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Notwist - Close to the Glass
Post n°349 pubblicato il 17 Aprile 2014 da syd_curtis
Pollice giù: A differenza della parte migliore della produzione Notwist, Close to the glass non è nutriente, quanto ad emozioni: prima di tutto, perché non c'è una sensazione reale che tutto sia in gioco. In questo senso, il titolo dell'album pare deludentemente appropriato. Non c'è un punto di ingresso, come se l'intera cosa sia stata progettata per tenerti a distanza. (da Pretty Much Amazing). Opinioni stringate: i Notwist tornano, dopo sei anni di silenzio, con un album perfetto, in cui tutto si tiene: istanze pop della più bell'acqua (Kong), chitarre acustiche (Steppin' In), chitarre distorte che paiono uscite dai primi anni Novanta (7-Hour-Drive, e quanto suona strano Kevin Shields in un disco dei Notwist!), il tutto ricamato sopra un tessuto elettronico che è loro consono e che suona vivace, sentito, tutt'altro che routinario (date un ascolto quantomeno alla title track). Non c'è una sola traccia che sia di troppo: diritto tra i dischi dell'anno.
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Inviato da: Gesu
il 28/07/2022 alle 01:24
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