come morso da una murena nella fantastica CD&W, ma sono sempre istantanee dell'assurda bizzarria contemporanea. Tra gemme liriche che riassumono una grande capacità di osservazione sociale e spruzzi di satira (Pharmaceutical agitation / makes it easier to persuade ‘em) si continua con il downtempo a carburazione lenta di All’s Well In Milton Keynes, fraseggio di voce e chitarra tra Bone e Davis.  Bè basta così, andatevelo ad ascoltare. Qualcuno potrà sentirci i Clutch dentro, embè? Normale e inevitabile, data la voce unica di Fallon e il fatto che tutti i componenti sono in qualche modo fan dei rispettivi gruppi. Ma The Company Band ha una sua identità melodica ed esecutiva, nei riff di Bone e nella chimica naturale creatasi tra i membri.

Sparate alle vostre orecchie:

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Doug Fieger (The Knack)

Post n°14 pubblicato il 19 Febbraio 2010 da abacab.s

 

Il 16 febbraio Doug Fieger si è arreso al cancro. Fu il leader di una band che nei primi anni 80 fece un vero crack con un singolo di irresistibile pop-rock intitolato "My Sharona".  Era periodo in cui le charts erano zeppe di cantautorato melenso, synth-pop e dance, e quel pezzo, con quella irresistibile intro di drumming, quei cori, e un riff solista da manuale del rock entrò come un uragano nelle nostre vite di adolescenti. La produzione costò 18,000 $ e l'album vendette 1 milione di copie in una settimana. A priori resta stupefacente il fatto che il singolo (intitolato a una ragazza) che vanta la piu' lunga permanenza al 1° posto in classifica abbia passato le maglie della censura con un verso che faceva "I always get it up for the touch of the younger kind". Dopo un paio di altri 33 in tono minore la band si sciolse, un po' a causa della megalomania del leader e anche per una vergognosa campagna di stampa che metteva all'indice il loro abbigliamento brit-beat.

 

 
 
 

WILCO - Wilco (the Album)

Post n°13 pubblicato il 16 Febbraio 2010 da abacab.s

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tornano i Wilco, ed è già una notizia, anche se non era quello che ci si aspettava dopo "A Ghost Is Born" e il pluripremiato (dalla critica) Sky Blue Sky.  Alcuni speravano tenessero la linea della sperimentazione e il rumorismo sonic youth-style, altri volevano il ritorno dei maestri del folk che dettero alle stampe "A.M. and Being There". Ecco, forse il risultato sta nel bel mezzo. E allo stesso modo con cui i fans digerirono prima con difficoltà Sky blue Sky, per poi metabolizzarlo e salutarlo come uno dei piu' bei dischi di sempre, la battaglia è solo agli inizi, ma il terreno è lo stesso.  Per alcuni è noioso, per altri è privo di ispirazione, per altri ancora è il piu' bel disco dell'anno. Mi limiterei a dire che è un ottimo disco, eseguito da ottimi musicisti, con una ricerca stilistica e una originalità di molto superiore alla norma corrente, che lo rende divertente e scorrevole. E' un disco estremamente "Wilco", nella sua accezione piu' classica direi. E chissa' che col tempo non lo diventi davvero, un classico. 

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THE ANSWER - Everyday demons

Post n°12 pubblicato il 16 Febbraio 2010 da abacab.s

 

Un gruppo di ragazzi nord-irlandesi che rappresentano una delle realtà piu' apprezzate dell'hard rock 70's oriented. The Answer sono al loro secondo album dopo il magnifico esordio di "Rise", e ri-danno ragione a chi sostiene che il rock'n roll non sia cambiato di una virgola in questi ultimi 35 anni. Tuttavia, quando i risultati sono divertenti come questo l'ascolto diventa un piacevole peccato per le nostre trombe d'eustachio. Vi troviamo assoli pirotecnici, un cantante che traccia note spacca-bicchieri, echi dei Free, degli stones e degli Acdc (sarà perchè stanno aprendo i loro concerti?). Se a uno piace l'hard rock diretto e senza compromessi, questo è il disco giusto. Da ascoltare col volume umanamente piu' alto possibile.

 

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Keith Caputo - Cheat

Post n°11 pubblicato il 03 Febbraio 2010 da abacab.s

 

Tra tutte le novità di questo inizio 2010 ecco una delle piu' godibili. Una delle ultime aperture acustiche di un artista generalmente dedito al Metal (è il leader della Band newyorkese Life Of Agony), dove troviamo interessanti interpretazioni di classici (Lou Reed e Cindy Lauper), una bella cover di "For Today I'm a Boy" di Anthony & The Johnsons, e nuovo materiale decisamente sopra la media.

 

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Steve Conte & The Crazy Truth

