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Post N° 109

Post n°109 pubblicato il 11 Settembre 2006 da taxinews
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Bersani:   «Per welfare e previdenza.
Il ministro:   i cambiamenti vanno fatti, anche per difendere.
ROMA - Ministro Bersani, sta accadendo quello che era facilmente prevedibile: la sinistra radicale attacca a testa bassa sulla Finanziaria e i riformisti appaiono piuttosto timidi. Si leva la voce del leader dei Ds, Piero Fassino, ma isolata, come ha osservato ieri sul «Corriere» Ernesto Galli Della Loggia. «Sul fatto che serva una manovra sostanziosa non siamo isolati - risponde il ministro dello Sviluppo, Pierluigi Bersani-. Uno può guardarla come vuole, ma partiamo dal fatto che il precedente governo ci ha lasciato senza più avanzo primario e con un debito che ha ripreso a crescere. E quello che dobbiamo fare lo stiamo dicendo chiaramente». Ma non al punto da fare la voce grossa nei confronti di Rifondazione e degli altri partiti della sinistra radicale. «Io non faccio voci grosse. Tutto quello che abbiamo fatto finora ha avuto il consenso di Rifondazione. La questione non è tirare una riga tra radicali e riformisti e darsi dei cazzotti. Ci sono già troppi match in giro...». E allora? «Bisogna accompagnare l' azione di governo con un' azione della politica tesa a fare maggior sintesi. Non è che possiamo arrivare alla fine della legislatura con un centrosinistra di nove partiti. Non esiste nel mondo!». Bisogna fare il Partito democratico? «Sì, ma non come un' operazione a tavolino, bensì partendo da una scelta di valori e coinvolgendo il più possibile la gente. Ci vuole un progetto di respiro per un partito politico per il nuovo secolo, ricordandoci che tutte le volte che si è fatto un partito che poi è durato è sempre nato da una grande operazione di cultura politica, dall' Appello ai liberi e forti alle Tesi di Lione». Forse il tormento dei Ds è dovuto al fatto che il partito è in una fase di passaggio. È come se volesse conciliare Cipputi e Giavazzi, il vecchio insediamento operaio con l' economia liberale? «Cipputi e Giavazzi... sarebbe una splendida sintesi. A Firenze, dove feci la relazione programmatica dell' Unione, buttai lì la frase un po' forte: "Liberalizzare è di sinistra". Adesso girando per le feste de l' Unità, soprattutto i giovani mi dicono: "È giusto". Ci siamo ripresi la parola che Berlusconi ci aveva portato via, "libertà", e vi abbiamo aggiunto "è giusto". Questo tratto d' identità è già incorporato nei Ds. Semmai il tormento viene dal fatto che accanto al tifo per il governo c' è anche la sensazione che il problema del sistema politico che abbiamo non è risolvibile neanche col miglior governo possibile. E torno quindi a quello che dicevo prima». Ma allora perché non fate con urgenza la riforma del sistema elettorale? «Sono d' accordo, ma non basta. Da un lato ci vuole una politica di governo incisiva: la bicicletta deve correre, altrimenti non sta in piedi. Dall' altro deve andare avanti il progetto del Partito democratico». A quel punto sarebbe più facile fare a meno della sinistra radicale? «Non dico questo. Certo che a quel punto ci sarebbe un nuovo baricentro nel centrosinistra anziché nove partiti come oggi. Poi non sarà un partito esclusivo, ma certo sarà la colonna portante del centrosinistra. E questo cambia tutto». Le piacerebbe che fosse già così, per far vincere la linea rigorista sulla Finanziaria. «Non mi piace chiamarla linea rigorista. Penso piuttosto che la Finanziaria, anche se non può essere il luogo che esaurisce le riforme, deve però avviarle. Non vogliamo tagliare, ma migliorare il welfare». E l' aumento dell' età pensionabile? «Sulla previdenza dobbiamo risolvere quattro punti: una fascia di giovani che rischia di non avere la pensione, la previdenza integrativa che non è partita, lo scalone ereditato da Maroni, la speranza di vita che è aumentata. Lo faremo partendo dalla Finanziaria e continuando con il negoziato coi sindacati» Anche a costo di scontrarvi con la sinistra radicale e Cgil, Cisl, Uil? «Non ci credo che i sindacati rifiuteranno un ragionamento per migliorare il sistema. Certo non sto dicendo che sarà una passeggiata, ma troveremo un punto d' incontro. Abbiamo fatto in passato riforme ben più radicali d' accordo col sindacato». Eppure tutti i giorni assistiamo a uno scontro nella maggioranza e col sindacato tra riformisti e sinistra radicale. «Non sono mai stato per una divisione un po' politicista fra radicali e riformisti. E faccio un altro ragionamento. Primo: chi governa dovrebbe chiedersi tutti i giorni che cosa cambio oggi, perché anche per difendere le cose buone bisogna cambiare. Invece da noi questa attitudine è assolutamente scarsa a tutti i livelli. Secondo: bisogna avere in testa una direzione di marcia del cambiamento». Per lei qual è? «Per me si sintetizza in due parole: più libertà e più equità. L' Italia