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Sonno profondo (1)

Post n°345 pubblicato il 15 Dicembre 2014 da lab79
 
Tag: libri, sonno

Sonno profondo è il libro con cui ho scoperto Banana Yoshimoto. Scrittrice giapponese dal notevole successo, in patria e curiosamente qui, in Italia. Per chi è abituato a leggere grandi libri classici, questa scrittrice potrebbe dire poco: i suoi racconti parlano del giappone di oggi, certo con le sue delicatezze orientali, senza però mai cadere nel folcklore. I suoi personaggi, quasi sempre sospesi in un bozzolo di incertezza che diresti tipica occidentale, tesi tra le aspettative che la società impone loro, e la nebulosità dei propri sentimenti e sogni. Non si tratta, al contrario di Haruki Murakami, per dirne uno, di una scrittrice dalla particolare scrittura visionaria, o di ampio respiro. Le sue storie sono minime, i suoi personaggi si muovono a volte con delicatezza, comunque sempre incerti, tra avvenimenti qualunque, quotidiani, pur se spesso finiscono con lo sfiorare un mondo sovrannaturale, spirituale, nel quale si intravede l'influenza dei miti e tradizioni giapponesi. 

E', in poche parole, una scrittrice pop.

I suoi libri sono stati tradotti in film e serie tv di successo, mentre il suo modo di narrare le storie viene spesso paragonato a quello dei manga, da cui certamente è influenzata, come buona parte degli artisti giapponesi, dal momento che quella dei manga è una forma di letteratura estremamente popolare e dall'offerta articolata, nel mercato nipponico.

E' un bel libro, pur se di distrazione, per quel che ricordo. E curioso il modo in cui l'ho trovato, e che è indicativo di quanto io possa essere onnivoro per quanto riguarda le mie curiosità: nella spazzatura. 

Non credo si offenderebbe se venisse a sapere di aver trovato un lettore nuovo, dopo che una copia di un suo libro era finita nella spazzatura. Ma a scanso di equivoci, spieghiamo: Non è che io andassi in giro a rovistare tra i cassonetti alla ricerca di capolavori della letteratura. Il fatto è che a quel tempo lavoravo a Milano, e nei weekend poteva capitare di fare turni piuttosto lunghi, tipo TUTTO il weekend, in cui non c'era anima viva a farmi compagnia. Un po' per senso del dovere, un po' per distrazione, avevo l'abitudine di controllare a piedi l'intera struttura. Ben nove piani più un semi-interrato, e il giardino. Le persone tendono a diventare pigre, quando sanno che c'è qualcuno che provvede alle loro necessità, quindi non era strano trovare i sacchetti della spazzatura appoggiati fuori dalla porta, in attesa di venire ritirari dalla cameriera che però, non sarebbe passata prima del lunedì. Certe domeniche oggiose erano infinite da far passare, e non avendo di meglio da fare, ci pensavo io a mettere un po' di ordine tra i corridoi. Così, mentre aprivo il bidone della carta (a Milano si faceva già la differenziata) mi ritrovavo davanti agli occhi la copertina di questo tascabile, di un'autrice che non avevo mai sentito nominare. Non ero un gran lettore, allora, però un libro era un bel modo di far passare il pomeriggio. 

 
 
 

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