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Un uomo che si rispetti non ha patria (7)

Post n°365 pubblicato il 14 Febbraio 2015 da lab79
 


"Ogni miserabile babbeo, che non abbia al mondo nulla di cui poter essere orgoglioso, si appiglia all'ultima risorsa per esserlo, cioè alla nazione cui appartiene: in tal modo egli si rinfranca ed è ora pieno di gratitudine e pronto a difendere con le unghie e con i denti tutti i difetti e tutte le stoltezze caratteristiche di quella nazione."


"La più umile specie di superbia è l'orgoglio nazionale. In chi ne è affetto esso rivela infatti la mancanza di qualità individuali delle quali potrebbe andare orgoglioso; altrimenti non ricorrerebbe a ciò che condivide con tanti milioni di individui."
 
Arthur Schopenhauer
Molti di quelli che non si ritrovano nei simboli tradizionali di una patria (la sua bandiera, il suo inno, l'adorazione del principio di identificazione tra il cittadino e la nazione) annuiranno a queste affermazioni, soddisfatti. Ma la verità è che questi aforismi, alla stessa maniera del titolo del post (Citazione a sua volta di Emil Cioran, per chi se lo fosse perso) proprio nel loro essere delle provocazioni, si applicano a tutti noi. Perché è nella nostra natura di animali sociali cercare di raggrupparci con coloro che sentiamo simili, o con i quali ci sembra di condividere qualcosa. La lingua, le abitudini, sono tra i collanti sociali più forti. Poi vengono l'idea di una storia condivisa, e di un futuro in cui ci sia spazio per entrambi, noi e i nostri simili, a spingerci a collaborare con gli altri, per ottenere scopi che da soli, mai avremmo ottenuto.
Non bastava il sogno di un uomo per portare anche un uomo solo sulla luna. Ci è voluto lo sforzo di una nazione intera, per una volta un sogno come fine immediato, e una dimostrazione di superiorità come fine strategico. A tali fini è stata messa a disposizione la potenza moltiplicatrice di un'organizzazione complessa, ordinata e cosciente di sé.
Emanazione di un popolo, lo stato riassume in sé gli aneliti e le imperfezioni di una società. Coagula un insieme di leggi, canalizza le potenzialità economiche, ne indirizza la storia, in base a una sua interpretazione della volontà del corpo da cui nasce. Ma lo stato non è il popolo, non è la nazione, né tantomeno la patria. Se la patria è l'insieme di sentimenti, sogni e storia che accomunano e rendono concreto un popolo, la nazione è il corpo giuridico in cui queste istanze prendono forma. Il popolo l'insieme di singoli, ognuno con le proprie caratteristiche, che condivide almeno in parte con gli altri componenti e tutti insieme uniscono i propri sforzi per costruire lo Stato: la Macchina attraverso le cui molteplici funzioni affermare e difendere la propria esistenza. Una macchina che però va al di là dell'idea comune di macchina (Un insieme di componenti [...] connessi solidalmente allo scopo di adempiere un'azione ben determinata) e che più si avvicina al Moloch tanto temuto dell'intelligenza artificiale: L'intelligenza collettiva. Lo stato è infatti conscio di se stesso, resiste ai cambiamenti se li trova svantaggiosi, anche contro le spinte del popolo di cui è emanazione, difende la propria esistenza anche a costo dei singoli elementi che lo compongono, e il suo fine ultimo è quello dell'autoconservazione, prolungare la propria esistenza indefinitamente.

All'ombra di questa bestia troviamo rifugio, singolarmente incapaci di difenderci dal mondo, ma collettivamente capaci di conquistarlo, ricostruirlo oppure distruggerlo. Di questa bestia siamo i padroni, ma solo collettivamente siamo capaci di tenere il suo guinzaglio, ed è per questo che abbiamo il dovere di restare vigili, di applicare continuamente la ragione critica e di migliorare la conoscenza tecnica della macchina, pronti a coglierne ogni malfunzionamento e deriva.

Prima che sia la macchina stessa a divorarci. 


Angelina Jordan performs "Fly me to the moon" on Senkveld Norwegian "The Late Show" 21.03.2014

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Commenti al Post:
bisou_fatal
bisou_fatal il 14/02/15 alle 11:16 via WEB
Io ho sangue ebraico...letteralmente "ebreo" vuol dire colui che vaga...mi sento molto cittadina del mondo...dove io sono ...lì è la mia patria...
 
 
lab79
lab79 il 15/02/15 alle 04:29 via WEB
"Colui che vaga" credo che sia un significato bellissimo. Eppure l'orrore del saperci apolidi ci spinge ad organizzarci, perché questo siamo: animali sociali; e questa è la nostra specialità: associarci per modificare l'ambiente che ci circonda, col fine ultimo della nostre autoconservazione.
 
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