in confronto agli altri Paesi europei ha più meccanismi corporativi, più diseguaglianze nei redditi e meno mobilità sociale. Questo richiede un programma improntato a un riformismo radicale». Che non piacerà certo alla sinistra massimalista. «Sì, ma poi si può trovare l' intesa. Stiamo governando sulla base di un programma comune. Il problema di questa eccessiva dialettica nasce invece, come dicevo, dalla struttura politica dove si muovono riformismo e radicalismo. C' è un sistema dove la frammentazione porta a una concorrenza perfino tra radicali e radicali e tra riformisti e riformisti». Per esempio? «È del tutto evidente che la posizione del Pdci prende quasi quotidianamente le misure con quella di Rifondazione. E qualcosa di analogo accade anche nei rapporti tra Margherita e Ds su questo o quel tema». Lei ormai è l' uomo delle liberalizzazioni, ma l' altro giorno in Consiglio dei ministri il leader della Margherita Francesco Rutelli l' ha accusata di dirigismo sovietico perché vorrebbe su di sé tutta la politica industriale. Che cosa è successo? «Non riesco a immaginarmi come statalista o dirigista. Non intendo affatto modificare le competenze di nessuno, voglio invece offrire un luogo di sintesi, per chi vuole. Dobbiamo passare da una politica industriale basata sulle norme a una centrata sugli obiettivi, individuando nuove frontiere tecnologiche sulle quali concentrare i progetti delle imprese, a deguatamente sostenuti dal pubblico». Prodi a Cernobbio ha detto che insieme con lei vuol fare una politica industriale alla francese, secondo gli indirizzi della commissione Beffa. Ma in Francia questo approccio è accusato proprio di centralismo. «Non faremo come Beffa, perché non abbiamo un sistema di grandi imprese. Ma in quell' iniziativa c' è un criterio ispiratore presente in un documento della commissione europea e in Paesi come Germania e Francia. Anche noi non possiamo più fermarci al finanziamento di capannoni o all' acquisto di macchinari. Dobbiamo finanziare progetti». Bisogna rivedere anche i soggetti che fanno politica industriale, come Sviluppo Italia? «Credo che Sviluppo Italia debba avere essenzialmente una funzione di attrazione degli investimenti. Tutto il resto va sicuramente sistemato perché adesso non si capisce più quale sia la sua mission». Ministro, facciamo un primo bilancio del decreto di luglio. Sui taxi un solo accordo a Roma e con la promessa che aumenteranno le tariffe, gli avvocati fanno una circolare per vanificare il no alle tariffe minime. Alla fine vinceranno le corporazioni? «Non conosco promesse di aumenti. Conosco, come nel caso dei farmaci da banco, significative riduzioni. In ogni caso non si liberalizza in un colpo solo, ma si dà un colpo e poi si tiene botta per evitare il rinculo. La circolare degli avvocati credo che possa essere un ottimo oggetto d' interesse per l' Antitrust». E la seconda puntata delle liberalizzazioni? «In Parlamento ci sono già tre disegni di legge, su energia, servizi pubblici locali e l' azione collettiva dei consumatori. Penso che ne arriveranno altri due, sugli ordini professionali e sui servizi radiotelevisivi». 
Marro Enrico (10 settembre, 2006) Corriere della Sera 
LA CURIOSITÀ.........
Taxi in beneficenza e benzina scontata
Il tassametro funzionerà regolarmente, ma l' incasso invece di andare al conducente sarà versato in grandi salvadanai. E poi tutto il ricavato finirà in beneficenza. Cinque auto bianche della cooperativa Pronto Taxi 6645 presteranno servizio per la Notte bianca, dalle 22 di oggi alle 7 di domani mattina, con un solo obiettivo: raccogliere quanti più soldi possibile da donare alla parrocchia Santa Maria del Rosario. Le vetture saranno contrassegnate da adesivi. La società Autostrade per l' Italia, invece, ha deciso di fare un piccolo regalo agli automobilisti: nei 15 punti vendita Eni, Esso, Tamoil e Total della rete romana dalle due di oggi pomeriggio alle dieci di domani sera praticheranno nelle isole «self service» uno sconto di cinque centesimi a litro sui carburanti.
(9 settembre, 2006) Corriere della Sera    
 

 Anno XI n. 2605 di lunedì 11 settembre 2006 (
PI - News)Real Time Rome, la capitale vive in digitaleTelecom è il maggiore sponsor di un progetto del MIT per la Biennale di Venezia, per visualizzare in tempo reale la vita urbana di Roma: dal traffico dei mezzi di trasporto pubblico all'uso dei cellulari da parte della popolazione
Roma - La città eterna diventa una città digitale che prende vita sul monitor: è il progetto Real Time Rome, presentato alla Biennale di Venezia e creato da un gruppo di ricercatori del MIT. L'iniziativa, strutturata attorno all'analisi software dei dati GPS forniti dai mezzi pubblici e delle centrali di telefonia mobile Telecom Italia, vede la partecipazione di altri big come Google: l'obiettivo è quello di poter visualizzare l'essenza vitale di una grande metropoli.

 
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