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Messaggi del 12/03/2017

Esercizi di scrittura

Post n°486 pubblicato il 12 Marzo 2017 da lab79

(L'ultima volta che ho messo mano a questo testo, era il gennaio del 2003. Non è altro che un banale compitino di scrittura, un esercizio di laboratorio di italiano fatto all'università, il cui scopo era probabilmente l'uso dei diversi registri nella stesura di un testo. Ricordo vagamente che ci fosse un testo "matrice", un articolo di giornale, o un breve racconto, da cui traemmo spunto per scrivere. Mica immaginavo, in quel mentre, di scrivere una profezia per me.)

 

 

Vita a turni

 


       Immaginate una casa. Una casa qualunque: una sveglia che suona, il caffè sul fuoco, un marito che porta il caffè a letto a sua moglie - non sempre, però-;  all'alba, un minuto prima della sveglia. Tutto normale, dite? Va bene, andiamo avanti allora. Lei, la moglie, infreddolita e assonnata si mette a sedere sul letto, un bacio, un abbraccio. Scruta il cielo fuori dalla finestra. Se piove, o se nevica, oggi dovrà coprirsi meglio. Prendere l'ombrello. Il ripetersi di gesti quotidiani, familiari come alzarsi, lavarsi, vestirsi anima il mattino di questa casa. Ma il marito che fa? Seduto su una sedia (magari in cucina) osserva assorto l'affacendarsi di sua moglie, come uno spettatore alieno a tutta questa quotidianità. Si è a malapena tolto la giacca, vestito ancora con gli abiti da lavoro, ed è stanco. Stanco, si, perché lui sa già che tempo troverà sua moglie fuori dalla porta, ha viaggiato mezz'ora, magari un'ora, per tornare a casa dal lavoro. Lavora di notte, infatti, ha fatto giusto in tempo ad arrivare a casa per vedere sua moglie svegliarsi, prepararsi ed ora eccola, sull'uscio di casa dargli un bacio frettoloso per poi scendere le scale, buttarsi in strada e prendere il tram. E' andata a lavorare. Non gli rimane che svestirsi, fare il buio in casa -anche se fuori è giorno, e magari giorno splendente- e dormire. Cercare riposo su quel letto dove fino ad alcuni minuti prima giaceva sua moglie, e magari ritrovarne il profumo e il tepore sul cuscino, ed accocolarvisi.

         Tutto normale? In fondo, si. Sono soltanto una delle tante famiglie costrette dal lavoro di lei, o di lui, o più spesso di entrambi, ad incontrarsi quasi per caso e dividere solo fugaci momenti, intervalli prima dell'inizio dei loro rispettivi turni di lavoro. Ritmi di vita, anche sentimentale, totalmente soggiogati alle cadenze e agli orari del proprio lavoro. Dietro questi lavori a turni non si cela alcuna ambizione, nessun sotterfugio per scavalcare doveri coniugali. Soltanto la necessità di lavorare, di racimolare il denaro sufficiente a procurarsi un'esistenza decorosa. Anche a costo di sacrificare quasi totalmente la loro intimità, il tempo di stare insieme e di dividere momenti comuni, persino di dormire insieme sullo stesso letto. Famiglie che si trovano nell'impossibilità di condividere il loro risveglio, la loro stanchezza. A volte resta solamente il fine settimana per ritrovarsi, come appena tornati da un viaggio, come se non si fosse vissuto insieme per tutta la settimana. E nella maggior parte dei casi, si è troppo stanchi per dividere con gioia il poco tempo insieme al proprio compagno. Altre volte nemmeno questo. Bisogna piegarsi alle esigenze del lavoro, che pretende ed esaurisce le nostre energie sottraendoci alla nostra propria vita. Nella maggior parte dei casi si tratta di coppie giovani, senza figli, disposti a fare questi sacrifici ora per poter evitare di essere costretti a farli più avanti, quando la presenza dei figli o semplicemente la non più giovanissima età renderanno insostenibile un ritmo di vita come questo. Ma quanto, e quanto a lungo Elide ed Arturo - questi infatti i nomi dei nostri protagonisti- sono disposti a resistere? Nascono infatti incomprensioni, piccoli litigi su qualsiasi cosa: magari la sera, mentre lei, stanca, vorrebbe un po' di attenzione, di consolazione, mentre lui è indaffarato nei suoi preparativi, ed ha già i propri pensieri rivolti altrove, alla strada da fare, al lavoro da affrontare, al tempo che vola e all'ora di partire, bicicletta alla mano,  che inesorabile si avvicina. Ultimi minuti da trascorrere insieme prima che i loro doveri -o meglio: i loro turni- li portino a separarsi fino al mattino seguente, sempre e solo per qualche minuto. E mentre Arturo pedala nel buio, pronto per iniziare la sua "giornata", Elide finisce di lavare i piatti, e andando a dormire, scopre con tenerezza che c'è qualcosa in quel letto che dividono, sempre, e che li unisce in qualsiasi momento, quel tepore tra le lenzuola, un'orma lasciata in attesa del ritorno dell'altro.

 

 


 


 


 
 
 

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