Creato da lab79 il 05/02/2010

TheNesT

a place called home

 

Messaggi di Dicembre 2016

Un velo sottile

Post n°470 pubblicato il 24 Dicembre 2016 da lab79

Si fa sottile, la tela, tanto quasi non la si tocca più. E sotto la superficie si nasconde un cuore di pietra, che batte forte e che che non ha cura di quel che sfiora. Potrebbe rompere la tela, da un momento all'altro. E se lo farà, non si renderà nemmeno conto di averlo fatto. Solo il freddo dell'inverno diverrà più intenso, ora che non avrà più pelle con cui coprirsi.

 

 
 
 

Un giorno

Post n°469 pubblicato il 19 Dicembre 2016 da lab79

(Mi perdonerai, un giorno, quando ricorderai il tempo perso ora? Le occasioni non viste, più che mancate, gli appuntamenti evasi, le chiamate rimandate? I sogni riposti nel cassetto, le fantasie abbandonate tra i prati ghiacciati, lungo la strada che riporta verso casa? Mi perdonerai quando ti ritroverai me davanti allo specchio, invecchiato e disilluso? Consumato di fuori, liso come le giacche di poco prezzo, e svuotato all'interno? Mi perdonerai?

Mi porterai magari fuori a vedere un ultimo tramonto, perché possa dimenticare me stesso e questa vita che pensavi diversa, quando un giorno hai fatto il lungo salto per attraversare la pozzanghera, alla ricerca di un futuro migliore. Mi offrirai un caffé, e sarà l'ultimo sapore che avrà un significato, perché mi ricorderà di aver vissuto una vita, dopotutto. E siederemo insieme ad ascoltare una vecchia canzone di cui dicevi di esserti innamorato. Solo non ricorderai quando, e nemmeno perché.)

 

 
 
 

Al cuore si comanda. (2)

Post n°468 pubblicato il 15 Dicembre 2016 da lab79

Ed infine il mio cuore giace addormentato sotto la nebbia di questo dicembre, che tutto tace e tutto nasconde. Con i giorni che passano e le notti che non finiscono mai, piano piano ha imparato di nuovo il mio odore, e mi teme forse di meno. Sbocconcella ancora diffidente dalla mia mano, ed intanto i mesi che sono passati gli hanno irrobustito le fibre. No, ancora non sono riuscito a mettergli il guinzaglio, ma a volte si lascia avvicinare abbastanza a lungo da poter sentire il suo calore, quando col palmo della mano lo accarezzo. Ancora ringhia, se sfioro le sue cicatrici. Credo che non guariranno mai davvero. Ma sembra essersi abituato al dolore sordo delle sue ferite.

A tutto ci si abitua.

E certi giorni lancio una pietra lontano, e lui curioso la guarda cadere dall'altro lato del recinto. Ancora non corre a prenderla, men che meno a riportarla da me. Ancora non giochiamo assieme come una volta, ma capita di vedermelo trottellerare intorno, quasi allegro, come se non avesse paura. E mi illudo forse ancora a volte ad immaginare di potergli insegnare qualche vecchio trucco, magari quando sarà più vecchio e docile.

Come per esempio imparare ad amare.

 

 
 
 

Delle orchidee, ossia del perché non scrivo mai di politica

Post n°467 pubblicato il 13 Dicembre 2016 da lab79

Non ho intenzione di suonare polemico o sarcastico. Soltanto vorrei riassumere quel che sento dire, quello che so, e con questo in qualche modo spiegare perché raramente mi sentirete parlare di politica. Dato che vi voglio bene, ve lo riassumo subito in poche, succinte parole: [SPOILER ALERT ON] Non parlo quasi mai di politica perché, come ogni volta in cui parlo di cose serie, divento lungo, noioso, e dico cose che non avete voglia di sentirvi dire. [SPOILER ALERT OFF] Siete stati avvertiti: da qui in poi potete non leggere.

Alla luce dei risultati del passato referendum, si è aperta l’ennesima crisi di governo formalizzata dalla presentazione delle dimissioni del Presidente del Consiglio nelle mani del Presidente della Repubblica. Se ne dica quel che vuole, da un punto di vista procedurale queste dimissioni non erano un atto dovuto, per il semplice fatto che il voto del referendum non era riferito alla fiducia al governo in carica (atto di cui è responsabile il parlamento). Che da un punto di vista politico le dimissioni fossero raccomandabili è un giudizio appunto politico: vuoi per una questione di opportunità, di machiavellico calcolo o responsabile costatazione della mancanza di condizioni per governare. Esigere la testa del “Re” era politicamente legittimo. Ma non per questo dovuto.

La nomina di un nuovo governo da parte del Presidente della Repubblica non è un inciucio. E’ la normalissima procedura prevista in caso di crisi di governo. Ed è strano che non lo sappiate: questo è il 64° governo dal 1946 fino a qui. Cambiamo più spesso governo che gomme della macchina. A proposito, avete già messo le gomme invernali, vero?

“E’ l’ennesimo Presidente del Consiglio non eletto!” e anche la versione più popolare “E’ l’ennesimo governo non eletto!” sono frasi stupide. Non perché siano false. Ma perché è sempre stato così: in Italia il governo (Il consiglio dei ministri) e il suo relativo presidente non sono eletti, bensì nominati. Dal Presidente della Repubblica, su indicazione della maggioranza relativa in parlamento.

