Creato da: totalreturn il 28/07/2006
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Crisi e regole inutili

Post n°78 pubblicato il 02 Novembre 2011 da totalreturn
 
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Come semplici cittadini sarebbe preferibile che per combattere con qualche probabilità di riuscita questa crisi si cominciassero a realizzare riforme globali anziché introdurre miserevoli e irrispettate regole sui mercati. Mi riferisco al divieto di SHORT (operatività al ribasso) tuttora in vigore (fino all'11.11.11 ma probabilmente si andrà oltre...chissà) sull'indice italiano e sugli altri listini più deboli.
Dopo un -6% circa come quello di ieri si ha la certezza di due cose:

1 NON SERVE A NULLA

2 NON TUTTI LO RISPETTANO

I mercati, nella loro follia, si nutrono di certezze e di dati affidabili. In questo momento regna il caos e viene da chiedersi se sia del tutto involontaria questa situazione.
Forse non è più il tempo di sfogliare la margherita...

I Governi in questo contesto possono permettersi di chiedere sacrifici, le banche di applicare tassi altissimi insomma non tutti i mali vengono per nuocere, per lo meno non a tutti. NON credo che sia tutto organizzato ma allo stesso tempo non posso neppure pensare che molti membri della minoranza che detiene le ricchezze non stia godendo di questa situazione.

L'improvviso accendersi della crisi per i debiti sovrani mi lascia poi molto perplesso. E'vero il debito greco e, ancora di più quello degli altri PIGS fino alla nostra povera Italia, è spaventosamente elevato ed in grado di incendiare i bilanci di quasi tutto il sistema bancario internazionale. Ma questa mole mostrusa di carta ha un pregio : è reale e definita!!!! Viceversa la montagna di derivati che banche e assicurazioni hanno emesso in questi hanni ha prodotto vuoti non facillmente definibili. Centinaia di titoli e obbligazioni da tempo immemore, pur essendo presenti nei portafogli di migliaia di ignari risparmiatori, non fanno prezzo.

SIAMO SICURI CHE QUELLO CHE I MERCATI STANNO PREZZANDO SIA IL PREZZO DEL DEBITO SOVRANO CORRENTE E NON QUELLO DERIVANTE DAGLI EVENTUALI SOSTEGNI GOVERNATIVI AI COLOSSALI BUCHI PRODOTTI DALLA FINANZA "CREATIVA" DEL SISTEMA FINANZIARIO INTERNAZIONALE????

Cosa succederebbe se i governi dichiarassero ufficialmente che non interverranno a sostegno del sistema bancario se non per la quota di debito pubblico di propria pertinenza? Siamo sicuri che i mercati non festeggerebbero?

 
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Conflitti di interesse

Post n°77 pubblicato il 02 Aprile 2011 da totalreturn
 
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Ormai le SGR indipendenti in Italia si contano sulle dita di una mano. Anzi si parla di ulteriori fusioni sempre più "colossali" tra i grandi gruppi.
Le SGR nate come costole dalle banche per rendere autonoma ed indipendente l'attività di gestione lasciando alla banca il ruolo di depositaria ed affidando la gestione a professiosnisti autonomi e senza conflitti di interesse, sinora non sono riuscite a crearsi un proprio spazio fuori dall' alveo bancario.
La scarsa qualità dei prodotti gestiti ha consentito alle banche (assicurazioni , ecc:) di mantenere la leadership nella raccolta del risparmio. Anzi sempre più dal risparmio gestito si è tornati verso forme di deposito (conti correnti ed obbligazioni) spesso poco remunerativi (specie in confronto all'inflazione) ed opachi ma funzionali a reperire le ingenti quantità di liquidità di cui le banche da qualche anno necessitano per sopravvivere. Quando invece i tassi fossero elevati ben pochi considerano che chi paga interessi fissi(se sono variabili questo ragionamento non vale) alti è perché e solo perché ha gravi problemi di liquidità.

La nostra SGR , da sempre indipendente ha ora raggiunto anche un ottimo livello qualitativo nella gamma prodotti. Il tutto grazie a innovativi e testati modelli quantitativi e matematici.
Tutto ciò finalmente ora ci consente di offrire ai risparimatori italiani un'alternativa credibile a qualla vasta gamma di prodotti, spesso appunto con tassi di ingresso che funzionano da specchietto per le allodole, un' alternativa seria e affidabile per i propri capitali, piccoli o grandi che siano.
Si tratta infatti di prodotti gestiti professionali basati sulla libertà di scelta e che consentono ai gestori di inserire nei portafogli dei clienti solo, quanto in  linea coi modelli, titoli e/o strumenti sempre liquidabili e soprattutto NON TOSSICI.

 
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Bob Kennedy e il Giappone

Post n°75 pubblicato il 14 Marzo 2011 da totalreturn
 
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Ancora una voltà c'è chi dice e pensa che per il Giappone la tragedia del terremoto rappresenti una opportunità. Detto che anche all'inizio della guerra in Iran si diceva lo stesso e ora ne vediamo gli esiti...non condivido assolutamente questa impostazione basica e, se posso, cinicamente squallida,  che da ogni tragedia, guerra o catastrofe ambientale si debbano per forza avere impulsi positivi, forsanche soltanto a livello economico.
Al di là delle valutazioni umane e sociologiche penso e temo invece che quanto sta accadendo, anche rimanendo sul piano meramente economico, possa invece affossare il Giappone.
In generale poi come disse Bob Kennedy presso l'Università del Kansas poco tempo prima di venire assasinato sarebbe fondamentale rivedere i criteri di valutazione degli accadimenti, rivedere il sistema di pesatura e giudizio degli eventi può essere quel primo passo verso una nuova era da molti attesa:
"Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.

Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jones, nè i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.

Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.

Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.

Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi.

Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.

Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani"
.

Il 18 marzo questo profetico discorso compirà 43 anni, la sua attualità rimane bruciante e sferzante non solo per gli americani ma per tutti i cittadini del mondo.

 
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Titoli di stato italiani, che fare?

Post n°74 pubblicato il 10 Marzo 2011 da totalreturn
 
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Uno dei vanti finanziari del nostro paese è che la maggioranza del debito pubblico è nelle mani dei risparmiatori italiani. Saremmo tutti curiosi di avere un dato aggiornato per verificare se siamo ancora sopra la soglia del 50%.
Le dimensioni immani del nostro debito sono note a tutti e solo la politica restrittiva e parsimoniosa (anche se da molti criticata) del nostro ministro delle finanze ha , finora, impedito che l'Italia fosse già nelle condizioni di Grecia e Irlanda.
Possiamo stare tranquilli dunque ? Purtroppo no! Chi mi conosce sa quanto sia forte il mio spirito patriottico, ma questo non può e non deve, professionalmente parlando, impedirmi di rimanere freddo e lucido nel valutare situazioni opportunità e rischi.
E sui titoli italiani di rischi ,sotto forma di nuvole grigie varie, se ne stanno addensando diverse.
1 Intanto si deve rilevare come da ormai due anni l'andamento delle obbligazioni italiane non riesca a rimanere collegato al ciclo di quelle emesse dagli stati forti come la Germania ad esempio. Mi spiego: in 3 situazioni su 4 di mercato i titoli italiani scendono. Per recuperare qualcosa non basta che il mercato obbligazionario salga, vi deve essere in atto una strana combinazione in cui l'obbligazionario sale ed allo stesso tempo sui mercati si scatena una anomala euforia (quasi sempre di brevissima durata) in cui si ritiene scongiurato il rischio default per i paesi più esposti. In questi, rari, casi addirittura i nostri titoli di stato rislutano sovraperformanti. Peccato appunto che si tratti di condizioni infrequenti, non durature e del tutto imprevedibili.
Resta il fatto che questo comunque conferma che il mercato ci mette sullo stesso piano dei paesi quasi in default.
2 Le banche stannno vendendo nei propri portafogli e, ahimé, hanno iniziato a consigliare la clientela di fare lo stesso, i titoli di stato italiani per sostituirli con le proprie orride obbligazioni subordinate che non sono altro che una proroga, un sistema di rifinanziamento dei buchi evidenziati nella crisi del 2008 e ora sapientemente, quanto provvisoriamente coperti grazie a questi spostamenti di portafoglio. Spostamenti che sono facilitati dal fatto che i rendimenti offerti sono decisamente più interessanti a quelli dei titoli di stato....mi chiedo, possibile che nessuno si domandi se è sicuro investire in tioli che rendono anche 3/4 volte il rendimento dei titoli di stato di uno stato , come l'Italia, comunque considerato a rischio?
3 A questo punto manca solo la "goccia" per esporre definitivamente il nostro paese al rischio di dovere fare i conti col proprio gigantesco e atavico debito senza  più riuscire a farli quadrare. Basta guardare un telegiornale per capire che la goccia, per la verità un oceano, che può fare traboccare il vaso è quella che deriva dall'instabilità politica. La penosa situazione di conflittualità costante cui i nostri politici ci espongono è , finora, stata contenuta dalla stabilità di una maggioranza. Se, come pare certo, si andrà ad elezioni anticipate con nuovi partititini e partitelli da ogni lato ...la probabilità di ritrovarsi una quadro politico di ingovernabilità è altissima. Se a ciò uniamo la caduta totale di immagine provocata dalle squallide vicende private riguardanti però non un cittadino qualsiasi ma il nostro presidente del consiglio, ebbene abbiamo chiaro come ci ritroveremo in grave difficoltà a piazzare le nuove emissioni di BOT, CCT e BTP a una platea internazionale sempre più diffidente nei nostri confronti e senza più le fondamenta dei risparmiatori italiani attratti dalle sirene bancarie che offrono "vuoti a perdere" ma molto bene remunerati.
Già da tempo, sia pure a malincuore, seguiamo la politica dell"espatrio felice", nel senso che i risparmi che ci vengono affidati nel comparto obbligazionario girano molto alla larga dal debito pubblico italiano; certo i rendimenti sono molto meno attraenti, ma come sappiamo bene, la sicurezza non ha prezzo!

 
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Proposta

Post n°73 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da totalreturn
 
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Visto che siamo molto preoccupati per la lotta tra poteri dello stato che sta paralizzando l'Italia e  rischia di portarci verso una crisi di dimensioni drammatiche per la perdita di credibilità ( e dunque nel nostro settore di solvibilità) del nostro paese a livello internazionale si propone:

Silvio Berlusconi si dimette da Presidente del Consiglio e rinuncia a qualsiasi incarico di tipo politico presente e futuro.

Lo stato italiano, con apposito decreto applica una sorta di "condono tombale" per tutti i reati , di qualsiasi natura, eventualmente fino ad ora commessi dallo stesso (la cosa non varrà dunque per reati futuri).

Riteniamo che questa sia l'unica soluzione per uscire da questa gravissima impasse che, come detto, mette il nostro paese in gravissima difficoltà nell'effettuare qualsiasi tipo di attività politica propositiva quanto mai indispensabile nell'attraversare la crisi economica più grave della storia.

 
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