Post n°9 pubblicato il 18 Gennaio 2010 da abacab.s

In genere ritornano, ma a volte non sono benvenuti. Stavolta è l'esatto contrario.
Steve Conte chitarra e voce solista.
Lee “Leeko” Kostrinsky basso e cori.
Phil Stewart batteri e cori.
Uscito nell'Ottobre 2009, ne avevo letto nei vari blog marcati USA, ma non gli avevo dato attenzione più di tanto, forse perchè, anche se il nostro chitarrista dei New York Dolls suona lo strumento alla grande, dei tanti progetti sfornati fuori dalle Band di provenienza, pochi mi hanno entusiasmato.
Andiamo al sodo.
Già essere parte dei padrini punk sarebbe una posizione abbastanza soddisfacente per alcuni musicisti, ma per Steve Conte è solo un colore sulla tavolozza.
Tuttavia, non possiamo affiliarci con il leggendario New York Dolls e non ottenere qualche vantaggio da esso.
Steve Conte si trova in posizione invidiabile, una volta detenuta da Johnny Thunders. Con la chitarra e un atteggiamento coraggioso NYC riconoscibile, questo trio, ha pubblicato un album di 11 buoni brani, vecchio stile anni '70 da osteria Rock n 'Roll.
Il Punk non può essere stato il genere più progressista e sorprendente da trovare, è uno stile di fondo qui, ma questo spettacolare trio musicale ci dimostra come sia relativamente semplice produrre un piacevole risultato.
Il tono del disco è dato da 'This Is The End', un intro energico con un grande riff, mentre più dello stesso può 'Gypsy Cab', che ha un giro che affascina e che sentiamo ronzare che non si dica. A caccia bluesy in direzione di 'Texas' prima di colpire un assolo di formicolio con 'The goods are odd' e per chi preferisce qualcosa di più melodico, 'The thruth aint pretty' può colpire in loco. Un tocco di soul si manifesta anche in forma di 'pullman della speranza', ma forse il brano che meglio identifica il lavoro è ' Strumpet hearted monkey girl'. Chitarra gitanata con Indie Girl che sembra rubata da Misunderstood versione dei Santa Esmeralda con quei giusti giri in meno che la fanno piacevolmente slowly.
A seguire il brano migliore dell'album, "Junk planet".
Il disco è arricchito dalle prestazioni degli ospiti, tipo il front man Dolls David Johansen all'armonica, la voce soul di Nikki Richards (Tina Turner / Madonna) e Catherine Russell (Al Green) e dai fiati di Danny Ray (Sylvain Sylvain / Johnny Thunders), Tom Timko (Stevie Wonder ) e Kiku Collins (Beyonce).
Dice Conte, "Questo album suona come una band che suona dal vivo perché è batteria, basso e chitarra insieme in una stanza, assoli registrati dal vivo su basi ruvide e dure. E 'stato come fare un concerto. Amo suonare dal vivo con questa band, perché è tutta una questione di gioco e di momento. … Noi non ci limitiamo a fornire le canzoni ... we JAM!"
Steve non ha nulla da dimostrare.
Noi siamo sazi.
P.S. il nome della Band proviene da un poema di Charles Bukowski.

http://rapidshare.com/files/265869692/Steve_Conte___The_Crazy_Truth_PASCALITO.rar

 
 
 

Zapping..

Post n°8 pubblicato il 08 Gennaio 2010 da abacab.s

Ed ecco un video del  maestro ineccepibile. Piu' conosciuto come chitarrista e leader delle Mothers a altre band, e per lo stile Rock/jazz, essenzialmente il nostro aspiro' sempre alla composizione orchestrale.  La sua formazione musicale in tal senso si sviluppo' agli inizi degli anni 70 quando inizio a studiare Edgar Varese, Stravinsky e Stockausen. Le sue geniali pieces saranno registrate da Pierre Boulèz, l'Ensemble Modern e altri.Oboi, tromboni, violini, saxofoni e trombe, vibrafoni e marimbe, complicazioni di tempo  e dissonanze studiate con cura, il caos totale domato dalla ragione armonica e dalla logica matematica. 4/4, 7/7 controtempi, dissonanze, partiture assurde dove a due accordi  si sommano rimandi sinfonico strumentali, rock Wagnerizzati e assoli meravigliosi che valgono l'intero album.

Youarewhatyou is..

 
 
 

FUNK'N'STEIN

Post n°7 pubblicato il 06 Gennaio 2010 da abacab.s

Anche se a inizio 2010, mi trovo a recensire in ritardo un album da me ascoltato in questi giorni di festività, che fà parte della mia personalissima classifica del 2009.
Intanto i Funk'n'stein non sono altro che un gruppo di rispettati musicisti israeliani che usano il loro groove senza compromessi, per ottenere il massimo da quel ritmo che amano, il Funky.
Formatosi inizialmente da 8 funklovers di fama nazionale, dopo vari concerti nei vari club e festival nella loro nazione, con i loro beats funky, soul ed un groove potente e danzereccio, pubblicano il loro album di debutto nel 2006 "the Band" facendosi conoscere anche a livello internazionale.
Partiamo parlando di lui, il leader Elran Dekel. Questi non è che un ragazzone di 2metri con capigliatura afro che è riuscito a dar vita ad una delle band più uniche che si sono evolute nella nuova scena funk.
Una band che si presenta live in questa maniera:
nella parte posteriore, si trova una sezione ritmica killer che possono fare muovere le montagne.
Una sezione media di ottoni, che risplende su ogni movimento. E nella parte anteriore, uno spettacolo puro, che accompagna lo spettatore in un viaggio sonoro con la sua voce di velluto e mega aspetto carismatico portando un suono fresco e tagliente che si basa sulle fonti di band funk del passato, prendendo a piene mani dal sound Motown e dai padri del funky rielaborando il tutto con la disco anni '70.
I Funk'N'Stein utilizzano il loro groove senza compromessi per aumentare un messaggio e fare il cambiamento.
Dimenticavo, vivono ancora in Israele, dove sono sempre accolti in maniera entusiasta dai media locali.
Hanno sempre una solida base di fan in patria e in tutto il mondo, e ci mancherebbe, sono solo da conoscere. Con il loro secondo album fuori, sono determinati a portare il loro amore per la musica a chi ne ha bisogno.


Thats Funk e ascolatelo forte

http://hotfile.com/dl/18445923/ec8cbde/Funknstein_-_The_Next_Level_(2009).rar.html

 
 
 
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