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Messaggi del 22/04/2014
Post n°350 pubblicato il 22 Aprile 2014 da syd_curtis
Ispirato: Nelle presentazioni promozionali dell'album, l'autore ha dichiarato: "non intendevo fare un solo-album nella versione minimalista cantante-cantautore. Avevo la sensazione che Fridmann potesse andar bene per aggiungere forme strane alla musica. E' ciò che sempre apprezzo: rendere le cose un po' più ampie, estese". E' proprio questo il caso, e funziona davvero alla grande. Sembra che 'Dizzy Heights' (Cime Vertiginose) sia un titolo appropriato: permea di sé il disco, che sia la voce di Finn, o le stesse canzoni, o la produzione. E' grande che Finn ci abbia regalato ancora un disco da solista, in particolare se ispirato dalla presenza di Fridmann. Una partnership riuscita, che gode di un notevole spirito avventuroso. Dizzy Heights è certamente il lavoro di Finn più ispirato da parecchio tempo a questa parte. (Music Omh) Confuso: Il più grosso difetto dell'album: Finn cerca chiaramente di far confusione, per apparire quel songwriter sperimentale che in realtà non è. E' molto meglio quando va diretto e diritto allo scopo, un sentiero che sceglie di NON seguire in Dizzy Heights; utilizza l'intervento di Fridmann per creare un effetto disturbante. "E' bravo a sovvertire le cose", dice Finn del suo co-produttore, "a far apparire le cose un po' più incasinate e meno ovvie, a rifuggire il troppo 'buon gusto', cosa che è sempre una tentazione". Beh, avrei preferito che Finn cedesse "Into Temptation" (per citare il titolo di una canzone dei Crowded House) e creasse qualcosa che colpisse e disarmasse, come è solito fare. Ma Dizzy Heights sembra voler tenere a distanza questo aspetto della personalità del Finn songwriter, come se l'autore volesse provare di essere qualcosa di più di un ordinario Songsmith (generatore di canzoni), buono solo a far ballare la gente; e questo è male (dannazione! Ndt), perché i greatest hits di Finn hanno sempre avuto un effetto indelebile sull'ascoltatore. (PopMatters , solidarietà al recensore, attaccato (nei commenti) dai talebani del gusto).
Una cosa piccola, che mi va di aggiungere (sui Crowded House): la band, com'è noto, si sciolse nel 1996. Nove anni dopo, Paul Hester, "il miglior batterista con cui abbia mai suonato e per molti anni il mio più intimo amico" (Finn), si tolse la vita in seguito a un lungo corpo a corpo con la depressione. In una breve, ma bella intervista al Telegraph (da cui ho tratto anche quel pezzetto posto in cima all'articolo), dal titolo significativo "Music is a mystery", Finn spiega così la reunion del gruppo, avvenuta nel 2006: rispetto a Paul, il suo congedarsi da noi in quel modo così prematuro, mi ha portato a chiedermi dell'energia che avevamo creato nel tempo in cui siamo stati insieme. Era passato tanto tempo da quando ci eravamo lasciati, quindi non sto cercando di assumermi nessuna responsabilità al riguardo, ma tenevo così tanto a lui, e tenevo tanto a ciò che avevamo fatto assieme, e suppongo che non volessi che la storia finisse in una maniera così orribile. Volevo creare una storia nuova, e bella.
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