TARTARUGHE

...tutto ciò che ha a che fare con le tartarughe...

 
 

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Inoltre, molto del materiale presente è frutto di ricerche sul web, pertanto esiste la possibilità che nel blog siano state pubblicate foto o testi senza il consenso dell'autore o proprietario del diritto.
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Messaggi del 18/05/2006

Post N° 251

Post n°251 pubblicato il 18 Maggio 2006 da G_ietta
 

 
 
 

Post N° 249

Post n°249 pubblicato il 18 Maggio 2006 da G_ietta
 
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GLI ANTINUTRIZIONALI

Post n°248 pubblicato il 18 Maggio 2006 da G_ietta
 
Foto di G_ietta

Si è soliti dare poca importanza all'alimentazione dei rettili mantenuti in cattività, partendo dal presupposto che l'animale stesso sia in grado di scegliersi la giusta dieta e quindi non sovrabbondi con cibi ed elementi nutrizionali potenzialmente pericolosi. Questo principio può essere accettabile per gli animali liberi con ampie possibilità di scelta nell'assortimento vegetale da cui attingere per il pasto quotidiano.
Diverso è il discorso in un'area circoscritta come un giardino, dove  il prato polifito può essere stato sostituito da una monocoltura ( spesso trifoglio ) con finalità ornamentali o presupponendo esigenze alimentari non idonee per le nostre beniamine.
E' bene conoscere le proprietà antinutrizionali che possiedono diversi vegetali per non eccedere nella loro somministrazione alle tartarughe terrestri, integrando eventualmente quanto può venire a mancare a seguito di specifiche abitudini alimentari per ottimizzare la nutrizione in cattività.
Gli antinutrizionali
I fattori antinutrizionali sono definiti come sostanze che così come tali o attraverso loro metaboliti, che compaiono nei sistemi biologici degli esseri viventi, interferiscono con l'utilizzazione degli alimenti, influenzando la salute e la produzione animale.
Una prima distinzione può permettere di suddividere i fattori antinutrizionali in intrinseci all'alimento ed in acquisiti.
I primi si riferiscono a molecole naturalmente presenti negli alimenti e sotto controllo genetico. Questi fattori antinutrizionali possono creare situazioni di malnutrizione.
Quelli acquisiti dall'alimento sono, invece, opera dell'ambiente sia pure più o meno favoriti da una naturale predisposizione.
Gli antinutrizionali possono essere classificati in quattro gruppi:
Fattori che influenzano l'utilizzazione e la digestione delle proteine: inibitori delle proteasi, tannini, lectine.
Fattori che influenzano l'utilizzazione dei minerali: fitati, ossalati, glucosinolati. Antivitaminici.
Fattori con attività varia: micotossine, mimosine, cianogeni, nitrati, alcaloidi, agenti fotosensibilizzanti, fitoestrogeni e saponine.
Inibitori delle proteasi: tripsina, chimotripsina
Si tratta di sostanze che ostacolano la normale attività degli enzimi specializzati nella degradazione e scomposizione delle proteine e dei polipeptidi, in composti più semplici ed in singoli aminoacidi. L'effetto antinutrizionale comporta una riduzione della digestione ed una carenza secondaria di aminoacidi essenziali come la metionina e la lisina.
Si può assistere ad una diminuzione della crescita ed all'ingrossamento del pancreas.
Questi fattori antinutrizionali si trovano in alcune verdure fresche: piselli, fagioli, fagiolini, soia e nelle leguminose in generale, nonché nella cariosside del frumento, della segale, dell'orzo e nei semi dei cereali in genere; vengono inattivati fino al 95% da trattamenti con vapore a 100 °C.
Tannini
Sono sostanze aromatiche di natura fenolica dal forte potere astringente, che formano con proteine, carboidrati e altri polimeri, dei composti indigeribili.
I tannini si legano, inoltre, agli enzimi digestivi limitando notevolmente l'assorbimento intestinale di tutti i nutrienti.
In elevate percentuali hanno evidenziato anche attività cancerogena.
