
Qualche giorno fa, sull’onda di un trascinante entusiasmo da vecchio adepto al culto dei Pink Floyd, stavo per acquistare su iTunes Music Store il nuovo cd di David Gilmour, alla modica di € 9,90.
Poi al momento del click decisivo, il dito ha indugiato.
Perchè proprio in quel momento si è fatto avanti il mio animo di “collezionista”; quello di chi, forgiato dal culto del vinile, si è poi adeguato al quello del dischetto argentato, ma fatica all’idea di un micro-contenitore di “digitalmusic” nel quale stipare miliardi di bit da convertire, alla bisogna, in “musica per le proprie orecchie”.
Attenzione!!! Ce l’ho, l’iPod. E come potrei non averlo, proprio io, Mac User della primissima ora e grande sostenitore del “Digital Life Style”!
Diciamo però che ho anche bisogno di ancorarmi alla fisicità degli oggetti, dei contenitori, siano essi libri, dvd e, appunto cd.
Infatti, la musica che scarico, acquistandola (legalmente) su iTMS finisce regolarmente sull’iPod, ma poi me la riverso anche in un bel cd audio, che doto immantinente di regolare contenitore con tanto di copertina... (e a tal proposito devo ancora risolvere il problema dei -pochi- singoli...)
Insomma si diceva di “On An Island”.
Allora, decido di fare un salto da MediaWorld, “tanto per vedere com’è fatta la confezione”.
Che è fatta proprio bene; a forma di libretto... insomma una bella cosa.
Che costa però ben 6 euros in più.
Ora, io lo comprerò certamente (vero Massimo?): la fatica del buon David ci sta di diritto, tra i 15/20 cd che generalmente compro in un anno.
Però non posso fare a meno di non riflettere sul fatto che, la crisi della musica (che poi è la crisi del cd, visto che di musica se ne sente e se ne trova ovunque) è, in gran parte causata dal prezzo dei cd.
Se è vero che da luglio ad oggi sono stati acquistati in formato digitale e solo dal negozio Apple oltre mezzo miliardo di brani, vuol dire che comunque esiste ancora una certa propensione all’acquisto.
Ora si tratta di stabilire quanto vale la differenza tra l’acquisto virtuale e quello reale.
Io sono convinto che non dovrebbe superare i tre euro. Meglio se fosse di due. E parlo naturalmente delle novità. Chè gran parte del “catalogo” lo trovi già oggi a meno di dieci euro (anche se l’ideale sarebbe intorno ai sei).
In questo modo sono certo che si risposterebbe l’interesse verso i supporti “reali”.
Mi si dirà che la faccio facile, che così non ci sarebbero più margini sufficienti, e forse è vero.
Ma non sono io a piangere per la morte del mercato discografico.
E allora, se è morto come dicono, è meglio poco di qualcosa o molto di niente?
Inviato da: mai_piu_senza
il 23/04/2009 alle 00:52
Inviato da: venere.891
il 05/11/2008 alle 09:56
Inviato da: turistaorfanapv
il 14/10/2008 alle 17:15
Inviato da: turistaorfanapv
il 14/10/2008 alle 17:10
Inviato da: mai_piu_senza
il 29/09/2008 alle 05:02