Creato da: miraggiogranata il 21/08/2006
Il Toro....uno stile di vita.

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Superga.

Post n°12 pubblicato il 25 Agosto 2006 da miraggiogranata
Foto di miraggiogranata

Come ogni anno il Nostro Club organizza una visita alla basilica di Superga.                   E' un omaggio dovuto, un appuntamento con la memoria, con la Storia, con il dolore, con l'odio el'amore che abbiamo per questo Luogo.    Compatibilmente con il calendario calcistico cerchiamo di fare combaciare la data della trasferta con quella della sciagura; quest'anno siamo saliti dopo nove giorni; e son passati già cinquantasette anni!               Il Nostro Sodalizio è formato da persone di tutte le generazioni e per ognuno di noi qui cinquantasette anni hanno un significato diverso.            Sul pulman, i Soci "un po' meno giovani" amano raccontare quel fatidico giorno.           Ci descrivono con la stessa emozione di ogni anno di come quel lontano 4 Maggio abbiano appresa la notizia della disgrazia.                Qualcuno era a casa, chi al lavoro, chi immerso nei problemi grandi e piccoli della propria esistenza, chi forse quel giorno aveva un piccolo dolore nel cuore, e mai avrebbe immaginato di averne di lì a poco uno tanto più grande.           In cinquant' anni è cambiato il mondo, nessun'epoca ha avuta un'evoluzione tanto rapida; Siamo passati dai primi televisori, che si accendevano tramite il "trasformatore" posto a terra, a quelli al plasma con i telecomandi polifunzionali.        La tecnologia odierna non solo era nei progetti, ma neppure nella fantasia più fervida dei ragazzidi una volta.            Oggi le notizie le viviamo in tempo reale, non occorre neppure sforzarsi, arriva tutto, dovunque cisi trovi.                    Abbiamo vissuto in diretta "l'undici Settembre" siamo arrivati in tempo per vedere precipitare il secondo aereo pochi minuti dopo il primo.          Quel giorno infausto le notizie arrivarono invece con la fatica dei tempi, col mormorio ed il passaparola, con l'incredulità e la speranza in un atroce scherzo.               Pino (un nostro caro socio) si trovava al lavoro in fabbrica e diede dello "scemo" al collega che, sapendolo tifoso granata, gli portò la notizia……. Non gli credette o meglio, non volle credergli.       Il suo cuore stretto nell'angoscia e nella speranza di un errore, ebbe il sopravvento su tutto.                   Chiese qualche minuto di permesso per contattare un altro tifoso che era al lavoro in un repartodiverso, forse avrebbe preferito non farlo, era tutto vero!          Tante cose si dimenticano ma di quella data no, è fissata nella mente, un ricordo preciso, dettagliato, lucido, come gli occhi di chi racconta e di coloro che ascoltano.Io non ero ancora nato e non ho ricordi personali,  rivivo il fatto tramite le parole di chi me ne parla e me ne parlò fin da quando era bambino, a cominciare da mio padre, il più grande responsabile diquesto amore che mi prende anche l'anima.   Arriviamo sul piazzale della Basilica in una bella mattinata di sole, ci attende Franco Ossola, il figlio del grande calciatore scomparso; è responsabile del Museo del Grande Torino ospitato all'interno della  stessa.           Le sale della "memoria" sono piccole, la collezione si arricchisce di  giorno in giorno, ed i cimeli catalogati da amorevoli mani.                Ogni cosa esposta ha una storia, un aneddoto da raccontare,vive una vita propria, legata alle altre in una morte comune.         Franco Ossola ci guida, ci racconta con voce pacata, ciò che quelle maglie, quelle cartoline, quella ruota d'aereo, quegli effetti personali stanno lì a dirci, senza retorica, senza vittimismo.                  E' strana la situazione di quest'uomo sessantenne che parla del Padre che oggi potrebbe essere suo figlio, si nota questa discrepanza e mi è sembrato strano sentire parlare del genitore senza maidire "mio padre" nominandolo come tutti gli altri per nome e cognome.           Non sappiamo cosa guardare in modo più attento, vorremmo toccare, entrare nell'anima di ogni cosa, cosi' come ogni cosa è entrata nell'anima nostra.            Il nostro giro finisce in  una saletta dove sono esposti i quadri con la foto di ogni giocatore, attaccati al muro, nello stesso modo nel quale erano schierati in campo, la sequenza di fedele di quella meravigliosa formazione.              Gli occhi sono arrossati con voglia di lacrime che nessuno di noi riescea trattenere quando ci viene mostrata la cassetta relativa ai funerali.     Tutti a casa l'abbiamo, l'avremo vista decina di volte, si vede anche sul sito del museo, ma ogni volta ci strappa un pezzo di cuore dal petto.           Non ci guardiamo tra noi per il pudore di nascondere quel dolore comune.               La visita finisce e ci portiamo davanti alla lapide che ricorda i trentuno caduti, lasciamo un mazzo di fiori tra i tanti e quelle poche righe che potete leggere in un messaggio precedente.    Un pensiero, un saluto, un grazie per quello che hanno rappresentato in passato per l'intero Paese e rappresenteranno in eterno per noi.

Agosto 2006

 
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