I tannini sono presenti in quantità più o meno elevata nelle foglie e nei frutti di molte piante, come ad esempio nei prugnoli, nella scorza degli acini e semi dell'uva, ma anche nelle leguminose, in particolare piselli e fagioli, nonché nelle foglie caduche degli alberi. I tannini sono per lo più termostabili. L'estrusione sembra ridurre il contenuto di tannini.
Lectine ( emoglutinine )
Si tratta di sostanze che si combinano con i carboidrati delle membrane cellulari ( mucosa gastrica ed intestinale ), ostacolando in tal modo l'assorbimento dei nutrienti, le lectine si legano alle cellule del sangue determinando agglutinazione delle emazie.
Ritroviamo tali antinutrizionali nelle leguminose in particolare nel fagiolo, pisello, soia e fava.
Le lectine sono termolabili.
Fitati
L'acido fitico è una sostanza contenuta in molte piante. Esso forma complessi legandosi ad anioni come il calcio, il manganese, lo zinco ed il rame formando composti insolubili detti fitati. Ciò comporta un minore assorbimento dei  corrispondenti sali minerali. I fitati sono contenuti in tutti i semi di cereali e nelle leguminose come soia, piselli e fagioli;
Solo il 10% dell'acido fitico viene perso con il trattamento a caldo. Per ridurre il contenuto di acido fitico si utilizzano fitasi o microrganismi con attività fitasica oppure l'immesione in acqua a determinati pH e temperature per stimolare l'attività delle fitasi endogene.
Ossalati
Questi antinutrizionali sono scarsamente assorbiti poiché insolubili, per cui i casi di avvelenamento da ossalati sono molto rari. La pericolosità è dovuta al legame che formano con il calcio creando composti inassorbibili e, quindi, non più utilizzabili dalle tartarughe. In pratica pur essendo presenti nella dieta appropriate quantità di calcio, questo in presenza di ossalati, non consente una perfetta calcificazione delle parti ossee, in modo particolare del carapace.
Gli ossalati sono da considerare come un prodotto tossico del ricambio vegetale che deve essere eliminato o precipitato in forma insolubile, perché non rimanga in circolazione. Per questo le piante lo depositano nelle foglie come ossalato di calcio insolubile e lo eliminano con la caduta.
Sono presenti in diverse verdure e vegetali: spinaci, bietole, pomodoro, melanzana, peperone, sedano, fagioli, trifoglio, felci, nei funghi, ma soprattutto nei cosiddetti " spinaci Nuova Zelanda ", nonché nelle graminacee e nei semi gialli dei cereali.
Gli ossalati vengono dissolti solo in parte in acqua durante la cottura.
Glucosidi
Possiamo differenziarli in tre gruppi: Glucosidi cianogenetici, Glucosinolati e Saponine. Si tratta di composti costituiti da uno zucchero legato ad un altro componente ( aglucone ), che diventano tossici dopo l'azione enzimatica (glucosidasi). I glucosidi cianogenetici diventano tossici dopo idrolisi liberando HCN ( acido cianidrico ), i glucosinolati deprimono la sintesi e la secrezione dell'ormone tiroideo, le saponine possiedono attività emolitica sulle emazie e provocano alterazione della parete cellulare. Sono sostanze ad elevato potere schiumogeno che, una volta ingerite, tendono a formare schiume all'interno dello stomaco ostacolando l'eruttazione; questo determina un aumento del volume stomacale fino ad arrivare alla compressione dei polmoni.
I glucosidi sono presenti nel trifoglio, erba medica, fagioli, nelle crocifere come il cavolo e cavolfiore, nelle patate dolci, nelle mandorle, nel mais e nei semi e noccioli di svariati tipi di frutta. Il contenuto di questi fattori antinutrizionali è basso, ma può diventare pericoloso, poiché le parti non edibili dall'uomo possono essere somministrate in abbondanza alle tartarughe. I glucosidi sono neutralizzati con trattamento termico ad eccezione delle saponine.
Attenzione, quindi alla somministrazione abbondante di erbe fresche come trifoglio, erba medica e leguminose in genere, contenenti quest'ultimo glucoside.
Antivitaminici
Si tratta di sostanze termolabili che distruggono specifiche vitamine, causandone carenza.
Le leguminose come la soia ed i fagioli contengono l'antivitamina D, il pisello, l'erba medica ed il trifoglio, l'antivitamina E, il trifoglio contiene, inoltre, precursori  antivitamina K.