“Mattarella non è il mio Presidente!” Si, lo è. Così come vostra mamma resta vostra mamma anche quando rompe perché non avete fatto il letto anche se avete fatto i trenta da un pezzo. (Fatelo, il letto. Davvero. Che i selfie con il letto sfatto come sfondo non si possono vedere). “Io non l’ho votato!” A meno che non vi chiamino “Onorevole” (e gli amici avvinazzati al bar non valgono), non lo avrete votato. Perché il Presidente della Repubblica non viene eletto con suffragio universale, bensì dalle camere del parlamento in seduta comune.

Tutto questo ha un nome. No, non è “COMPLOTTO”. E’ “Democrazia Parlamentare”. Noi votiamo per il parlamento, la cui legislatura dura 5 anni. Se ce la fa. In caso contrario, e solo in quel caso, si torna alle urne. Questo parlamento esprime un governo, con i suoi bei ministri e un Presidente del Consiglio dei Ministri. Se il governo cade, lo stesso parlamento ci rimugina un po’ su, e vomita fuori un altro governo. Che può avere un altro presidente del Consiglio. Ma anche lo stesso. Persino gli stessi ministri. Fa un po’ schifo a vedersi, ma insomma: questa è la natura del nostro sistema politico attuale: Benvenuti su Discovery Channel.
E’ un po’ come quando comprate le orchidee: voi scegliete una piantina con un bel fiorellino in cima, che vi piace tanto con quei petalucci tanto petalosi, bianchi e screziati di lillà. Se siete fortunati, il fiorellino dura a lungo. Ma di solito, ad un certo punto il fiorellino crepa. Ma non la piantina. E allora la piantina vede di farvi un altro fiorellino, magari uguale al primo, magari diverso. Voi la tenete lo stesso: magari il fiorellino è meno bello, e un po’ vi lamentate. Ma insomma, un fiorellino è pur sempre un fiorellino, e ve lo tenete. Se anche questo fiorellino ci lascia i petali, voi aspettati che ne nasca un altro. Ma se questo non nasce, allora buttate la piantina e andate al vivaio a sceglierne una nuova.

Sempre lo stesso parlamento, ogni tanto, sceglie un Presidente della Repubblica. Che è tipo il vicino al piano terra del vostro condominio, che un po’ fa il portinaio e che alle riunioni di condominio fa, appunto, il presidente. Solitamente è un vecchietto arzillo e qualche volta un tantino rompicoglioni, che si ricorda di tutto quello che è capitato dal cortile fino al settimo piano negli ultimi settanta anni, e che continua a ricordarvi di chiudere il portone che entra lo spiffero di vento, e di pulirvi i piedi prima di fare le scale. Quando lo dice a voi, sbuffate. Quando lo dice agli altri, gli date ragione.

Questa architettura semplice come lo schema di funzionamento di un motore diesel V8 Turbo Commonrail, ha una caratteristica molto particolare: ha la stabilità di un castello di carte in una giornata di vento. Le ragioni sono storiche, e non starò qui a spulciarle. La curiosità è che questo sistema, dato un certo numero di anni, produce un dato numero di legislature, che non corrisponde al numero di governi e tantomeno al numero di Presidenti del Consiglio. In numeri semplici: in 70 anni, abbiamo avuto 17 legislature, 64 governi e 28 Presidenti del Consiglio. Il nesso tra questi numeri è talmente labile che potreste giocarli al lotto e condividere l’eventuale vincita col sottoscritto. Così, tanto per arrotondare.

Ora, io vi capisco se non vi piace. Se è così, mettetevi d’accordo, e cambiatelo. Il referendum scorso aveva quello scopo: i cambiamenti proposti potevano piacere, oppure no. Ed è per questo che abbiamo votato. Tutto quello che ha seguito è la normale conseguenza della nostra scelta.

 
 
 

Senza fantasmi

Post n°466 pubblicato il 11 Dicembre 2016 da lab79

Mi si sono ingarbugliate le fantasie in un gomitolo di pensieri, con cui ho giocherellato tutta notte al riparo dal mondo, sotto una coperta di freddo e buio che mi ha tenuto al riparo dalla realtà. E si è fatta fin troppo breve la lunga notte, e il silenzio ha divorato a piccoli morsi i lembi della mia esistenza. Ma con una gentilezza lieve, che da tempo non gli ricordavo. E ho camminato per i corridoi insolitamente silenziosi, laddove i fantasmi dei gemiti degli amanti certe volte alleggiano negli angoli, dimenticati dai loro padroni. Ma non oggi: oggi niente fantasmi, nessun cane nero a camminarmi a fianco. Soltanto la febbre leggera che mi smangia le ossa, e allora mi rannicchio per qualche minuto sulla poltrona, nella penombra. E devono essere passati minuti nell'orologio, e la terra compiuto un largo arco nel suo cammino per il cielo: ed io ho compiuto un salto lungo quanto largo è l'oceano, e raggiunto chi volevo raggiungere in un luogo ed in un tempo in cui più aveva bisogno, ed io finalmente c'ero. Non un anno prima, nè venti anni dopo. Finalmente c'ero quando più bisogno c'era di me, e non era tempo di rimpianti, né di illusioni.

Ma per quanto lontano me ne fossi andato, sono dovuto ritornare. Il buio non ha ancora ceduto al giorno, ma già le prime macchine attraversano la strada. Già il ghiaccio sottile viene tolto dai parabrezza, e da qualche parte ad oriente si prepara un alba limpida, che io a malapena vedrò.

 
 
 

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