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Ladri di biciclette. A Palermo le biciclette vanno a ruba.

Post n°29 pubblicato il 14 Gennaio 2012 da thebrowndessert
 
Foto di thebrowndessert

Ormai è diventato un fenomeno a tutti gli effetti. A Palermo si segnalano numerosi furti di biciclette, cosa alquanto strana considerando che in città c'è una resistenza ad utilizzare mezzi alternativi all'automobile. Vanno molto le motociclette, altresì dette "motore", accezione che comprende anche i ciclomotori e le vespe; vanno molto i suv, le auto sportive, poco i mezzi pubblici, che effettivamente sono carenti nella puntualità e nella frequenza; per nulla la metropolitana - solo due linee con orari da diligenza del Far West - tanto che in alcune fasce orarie vengono tagliate le corse per mancanza del numero legale di utenti/clienti. Ma di bici non c'è traccia, poca roba, solo qualche elemento fuori dal coro, che ogni tanto si intravede, districandosi tra file interminabili e gli ingorghi semaforici. Le bici vanno a ruba, considerando che nel mio palazzo ne sono sparite tre nel giro di due settimane. Una di queste attaccata ad un palo e tutte e tre ricoverate all'interno di uno spazio condominiale chiuso a chiave, che ospita contatori, cassonetti della raccolta differenziata, attrezzi di manutenzione dello stabile. I maggiori utilizzatori di biciclette in città sono cittadini extracomunitari, appartenenti a due o tre etnie specifiche (nord africani, regioni del sud-est asiatico, turisti del nord europa). Mentre i turisti del nord europa sono di passaggio, in quanto tali, gli altri gruppi etnici sono ben inseriti e non avendo ingenti risorse per potersi mantenere, giustamente sfruttano un mezzo altamente economico, con costi di gestione e manutenzione pari allo zero. Effettivamente, da fonti autorevoli, si viene a sapere che esiste un giro molto organizzato di furti di biciclette ad opera di cittadini extracomunitari, in alcuni casi con tutto il palo dove spesso sono attaccate, in pieno giorno, con tecniche ben collaudate, allo scopo di reperire bici da utilizzare e bici da smotare totalmente per vendere i pezzi di ricambio. Il mercato ha costi irrisori, una bici rubata si aggira, se in buone condizioni, sui venti euro. Se nuova, massimo trenta, trattabile. Naturalmente, gli acquirenti appartengono al gruppo etnico di riferimento a quello che opera il furto. La questione, analizzata dal punto di vista sociologico, non criminale, (e poi lungi da me fare terrorismo razziale!) fa ben riflettere sulla possibilità che gli indigeni - me compresa - possano optare sull'utilizzo della bici per abbattere i costi dei mezzi di trasporto drasticamente, con un notevole vantaggio in termini di salute e benessere fisico. La bicicletta aiuta a potenziare molti gruppi muscolari, è agile, poco ingombrante, non devi pagare bolli, tasse, carburante, niente. Praticamente il mezzo ideale per questi tempi di crisi o per sempre, considerando i vantaggi che offre dal punto di vista della forma. Palermo, tra le altre cose, si presta molto all'utilizzo della bici, è una città fondamentalmente pianeggiante, molto facile da percorrere, con strade ampie da poter ciclare in tutta tranquillità (sarei cauta su quanto appena affermato...). Non considerando le piste ciclabili, inesistenti nella pratica, dato l'imbecillità con la quale sono state tracciate e le barriere architettoniche che incontrano, girare in bici sarebbe la cosa ideale se lo facessero in molti. E' da kamikaze, andare in bici durante l'ora di punta, con gli scarichi al massimo della potenza e le auto che sfrecciano da tutte le direzioni. Anche se, rispetto agli incidenti ai pedoni - anche gravi - quelli alle bici sono meno frequenti. Bella consolazione, diciamo... Il problema quindi va, non solo analizzato, ma considerato per quello che è, se tutti utilizzassimo la bici, non ci sarebbero livelli di inquinamento paurosi, niente traffico e stress conseguente, nessun inquinamento acustico, ma solo il drin drin, di qualche campanello, forse il rullìo di qualche bici elettrica per i più refrattari alle pedalate non assistite. Proprio come avviene a Parigi ormai da qualche anno, dove alle stazioni dei carburanti, ci sono affiancate le stazioni di ricarica elettrica delle bici, che puoi prendere in punti diversi della città, a prezzi irrisori, senza paranoia alcuna. Ma queste sono cose fuori dall'ordine delle idee di noi italiani, in generale. Perchè, se la benzina va alle stelle cosa ci può importare se vado in bici, sarebbe solo un problema di chi fa lunghe percorrenze, sarebbe un problema dei camionisti che fanno su e giù dall'Italia vuoti. A noi che cosa importerebbe? Vado in giro con la mia bici, mi godo il paesaggio urbano, che spesso ci è del tutto indifferente, contribuisco, mio malgrado alla politica dei prezzi dei carburanti, che francamente sta diventando imbarazzante e senza pudore alcuno, peggio di quanto possano fare i disperati che rubano le bici per poter sopravvivere nell'italica Terra Promessa.

 
 
 
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