Nitrati
I vegetali naturalmente non contengono quantità tali di nitrati da causare danni, il pericolo deriva da ortaggi fertilizzati con composti azotati, seguendo pratiche agronomiche volte al raggiungimento di elevate produzioni mediante alti dosaggi di concimi azotati; questi trasferiti alle verdure portano il contenuto dei nitrati a livelli dannosi. I nitrati provocano intossicazione ed alterazione a carico del sangue ( metaemoglobinemia ). I vegetali che accumulano più nitrati sono: gli spinaci, le bietole, i  cavoli, la lattuga ed il trifoglio.
Si può ridurre il contenuto dei nitrati mediante cottura in acqua dell'alimento (i nitrati passano in parte nell'acqua).
Alcaloidi
La solanina è l'alcaloide antinutrizionale più noto, questo fattore inibisce la colinesterasi ( enzima che scinde gli esteri della colina ). Tale sostanza è presente sotto la buccia della patata e nei germogli. Non somministrare alle testuggini bucce o parti verdi dei tuberi di patata soprattutto se germogliati.
Trattandosi di sostanze idrosolubili, la cottura in acqua neutralizza tale sostanza.
L'elencazione di antinutrizionali proposta è incompleta sia per aver tralasciato fattori del tutto estranei alla dieta vegetale delle testuggini, sia per le limitate conoscenze che ancora oggi offre la letteratura, che attribuisce a " fattori sconosciuti " specifiche manifestazioni antinutrizionali.
Desideriamo, peraltro citare alcuni elementi che rivestono un ruolo importante nell'assimilazione dei nutrienti delle tartarughe terrestri vegetariane.
Fibra
Si suggerisce un tenore di fibra dell'8% ; eccessi di fibra vegetale nell'alimentazione portano ad un basso utilizzo delle vitamine e microelementi presenti nella dieta, poiché possiede un forte potere assorbente. La fibra ha, inoltre, una forte azione stimolante l'evacuazione intestinale, per cui un contenuto eccessivo rende la digestione troppo breve e non permette una naturale utilizzazione anche dei macroelementi.
Cloruro di sodio
Il sale da cucina deve essere bandito dall'alimentazione delle tartarughe in quanto va ad appesantire il sistema renale per eccesso salino, determinando ritenzione idrica. Sono perciò da evitare tutti gli avanzi di cucina salati; i salumi sono particolarmente nocivi.  
Proteine
La somministrazione di grandi quantità di proteine ad animali erbivori porta ad un forte appesantimento dell'apparato digerente e squilibri enzimatici, con alterazioni dei valori ematici ed effetti tossici se una tale alimentazione perdura per lunghi periodi.
Non umanizziamo le nostre tartarughe con pezzetti di carne o crocchette per cani, pezzetti di prosciutto o il tuorlo dell'uovo, sono cibi assolutamente da bandire per le tartarughe terrestri vegetariane, così come rappresentano un pericolo per quelle palustri. Una simile alimentazione porterà a forti ingrassamenti, inspiegabili inappetenze, costipazioni, diarree, sintomi di carenza nutrizionale e, nel lungo termine, possibilità di comparsa di tumori all'apparato digerente.
Carboidrati
Alte somministrazioni di carboidrati, soprattutto se complessi, a tartarughe erbivore, ma anche carnivore, porta ad un appesantimento intestinale dovuto a fermentazioni e squilibri enzimatici,  nonché alterazione dei valori ematici con possibili costipazioni, diarree ed effetti tossici.
Conclusioni
seguendo una dieta ben equilibrata e varia, pur contenente singoli ingredienti con proprietà antinutrizionali, ben difficilmente si potranno osservare fenomeni antinutrizionali. Sarà, invece, da monitorare una dieta monotematica o che insista su categorie di alimenti che possiedono analoghi fattori antinutrizionali.
L'utilizzo di un mangime specifico per tartarughe terrestri ed altri rettili vegetariani, come il Sera Raffy Vital, può rappresentare la soluzione ideale, sia per il mix di ingredienti utilizzati nella formulazione, sia per l'estrusione ( lavorazione del mangime che neutralizza il 90% degli antinutrizionali ) e per la mirata integrazione di vitamine e sali minerali che esclude eventuali carenze secondarie.

