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High five

Post n°382 pubblicato il 12 Giugno 2015 da lab79

Uno di loro si alza dal tavolo, visibilmente brillo. Si avvicina barcollante al bancone del ricevimento, intanto che io scrivo e con la coda dell'occhio lo vedo avvicinarsi. Si appoggia al bancone, col sorriso ebete e la mano tesa verso di me. Io smetto di scrivere, per un momento, e sposto lo sguardo su di lui senza muovere la testa. Devo aver sollevato il sopracciglio sinistro, e piegato l'angolo sinistro del mio sorriso all'insù, nell'espressione più sarcastica che ho.

-"High Five!" mi dice entusiasta. Resto immobile qualche secondo, poi allungo la mano infastidito, e gli rispondo:

-"High five...and goodnight."

Quello si fa una risata, e col passo sghembo se ne va.

Da quando sono diventato così?

Me lo chiedo quasi subito, ancora in piedi e nel palmo della mano il ricordo tattile del palmo ruvido della sua mano, da operaio in trasferta. Gli altri suoi colleghi ridacchiano sguaiati, mal seduti sulle poltrone della hall, con una birra in mano. Da quando? Questo non è un lavoro particolarmente gratificante, non c'è un progetto da portare a compimento, un risultato evidente da mostrare con orgoglio al prossimo. "Questo l'ho fatto io!", un riscontro concreto che lasci un segno nell'esistenza. Nemmeno la sensazione di aver fatto davvero la differenza, di aver cambiato la vita di qualcuno. Qualche rara volta ci si trova un grazie di tutto, detto con più trasporto del solito, per un aiuto dato o per aver semplicemente semplificato la permanenza di una persona entro queste mura. Tutto qua. Il mio lavoro si svolge giorno per giorno, e durante la notte si disgrega, arrivando a esaurimento, il senso del lavoro fatto durante il giorno. Il mio lavoro consiste in un quotidiano ordinario, e nel fare di tutto perché rimanga tale, e non diventi mai un'emergenza.

Eppure per qualche anno ne ho trovato il senso, e una soddisfazione. C'é molto da imparare, ancora oggi che lo faccio da più di quindici anni. Ma non ne vedo più il motivo.

Da quando sono diventato così?

Ho lasciato perdere molte passioni, nel corso degli anni. Ma non sono state una grande perdita. Non le chiamerei nemmeno passioni: passatempi, forse, è il termine migliore. La lettura, la scrittura, l'ascolto della musica. L'emozione infantile di seguire una partita di calcio con trasporto,  le uscite a zonzo con gli amici. Non c'è più tempo, c'è altro da fare, non sono cose serie. Tutto vero. Ma con cosa le ho sostituite?

Intanto la notte scorre fuori dalla porta, il temporale infuria, soffia e piove così forte che un paio d'ore dopo è già tutto finito. Gli ultimi ospiti sono andati a dormire, la televisione è spenta, l'aria condizionata sospinge discreta l'aria appena rinfrescata. I frigoriferi ronzano, le mie dita battono sulla tastiera a raffiche di poche parole per volta, più per il gusto di lasciarle andare, che con l'intenzione di scrivere qualcosa di leggibile.

Ed ecco che la notte è svanita.

Per mia fortuna si sveglia un cielo coperto, ma non minaccioso. Ripenso alla sciagurata idea di venire a lavoro in Vespa, e valuto l'idea di disfarmi anche di quella. Giocattolo sfizioso ma inutile, e allora faccio l'elenco delle cose che nella mia vita rispondono a queste caratteristiche, chiedendomi quanto ancora posso spogliare la mia vita dai suoi orpelli, potendola chiamare comunque vita.

Da quando sono diventato così?

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Ricevuto in data 14/06/15 @ 12:10
E Dio mi disse: - "il tuo scopo nella vita, sarà rallegrare la gente". - "...Non potrei fare il p...

 
Commenti al Post:
manuelazen
manuelazen il 12/06/15 alle 08:33 via WEB
Se davvero tu eliminassi gli "orpelli" che cosa ti rimarrebbe? Procedendo dai più accessori fino a quelli meno, ma pur sempre accessori, concluderesti che tutto è non-necessario e quindi insensato, finanche la tua vita. E avresti obiettivamente ragione. Ma nell'economia del nostro universo non esiste nulla di insensato, ogni cosa è prodotta da meccanismi di "causalità", non di casualità. Quindi anche la tua Vespa ha un senso e, se deciderai di sbarazzartene, gliene assegnerai un altro. Forse non mi so spiegare bene comunque sto dicendo che non è perchè la Vespa ha un senso predeterminato che deciderai di sbarazzartene; ma che potresti decidere di sbarazzartene o meno e questo deciderà il senso della tua Vespa per te, non per il mondo, oppure potresti tenerla e portarci in giro il tuo bambino e fargli sentire l'aria sul viso e questo attribuirà alla Vespa un altro significato. La tua decisione comporterà un nuovo riassetto dell'economia dell'universo. Ciao
 
 
lab79
lab79 il 24/06/15 alle 04:15 via WEB
Gli oggetti sulla bilancia si muovono, e la bilancia oscilla. Qualcosa cadrà, forse, e la bilancia troverà un nuovo equilibrio. E' questa, per ora, la fase i cui vivo.
 
ossimoro2007
ossimoro2007 il 16/06/15 alle 18:12 via WEB
A volte me lo sono chiesto anche io, dove siano finiti determinati orpelli che prima potevano assurgere a totem di un'esistenza ed ora risultano solo lontani ricordi... Non so dirti come succeda però accade... e qualche volta mi è dispiaciuto aver constatato che il tempo, abbia avuto la meglio su alcune mie "passioni". Probabilmente la "polvere" si è posata a lungo su un meccanismo chiamato Desiderio? Chissà... ho letto qualcosa di tuo meno recente; mi piace come ti esprimi!
 
 
lab79
lab79 il 24/06/15 alle 04:17 via WEB
Si logorano, le cose. A differenza delle piante, che crescono rigogliose, se sono fortunate, ma anche in sofferenza, se la terra in cui nascondono le radici è arida. Ma crescono. Le cose degli uomini invece si logorano, e se non ci si prende cura di loro si impolverano, e finiscono col tacere.
 
sagredo58
sagredo58 il 23/06/15 alle 23:45 via WEB
Diversamente da te il mio lavoro mi ha permesso di costruire, di educare, di generare cultura elevando alcune comunità di manager e funzionari pubblici che si dedicano all'Information technology. Non per questo mi è andata meglio di te, ho dovuto assistere impotente all'incuria che ha distrutto tutto quanto ho costruito. Di quello che ho fatto più che vestigia rimane solo il ricordo. Sono stato un piantatore di alberi, ma gli alberi sono tati riveli, bruciati, pochi agonizzano avvizziti. Mi conforta che qualcuno mi riconosca, mi ricordi per tutti quegli alberi piantati. Mi accontento di questo per dare un senso a quasi 35 anni di lavoro. Per qualche altra riflessione se ti interessa, da questo post in poi: http://blog.libero.it/sognidigitali/12010125.html
 
 
lab79
lab79 il 24/06/15 alle 04:21 via WEB
Solo il ricordo? Sicuro? Forse il mio errore è pensare che del mio lavoro ne nasca qualcosa "per me", che agli occhi degli altri mi identifichi. Forse è fare la differenza nella vita degli altri, che davvero conta. Non so, davvero, darmi una risposta. Non ora. Ho...bisogno di sedermi sulla spiaggia, a ricucire le maglie rotte della mia rete.
 
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