 
 
 

TARTARUGA PALUSTRE EUROPEA

Post n°247 pubblicato il 18 Maggio 2006 da G_ietta
 
Foto di G_ietta

EMYS ORBICULA
In tutte le specie di tartarughe la differenziazione sessuale è ben poco evidente. Esistono alcune caratteristiche generali in base alle quali è possibile distinguere i maschi dalle femmine nei soggetti adulti (in quelli giovani distinguere il sesso non è possibile) ma si tratta di differenze così poco evidenti che possono essere rilevate per lo più solo con attento esame comparativo diretto.
La femmina è generalmente più grande, mentre la sua coda è più corta della metà del carapace e il piastrone è piatto. Il maschio al contrario ha taglia minore, piastrone concavo, coda più lunga della metà del carapace ed anche unghie più lunghe e ben affilate. Nei maschi l'apertura anale è situata più indietro che non nei soggetti di sesso femminile.
Fino a pochi anni fa si pensava che la maturità sessuale fosse raggiunta abitualmente a 12-13 anni dai maschi e a 15 - 20 dalle femmine; ricerche recenti hanno invece dimostrato che entrambi i sessi possono positivamente accoppiarsi già a 6 - 8 anni se il loro carapace misura 9 -12 cm. di lunghezza.
Con un clima particolarmente rigido, la maturità sessuale arriva più tardi . Può sembrare molto, ma si deve tenere conto che stiamo parlando di una specie particolarmente longeva.
Esistono casi documentati di esemplari che hanno superato i 120 anni di età. In natura, comunque, la longevità media può variare tra i 10 e i 70 anni.

 
 
 
 
 

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CHE COS'E' LA CITES



La CITES è la convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione
(CITES= Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora), firmata a Washington il 3 marzo 1973 (e per questo conosciuta in Europa anche come "Convenzione di Washington") è un trattato internazionale applicato in più di 130 Paesi del Mondo. Il suo scopo è di disciplinare il commercio internazionale di specie animali e vegetali affinché questo non ne minacci la sopravvivenza.
www.corpoforestale.it

L'Ufficio CITES puo' fornire informazioni sulle specie protette e sulle leggi in vigore.
La polizia giudiziaria ha il compito di vigilare sull'applicazione delle norme in vigore. Per quanto riguarda il possesso di animali esotici e animali selvatici nostrani protetti e' competente l'Ufficio CITES presso il Corpo Forestale dello Stato (tel. 026709479).
In particolare si ricordino alcune norme che riguardano le tartarughe:
Tartarughe di terra (genere Testudo).
Tutte le tartarughe del genere Testudo sono protette e il loro possesso deve essere denunciato all'Ufficio CITES, cosi' come, entro 10 giorni, ogni nuova nascita e i decessi.
Tartarughe esotiche d'acqua: la maggioranza delle specie di tartarughe d'acqua esotiche in commercio non sono protette. Per verificare con esattezza se la specie in possesso rientra in questa categoria e' possibile chiedere informazioni al'Ufficio CITES presso il
Corpo Forestale dello Stato tel. 026709479.
Queste tartarughe sono esotiche e non possono quindi essere rilasciate in natura a causa dei danni che provocherebbero alla fauna locale. Per questo il WWF sconsiglia l'acquisto di specie esotiche, non solo tartarughe.
Chi non fosse piu' in grado di occuparsi della propria tartaruga puo' rivolgersi a:
ENPA sede di Milano tel 0297064220

Centro tartarughe CARAPAX a Massa Marittima in Toscana
tel 0566/940083 carapax@cometanet.it

 

SEI PRONTO AD ALLEVARE UNA TARTARUGA?


1-DA DOVE PROVIENE?

conoscere l'esatta provenienza dell'esemplare scelto ci farà capire meglio le sue esigenze di allevamento.
2-CHE DIMENSIONI RAGGIUNGE?
è importante sapere anticipatamente quanto crescerà la nostra tartaruga, in modo tale da essere certi di poterle offrire uno spazio adeguato, senza poi,come succede fin troppo spesso, doversene liberare.
3-SERVE IL CITES?
Prima di acquistare l'esemplare che abbiamo scelto verifichiamo se,quella specie,necessita di documentazione, e che, il negoziante o l'allevatore ce lo rilasci.
In modo da evitare sanzioni o addirittura il sequestro dell'esemplare.
4- COSA MANGIA?
La dieta deve essere varia equilibrata e deve evitare i mangimi confezionati.
Deve,per quanto possibile,racchiudere tutti i cibi che normalmente la tartaruga troverebbe  nel suo habitat naturale.Un'alimentazione errata può provocare gravi danni alla salute delle nostre Belve.
5- A CHE TEMPERATURA/UMIDITà ecc. DEVE VIVERE?
Molte persone si preoccupano solo di avere un esemplare "particolare", ignorando però che magari, quell'esemplare è nato in foreste tropicali, e che quindi, avrà molte difficoltà a vivere nei nostri climi, o comunque in piccoli terrari dove si "cerca" di ricreare l'habitat naturale.
Occorre conoscere a che temperature vanno in letargo e a quali si svegliano.
Informarsi, quindi, su tutto ciò che sono le "necessità biologiche"(passatemela!) della tartaruga.cerchiamo magari di prediligere specie autoctone.








 

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buongiorno ho due tartarughe d'acqua da circa 13 anni,...
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